Facoltà di Ingegneria Edile-Architettura

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Gli studenti dell'EDA in posa davanti a un orribile incubo edile-architettonico da loro stessi partorito.
« [...] il gioco sapiente, corretto e magnifico dei volumi raggruppati sotto la luce. I nostri occhi sono fatti per vedere le forme nella luce: l'ombra e la luce rivelano queste forme [...] La loro immagine ci appare netta... E senza ambiguità. »
(Le Corbusier [parlando di ombre cinesi] )

La facoltà di Ingegneria Edile-Architettura, per gli amici EDA, per tutti gli altri ma in pratica sei un geometra?, è un insieme di corsi che punta alla formazione di tecnici intellettuali storici capaci di edificare architetture artistiche in qualsiasi materiale, in qualsiasi condizione, su qualsiasi superficie, sotto qualsiasi governo, in qualsiasi periodo storico, non necessariamente da sobri. È inoltre l'edificio in cui tali corsi si svolgono, il quale, per legge, va progettato ed edificato dalle matricole, per poi essere abbattuto l'anno dopo. Ciò, secondo le parole del Ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni, servirebbe a "purgare quei fannulloni dal peccato nel nome del Cristo".

Storia

Alcuni ricercatori ipotizzano che la facoltà di Ing. Edile-Architettura sia nata nel 2000 a seguito di gravi disfunzioni del sistema informatico delle facoltà italiane dovute al millennium bug.

Altre fonti[senza fonte] testimoniano che sia sorta in pieno periodo "dinastia Moratti", intorno al 2001 DC,[1] durante una riunione d'urgenza dei rettori universitari italiani. In tale riunione, giocando a Scarabeo, tra una tequila bumbum ed un rum e pera, il rettore della Federico II sarebbe rimasto con le sole lettere "I","N" e "G", e le avrebbe posizionate dietro la parola "Architettura".
Alla richiesta di delucidazioni avrebbe affermato che un facoltà di Ing. Architettura nella sua facoltà "è sempre esistita, che diamine", per non perdere la partita.

Preso dai fumi dell'alcool, ne avrebbe affermata l'esistenza anche il Magnifico Rettore dell'Università di Bologna, il quale, il giorno successivo, si sarebbe svegliato con uno strano sapore di vomito in bocca, una moglie di nome Arcibaldo[2] e una facoltà in più.

Fonti ben più noiose sostengono invece che sia stata introdotta per la prima volta come ambito di studio universitario presso il Politecnico di Milano nel 2005. Due palle, può bastare così.

Obiettivi formativi

Lo scopo ufficialmente dichiarato del corso di laurea in Ing. edilettura sarebbe quello di salvare il mondo dall'inevitabile distruzione dovuta all'italica guerra (in atto da secoli) fra ingegneri ed architetti producendo una classe professionale ibrida: l'Archignere; caratterizzata da forti crisi di identità.

Troppo colti per ritenersi ingegneri edili[3], ma anche di formazione troppo tecnica per essere architetti[4], entrano in facoltà ignoranti, ma pieni di buoni propositi ed ideali, ed escono convinti della propria ignoranza, senza nessun proposito, senza nessun ideale, nonché incapaci di sedersi su una panchina senza domandarsi se essa sia semplificabile come una trave appoggiata-appoggiata o un doppio pendolo.

Le commissioni demandate alla formazione dei corsi di studi di ingegneria, resesi subito conto di aver commesso un madornale errore (memori di gravissimi errori passati quali l'invenzione di ingegneria gestionale), andarono prontamente in prepensionamento, demandando il problema ai loro successori, i quali attuarono subito una politica di limitazione dei danni, cercando di incutere terrore almeno al primo anno di corsi:

  • Limitazione a soli 70 posti annui, selezionati tramite test inconcludenti impostati sulla storia dell'arte bosniaca, la vita di Mike Buongiorno e test di illogica.
  • Orari insostenibili: sveglia alle 4:10, appello alle 4:35, inizio lezioni alle 5:30, 20 minuti di pausa da svolgersi in 5 minuti massimo tra le 14:40 e le 14:44, fine lezioni alle 22:30.
  • Una schiera di professori selezionata tra generali tedeschi dei campi di sterminio nazisti, torturatori della mafia cinese, serial killer rilasciati per mancanza di prove, Dr. House.

Il più degli studenti muore nel primo semestre, la metà dei rimanenti riesce a fuggire fra il 2° ed il 3° anno.

Il dualismo Ingegnere - Architetto

Con decreto del 4 marzo 1811, Murat fondò nei locali dell'ex trattoria "Er Puzzone" la Scuola di Applicazione di Ponti e Strade - la prima non militare attivata in Italia - sul modello dell'École d'Application des ponts et bidét, riorganizzata da Napoleone nel 1804.

Un esempio di scontro Architetto - Ingegnere.

