Esercito ottomano

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MAMMA LI TURCHI!

L'esercito Ottomano sta nuovamente assediando Vienna.


Magdi Cristiano Allam, Mario Borghezio e Daniela Santanchè ne danno il triste annuncio.
Per salvare l'Europa Cristiana, non fiori ma opere di difesa
Se stai leggendo questo avviso, imbraccia il moschetto e difendi anche tu le mura

« No alla Turchia in Europa »
(La Lega santa durante la battaglia di Vienna.)
« Mio padre cadde nella difesa di Costantinopoli, poi si rialzò e continuò a scappare »
(Un nobile genovese racconta con orgoglio le gesta del padre contro l'esercito ottomano.)

L'esercito Ottomano è quella formidabile macchina da guerra grazie alla quale una banda di pecorai dell'Anatolia è riuscita a creare un impero di vastissime dimensioni, in grado fino all'epoca moderna di impensierire qualsiasi esercito europeo. Ancora oggi l'esercito ottomano incute paura in molti esponenti dell'estrema destra nostrana, che ovviamente ignorano il fatto che tale esercito non esista più[1]. Il grottesco successo di questa armata di beduini, anche in epoche in cui gli europei dominavano i campi di battaglia di tutto il mondo, è il frutto di evidenti peculiarità ed eccellenze in campo logistico, balistico e casistico.

Logistica dell'esercito ottomano

Il successo di un esercito è basato sull'eroismo dei suoi soldati e sulla fiducia incrollabile nel loro saggio capitano, queste sono le cazzate che giravano di bocca in bocca e di scabbia in scabbia durante il medioevo e il rinascimento. Niente di più sbagliato, il successo di un esercito è dato dalla sua logistica, dal morale della truppa e dalla salubrità degli accampamenti durante gli assedi, e fidatevi che di accampamenti dei nomadi come i turchi ottomani se ne intendevano eccome. Nella stessa epoca in cui il Barbarossa se ne stava fuori da Roma circondato da mosche, zanzare malariche e dai cadaveri dei suoi soldati in putrefazione dovendo poi ritirarsi poiché infettato da malattie che non citeremo per pudore, l'esercito turco cingeva d'assedio Smyrne con accampamenti dotati di tutti i confort: sdraio, turbanti contro il sole, ombrellini contro le frecce degli assediati, autan contro le zanzare e grigliate miste per tutti i militi. Proprio grazie alla grigliate ottomane l'esercito si trovava al riparo dalla scarsità di approvvigionamenti: kofta, hallumi e doner kebap costituivano non solo una dieta bilanciata per affrontare con la giusta carica un sanguinoso assalto alle mura, ma soprattutto i pasti non correvano il rischio irrancidirsi poiché, come dei preindustriali hamburger di McDonald's non venivano scambiati da muffa e batteri come cibo reale. Venivano scambiati invece per un pasto caldo dai soldati ottomani che comunque morivano prima straziati dalla pece e dal fuoco greco dei nemici che dal colesterolo assassino del loro rancio. Anche il consumo della poca acqua putrida presente veniva mascherato in modo brillante: grazie al Çaykur, la più famosa e tradizionale qualità di tè turco. Grazie all'erba aromatica ogni patogeno presente nell'acqua andava in contro a morte certa, bastava bere la bevanda all'ottimale temperatura di 350 gradi e resistere al suo forte sapore di varechina con retrogusto di mandorle, una passeggiata per un vero ottomano.

L'esercito Ottomano cinge d'assedio una roccaforte bizantina.

La potenza dei cannoni ottomani

Le armi da fuoco dell'esercito ottomano erano fra le migliori al mondo, i turchi benché in ritardo di 50 anni rispetto agli europei si dotarono di bombarde, moschetti e colubrine di pregevolissima fattura, ma i fiori all'occhiello dell'esercito ottomano su cui il sultano investì un mucchio di centoni erano i giganteschi cannoni turchi! Essi erano frutto dell'esperienza del famoso artigiano ungherese, mastro Orban, e delle materie prime d'eccezione del grossista marocchino, mastro Abdul. Accesi sui Dardanelli e puntati verso Costantinopoli furono essenziali per la conquista della città nel 1453. I cannoni ottomani non furono invece subito utilizzati nelle navi turche poiché le grandi dimensioni dei primi causarono problemi nel rollio, solo ad inizo '500 i marinai della flotta turca furono abbastanza esperti da potersi fare un viaggio con i cannoni di mastro Orban. Anche un famoso armaiolo come l'olandese James Van Der Beek ci conferma che i cannoni ottomani erano veramente potenti. Ogni tiro di cannone ottomano era una botta assurda, inoltre erano costruiti in modo da essere il più maneggevoli possibile e girare facilmente di mano in mano per costituire un cerchio pefetto attorno all'obiettivo dell'assedio, i nemici storditi dalla botta del cannone e intossicati dalla coltre di fumo cedevano facilmente, spesso la difesa collassava prima che facesse giorno lasciando gli ottomani liberi di razziare chiese e dispense in preda a sete di sangue e fame chimica.

