Genoa

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Genoa Cricket & Football Club
(Stemma)
Quant'è duro!!
Nazione Inghilterra
Città Genova
Fondazione 1893
Motto Belin!
Allenatore Davide Ballarpini
Capitano Domenico Cresciuto
Scudetti vinti Scudetti vinti
« È duddo un gombloddo! »
(Enrico Preziosi dopo retrocessione in serie C per frode sportiva)
« Ma chi? Quelli che non vincono da diec'anni? »
( Giulio Andreotti a quindici anni su Genoa)
« Adesso che i ciclisti sono tornati in A abbiamo 6 punti sicuri ! »
(Tifoso genoano prima di prendere tre goal nel derby)
« Finalmente vediamo l'europa anche noi!! »
(Tifoso genoano prima che Enrico Preziosi si giocasse la licenza a poker)
« Ma le maglie ce le portano in lavanderia? »
(Marco Rossi in C1enua-Siena 1-4)
« Via i terroni zampidoriani da Genova! »
(Tifoso medio genoano che non sa di essere gemellato col S.S.C. Napoli)

Il Genoa è una squadra nata nel 1893 all'interno di un consolato britannico, per opera di britannici. L'associazione sportiva, prima che una compagine con l'obbiettivo di prevalere in ambito ludico e agonistico nelle varie discipline nelle quali dovrebbe cimentarsi, assume i caratteri di una setta medievale. I suoi adepti, che, come risulta dai tesseramenti degli ultimi vent'anni, non superano mai i 20.000 iscritti, hanno, come unico scopo nella vita, il dovere di imporre la propria presunta superiorità in qualsiasi sfaccettatura della vita, anche quando la realtà nega le loro tesi.

Gli sport in cui la società si cimenta sono il cricket, la cirulla, l'invenzione di complotti e congetture e, in maniera minore, il calcio.

Fra gli ultimi grandi successi della squadra ricordiamo la sconfitta della Unione Calcio Sampdoria a Wembley in finale di coppa dei campioni, la vittoria del Werder Brema in champions league (sempre contro l' Unione Calcio Sampdoria) e la retrocessione in serie B di.. vabbè, lo sapete.

La sede del tifo genoano è la Gradinata Nord, meglio nota come "Gradinata Merd" o "Il muro del pianto" alludendo all'umore triste e silenzioso dei tifosi del grifone per gli scarsi risultati della loro squadra.

I primi scudetti

Nei suoi cento e più anni di non-storia il Genoa è riuscito a vincere ben nove scudetti detti "tramezzino" a causa dell'estrema difficoltà dei suddetti campionati, data principalmente dalla durata dei campionati stessi (basti pensare che una volta uno è durato ben 90 minuti).

Nel 1898, il Genoa organizzò e poi vinse il primo campionato di calcio italiano, convocando a Genova le più importanti squadre d'Italia. La squadra genovese vinse in questo modo altri 8 scudetti, tutti cuciti da Nonna Abelarda, arrivando al punto di doverne vincere solo un altro per raggiungere l'ambito "Scud-chilo", utopia e desiderio più recondito di ogni vero bibino. Ecco la descrizione approfondita di ognuno di essi:

