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La pagella di [[Nonciclopedia]]:
* '''ALBERTOSI 4''' Va bene uscire a vanvera, ma almeno lascia un recapito dove poterti contattare, no dico... eccheccazzo!!


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*La pagella di [[Nonciclopedia]]
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== Cultura popolare ==
== Cultura popolare ==

Versione delle 20:17, 6 gen 2013

In quella storica data, gli Azzurri batterono una selezione di operai, provenienti dalla filiale di Münster della nota fabbrica di panettoni milanese, per 4-3.
Con 60$ del 1970 potevi comperare 5 bidoni di petrolio, una squillo per tutta la notte o far abortire una minorenne gravida in clinica a Lugano.

Partita del secolo oggi come oggi è una definizione obsoleta, dal momento che si riferisce al XX secolo: la partita del secolo attuale deve ancora giocarsi, mentre non si hanno notizie di una partita del secolo decimonono.

Il giorno mercoledì 17 giugno 1970, alle 16:00 ora locale, si disputò allo Stadio Azteca di Città del Messico la seconda semifinale dei Mondiali del Messico tra Italia e Germania Ovest.

« Sarebbe questa la partita del secolo? »
(Giovane pirla del XXI secolo.)

È sconfortante constatare come i giovani d'oggi abbiano perduto la memoria storica di avvenimenti che hanno lasciato una sì importante impronta sociale che consente loro di essere gli stronzetti che sono in totale libertà. Questo documento tenterà, per quanto possibile, di porre un freno a tale dilagante malcostume.
Per chi l'ha vista fu una partita incredibile:

« Me la ricordo si! Quella notte il chirurgo di turno si era dato malato e dovetti rattoppare da solo una dozzina di coronarie. Stavo su un manovale di Bergamo, avevo un occhio alle pulsazioni e uno alla TV, al gol vittoria di Rivera feci "TIE!"... mi sfuggì il bisturi e infilzai Suor Maria Dolores alla tetta destra. Ancora non me la perdona! »
(Il noto cardiochirurgo Marcelletti che rammenta di quando era niubbo.)

Premesse tecniche e non

Il pessimismo aleggiava, ma qualcosa suggeriva che l'Italia era superiore.

L'approccio alla partita fu condizionato da una serie di critiche rivolte alla Nazionale dal popolo, che sarà bue quanto si vuole, ma di calcio ne mastica, o comunque ne rumina.
Bruciava ancora la disfatta di quattro anni prima, patita contro la Corea del Nord nei mondiali inglesi, come d'altronde bruciava parecchio il fatto che l'Italia non andava oltre il primo turno regolarmente dal 1950. In compenso andavano regolarmente di corpo, ma questi sono altri cazzi.
L'ultima volta che la Nazionale si era fatta valere risaliva al lontano 1938, quando sulla casacca azzurra era cucito un fascio littorio e gli atleti salutavano romanamente. Non era raro quindi sentire discorsi surrettiziamente permeati di malcelato revisionismo:

« Quando c'era lui i treni arrivavano in orario e l'Italia vinceva i mondiali! Adesso, col socialismo reale e tutti questi comunisti, i ferrovieri sono sempre in sciopero, la squadra è svogliata e senza nerbo e sembrano tutti delle signorine, anzi, secondo me ce n'è anche qualcuno un po' frocetto! »
File:Boninsegna Burghich Riva Rivera a Messico 70.jpg
Secondo indiscrezioni di spogliatoio, qualcuno si lasciava cadere troppo spesso la saponetta nelle docce! Se ci dovessimo basare sulle mandibole volitive il cerchio si stringe..."

Insomma, gli azzurri partivano per il Messico tra il dileggio e gli sberleffi generali, accompagnati da pessimismo strisciante e sfiducia conclamata. E se questo era il parere del popolo bue, quale sarebbe stato il giudizio degli addetti ai lavori? E dei fancazzisti? La stampa del settore ovviamente non si fece pregare. Sulle testate sportive le disquisizioni tecnico-tattiche si sprecavano: dai vecchi nostalgici del Metodo ai sostenitori del WM[1], chi propugnava il calcio totale e la zona mista. Tutti erano comunque d'accordo su un fatto: gli azzurri erano guidati da un vecchio scolorito e rimbambito, Ferruccio Valcareggi, che sembrava pronto per ripetere la figuraccia di quattro anni prima patita dal tragicomico Mondino Fabbri ; le squadre milanesi e torinesi, le solite fornitrici di calciatori alla Nazionale, erano piuttosto in disarmo: proprio quell'anno avevano lasciato vincere lo scudetto a quei pecorai del Cagliari, che perciò aveva dato ben sei giocatori alla Nazionale (Albertosi, Cera, Niccolai, Domenghini, Gori e Riva. Uno scandalo, per i puristi del calcio.