Giannizzeri: gli eroi ottomani

"Ritratto di un Giannizzero" dell'antropologo Gentile Bellini, pennello su tela.
"Ritratto di un Giannizzero" del turista Whilem Von Throten, go-pro su bastone da selfie.

L'esercito ottomano era in grado di far fuggire con la sola presenza gran parte degli avversari, chi invece riusciva a sopportare la puzza di tonno e cipolla doveva poi vedersela con il corpo speciale dei Giannizzeri. Essi erano letteralmente di proprietà dell'imperatore ottomano ed erano reclutati originariamente fra gli schiavi e i cristiani, in quanto tali a Gesù potevano offrire il loro cuore, ma il loro culo apparteneva all'arma dei giannizzeri[senza fonte]!. Furono il primo esercito regolare non mercenario del mondo e in quanto tale percepivano una paga mensile del valore di circa 80 euro, ma essendo schiavi illetterati e quindi non in grado di far di conto, il sultano stesso gestiva le loro finanze. Erano inoltre soggetti al vincolo del celibato e quindi alla loro morte i loro averi tornavano al reggimento e quindi al Sultano. Questo precoce esempio di finanza creativa non sfuggì ai regnanti ottomani che nel corso degli anni e con l'avanzare della crisi economica dell'impero, ampliarono il numero degli effettivi da 100 a 300.000. I giannizzeri si distinguevano per la loro uniforme bianca e ad alti copricapi sempre di colore bianco, erano armati con uno spiedo ed un lungo coltello elettrico, ma nel 1500 con l'adozione delle armi da fuoco furono dotati anche di un regolare moschetto, nel 1550 dopo una serie di rovinose battaglie furono dotati pure di regolari munizioni.

La Marina ottomana

Un pezzo d'artiglieria ottomana, durante il periodo d'oro di mastro Abdul.

Nei primi secoli i turchi ottomani in quanto pastori dell'Asia Minore non furono particolarmente abili nell'arte della navigazione ma la cosa cambiò quando, assoggettati i berberi della Tunisia e della Libia, vennero in possesso del loro know how rispetto alla guerra marittima, alla navigazione e alla gambata stile libero[2], I berberi infatti erano esperti pirati che già allora salpavano da Tunisi e Tripoli in direzione dell'Italia a scopo di saccheggiarne il welfare. La qualità delle imbarcazioni turche da lì in poi migliorò vistosamente e a parte numerose e tragiche figure di merda subite per colpa della marina veneziana, genovese, russa e maltese, i risultati furono nel complesso strepitosi tanto che nel 1867 gli ottomani finalmente varano il veliero più veloce e letale del mondo, nel 1868 invece l'Inghilterra vara la corazzata Dreadnought con 12 torrette rotanti, 5 lancia siluri e 4 motori a vapore da 25.000 cavalli. Ciò non mina comunque il primato ottomano togliendone soltanto ogni sua utilità.

L'Aviazione ottomana

Nel 1909 l'ingegnere ottomano Özkan Baklava realizza quello che è certamente il primo aeroplano di sempre ad est dei Dardanelli, subito lo stato maggiore dell'esercito si interessa alla faccenda: per la prima volta in 700 anni c'è l'opportunità di non mettere le mani in ritardo su una teconologia militare. Purtroppo gli aerei ad atterraggio verticale dell'ingegner Baklava non facevano al caso né dell'esercito ottomano né della vita dei piloti. Il sultano prese quindi contatto con una ditta di aerei usati francese e decise di dotarsi di 15 velivoli "le carcasse Xi2", sottomarca low cost degli aerei Renault. Il 1911 vede il battesimo di fuoco dell'aviazione ottomana durante l'invasione italiana della Libia. Siccome infatti le coste di Tripoli sono protette solo da 20mila beduini, si decide di puntare tutto sulla superiorità aerea. La potente[senza fonte] cavalleria dell'aria italiana si batte quindi contro i velivoli turchi di seconda mano in un epico scontro per evitare quella che si può definire la zona retrocessione dei popoli. Il 10 settembre le forze aeree ottomane abbattono il primo velivolo italiano, nel frattempo i bersaglieri occupano Tripoli, Tobruk, italianizzano tutti i nomi ed iniziano ad edificare le strade. La guerra finisce l'11 settembre con la sconfitta dei turchi, la perdita di tutta la Libia e di gran parte dell'autostima: L'impero ottomano è il primo stato al mondo a perdere contro l'Italia.