  • Scudetto 1898: fu lo scudetto più breve. Al momento del lancio della monetina da parte dell'arbitro, la folla si fiondò all'istante sul nichelino utilizzato per il sorteggio, causando 1500 morti, tra i quali tutti i giocatori avversari. Per onor di cronaca, la partita si chiuse con il risultato di 3-2, mostrando come, già agli albori, la difesa della squadra fosse propensa a subire goal.
  • Scudetto 1899: il secondo scudetto, uno dei più sudati della storia, vide nascere la prima accesa rivalità tra tifosi. Il match, che vedeva affrontarsi il Genoa e il Genoa Riserve, si rivelò particolarmente ostico, ma, alla fine, il Genoa prevalse con il risultato di 13-12. Particolarità del match è che tutte le reti rossoblu vennero segnate da Milito in posizione di evidente fuorigioco.
  • Scudetto 1900: lo scudetto del 1900 fu vinto dal Genoa grazie a una valigetta contenente alcuni barattoli di pesto e una torta pasqualina, grazie alla quale il presidente riuscì a comprare l'arrendevolezza in campo dell'FC Barboni Masone.
  • Scudetto 1902: il campionato venne vinto a tavolino dal Genoa, in quanto ai membri della FC Dopolavoro FIAT Torino venne assegnato un doppio turno che impedì loro di partecipare al grande match scudetto.
  • Scudetto 1903: nuovamente priva di sfidanti, la formazione genovese si autoproclamò campione d'Italia.
  • Scudetto 1904: è l'anno d'oro del Genoa. Ancora oggi ricordiamo il capocannoniere del campionato, il mitico Thomas Turbato e il faro del centrocampo, Lampa Dario.
  • Scudetto 1914/1915: finalmente uno scudetto su due anni. Si giocò il 31 dicembre e il 1 gennaio.
  • Scudetto 1922/1923: l'ottavo scudetto arrivò grazie a una carenza regolamentare, dovuta alla novità del campionato a più di due squadre. Il Genoa, così, vincendo la prima partita dell'anno, l'anticipo del sabato, si proclamò campione.
  • Scudetto 1923/1924: l'ultimo scudetto arrivò in maniera rocambolesca. Dopo aver perso lo scudetto sul campo, il presidente genoano Benito Preziosi, convinto che l'ultima posizione riportata in campionato fosse solo il frutto di un complotto, organizzò le proprie camicie rossoblù, come venivano chiamati allora i tifosi della Nord, e le spedì in marcia verso Coverciano. Quando arrivarono nel campo di allenamento della Nazionale, il presidente di Lega, Vittorio Emanuele Abete, convinto della bontà dei sentimenti genoani, scucì personalmente gli scudetti dalle maglie dell'AC Disabili Onegliesi e li diede alle proprie sarte, affinché venissero affisse sulle magliette dei Piccioni.

Gli scudetti sono ora conservati sotto vetro come la Sacra Sindone; purtroppo sono stati cuciti al rovescio e quindi non sono ben visibili nemmeno durante le ostensioni.

Il traguardo dello scud-chilo non venne mai raggiunto dalla squadra genovese, vittima del complotto organizzato da tutto il resto del mondo, invidioso della bellezza del suo calcio piumato e del fascino del presidente. Fu così che la squadra rossoblù passò il resto della sua esistenza a cavallo tra serie B e C, giocando contro squadre prestigiose quali Pizzighettone e FC Borgoratto, in meraviglie architettoniche quali lo stadio Nino Ciccione di Imperia.

Il genoano D.O.C.

Sogno erotico genoano.

Il Genoano D.O.C. ha circa 180 anni e, anche se ne ha 20, comunque ne dimostra minimo 180. Nato a Sotto Ripa e traviato da piccolo da genitori irresponsabili, è costretto a tifare per una squadra di cricket, spacciata per una di calcio.

Il suo processo di educazione consiste in 3 fasi:

  • Il fanciullo, ancora sano, viene legato su una sedia dal nonno Giobatta e obbligato a vedere innumerevoli volte bobine sbiadite risalenti al secolo XIX (da cui il nome del famoso giornale di informazione unilaterale rossoblù) in cui presunti atleti dai nomi pittoreschi rantolano su campi di patate con una felpa di lana bicolore. Nonno Giobatta commenta ogni fallo laterale come si trattasse di un'impresa gloriosa, da qui il genoano impara a rendere mitologica ogni insulsa e rara vittoria della sua squadra.
  • Ora adolescente, il cadetto genoano subisce un nuovo tipo di indottrinamento: papà Pippo, ormai centottantenne a sua volta, lo paralizza su una poltrona, immobilizzandogli le palpebre in posizione aperta. A questo punto, espone davanti ai suoi occhi un vessillo blucerchiato, mentre mamma Gina gli somministra gargantuesche dosi di Guttalax. Il cadetto imparerà così il disprezzo per qualsiasi tipo di colore e di riflesso cromatico vivace, cosa che lo indurrà a coprirsi a vita di stracci di un bicolore sgualcito, che lui spaccerà per appartenuti a Pato Aguilera.
  • L'esame: papà Pippo porta con orgoglio suo figlio, oramai centottantenne, per la prima volta a quello che la tradizione rossoblù definisce "il Tempio" come conclusione di un pellegrinaggio cominciato alla Madonna della Guardia ventisette ore prima. Armato di sciarpa vintage, maglia da gioco ufficiale della stagione 1914-15, bandiera con stemma del tacchino giallo su cui è impressa la tanto desiderata e defraudata Stella. Il giovane centottantenne deve dare prova della sua genoanità: accomodatosi in gradinata nord[1] urla e strepita, inveendo contro il tifoso blucerchiato, non presente, trattandosi di un Genoa - Pizzighettone. Ad ogni fallo laterale vergognosamente concesso agli avversari, il genoano bestemmia, urla al complotto e si abbandona a cerimonie tribali assieme ai compagni.
Quindi, accade l'inevitabile: quello che era stato il fido compagno di sventure di un minuto prima, il tifoso seduto a fianco, diventa per futili motivi un traditore della Sacralità rossoblù. Il confronto fisico diventa inevitabile: se l'aspirante genoano ne uscirà vivo, sarà proclamato Genoano dai capi tifoseria che assistono agli eventi dalle inferriate del vicino carcere di Marassi. Potrà quindi tornare a casa sanguinante lamentandosi dell'ennesima sconfitta subita, imbrattando i muri e incendiando automobili e cassonetti di Genova.

