Disfida di Barletta

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La Presidenza della Repubblica Italiana approva questo articolo!

Questo articolo è stato letto dal Presidente Napolitano in persona,
che lo ha ritenuto di altissimo valore storico, patriottico e culturale,
nonché inerente al quadro dei festeggiamenti dei 151 anni dell'Unità d'Italia.
L'autore sarà presto ricevuto al Quirinale ed insignito di titolo onorifico
(uno dei tanti titoli che il Presidente in carica può divertirsi a conferire).

Due prodi cavalieri che si sfottono facendosi il verso a vicenda.
« Ah ah ah! Italiani! Pizza, spaghetti, mandolino! Eh eh eh! »
(Cavalieri francesi prima della disfida di Barletta.)
« Ah ah ah! Francesi! Formaggio che puzza, ricchioni, PERDENTI! Eh eh eh! »
(Italiani dopo la disfida di Barletta.)

La Disfida di Barletta è una rissa famosa avvenuta, come dice il nome, a Barletta Trani, in Puglia, nell'anno del Signore 1503, e in quello della Gentil Consorte 1504 e mezzo.

L'evento, malgrado la spassosità e l'esemplarità, non è riportato sui libri di storia italiani per non inculcare ai giovani altri motivi per sfottere i francesi oltre a quelli che conosciamo bene, né sui libri di storia francesi per ovvie ragioni. In compenso, lo trovate su tutti i libri di storia inglesi, perché gli inglesi se le fanno sempre volentieri due risate sugli odiati mangialumache.

Si trattò di uno scontro a plural tenzone, sponsorizzato dalla Gatorade, tra la nazionale dell'esercito francese e una rappresentativa italiana di all-stars provenienti da tutta la penisola (a quel tempo l'Italia non esisteva ancora), vinta dagli italiani per 13 a 2.

Contesto

Tanto tanto tanto tempo fa, mese più mese meno, l'Italia non aveva uno stato tutto suo, ma solo tanti piccoli staterelli più o meno idioti che, ad ogni invasore straniero, venivano più o meno piallati e sottomessi; questo capitava non di rado, visto che a quei tempi la penisola era in pratica il lenzuolo troppo corto sul letto delle potenze europee: tira di qui, tira di là, prima un padrone, poi un altro, e così via...

E fu durante una delle solite baruffe tra Spagna e Francia per spartirsi la Terronia che capitò il fattaccio. Gli spagnoli, troppo pigri per fare da sé, adoperavano spesso nelle loro fila soldati italiani per vincere le battaglie, con grande ribrezzo dei francesi che, anche se perdevano ogni singolo scontro, almeno lo perdevano tutto da soli.

La cantina della sfiga sfida

La faccia dell'infuriato Prospero Colonna quando gli fu riferito degli insulti dei francesi.

Nel febbraio 1503, dopo aver preso le solite giuste sberle[1], alcuni nobili francesi vennero fatti prigionieri dagli spagnoli e dai loro sgherri italici.

Siccome erano i tempi bui del medioevo, allora i prigionieri, anziché denudarli, ammucchiarli e scattarsi foto ricordo con loro, venivano trattati con dignità e rispetto[2]; quindi alcuni di questi, in attesa che i danarosi parenti pagassero il loro riscatto, vennero invitati dai vincitori spagnoli ad una cena cordiale in una taverna di Barletta dove c'era il vino buono.

Tra questi vi era il cavalier La Motte, detto "Bob La Mossa" per il sinuoso movimento di anche che faceva quando ballava la disco music.

Forse per l'alcol, forse per il suo essere uno snob, ma sicuramente perché era una grandissimo rosicone, cominciò a sfottere i soldati italiani che gliele avevano suonate manco un giorno prima.

« Sono solo dei culacchioni vaccomandati, e non è nemmeno vevo che cucinano bene come dicono! »

Gli spagnoli allora andarono a fare la spia al comandante degli italiani, che mandò un galoppino a chiedere a Bob se ora, non più sbronzo, aveva il fegato di ripeterlo.

« Confevmo quanto dissi! »

Al che, persino il galoppino gli sputò in un occhio e se ne andò con le seguenti parole.

Non si poteva lasciare la cosa impunita!

Così, per l'onore, per la gloria e per un intero prosciutto di Parma messo in palio, si decise che ci sarebbe stata una sfida tra italiani e francesi. Visto che il calcio non era stato ancora inventato, né tanto meno il calcio balilla, si decise di fare all'antica: con spade, asce, mazze ferrate e vergate sul membro.

Sarebbe stato un tredici contro tredici: Francia vs I migliori cavalieri d'Italia[citazione necessaria]

Le formazioni in campo

Questo NON È un prode cavaliere italiano...