Un altro tormentone accusatorio di quel periodo era la cosiddetta staffetta. A partire da quel mondiale vennero ammesse le sostituzioni di due calciatori: fino ad allora era consentito il solo cambio del portiere in caso di infortunio. Se un giocatore di movimento si infortunava doveva restare in campo ugualmente, ed assumeva il ruolo di "sponda", limitandosi a farsi rimbalzare la palla addosso e cercando di non venire abbattutto da questa. La possibilità di effettuare ben due cambi fece volare sulle ali della fantasia le menti

degli italici calciofili, ma soprattutto fece fare un trip cosmico a Valcareggi.

« Mazzola e Rivera sono due doppioni, gli farò fare un tempo ciascuno. Oppure uno gioca i minuti pari e l'altro i minuti dispari. Riva sostiene che Rivera è meglio di Mazzola, e forse non si sbaglia, ma i baffetti di Mazzola sono molto belli. E se facessi giocare Mazzola insieme a Furino e Rivera insieme a Greatti? Ah, no, Greatti non l'ho convocato. Mmm... mi sa che li lascio entrambi in panchina, o entrambi in campo. E se mandassi tutti quanti affanculo? »

Valcareggi risolse infine i suoi dubbi tecnico-tattici mediante il classico "testa o croce", che era peraltro il sistema che utilizzava per fare le formazioni. Ad ogni partita avrebbe deciso di impiegare i due registi a seconda dei lanci di monetine effettuati. Per un caso strano la sorte volle che Mazzola fosse sempre in campo dal primo minuto, mentre Rivera gli subentrava a partita in corso. La stampa italiana si scatenò violentemente contro Valcareggi, accusandolo senza mezzi termini di falsificare i lanci della monetina perché ammaliato dai baffi di Mazzola. Secondo alcuni rumors mai confermati, a Valcareggi non piaceva la zazzera con riporto "effetto panettone" di Rivera, e il solo vederlo sul campo gli provocava reazioni orticarioidi diffuse su tutto il corpo. Tuttavia, a dispetto di tutti i gufi, con questo sistema l'Italia aveva superato il primo turno ed aveva asfaltato i padroni di casa del Messico ai quarti di finale. Insomma, funzionava. Valcareggi ne era certo: avrebbe funzionato anche contro i tedeschi.

La partita

Facchetti sembra pensare: "Ma sarebbe questa la Grande Germania?!"... L'arbitro invece: "Eh si, so' cazzi vostri!!"

La Germania Ovest si presentava all'Azteca fiduciosa: aveva stravinto il girone eliminatorio e sconfitto ai quarti l'Inghilterra (ribaltando il risultato da 0-2 a 3-2 negli ultimi venti minuti di partita).
L'italia aveva abusato del culo al girone eliminatorio (qualificandosi con un solo gol fatto), ai quarti aveva eliminato il Messico per 4-1 (mentre loro facevano la siesta). I teutonici scesero in campo da favoriti, gli azzurri pregando.
Arbitro della partita il signor Arturo Maldonado Yamasaki, della Federazione Messicana ma di chiare origini peruviane, la madre Akiko infatti lavorava in un bordello a Lima.
Una cosa aveva messo tutti d'accordo: Comunardo Niccolai doveva essere messo in condizioni di non nuocere, vista la sua buona propensione agli autogol. Infatti fu incaricato di circuire la moglie di Yamasaki e "trombarla" a dovere, al fine di poter dare del cornuto all'arbitro senza cadere nel facile stereotipo.

Formazioni

Le due formazioni che si affrontarono nella partita del secolo.

L'Italia schierava il consueto 4-4-2 con Mazzola a ridosso delle punte, Rivera a ridosso dello spogliatoio e Niccolai a ridosso della moglie dell'arbitro.