Il destino beffardo dei Genoani

Le nefandezze del Mondo contro il povero Genoa sono infinite e innumerabili: non si contano le centinaia di falli a centrocampo prepotentemente negate dal complotto blucerchiato, per cui, si andranno a elencare gli esempi più clamorosi di accanimento antipiccioniano.

  • La prima cospirazione ordita all’avvilimento della sacralità Rossoblù è da ricercarsi nel 1582, data di introduzione del calendario gregoriano. Infatti, l’allora papa Gregorio XIII, indossando la maglietta autografata di Flachi, istituì l’attuale susseguirsi del tempo, sancendo che il 7 settembre 1893, o Big Bang, come amano chiamarlo i Genoani, sia trascorso ben dopo il 1891 e il 1892, date di fondazione rispettivamente di Internazionale Torino e Pro Vercelli, togliendo il primato di squadra più antica d’Italia ai poveri, cornuti e mazziati bibini. Ma la propensione al complotto, dopo questo brutto gioco, non si placò, anzi, le manifestazioni antigenoane si infittirono.
  • Nel 1915, le federazioni di tutta Europa prima, e del Mondo poi, si organizzarono per interrompere i campionati di ogni nazione, utilizzando a pretesto un conflitto bellico che fece solo 16 milioni e mezzo di morti, impedendo ai beniamini rossoblù di ottenere quello che sarebbe il decimo scudetto, quello dell’agognato Scud-chilo!
  • Più recentemente, dopo anni passati a galleggiare tra la B e la C, nel 1992, un'assurda regola, che recita che chi segna più gol tra andata e ritorno accede al turno successivo, impedì al Genoa di presentarsi vittorioso e fiero alla prima finale di Coppa Uefa.
  • Per finire, anche se gli affronti continuano ancora oggi, riportiamo l’ingiusta e chiaramente provocatoria lotteria dei rigori, con la quale, secondo un sistema iniquo, basato sull'abilità tecnica individuale e sulla freddezza mentale, il Genoa salutò la serie A, grazie all'errore decisivo dal dischetto di Fabio Galante (si narra che sul petto abbia tatuato un peperoncino piccante con, a fianco, il Baciccia).

Il vecchio cuore rossoblù rimase sopito in serie B per molto tempo, finché un benefattore, Enrico Preziosi, dopo aver mostrato le sue doti di grande manager al Como, acquistò la società e una serie di partite, ottenendo la promozione. Il presidente di Lega, abbonato da anni alla Sud e membro onorario degli ultras Tito Cucchiaroni, si oppose a questi onesti metodi, visto che il buon Enrico elargiva regolare fattura per gli acquisti, spedendo per l’ennesima volta i Grifoni, ormai privati delle penne e più simili ad anatre all'arancia, nella gloriosa Serie C1.

Voci correlate

Note

  1. ^ Rigorosamente in piedi e su una sola gamba per dare prova della virilità dell'oceanico popolo rossoblù.