Fotoromanzo
Il fotoromanzo è un tipo di racconto costituito da fotografie, spesso scattate su un set simile a quello cinematografico, alle quali vengono aggiunte didascalie contenenti la storia e i dialoghi. Può essere quindi definito un "film statico", non proprio come Il deserto dei Tartari, ma siamo lì. È destinato ad una clientela prettamente femminile, quindi la trama si sviluppa in una delle seguenti situazioni:
- amore tormentato per uno stronzo insensibile;
- amore senza speranza per un uomo sposato e con tre figli;
- amore disperato per un tizio che sta per morire di tumore;
- amore privo di futuro per un gay;
- amore angosciante per un tizio che vuole farsi prete;
- amore impossibile per un prete gay che ha il cancro.
Per colmare un'evidente lacuna di mercato, negli anni '70 furono prodotti fotoromanzi porno, destinati al pubblico maschile. Quelli per donne avevano titoli come Sogno e Bolero, inoltre potevano vantare personaggi interpretati da Mike Bongiorno e Raffaella Carrà; i secondi invece si intitolavano Erotik, o Supersex, e dovevano accontentarsi di Marina Lotar e Gabriel Pontello, attori anch'essi di un certo calibro ma per altre ragioni. I fotoromanzi hanno rappresentato per molti bellocci senza talento l'inizio di una folgorante carriera, Gabriel Garko e Manuela Arcuri rappresentano l'eccezione che conferma la fregola[1].
Una delle caratteristiche fondamentali del fotoromanzo sono i dialoghi, che devono essere semplici e di immediata comprensione, questo per soddisfare le esigenze della clientela tipo: casalinghe, donne delle pulizie, badanti e minorate mentali.
- Katiuscia: “Ma quanto mi ami?!”
- Alvaro: “Guarda il cielo e conta le stelle!”- Katiuscia: “Siamo in un parcheggio sotterraneo!”
- Alvaro: “Allora conta le auto!”- Katiuscia: “Ma le auto non sono romantiche!”
- Alvaro: “Nemmeno io se è per questo, me la fai 'sta pompa o no?!”
Storia
I fotoromanzi sono un'invenzione tutta italiana risalente al 1947, subito imitata in Brasile. Le due nazioni sono anche grandi protagoniste nel mondo del calcio, ma è sicuramente una coincidenza[citazione necessaria]. Nel primo dopoguerra il fotoromanzo insegna a leggere a molte ragazze italiane, il totale dei vocaboli usati è 43, sempre meglio dei soli "volere cibo" e "ho il mal di testa". Le eroine sono povere e romantiche, ma allo stesso tempo coraggiose e decise, per regalare speranze a gente semplice che aveva bisogno di sogni. Questa formula è rimasta invariata fino ai nostri giorni, questo significa tre cose:
- l'analfabetismo non è stato ancora sconfitto, grazie anche ai social network;
- la speranza è dura a morire, nonostante l'impegno del nuovo governo;
- i poveri vivono di sogni, quindi il reddito di cittadinanza non serve a nessuno perché i soldi per comperare bojate nelle edicole li trovano lo stesso.
I personaggi femminili hanno spesso nomi come Katiuscia, Marika, Deborah e Samantha, da un lato per soddisfare l'esterofilia tipicamente italiana, dall'altro per non pagare le royalties all'Osservatore Romano che aveva l'esclusiva su Immacolata, Addolorata, Incoronata e Annunziata. Le attrici che le interpretano sono invece ciccia non importata, roba di qualità come Sophia Loren e Gina Lollobrigida.
Nel 1975 viene pubblicato il primo fotoromanzo tutto a colori nel mondo, realizzato a Venezia, dal titolo Bambina che scherzi con l'amore. È un successo enorme, tutti si commuovono per la sorte della povera minorenne che finisce in un'orgia di negr... ma che ca...?! No scusate, si consultava per sbaglio un vecchio numero di Le Ore.
Attualmente i fotoromanzi continuano ad essere pubblicati sul settimanale Grand Hotel e nelle cinque testate sopravvissute della casa editrice Lancio: Sogno, Jacula, Sukia, Charme e Cappuccetto Rotto[2].
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- Deborah: “Dai, dimmi qualcosa che mi faccia impazzire!”
- Franco: “La tua amica Gina ha comperato un vestito uguale al tuo.”
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- Vittorio: “È molto tempo che non facciamo l'amore.”
- Samantha: “Perché stai usando il plurale?!”
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- Marika: “Amore sono incinta. Cosa vorresti che fosse?”
- Amedeo: “Un incubo!”
Gente da fotoromanzo
Quelli che ancora se ne vergognano
Quelli che non se ne vergognano più perché sono morti
Quelli che non se ne vergognano perché ci hanno fatto i soldi
- Alba Parietti
- Alessia Merz
- Barbara De Rossi
- Caterina Balivo
- Gabriel Garko
- Luca Ward
- Mal
- Manuela Arcuri
- Massimo Ciavarro
- Maurizio Merli
- Riccardo Scamarcio
Quelli che sono giustamente spariti
- Antonio Zequila
- Costantino Vitagliano
- Kabir Bedi
- Massimo Ciavarro
- Paolo Calissano
- Samantha Michela Capitoni
- Tom Hooker
Note
- ^ scritto male, ma si può anche lasciare
- ^ non ne siamo sicuri ma alcuni dei nomi potrebbe appartenere a ben altro genere