Federico II di Svevia

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Questo tizio ha fatto incazzare innumerevoli volte il Papa

Continuando nella lettura potreste andare incontro a scomunica, essere destinatari di anatema o, addirittura, avere voglia di iscrivervi al partito radicale.

Io vi ho avvisato...


«  M'hanno scomunicato nun so manco che vor dì,
sarà forse perché con l'acquasanta c'ho fatto il bidet »
(Federico II sulle divergenze con il Papa)
Federico II ritratto mentre dichiara ufficialmente, aiutandosi coi gesti, che Gregorio IX gli sta sul cazzo.
« Stupor mundi?!
Se sta per "il più stupido del mondo" allora è appropriato! »
(Storici sul soprannome di Federico II)


Federico Gennaro Assuntino II di Svevia del Sacro Romano Impero (26 dicembre 1194, Svevia – Non molti, ma comunque troppi anni dopo, Norvevia), è stato un imperatore del Sacro Romano Impero, fondatore della Sacra Corona Unita e primario di Traumatologia al Sacro Cuore di Scrubs.

Chiamato anche stupor mundi dai contemporanei per la sua genialità, turgor penis dalla moglie in modo sarcastico a causa della sua impotenza, pavor nocturnus perché ogni volta che faceva un brutto sogno si cagava addosso (letteralmente) e rigor mortis dagli amici per prenderlo per il culo della precoce dipartita, Federico II è stato da sempre un predestinato.

Infanzia

Generato da Enrico VI figlio di Federico Barbarossa e da Costanza d’Altavilla figlia del pirata Barbanera, con la maggiore età Federico II sarebbe diventato: imperatore del Sacro Romano Impero, re di Sicilia, re di Gerusalemme, re di Germania, re d’Italia, re di Borgogna, sindaco di Varcaturo, signore degli elfi del Bosco Atro, capovillaggio Valtour di Pizzo Calabro nonché amministratore di Wikipedia. Egli aveva anche un compagno, il giovane Piermaria Falcone.

Alla luce di questi suoi compiti futuri, sin da bambino Federico II crebbe con un carico enorme di responsabilità e aspettative che gravò moltissimo sul suo corretto sviluppo psico-fisico.
Per di più all’età di un anno aveva già a sua disposizione: una tata, due educatori, tre concubine, uno stalliere per il suo cavallo a dondolo e un annusatore ufficiale, che doveva stabilire le condizioni di salute del pargolo a seconda dell’odore delle sue regali scoregge. Tutto ciò non fece altro che distaccarlo completamente dalla realtà e la rigida educazione materna certo non aiutava. Costanza d’Altavilla infatti aveva un dialogo molto freddo col figlio, tanto che quando era pronto il desinare, soleva chiamare l’imperiale progenie con queste auliche parole:

« Daglie Federì, imperatore del Sacro Romano Impero, re di Sicilia, re di Gerusalemme, re di Germania, re d’Italia, re di Borgogna, sindaco di Varcaturo, signore degli elfi del Bosco Atro, capovillaggio Valtur di Pizzo Calabro, amministratore di Wikipedia e gran figlio de 'sta mignotta che poi sarei io, vieni a magnà che se scuoce la pasta! Non mi fare incazzare pure oggi e spegni quella merda di Pleistèscion, che se no stavolta t'a butto per davvero eh![1] »

Costanza d’Altavilla era inoltre una seguace ante litteram del metodo Montessori e educava il figlio con il bastone e la carota. Quando Federico sbagliava, giù legnate! Invece quando si comportava da perfetto erede al trono la madre gli comprava una carota e gliela infilava su per il culo!
D’altronde Maria Montessori sarebbe nata solamente un millennio dopo e il metodo era ancora da perfezionarsi un pochino.

Da questi presupposti è facile capire perché il bimbo sviluppò dei piccoli complessi che si palesarono alle elementari.
In quel periodo, infatti, era solito collezionare biglie di merda di coniglio, indossava sempre un cappello da Napoleone e manifestava evidenti segni di omosessualità, tanto che si aggirava tra le classi cantando: “♪♪Siamo cosììììì, dolcemente complicate, sempre più emozionate, delicate, ma potrai trovarci ancora quiiiii...♫”

Federico II adolescente

Sembra che non abbia perso le sue buone[citazione necessaria] abitudini!

Ovvio che gli altri bambini lo evitassero peggio di un pilota d’aereo con la maglietta dell’Official Fan Club Bin Laden!

