Fiat 850

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Tutto ciò che romba, impenna e sgomma, è in queste pagine!
Non guidare dopo la lettura.

Per venderla le provarono davvero tutte.


La Fiat 850 è un'automobile... (forse "mobile" è un termine esagerato)... un'auto... (magari anche "auto" è inappropriato)... un mezzo... (ok, ci sono)... una vettura prodotta tra il 1964 ed il 1971 in oltre 2 milioni di esemplari, di cui alcuni addirittura venduti.
Era nata per colmare il vuoto commerciale creatosi tra la Fiat 600 e la Fiat 1100, la prima guidata solo da anziani e disabili, la seconda utilizzata esclusivamente per le rapine in banca.
La scelta del nome fu premiata come "Migliore idea da cretini del '64": bastò calcolare la media aritmetica di 600 e 1100. La stessa bravata matematica è stata riproposta in epoca recente con la Sedici (ultimo 4x4 della casa torinese) e con la Diciassei, modello in cui è "motrice" anche il ruotino di scorta.
La Fiat riuscì a creare in poco tempo una vettura che, dal periodo successivo al Boom economico, seppe resistere fino all'inizio della crisi degli anni settanta. Ottenne anche un inspiegabile successo oltreoceano.

Intervistatore Rai : Siamo in compagnia del guru dell'hi-tech Steve Jobs.
Steve Jobs : Good evening, bbona ssera!
Intervistatore Rai : Sappiamo che lei ama l'Italia, da cosa nasce questo sentimento?
Steve Jobs : My first car was italian, a Fiat 850 coupé Abarth!
Intervistatore Rai : Senti bello, se proprio dovevi sparà 'na cazzata nun la potevi sceje credibile?!
Steve Jobs : I swear it's true! Io dice vero, jurin jurelo!

È inoltre il terzultimo modello a motore posteriore prodotto dalla Fiat; le ultime saranno in seguito la Fiat 126 e la Fiat 133, anche se al momento stanno pensando di montare un motore a sogliola nel posteriore della nuovissima Fiat Alice, vettura realizzata in serie limitata per la Telecom.

Storia

Due prodotti legati da una logica spietata: entrambi facevano cagare.

All'inizio degli anni '60 la Fiat deteneva il 70% delle immatricolazioni in Italia, al punto che se acquistavi una macchina straniera il vicino ti guardava con sospetto e anche la polizia iniziava a tenerti d'occhio. D'altronde c'era una logica di base, erano auto italiane, fatte in fabbriche italiane, in cui lavoravano italiani, l'economia andava e cazzo se andava.
La concorrenza europea non riusciva a scalfire il predominio Fiat nella fascia medio-scarsa, i crucchi avevano preso a starci sulla bocca dello stomaco dal periodo bellico, mentre i francesi ci stavano già dai tempi di Asterix. Circolava qualche auto americana, ma erano destinate ai ricchi. Al Lingotto si erano però accorti che per la fascia carente-mediocre non avevano un modello in produzione. Avviarono quindi lo studio di una nuova auto e venne messo in cantiere il progetto 122, che prevedeva una vettura completamente nuova. Agnelli bloccò però l'iniziativa perché si era appena comperato il panfilo Susanna XVI e doveva contenere gli investimenti. Quindi sollecitò una soluzione alternativa. Per due mesi lo staff non riuscì a cavare un ragno dal buco e in un momento di tensione l'ing. Dante Giacosa colpì ripetutamente sulla testa un suo collaboratore, utilizzando un modellino della 600 usato come fermacarte. Mentre lo sventurato veniva soccorso Giacosa guardò l'oggetto che aveva in mano che si era deformato per i colpi; la 600 era schiacciata e allungata e l'ingegnere capì subito che quella era la soluzione.
Però c'era poco tempo, visto che la Simca lavorava da mesi alla loro stessa idea: conquistare la fascia mancante. Grazie alla collaborazione di Jean-Pierre Petecchioni, un transalpino dalle insospettabili origini italiane che operava nel settore dello spionaggio industriale, il diabolico "Avvocato" fece arrivare alla concorrenza le carte del progetto 122. Mentre quei "polli" dei francesi perdevano tempo ad elaborare la 122, per ricavarci la Simca 1000, la Fiat mise in produzione la sua 850.