Gloriose battaglie dell'esercito ottomano nel nome di Allah, del profeta e del sultano

L'esercito ottomano non sarà numeroso come quello francese oppure disciplinato come quello prussiano, però è sicuramente il più pittoresco d'Europa.

Assedio di Costantinopoli

Mustafà Pascià mostra orgoglioso il suo patologico idrocefalo.

La storia dell'esercito ottomano inizia nel buio medioevo, in un XIII secolo di atrocità e pestilenze e si dilunga per quasi 700 anni terminando in un moderno XIX secolo di atrocità e pestilenze. Nella storia di questo esercito, grandi battaglie campali, assedi, grigliate, guerre navali e retorica spicciola vi si trovano in misura tale da fare impallidire il signore degli anelli di Tolkien. La prima facile preda dell'impero ottomano è l'impero bizantino, lasciato dal resto del mondo cristiano da solo a crepare in un angolo. Solo quando gli ottomani nel 1453 cingono d'assedio Costantinopoli, Venezia e Genova corrono in soccorso dei fratelli bizantini e dei ricchi investimenti immobiliari fatti in città durante la bolla speculativa del 1451. Gli ottomani assaltano a più ondate le mura teodosiane ma in prima linea a difendere il portone principale sono schierati i volontari genovesi con il loro coraggioso capitano Giovanni Giustianiani. All'inizio i difensori reggono bene le cannonate e gli assalti alle mura, finché una scheggia di pallet non ferisce gravemente il mignolo del Giustiniani. I genovesi sono così costretti a ripegare nel porto, caricare tutti i tesori bizantini, fregarsi tutte le navi e lasciare gli indifesi greci ad affrontare una morte atroce. Il Giustiniani morirà comunque 54 anni dopo, per le gravi ferite subite.

Guerra ottomano-veneziana e Battaglia di Lepanto

Una nuova guerra fra Veneziani e Ottomani inizia nel 1570 con l'assedio della fortezza di Famagosta a Cipro, detta anche la Fort Alamo degli indipendentisti veneti. Gli Ottomani sono guidati dal famoso condottiero Lala Quaqua Mustafà Pascià [3] e possono contare su forze soverchianti. Sapendo che i veneziani hanno poche munizioni, il generale decide di mandare ondate e ondate di soldati fino ad esaurimento delle risorse nemiche, purtoppo finiscono prima i soldati ottomani. Pascià riesce così solo a cancellare la disoccupazione fra i giovani turchi ma per prendere la fortezza deve usare la diplomazia: i soldati e i comandanti potranno rimanere vivi in caso di resa. I difensori sportivamente accettano, anche perché hanno finito le munizioni sul serio. Pascià meno sportivamente fa scorticare il capitano veneziano, però da vivo che non si dica mai che un ufficiale ottomano non mantiene la parola data. Mentre il laeder turco gioca ai soldatini, Venezia e i papisti formano la lega santa per affrontare la flotta ottomana alla pari, dalla loro parte hanno pure la potenza degli spagnoli, la fede dei toscani e il coraggio dei genovesi[senza fonte].

Disambiguazione – Oops! Forse cercavi la mattanza marittima al completo, vedi Terza battaglia di Lepanto.

Lo scontro avviene nel 1571 e vede vincitori i santi leghisti grazie a 2 manovre eccezionali, la prima del comandante Venziano Agostino Barbarigo che schiera staccate fra loro 2 galeazze da trasporto piene zeppe di cannoni e fra le 2 navi uno striscione con su scritto "qui c'è il tesoro della lega santa", suscitando così la curiosità da lemming dell'ammiraglio nemico Pascià. L'altra grande manovra è del comandante Genovese Andrea Doria che abilmente si ritira con le sue navi mentre il resto dell'ala destra viene massacrata dagli ottomani, per poi ripiombare a sorpresa su di loro a battaglia ormai finita. Le conseguenze dello scontro sono disastrose per la flotta ottomana che viene totalmente annientata, la lega santa non può però dare il colpo di grazia all'impero ottomano poiché i genovesi quel giorno hanno un appuntamento dal medico, la minaccia all'europa cristiana sembra comunque ormai totalmente scongiurata.