  • In campo: Albertosi, Burgnich, Facchetti, Rosato (91’), Cera, Bertini, Domenghini, De Sisti, S.Mazzola (46’), Boninsegna, Riva
  • Allenatore : Valcareggi
  • In panchina : Zoff, Poletti (91’), Juliano, Rivera (46’), Prati
  • In tribuna: Ferrante, Puia, S. Gori, Furino, L. Vieri[2]
  • In albergo (nella stanza di Yamasaki): Niccolai

Rispondeva la Germania col granitico 4-5-1, con Overath e Müller a fare movimento, Seeler per scardinare la difesa italiana e Haller a dare una mano a Niccolai a scardinare la "topa" della signora Yamasaki, perché anche lei (in quanto moglie di arbitro) voleva essere imparziale.

  • In campo: Maier, Schnellinger, Schulz, Patzke (65’), Vogts, Beckenbauer, Grabowski, Overath, Müller, Löhr (51’), Seeler
  • Allenatore : Schön
  • In panchina : Manglitz, Libuda (51’), Höttges, Held (65’), Weber
  • In tribuna: Fichtel, Lorenz, Sieloff, Dietrich, Wolter
  • In albergo (a dare manforte a Niccolai): Haller

Primo tempo

Roberto Boninsegna festeggia pacatamente il gol.
Enrico Albertosi in una delle sue classiche respinte di pugno. Tra i pali era considerato un fuoriclasse, nelle uscite un fuori di testa.

L'Italia parte con un pressing forsennato su tutti i palloni, l'agonismo è alle stelle. In tribuna, una bambina col palloncino viene falciata da tergo da Furino. D'altra parte Valcareggi era stato chiaro: "Se li facciamo ragionare ci fanno il culo come un secchio!"

  • 5'. Su cross di De Sisti, Riva viene anticipato di testa da Schulz. L'occasione era troppo ghiotta, durante l'intervallo Riva chiamerà l'anonima sarda per raccomandare la signora Schulz.
  • 8'. Gol di Boninsegna, che finalizza l'invitante passaggio in diagonale di Mazzola, 1-0. Il gioco tarda a riprendere, i tedeschi si schiaffeggiano a vicenda per quasi due minuti.
  • 14'. Domenghini dribbla Vogts e poi Patzke, entra in area e spara leggermente alto. Un cormorano la scampa per un soffio.
  • 22'. La Germania si scuote ma, a parte la forfora di Overath, non produce niente di concreto.
  • 26'. Beckenbauer viene atterrato da Facchetti in area, quest'ultimo fa una faccia da turista giapponese a Rho e l'arbitro lascia correre.
  • 31'. Mazzola falcia Beckenbauer a centrocampo, il tedesco fa segno con la mano all'arbitro "...e sono due", Yamasaki fraintende e gli da il permesso di andare alla toilette.
  • 35'. Müller tira a fil di palo. Buon per lui che negli anni '70 il doping era un problema molto sottovalutato.
  • 41'. Grabowski calcia da fuori area, sembra un cross e Albertosi va in uscita, la palla assume una traiettoria maligna, Albertosi chiede a Rosato: "Secondo te dove cazzo finisce?". Dopo un breve conciliabolo con l'esperto difensore, il portiere torna indietro e la alza sopra traversa.
  • 44'. Da un fallo su Mazzola scaturisce una punizione al limite dell'area. Riva spara una bomba delle sue ma colpisce Löhr nella barriera. Il tedesco parla per trenta secondi in lingua cayubaba e, non avendo mai frequentato indios boliviani, la cosa preoccupa il massaggiatore.

L'arbitro fischia la fine del primo tempo e le squadre vanno al riposo. Löhr è l'ultimo a rientrare nello spogliatoio tedesco, si era attardato a chiedere a che ora era prevista l'apertura della Oktoberfest.

Secondo tempo

Le sostituzioni erano già state effettuate, Beckenbauer giocherà il resto della partita col braccio al collo. Il dolore è forte, ma è niente in confronto alla vista della cravatta del suo medico.
Karl-Heinz Schnellinger segna al 92', mentre Albertosi stava già festeggiando con le braccia alzate al cielo.