Una storia di successo.

Chiunque, almeno una volta nella vita, si sarà posto la domanda: "Com'è possibile considerare Picasso un pittore dopo aver visto le opere di Michelangelo?" Evidentemente esistono da sempre persone con gusti stravaganti, che arrivarono a considerare la 850 addirittura "di moda". Alcuni scatti dell'epoca ci mostrano il sorprendente "successo trasversale" della vettura:

  1. Gli operai assemblano il centomillesimo esemplare: un traguardo che nemmeno nei sogni più arditi si pensava fosse raggiungibile. Durante gli euforici festeggiamenti furono stappate 7.000 bottiglie di vino, divorate 300 porchette e immolate 3 vergini al dio Pistone.
  2. La contessa Maria Jolanda Habsburg-Lothringen Puddu mostra orgogliosa i suoi Cip e Ciop, pluripremiati campioni delle mostre canine. Sullo sfondo una 850, usata come lettiera dalle pregiate bestie.
  3. L'operatrice sessuale a nolo Teresa "Selvaoscura" Manfrini immortalata a bordo del suo abituale luogo di lavoro, una 850 modello base con sospensioni rinforzate.
  4. Il centro anziani "Beato chi ci arriva" di Pordenone, nel cui cortile è collocata una 850 donata dal Comune, solitamente utilizzata come amaca per farci una pennichella.
  5. Il noto sciupafemmine Gennaro Caciuoppolo, detto "il condor della costiera amalfitana", intento a rimorchiare due turiste svedesi. Per la sua tecnica di aggancio utilizza una 850 Coupé, mettendola sin da subito "in simpatia". Appena le prede smettono di ridere, scende e le fa sue.
  6. La principessa danese Mary Elizabeth Grevinde af Marzapahn, contessa di Glücksborg-Søndeben, accolta al suo arrivo a Fiumicino con una 850. Una leggerezza che ci costò cara; infatti l'episodio incrinò ulteriormente i già minati rapporti tra i due paesi, per tre anni furono bloccate le esportazioni delle Carlsberg e delle Tuborg dirette in Italia, le bistecche danesi furono sostituite con la fracosta di renna e le mignotte di Copenaghen triplicavano i prezzi con gli italiani.

Caratteristiche

Con la 850 la tecnologia ha dato il megl forfait.
  • Carrozzeria: furono utilizzati cartoni del detersivo avvolti con gli incarti delle gomme Brooklyn, messi su entrambi i lati nella versione Sport Coupé. La tradizionale verniciatura a olio fu "rinforzata" con una passata di pennarello indelebile, acquistato però in Cina e quindi, dopo sei mesi, le vetture erano tutte color avorio, quello dell'antiruggine. Il telaio fu realizzato tenendo conto del peso dell'auto, ma anche delle esigenze economiche dell'acquirente, perciò si scartò il costoso bambù e si preferì il faggio. Le sospensioni erano il punto debole dell'auto: guidando una Spider dovevi essere molto attento ai dossi o finivi catapultato fuori come da un F15 che precipita.
  • Plancia: volutamente spartana, si eliminarono alcune inutili frivolezze della 600, come la leva per azionare il tergicristallo[1] e il contagiri, sostituendoli con una dotazione optional composta da negretto armato di straccio bravo nel solfeggio. I raggi del volante avevano dei grossi buchi per aumentare la presa ma di contro il numero delle falangi perse in curva risultò inquietante.
  • Motore: una volta aperto il cofano si poteva pensare, per un attimo, che i pedali dovevano pur essere da qualche parte. Poi guardando bene ci si accorgeva di un blocco metallico con dei tubi attaccati, presumibilmente qualcosa in grado di imprimere movimento alle ruote. Nella versione Sport c'era in dotazione un mazzo di margherite; posizionandole nel motore si guadagnavano circa 2 CV grazie alla spinta delle api attirate.
  • Portabagagli: rinunciando alla ruota di scorta, e agli attrezzi, permetteva di caricare una scatola di scarpe[2], tre riviste, una confezione di cerotti, un tagliaunghie e una stecca di MS senza filtro. Il sollevamento verso l'esterno favoriva le operazioni di carico, anche se l'accidentale apertura era la causa principale degli incidenti con la vettura.