Italian All-Stars

La formazione italiana allenata da Prospero Colonna, allievo dell'allora già vecchio Carlo Mazzone, scese in campo con il 5-4-3-1

Questo invece si!
  • Ettore Giovenale - Romano di parte romana, ma genovese per parte di nonna.
  • Fanfulla da Lodi - Lodigiano, ma più probabilmente un teletubbies, visto il nome che si ritrovava.
  • Giovanni Capoccio - Abruzzese, ma non per colpa sua.
  • Romanello da Forlì - Forlino, orbo e con l'alito cattivo; reclutato solo per non farla sembrare troppo una nazionale di terroni.
  • Maiale da Troia - Se nel suo caso come si suol dire "Il nome è un programma", costui doveva essere il puttaniere del gruppo.

Come potete notare, quasi nessun polentone, ma non di certo perché già da allora esistessero i leghisti (che dell'onore dell'Italia se ne sbattono da sempre): alcuni cavalieri padani erano stati chiamati per la sfida e risposero con piacere all'appello, ma non poterono discendere la penisola perché la Pianura Padana era allagata e i barcaioli facevano dei prezzi che erano vere ladrate!

Solo il lombardo Fanfulla riuscì a passare a nuoto perché si era portato da casa i braccioli.

Francesi

Il solito mucchio di perdenti: senza colonie da cui reclutare pompatissimi cavalieri di colore non avevano alcuna possibilità, ma visto l'ego tipico della loro specie, non se ne accorsero. Schierati con l'1-1-1-1-1-1-1-6, perché sottovalutavano troppo i loro avversari.

Risparmiamoci la descrizione di questi tredici e passiamo direttamente a quando combatterono.

La disfida

"Parbleu! Guavdate che ove sono! Devo scappave!" - Cavaliere francese alla Disfida, una volta vista la malaparata.

Il luogo scelto per la sfida fu una spiaggia vicino Trani, che fece registrare il tutto esaurito di pubblico: un paio di famigliole di bagnanti svedesi in vacanza, un venditore ambulante di cocco ottomano e un paio di dozzine di bovari e pecorari pugliesi, venuti dalle campagne a fare il tifo per l'Italia.

Fatta firmare a tutti la rinuncia all'assicurazione, gli arbitri diedero il via alla contesa.

I cavalieri francesi caricarono superbamente lancia in resta, ma gli italiani adoperarono un ben diverso stratagemma.

Anziché caricare, li aspettarono, poi mentre stavano per schiantarsi contro di loro, si aprirono in due gruppi con un "Olé!"[3]: di conseguenza, i francesi cercarono di frenare, ma uno di loro non ci riuscì in tempo e venne squalificato per essere uscito fuori dal ring.

Già uno in meno!

Nella battaglia che seguì, un paio di italiani vennero disarcionati, ma resero pan per focaccia mettendo lo sgambetto ai cavalli dei francesi, i quali ruzzolarono giù faccia nella sabbia, restando incastrati come struzzi.

I francesi vennero pestati uno dopo l'altro, e quel coglione di Bob La Mossa già nelle prime fasi, zittito da un cazzotto in testa di Ettore Fieramosca.

Il punteggio finale fu di tredici a due, ma solo perché Maiale aveva abbandonato il campo per imboscarsi con una giovin contadinella del loco, mentre Romanello da Forlì si era ritirato perché aveva rischiato di soffocare per un morso di cocco finitogli di traverso (non si devono fare spuntini durante i tornei!).

Conseguenze

  • I francesi persero: come al solito[citazione necessaria].
  • Gli italiani fecero bella figura: a volte capita.
  • I francesi erano così convinti di vincere che si erano presentati sul campo senza i soldi per pagarsi il riscatto in caso di sconfitta; come punizione vennero tenuti a macero nel sangiovese per una settimana e costretti, poi, a pagare una mora salatissima.
  • Ettore Fieramosca, capitano dei vincitori, ottenne un contratto da 2 milioni di scudi a stagione, per giocare nell'esercito inglese.
  • L'allenatore Prospero Colonna ricevette anche lui offerte dai migliori eserciti d'Europa.
  • I comuni di Trani e Barletta litigano tutt'oggi sull'attribuzione della disfida. Probabilmente presto si dirimerà la contesa con una nuova disfida tra i tredici migliori tranini e i tredici migliori barlettesi a una gara a chi ingurgita più vino e salsicce.

Pagine correlate

Note

  1. ^ Sono francesi insomma.
  2. ^ Che tempi bui!
  3. ^ Strategia suggerita loro dagli alleati spagnoli