Nell'intervallo si concretizza la staffetta Mazzola-Rivera. Quest'ultimo entra in campo per sfruttare il contropiede, l'altro esce per farsi la muchachita che pulisce lo spogliatoio che, come ebbe a definirla il traduttore addetto alla Nazionale Miguel: "Se llama Celeste esta bastante guapa".

  • 51'. Libuda sostituisce Löhr, dopo che questi si era messo a quattro zampe imitando il verso del capibara.
  • 55'. Seeler ha la prima grande occasione in area. Da fine esteta del calcio, invece di colpire di piattone, si produce in una semirovesciata rasoterra (sdraiandosi su un fianco) che si spegne a fil di palo. Da allora, il colpo viene chiamato Stronzata Uwe ed è vietato in tutte le scuole calcio del mondo.
  • 62'. Albertosi esce per intercettare un cross diretto a Seeler. Quando arriva in zona, il tedesco ha giù smistato da tempo su Overath che ha calciato nella porta sguarnita ma ha preso la traversa. Al rientro tra i pali, il portiere azzurro vuole essere messo al corrente sugli sviluppi dell'ultima azione, riceve un vaffanculo da Facchetti e un "ma datte foco" da Cera.
  • 65'. La Germania gioca il tutto per tutto, esce il difensore Patzke ed entra il centrocampista offensivo Held, definito a posteriori: "un calciatore col fiuto del gol di Walter Zenga e i piedi di Riccardo Ferri".
  • 68'. Beckenbauer, toccato da Cera, cade in area e si lussa una spalla, l'arbitro assegna una punizione al limite. Il tedesco passa indietro per il nuovo entrato Held, che colpisce con forza e abbatte un venditore di fusaje nel settore distinti.
  • 72'. Altra grande occasione per i tedeschi, il tiro ben incrociato di Overath sorprende Albertosi. Fortunatamente Rosato salva sulla riga ma, nel farlo, ci rimette il testicolo sinistro.
  • 83'. Occasione incredibile per la Germania. Un tiro di Schulz viene ribattuto da Burgnich, Seeler prova il tapin ma Albertosi respinge di piede, la palla arriva a Beckenbauer che calcia debole e il portiere azzurro blocca. Nel frettoloso rinvio con le mani la palla colpisce la schiena di Seeler, passa a dieci centimetri davanti tutta la porta e lo stesso Albertosi anticipa in angolo l'accorrente Müller. Valcareggi, in panchina, per poco non strangola Juliano dal nervoso.
  • 92'. Da circa due minuti, Nando Martellini stà insultando pesantemente gli avi di Yamasaki, reo di non aver ancora fischiato la fine della partita, rivolgendo particolare attenzione anche alla madre dell'arbitro, di cui ha intuito i trascorsi lavorativi. Sembra portare il fischietto alla bocca, proprio mentre Grabowski effettua un innocuo cross in area, tutti i tedeschi stanno andando verso gli spogliatoi tranne Schnellinger, che ha seguito l'azione. L'arbitro esita e il tedesco la mette dentro in scivolata scomposta, 1-1 e si va ai supplementari.

Valcareggi si muove a compassione, vede Rosato chino a cercare la palla sinistra e lo sostituisce con Poletti.

Primo tempo supplementare

« Están eufóricos!! / Trad: Sono euforico!!) »
(Il critico sportivo messicano Miguel Javier Cruz)
Il gol del 3-3 di Müller, Rivera era piazzato sul palo ma si fa uccellare dal tedesco.
  • 5' sup. Un pallone viene buttato nell'area azzurra, Poletti protegge la sfera in attesa dell'uscita del portiere azzurro. Albertosi tentenna e Müller arriva come una furia, nel frettoloso tentativo di "metterci una pezza" si assiste ad un turbinio di gambe, nemmeno fosse la finale di Ballando con le stelle. Alla fine il pallone entra e resta il dubbio che l'ultimo tocco fosse del difensore, è 1-2. Fabrizio Poletti gioca da pochi minuti, non lo conosce praticamente nessuno, ma viene iscritto nell'elenco dei nemici pubblici al terzo posto, tra il Clan dei marsigliesi e Renato Vallanzasca.
  • 9' sup. Dopo pochi minuti i tedeschi ci restituiscono il favore. De Sisti batte una punizione scodellando il pallone nell'area tedesca, Schulz tenta di stopparla ignaro del semplice concetto "liberare l'area". Fortunatamente Burgnich passava da quelle parti e la mette dentro, è 2-2 e il difensore viene proposto per la beatificazione al posto di Pio XII.
  • 13' sup. La media del gol ogni quattro minuti viene onorata, Rivera passa a Domenghini che allarga per Riva sulla sinistra, l'attaccante non ci pensa due volte e lascia partire un missile che si insacca nell'angolo opposto, è il 3-2 e, al grido di "Santo subito!", Riva scavalca prepotentemente anche Giovanni XXIII.