A differenza della Francia, ove l'École Polytechnique era di base, a Napoli la Scuola di Applicazione di Ponti e Strade dovette scontrarsi con un preesistente manicomio per artisti impazziti: la Scuola di Belle Arti.

La sostanziale differenza tra i due istituti stava nel fatto che, mentre nella Scuola di ponti e strade[5] gli iscritti entravano sani di mente per uscirne completamente disturbati, nella Scuola di belle arti[6] gli iscritti erano già disturbati all'iscrizione.

Questo suscitò grandi dibattiti tra gli psichiatri, psicologhi, sociologhi e podologhi che si riunirono innumerevoli volte per discutere su quale categoria fosse più importante dell'altra e contemporaneamente più facile da curare senza l'utilizzo degli psicofarmaci (allora ancora inutilizzati).

Ma la vera questione fu sollevata da un ingenuo bambino quando chiese al padre (nel vivo di uno di questi dibattiti) se fosse davvero necessario per la società avere due categorie diverse di schizzati per costruire le case.

Si accese dunque una discussione molto più animata, tanto da non sentire la seconda domanda del bambino: A che servono i geometri?

Soluzioni considerate

La questione ottocentesca è ancora in corso di dibattito. Sono state vagliate molte soluzioni al problema; qui sotto sono riportate le più quotate:

  1. L'eliminazione di una categoria scelta tramite il lancio di una monetina
  2. Un anello per domarli tutti
  3. Chiedere a Yahoo! Answers
  4. Una figura ibrida

La figura dell'Archignere

Un tipico archignere intento nei suoi studi archigneristici.

L'archignere, o ingegnetto, è un mostro sociale tenuto sotto stretta osservazione dagli uffici di sanità mentale, dalle forze dell'ordine, dall'ordine degli ingegneri, dall'albo degli architetti, nonché dal KGB e dai MIB.

Esso viene istruito in ogni materia che abbia una minima riconducibilità alla parola architettura, dall'analisi matematica, fisica e scienza delle costruzioni, fino all'urbanistica, costruzioni idrauliche, storia dell'arte, demoantropologia urbana, legge, parapsicologia, composizione di stufette a gas e LEGO.

Chiamato "architetto" dagli ingegneri e "ingegnere" dagli architetti, sviluppa forti frustrazioni e tendenza all'isolamento sociale già durante i primi mesi di vita. Non trovando identità sociale, brancola alla ricerca di lavoro (e di sé stesso) nell'incapacità di stampare un semplice bigliettino da visita perché indeciso sul presentarsi come Ing. o Arch., oppure se sia meglio Ing.Arch. o Arch.Ing., e così via in una spirale di combinazioni sempre più indecifrabili

I primi laureati (causa lo scarso controllo nei primi anni) sono fuggiti e tuttora sono ricercati in tre Stati diversi. Si ipotizza possano aver trovato la pace coltivando soia nei campi tibetani.

L'aspetto

La figura dell'Ingegnetto è facilmente riconoscibile anche da distanze siderali. L'evoluzione di questi caratteri primari si manifesta sempre alla fine del primo anno quando, come teorizzava Darwin, avviene la prima "selezione naturale": chi prima di iscriversi a questa facoltà aveva una vita sociale abbandona subito il corso, chi invece era già un reietto sfigato continua a gonfie vele mostrando i primi segni dell'evoluzione, che consistono in:

  • sempre maggior tendenza alla chiusura mentale e fisica;
  • annullamento di qualsiasi interesse/attività extrauniversitaria;
  • spocchiosità e malvagità (sintomi questi rafforzati se presenti 30 e lode nello statino)
  • nel maschio
calvizie incessante che dilania il cranio nel giro di 12-15 mesi, piliferazione inopinata in ogni parte del corpo (schiena e spalle vanno per la maggiore), aumento improvviso del peso corporeo, diminuzione della vista e presenza di zaino Invicta anni '90
  • nella femmina
allargamento del giro vita, colonia di cellulite e buccia d'arancia nelle articolazioni inferiori, piliferazione in forme di mustacchi, bolle e bubboni spurganti e alitosi

Le tre fasi dell'archignere

Numerosi studi sono stati svolti da equipe di psicanalisti su questa categoria professionale, e molti ricercatori concordano sulla teoria che vede l'archignere affrontare tre fasi esistenziali caratterizzate da tre importanti dilemmi.

La prima fase coincide con il primo dilemma che affligge un'archignere appena laureato: A quale albo professionale iscriversi?

Quando scopre che il suo posto è fra gli ingegneri civili ed edili, entra nella seconda fase e viene colto dal secondo dilemma esistenziale: Perché non mi sono iscritto ad edile?

Infine, dopo un periodo di rassegnazione, giunge inaspettatamente la terza fase freudiana esattamente nel momento in cui capisce che non troverà mai lavoro nel settore, ponendo il terzo dilemma: Perché non ho accettato quel posto da commesso che mi avevano offerto quando avevo 20 anni?