Ma al compimento del diciottesimo anno d’età, dopo questa complicata infanzia, finalmente Federico divenne sovrano di tutto il cucuzzaro e poté prendersi la sua agognata rivincita. Salì sul trono in pubblica piazza e con voce stentorea dichiarò:

« Sono stato continuamente deriso da tutti, come unica amica avevo una civetta impagliata che non faceva altro che sfottermi perché mi batteva sempre a Un, due, tre, stella! - e ancora non mi è ben chiaro come ciò fosse possibile – comunque...Da oggi sono il re del Sacro bosco della Valtour - o quel che è – e quindi posso comprarmi tutta la merda di coniglio che voglio! Non ridete più adesso, eh? »

La folla restò in silenzio per un tempo che parve infinito. Poi prima uno timidamente, poi due un po’ più convinti ed infine un coro fragoroso riempì il cielo e squassò la terra con la più grande pernacchia collettiva dell’umanità: era nato un imperatore!

Lo scontro col papato

Greg e Fede – Nemiciamici

I primi anni di regno di Federico furono molto lieti e spensierati poiché l'imperatore passava praticamente tutto il suo tempo dedicandosi alla sua attività preferita, unica occasione in cui nessuno lo prendeva in giro e poteva divertirsi davvero: la caccia col falcone.

Il Papa Gregorio IX spiega pacatamente all’imperatore che nello Stato della Chiesa comanda lui.

Però un fatidico giorno, durante una meritata pausa dovuta al Falcone che cercava di recuperare le sue braghe rubategli da un cinghiale, al sovrano sovvenne un dubbio: Ma perché, se io sono il capo villaggio del Sacro regno di Borgognopedia - o quel che è - e comando dalla Danimarca alla Sicilia, a Roma non posso neanche comprarmi un supplì, perché c'è quel tizio vestito di bianco che dice che lì spadroneggia lui?
Ah… Però è stato proprio quel tipo color meringa a incoronarmi imperatore... però a me i supplì piacciono troppo! Ok, da oggi gli rompo il cazzo finché non mi non dice che ho ragione io, e poi deve pure vendere Totti al mio Palermo! E che cos'è?!? Mica lo posso supplicare per sempre!

Armato delle migliori intenzioni, di due arcieri ciechi e di tre soldati obiettori di coscienza vestiti solo con un boa di struzzo rosa shocking, Federico il sire amico, marciò su Roma.
Si fece ricevere dal Papa Gregorio IX che, quando vide la coorte imperiale, per prima cosa svenne. Quando si riprese dichiarò che il sovrano offendeva la morale cristiana per sedici distinte motivazioni e lo scomunicò seduta stante. Però poi aggiunse: "Se supererai lo stretto di Odgard, riuscirai a trovare asilo nel porto di Enkmarc, sopravviverai alla traversata del deserto di Blaupunkt, sconfiggerai l'odiato nemico Kenwood e conquisterai la città sacra, potrai rientrare nella grazia di Cristo!"

A quella, lo stupor mundi rispose: "Eh?"

Quindi il Papa, coprendo con ostentati colpi di tosse il coro di Ciupa! che si alzava dalla platea di cardinali, ribatté: "Organizza una crociata, frocione che non sei altro, e conquistami Gerusalemme. Dopo se ne riparla!"

Federico tornò a casa più perplesso che mai, si fece spiegare la gravità della situazione dalla civetta impagliata e decise di partire per quell'avventura: ha così inizio la sesta crociata.

Reclutò tutti i suoi amici, i conoscenti, gli amici degli amici e pure tutti i contatti su Facebook.
Partì con una nave da Brindisi, perché voleva una città con un nome bene augurante, e dopo due mesi approdò a Casablanca.

L’esercito di Federico parte per la crociata.

Interrogato sul perché, il timoniere rispose: "Ma come ho sbagliato? Non era la gita organizzata dal gay pride?!"

Tornato a Roma con la coda tra le gambe e con un peso in meno sulla coscienza[2], Federico raccontò al Papa che aveva fallito perché sulla nave erano stati colti da una terribile epidemia.
Il pontefice così rispose: "Sì, di sifilide!" e mantenne la scomunica.

Allora l'imperatore ripartì di nuovo, approdò in Terra Santa e incontrò il sultano che enigmaticamente gli disse: "Ora non mi rompere i coglioni, che stanno passando la replica dell'ultima puntata di Dawson's Creek! Se vuoi Gerusalemme, prendila! È tua..."

E così fu che Federico The Second tornò a Roma con l'aria dell'eroe trionfatore.

Tutto ciò finché non incontrò il Papa. Il quale gli fece notare che, dopo sei crociate e mezza, di Gerusalemme non restava altro che un cumulo di macerie e che non valeva più una cippa, anche perché Berlusconi e Bertolaso stavano già costruendo una Gerusalemme 2 nel fondovalle, come chiunque poteva vedere in una qualsiasi puntata di Porta a Porta.
A nulla valsero le scusanti di Federico The Revenge, che argomentava che in Medio Oriente Raiuno non si prende bene neanche col digitale terrestre, e la scomunica rimase.

Il Papa mostra a Federico cosa deve imparare a farsi piacere per non offendere più il Signore: la figa.