Secondo tempo supplementare

« Están muy eufóricos!! / Trad: Sono molto euforico!!) »
(Il giornalista sportivo messicano Miguel Jesús Corona)
Il gol partita di Rivera. Nella foga dei festeggiamenti, Riva lo bacia in bocca in mondovisione.
  • 19' sup. Held semina il panico nella difesa azzurra e passa verso Seeler, stavolta Albertosi azzecca l'uscita e fa sua la sfera. Poi ne fa una delle sue: tira la palla con le mani, colpisce Poletti, la palla arriva a Müller che si allarga ma viene atterrato da Albertosi. Calcia la punizione Vogts, Seeler svetta di testa ma Albertosi con un prodigioso scatto di reni mette oltre la traversa.
  • 20' sup. Sugli sviluppi del calcio d'angolo, Seeler fa da sponda verso il palo opposto sul quale è piazzato Rivera. Poteva bastare un saltino per sventare la minaccia, invece Rivera vuole strafare e prova un Jeté unitamente a un Pas de bourré, Müller insacca di testa il 3-3 e poi si complimenta con Gianni: "neanke mia figlia fa kosì bene Arabesque".
  • 21' sup. Rivera l'ha presa malissimo, non tanto per le critiche di Albertosi che l'ha trattato da cretino, è proprio che non sopporta chi non capisce di danza classica, confondere un Jeté con l'Arabesque è troppo. Batte a centrocampo, passa a De sisti e scatta subito in attacco, Picchio passa a Facchetti che apre per Boninsegna. Bonimba galoppa e crossa rasoterra al centro, Rivera è lì, colpisce con un piattone così orrendo che il portiere Maier si getta terrorizzato sul lato opposto, ma fa gol, è il 4-3 e la partita è vinta, ma soprattutto, Tersicore è vendicata.

Il post-partita

Pare che l'ipertensione arteriosa sia stata classificata come "malattia sociale" all'indomani della partita. Il team azzurro in Messico visse un momento di gloria, ognuno ebbe un premio. A Tarcisio Burgnich fu data la scapola di Beckenbauer da sgranocchiare e una targa col premio "Nombre de Mierda - Mundial 1970", a Gianni Rivera venne concesso di godersi la finale comodamente assiso in panchina, anche se lui non apprezzò particolarmente e pestò i piedi pur di giocarne almeno uno scampolo. Fu allora che Valcareggi avrebbe pronunziato una frase il cui significato oscuro sarebbe stato svelato soltanto ai giorni nostri, in tutt'altro contesto e da tutt'altro personaggio, cui va riconosciuto il merito di averla saputa "rivendere" al momento più opportuno:

« È meglio avere un passero in mano che un tacchino sul tetto! »

La critica

Ad uso e consumo di chi all'epoca era troppo giovane o non era nemmeno in programma, si ripropone la pagella del grande Gianni Brera, allo scopo di ricreare l'atmosfera in cui furono vissuti quei giorni. Forse oggi questi sdilinquimenti stilistici suoneranno patetici e finanche ridicoli, eppure trasmettono, ancora oggi, un pathos ed una carica agonistica che possono essere considerati epici alla stregua delle grandi battaglie tra Achei e Troiani narrate da Omero.


La pagella di Gianni Brera

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| ALBERTOSI 7 Va perdonato, come la Maddalena, perché molto ha parato: però tre o quattro volte è salito in pallone: 7 merita, con qualche sospetto.

BURGNICH 9+ Eroe della giornata: non per il gol, e neanche per avere scoraggiato Löhr e poi Grabowski, ma per aver tenuto l'area su Müller da grandissimo gladiatore: 9 più, come minimo.

FACCHETTI 5 Diciamo disastroso, intronato, preoccupante (Dio, che dispiacere parlarne male: ma debbo: e non meno doveroso mi sembra rendere noto che, se gioca su Jairzinho, possiamo tranquillamente salutare la Rimet. Va in Brasile garantito): 5.