Docenti e sanità mentale

L'ardua impresa di riunificare la scissione professionale rese inevitabilmente difficoltosa la scelta del personale docente incaricato della formazione professionale, artistica e psicologica della nuova classe studentesca. La commissione addetta alla formazione dei corsi di ingegneria inviò una circolare per indire una riunione, ponendo come problematica all'ordine del giorno "NON FACCIAMO CAZZATE!". In coerenza con le problematiche considerate, la commissione corsi decise di selezionare due gruppi di professori: quelli per il primo anno, demandati al compito di terrorizzare i nuovi iscritti (la cosiddetta commissione "Incubo"), e quelli per gli anni successivi, il cui compito sarebbe stato quello di iniziare seriamente la formazione dei superstiti, futuri archigneri (tale corpo docenti fu subito ribattezzato col vezzeggiativo "pazzi").

Riportiamo quì sotto l'intera commissione incubo

La speranza della commissione corsi sarebbe stata vedere disoccupato il corpo dei pazzi, ma purtroppo le loro preghiere non furono esaudite. Furono dunque selezionati i migliori docenti dalle facoltà di ingegneria e di architettura.

Il risultato del costringere alla convivenza in uno stesso corso di laurea due categorie in perenne lotta fra di loro non fu proprio dei migliori. Il magnifico rettore si espresse dicendo:

« Pazzi! Sarebbe come se, per fermare la guerra fredda, chiudessimo a chiave in una stanza piena di bambini i maggiori esponenti del governo americano e dell'Unione Sovietica! »

Purtroppo nessuno gli diede ascolto.

Sorsero infatti da subito le divergenze interne al corpo docenti, portando il conflitto all'interno dei dipartimenti, nonché all'interno dei corsi e della formazione studentesca.

A Napoli fu decisione unanime della commissione corsi quella di relegare le due fazioni in due dipartimenti diversi, in due piani diversi della torre di ingegneria Luigi Cosenza[7], chiudendo gli architetti al settimo piano e gli ingegneri all'ottavo.

La guerra divenne fredda ed è oggi nota come "l'astio fra il 7° e l'8° piano", ma continua indirettamente a mietere vittime fra gli studenti.

Il corso di Composizione

Il corso di composizione costituisce l'anello di congiunzione fra l'ingegneria e l'architettura proprio perché, non avendo nulla in comune col concetto di "ingegneria", riesce forzatamente ad azzeccare la parola architettura alla parola ingegneria. Obbligatoriamente posto ad ogni anno, il corso viene tenuto da architetti assistiti da architetti (nonché in qualche caso addirittura è affidato ad ingegneri civili le cui conoscenze in materia sono pertanto nulle) e consta di due fasi (che si ripetono pedissequamente ad ogni anno)

Uno dei tanti progetti nati durante il laboratorio di composizione architettonica.

1° Fase

Analisi e ridisegno a mano di architetture degli anni '60, seguita dalla valutazione degli elaborati grafici e degli studi eseguiti dividendoli in due categorie:

  • Quelli svolti male
  • Quelli svolti peggio

2° Fase

Progettazione di un qualcosa di sempre più complicato seguito da correzioni estenuanti il cui solo scopo è quello di dirti che il progetto attuale è sbagliato, e che per migliorarlo dovresti fare quello che nella correzione precedente ti era stato detto che era sbagliato (e che tu hai corretto).

Differenze compositive: professioni a confronto

Un ingegnere edile trova molto complicato immaginare qualcosa che non sia costituita esclusivamente da angoli retti (e che non sia interamente esprimibile tramite la sola pianta tipo).

Un architetto viene istruito ad immaginare soltanto curve, spazi privi di angoli ed incomprensibili in pianta. Portano sempre con loro curvilinei ed ellissometri dato che nessuno si è mai preso la briga di spiegargli che esistono strumenti da disegno come le squadrette.

Un ingegnere edile - architetto (compositivamente parlando) altri non è che un ingegnere che sogna angoli retti, sottoposto ad architetti che gli impongono linee curve. Da tale tortura psicologica scaturisce il concetto di "spezzata" o "polilinea", fusione perfetta dei due concetti, nata casualmente dal disperato tentativo di usare contemporaneamente squadretta e curvilineo (risultato anche del fatto che nessuno si è mai interessato ad insegnargli a disegnare).

Voci correlate

Note

  1. ^ Dopo Cristo, non DC COMIX!
  2. ^ Idraulico.
  3. ^ Ma non abbastanza da sentirsi architetti
  4. ^ Ma non abbastanza da appellarsi ingegneri
  5. ^ Da cui nacquero gli ingegneri
  6. ^ Per chi non l'avesse capito, da cui nacquero gli architetti
  7. ^ Ironia della sorte un architetto ha progettato la sede di ingegneria dell'università Federico II.
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