Modelli

I modelli base.
  1. Fiat 850 N: dove N stava per Normale, questo per differenziarla dalla Super, che aveva un mantellino rosso attaccato al paraurti, e dalla Special che aveva il tachimetro con i numeri di Fibonacci). La 850 N poteva raggiungere una velocità di 120 Km/h, sempre che si verificasse l'auspicato allineamento di nove stelle nella galassia di Andromeda. La versione Super arrivava invece a 125; questo almeno recitava la scheda tecnica, che era la fotocopia dell'altra col numero cambiato a penna. Nella seconda serie la Super venne eliminata perché non aveva senso di esistere, la Special venne potenziata e al suo tachimetro, che aveva fondo scala a 144, furono aggiunti tre puntini, perché 233 sarebbe stato spararla grossa.
  2. Fiat 850 Coupé: introdotta nel '65, realizzata sul pianale della berlina ma con un motore di 47 CV, contro i 34 CV dell'altra. L'impianto frenante fu dotato di freni a disco anteriori. Tutto sommato un superfluo eccesso di scrupolo: ci si poteva continuare a fermare investendo le zingare.
  3. Fiat 850 Spider: introdotta nello stesso anno e dotata di una potenza di 49 CV, come la moto elettrica di Barbie che si regala alle nipoti per il nono compleanno. Furono adottate, in ossequio al nascente mercato americano, le diciture in lingua inglese sulla strumentazione. Si temeva però un ritorno negativo nel mercato interno e per questo, nella seconda serie, modificarono le scritte in ONcominciato e OFFinito.
  4. Fiat 850 T: dove T stava per Tutto quello che ve pare. Il veicolo commerciale nacque come sostituto del 600T, ricavato dalla Multipla. Il marketing di oggi lo definirebbe come monovolume o come multispazio, ma all'epoca non trovarono termini più azzeccati di "gran bella stronzata". Ne venivano prodotte tre versioni:
    1. il Familiare, che poteva trasportare sette persone (tranne la suocera, altrimenti si perdeva la garanzia[3]);
    2. il Furgone, che era destinato al carico delle merci e, occasionalmente, ai rapimenti con stupro;
    3. il Promiscuo (chiamato Kombi per non dare adito alle spiritosaggini) che poteva alloggiare cinque persone e, nella zona carico, tre pitbull assieme alla suocera[4].