A quel punto allora perse la pazienza e sbraitò:

« Tu non sai chi sono io[3]! Io sono il signore Romano dell'Impero del Sacro villaggio degli amministratori del bosco - o quel che è - ed esigo rispetto! Oramai è guerra!!! »

L’impero colpisce ancora

Tornato a casa al fine di radunare un nuovo esercito, si fece spiegare da Piermaria Falcone chi fossero le famiglie guelfe (pro Papa) e quelle ghibelline (pro imperatore) mediante il codice Morse: un colpo Papa, due colpi imperatore[4].
Tuttavia al termine di quell'estenuante esposizione, Federico si era completamente dimenticato perché ciò fosse importante per lui e quindi partì per la guerra da solo.

Piegò, sfiancandola a forza di salsa e merenghe, la Lega Lombarda che anni prima aveva sconfitto suo nonno Barbarossa, combattendola solamente perché quelli lo chiamavano terrone - Lui, che era della Svevia! A proposito dove diavolo è 'sta Svevia? - e culattone[5]!

Grazie a quella vittoria, aveva finalmente chiuso il cerchio attorno allo Stato della Chiesa. Purtroppo per lui durante tutto ciò morirono settordici papi, Federico non ci capì più un cazzo e decise di lasciar perdere.

Dopo poco morì, come ogni eroe romantico che si rispetti, per un attacco di cacarella fulminante[6]. Come ultime disposizioni chiese di essere seppellito a Palermo con addosso la maglietta di Miccoli.
Il suo epitaffio avrebbe dovuto recitare: "Ok, Pelè o Maradona erano un'altra cosa, ma bisogna sapersi accontentare!
PS Inumate Piermaria con me, se lo merita: il suo pube è degno di giacere col mio
"[7]

Sfortunatamente ciò non fu possibile perché, data la causa della sua morte, l’imperatore era completamente ricoperto di liquame e puzzava come una fogna a cielo aperto di Nairobi.
Così fu lavato in fretta e furia con un tubo da giardino e rinchiuso in una bara di porfido a tenuta stagna.

Ecco la lapide definitiva:

Federico II nelle arti, nella cultura e nel diritto

Il primo documento legislativo emanato dall’ancora giovane Federico è stato il Trattato con i principi della chiesa in cui regolava i rapporti tra i poteri del papato e quelli dell’impero in Germania.
Esso è un documento molto complesso ma il concetto su cui è basato è magistralmente riassunto nell’ultima frase:
...e inoltre dichiaro che il Papa è brutto e che gli puzzano pure le ascelle.

Sogno ricorrente di Federico II

L'imperatore ha chiesto a Freud di interpretarglielo: secondo il luminare non cela alcuna pulsione anticlericale, ma indica che non ha ancora superato la fase anale.
Certo che ci prendeva proprio sempre!

Evidentemente l’imperatore ha sempre avuto le idee chiare.

Ma la massima opera giuridica dello sveviese è senz’altro rappresentata da Le Costituzioni di Melfi, in cui un ben più maturo Federico legifera:
Premesso che questa è casa mia e qui comando io, invito gentilmente il Papa a farsi gli affaracci suoi e a cambiare pure estetista perché così è veramente sciatto, mentre io sono una gran topa. E se qualcuno avesse qualcosa da ridire, giuro sulle mie Winx che gli organizzo una crociata nel salotto di casa.

Oltre che nel diritto, Federico II ebbe un ruolo molto importante
anche nel mondo della cultura.

Poiché ogni volta che andava a Bologna a trovare i suoi amici studenti fuori sede il Papa lo aspettava immancabilmente alla stazione Termini di Roma per tirargli uova e bombe molotov sul treno facendolo così arrivare sempre in ritardo, fece costruire l’Università di Napoli. Inoltre si circondò sempre di scienziati, letterati ed artisti. Tutti pensavano fosse un mecenate, ma lui in realtà neanche sapeva cosa stessero facendo, lo faceva solo perché gli piaceva circondarsi di uomini.
Influenzato da quell'ambiente stimolante, l’imperatore scrisse anch’egli un trattato: Ars venatoria col Falcone, la cui lettura è proibitissima ai minori di ottantatre anni.

Note

  1. ^ Analizzando le sue dichiarazioni gli storici ipotizzano che la regina abbia avuto un precettore originario di Roma.
  2. ^ In realtà il peso mancante apparteneva ad una componente molto più tangibile del suo corpo.
  3. ^ Che fa sempre scena!
  4. ^ Chi non avesse capito di che colpi si parla può andare a informarsi qui.
  5. ^ Termine di cui ignorava il significato, ma sospettava fosse il nome di un insaccato tipico della provincia di Parma.
  6. ^ Davvero!
  7. ^ Per dovere di cronaca riportiamo anche le ultime volontà di Piermaria Falcone: "Fate quello che volete, ma metteteci di spalle! Vi prego…"