Minaccia all'Europa cristiana e Battaglia di Vienna

Disambiguazione – Magari hai fumato troppo. Se cercavi come è nato il cappuccino e il cornetto, vedi battaglia di Vienna.
Anche contro gli avversari più forti, i giannizzeri, nerbo dell'esercito ottomano vendono cara la pelle.
« La resistenza della città di Vienna è il più eroico atto di fede mai compiuto dalla cristianità, solo un pugno di uomini coraggiosi separa l'europa cristiana dalla distruzione per mano dell'infedele ottomano »
(genovese santoleghista mentre conversa con i suoi pari nella frescura della sua residenza estiva.)

Come volevasi dimostrare, nel 1683 l'esercito Ottomano è più efficente che mai e a capo di un'eterogena coalizione assedia Vienna. Dall'altra parte un'altrettanto eterogenea coalizione guidata da Sobieski di Polonia comprendente tedeschi, austriaci, veneziani, toscani, papisti, milanesi, genovesi e basta, si appresta a travolgere le truppe ottomane del gran visir Cacà Parquà Mustafà Pascià[4]. L'assedio si svolge come un feel rouge di giochi senza frontiere: Turchi, ungheresi e rumeni devono masacrare gli assediati prima che la cavalleria cristiana metta sanguinosamente stop al tempo. Benché Sobieski se la prenda molto comoda fermandosi ad abbeverare i cavalli a Lipsia e fermandosi ad abbeverare i cavalieri a Praga, l'artiglieria ottomana non riesce ad aver ragione delle difese viennesi. I cannoni ottomani infatti non sono più forti come una volta: mastro Orban è morto da tempo, mastro Abdul si trova in carcere a Rebibbia e del lucido da scarpe non può certo scalfire le mura. Il risultato è che gli Ussari alati di Polonia piombano sul campo ottomano proprio durante la grigliata di mezzogiorno. Nelle 48 ore seguenti succede di tutto: i giannizzeri respingono i tedeschi, i polacchi travolgono gli ungheresi, i rumeni indisturbati si fottono invece il tesoro da campo del gran visir. La battaglia finisce con la disfatta ottomana ed un buco finanziario da 2134 miliardi, deficit che non potrà più essere colmato, il collo di Pascià invece viene colmato da una picca per ordine del sultano.

La Battaglia di Korkusuz

Un giovane ufficiale ferito a morte durante la battaglia di Korkusuz.
i giovani turchi rottamano finalmente l'impero Ottomano, la minoranza armena può stare serena.

Un altro drastico taglio al personale ottomano avviene nel 1916 durante la prima guerra mondiale, il colonnello inglese Rodolfo Valentino alla guida di insorti arabi toglie gran parte del territorio ottomano al Sultano nell'epica battaglia di Korkusuz, ma essendo la storia notevolmente eurocentrica, questa battaglia non ci interessa e non sarà nemmeno riassunta. Fortunatamente per voi c'è un video d'epoca a cura dell'Istituto Luce a proposito di queste eroiche gesta.


Fine dell'esercito Ottomano

Nel 1922 i giovani turchi subentrati alla guida del paese decidono di riammodernare lo stato a ottomani amputando qualche arto e trasformandolo nella Repubblica Turca. Anche l'esercito viene riformato sotto supervisione dell'alleato teutonico che ne elimina grigliate, pennacchi ingombranti e cannoni. I soldati diventano così degli ottusi, obbedienti, mangiatori di razioni K con i loro stupidi ed antiestetici elmetti di protezione, esattamente come tutti gli altri eserciti dell'epoca. Per i giannizzeri purtoppo non c'è più posto né gloria nei campi di battaglia, vengono quindi impiegati come buttafuori nei club berlinesi e tutt'ora sono ancora lì, a guardare la tua carta d'identità e a scuotere la testa se non sei abbastanza hipster.

Note

  1. ^ il deficit mnemonico è spesso spiegato da ictus, aterosclerosi o sindrome da TDC
  2. ^ benché subordinata all'uso della tavoletta
  3. ^ nome dovuto all'avanzata senilità della nonna e all'avanzata bastardità dell'ufficio anagrafico
  4. ^ la demenzia senile è una tara ereditaria, così come lo zelo nel compilare i registri anagrafici
Questa è una voce di squallidità, una di quelle un po' meno pallose della media.
È stata miracolata come tale il giorno 28 giugno 2015 col 33.3% di voti (su 12).
Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto.

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