BERTINI 6- Un muscolare tosto ma stolido: quando è in area, tremo. Lascia a Seeler almeno cinque incornate da gol (o da rifiniture per il gol). Su Seeler, in partenza, bisognava mandare Burgnich, che è buonissimo di testa. Gli diamo 6 meno, al Bertini, per le stoiche botte che ha preso e che ha dato.

ROSATO 6,5 Pare un tavolino scancosciato, a volte, però duro, diligente, maligno. Mùller, con lui, non segna: 6,5.

CERA 7- Quando c'è mischia in area, la sua fragile sagoma scompare. Bravo, attento, però gracile. E dobbiamo stare zitti perché fa già miracoli. In fondo non è quello del libero il suo mestiere: mercoledì sarebbe andato bene il Ferrante: ma chissà in che stato psicofisico si trova, adesso? A Cera: 7 meno meno.

DOMENGHINI 8 A volte lo rincorrerei con un bastone, tanto è gnocco e stordito; più spesso lo rincorrerei per abbracciarlo. Ha fatto poco poco cinquanta chilometri: il terzino, il mediano, l'interno, l'ala! Valutato il suo apporto compulsando le note, dopo la partita, penso che meriti 8, non meno.

MAZZOLA 7,5 Ottima partita su Beckenbauer, al quale ha restituito pure una bella lecca. Sta imparando a fare il vero interno. Mi piace anche si lagni di poter giocare solo 45'. Merita 7,5.

RIVERA 6- Come sarebbe bello se potessimo farne giocare dodici. Lui ci vuole, certe cose le fa meglio di tutti: ma quanto può costare a volte, impiegarlo. Merita 6 meno.

BONINSEGNA 7,5 Dai quarti, un vero fenomeno: e come dicevo, ricordando la legge dei grandi numeri, doveva segnare proprio mercoledì. Poi ha sprecato anche, ma quante buone cose! 7,5.

DE SISTI 6+ Con Mazzola aveva un valido appoggio. Con Rivera, niente o quasi. Si è salvato perché naviga sempre alla meglio nel mare magno del centrocampo: 6+

RIVA 6,5 Ha giocato meglio che con il Messico. Ha avuto sfortuna in due ottime incornate volanti. Ha segnato un gol da grande campione. Poi, le cose migliori le ha fatte a sostegno: 6,5.

POLETTI 5 Ha esordito nel fuoco, povera anima. Autogol e lecche rabbiose. Un bel cross-gol mancato al balzo da Boninsegna ormai esausto: 5. |- |style="padding-bottom:0.8em;"|

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La pagella di Nonciclopedia:

  • ALBERTOSI 4 Va bene uscire a vanvera, ma almeno lascia un recapito dove poterti contattare, no dico... eccheccazzo!!









Cultura popolare

"Emocionante partido!!" ... "Però no se trompeta misma".

film Italia-Germania 4-3 ... ne parliamo?

« Ci avevo pensato... si può fare! »
(Zurpone sentenzia.)












Bibliografia

Lo speciale logo usato per le partite Italia-Germania.
  • Alejandro Escroto, "La pelota es redonda y muy burlón", Ed. El Dindondero (1971).
  • Gennaro Carena Malaguti, "Quel giorno che c'ero e per poco ci rimango!", Ed. Montatori (1980).
  • Bruno Vespa, "Quando non c'era Lui e amavo il calcio", Ed. Dell'Utri (2006).
  • Aarón Galindo Petecchioni, "Ne sono passati 30 e pare ieri. (Fu una serata speciale, soprattutto per mia madre)", Ed. La Pregna (2001).
  • Enzo Bearzot, "Quando capita la Germania te la senti calda", Ed. Hamtaro (1983).
  • Nando Martellini, "C'ho le coronarie come un oleodotto dell'Eni", Ed. Tuppe-Tuppe Mariscià (1989).

Curiosità

  • Il premio "Nome di merda" era stato vinto da Tarcisio Burgnich anche nel mondiale precedente, ed anche allora in ballottaggio col brasiliano Tostão.

Note

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  1. ^ Chi non sa di cosa si parla è ignorante e puzza.
  2. ^ No! Non è parente di Bobo.