Modelli speciali

I modelli speciali.
  1. Fiat 850 Burla: estrema avventura stilistica di Pininfarina, che cambiò il pianale, la carrozzeria, la plancia e il motore. L'unica cosa Fiat che utilizzò furono i soldi della commessa per andare al club privé Lisciami la plancia di Maranello.
  2. Fiat 850 Hazzard: prototipo realizzato per le gare NASCAR. La prima apparizione fu sul circuito di Calder Park in Australia, nel '69. I meccanici avevano lavorato molto sul motore ma dimenticarono di adeguare l'impianto di raffreddamento. Al terzo giro l'auto entrò in combustione spontanea, la palla di fuoco tenne impegnati i pompieri per due giorni e la Fiat fu squalificata a vita.
  3. Fiat 850 SIATA Spring: progetto Fiat sviluppato dalla SIATA[5]. La Spring è forse una delle prime vetture nate dopo aver effettuato un'attenta analisi del mercato; furono infatti intervistati un discreto numero di ortolani alla Fiera della melanzana di Nichelino (TO) ma essi pensavano che si stesse parlando di un trattore. Dopo il fallimento della SIATA l'auto venne prodotta in Sardegna dalla ORSA[6] e ad oggi è l'unica auto mai costruita sull'isola e l'unica al mondo alimentata a sambeneddu.
  4. Fiat 850 Indecisa: ideata con l'intento di smaltire le giacenze in magazzino, si rivelò invece una formidabile intuizione commerciale. Fondendo due mezze 850, che tanto non si vendevano più, si riuscì a piazzare il veicolo in ogni scuola guida d'Italia, si risparmiò sulla retromarcia e si riuscì a conquistare un mercato ancora vergine, cioè quello dei pendolari tra Francia e Inghilterra.
  5. Fiat 850 Sbirra: evoluzione della 850T Familiare, destinata ai Carabinieri. Il poten mezzo poteva trasportare sette militari assieme, permettendo di far coesistere un team capace di fronteggiare qualsiasi evenienza come leggere, scrivere, fare le addizioni, alzare la paletta, ricordare la strada per tornare in caserma, tre articoli del codice stradale e addirittura cambiare una gomma forata.
  6. Fiat 850 City Taxi: un prototipo con soluzioni innovative realizzate ad hoc. Tra le più evidenti, il portellone scorrevole azionabile elettronicamente dal conducente, abitacolo di notevole altezza con vista "open" su tutti i lati, piccolo vano bagagli posteriore raggiungibile dall'abitacolo, aria condizionata, tassametro, radio ricetrasmittente, microfono incorporato nell'aletta parasole e un piccolo televisore. Non fu mai prodotto in serie altrimenti la folla si sarebbe resa conto che la Fiat poteva fare anche buone macchine.
  7. Fiat 850 Cassonato: veicolo con una capacità di carico notevole, compresa tra quelle di un Apecar e di un carrello del supermercato. Era però dotato di un bilanciamento perfetto nella distribuzione dei pesi, tanto che per avere la versione ribaltabile bastava aprire la sponda posteriore e appoggiarci i gomiti.
  8. Fiat 850 Abarth: orgoglio del settore corse. Dopo la sfortunata parentesi NASCAR si puntò sul rally, dove non era fondamentale la sola potenza per vincere. Per il motore fu recuperato il 75 CV della Hazzard, ma stavolta si prestò molta attenzione al raffreddamento, agli ammortizzatori, alle sospensioni e alla barra stabilizzatrice. Prima gara al Circuito Rally dei Campioni a San Marino; sul tornante Piagola il pilota si lascia scappare via radio un "penso di avere un problema", seguito a breve distanza da: "CAZZO I FRENIIIII..." L'auto fu recuperata nel delfinario di Rimini.
  9. Fiat 850 Furgupé: tentativo poco riuscito di realizzare un furgone coupé, idea scaturita dalla scatola dei suggerimenti posizionata all'ingresso della fabbrica. In realtà era lo scherzo di un operaio a cui avevano tolto gli assegni familiari, desideroso di farsi due risate. In un momento di crisi creativa, l'idea fece breccia nella mente instabile di un giovane designer che per affermarsi arrivò a falsificare le firme per le autorizzazioni e il timbro "APPROVATO". I 300 esemplari prodotti, tutti rimasti in magazzino, furono venduti in seguito come gabinetti chimici.

Curiosità

  • Per il lancio della vettura la Fiat ricorse alla Disney; ne scaturì la storia "Paperino e la 850", pubblicata in dieci episodi sul settimanale Topolino. In realtà le puntate dovevano essere 850, ma il calo delle vendite indusse la Disney a tagliare corto.
  • Il motore fu utilizzato per la Seat 850 e la 133 (vendute rispettivamente in Spagna e Argentina), per la Zastava 850 (commercializzata solo in Bulgaria) e per la Panda 34 (prodotta esclusivamente per la Germania e i deficienti).
  • Nei primi anni settanta la Fiat 850 Special veniva utilizzata dalla Mini-Police di Hawthorne (New Jersey); poi capirono che avere pietà dei paesi sottosviluppati va a discapito alla sicurezza interna.

Note

  1. ^ e di conseguenza lo stesso
  2. ^ fino al numero 42
  3. ^ o almeno questo si diceva
  4. ^ obbligatoria in presenza di molossoidi
  5. ^ Società Italiana Automobili Tendenzialmente Accroccate
  6. ^ Officina Ricettazione Sarda Automobili

Voci correlate