Damian Marley

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Bruno Mars: Guarda, Damian, la Luna baaalla! Damian Marley: Shhh... Sto ascoltando il giallo...
Damian Marley
Bob Marley


Damian Marley (Ghetto dei bambini puovri, 1978), conosciuto anche come Junior Gong, Marley Junior e Per chi non l'avesse capito, sono il figlio di Bob Marley è un cantante reggae e dancehall giamaicano, vincitore di numerosi Grammy di ganja, tutti prontamente fumati[1].


Origini e infanzia

Suo padre, un certo Bob, cantante reggae, era all'epoca un uomo già sposato con tre bambini[2], tutti cantanti reggae, ma aveva anche altri tre figli nati prima che conoscesse sua moglie, futuri cantanti reggae, più almeno altri cinque avuti da altrettante relazioni extraconiugali, anch'essi destinati a diventare cantanti reggae. Era insomma un periodo in cui stava diffondendo il reggae in un po' tutti gli uteri della Giamaica, ma quando nel 1978 la sua vita era ormai agli sgoccioli, decise che era giunta l'ora di sgocciolare la parte migliore del suo patrimonio genetico, e fu così che nacque il nostro Damian.

La sua fu un'infanzia difficile: suo padre morì quando aveva solo due anni[3] conobbe il suo volto solo attraverso delle foto e fino ai cinque anni credette di essere figlio di una marca di magliette per fattoni; sua madre lo crebbe da sola, tirando avanti con qualche lavoretto da top model e qualche comparsata da Miss Mondo, per poi stringere un matrimonio di vero e disinteressato amore con Tom Tavares-Finson, di mestiere senatore.

Un giorno, Damian lesse su Wikipedia che i capelli lunghi e intrecciati sono simbolo di fedeltà a Ras Tafari, ed è per questo che tutt'oggi va in giro con una carriola per portarsi dietro i suoi quattro metri di rastafarianesimo.

Fu dal suo nuovo padre che imparò a lottare contro il potere e a ribellarsi alle ingiustizie perpetrate dallo stato ai danni di famiglie come la sua, come la tassa sui portaborse o l'opprimente obbligo di recarsi in Parlamento almeno quattro volte al mese, costringendolo a saltare le lezioni di golf del figlioccio. Presto venne il divorzio e il trasferimento nella triste città di Miami, e il trauma che ne seguì portò Damian a riconsiderare il suo padre biologico, a convertirsi al rastafarianesimo e a farsi crescere lunghi dreadlocks.

Esordi musicali

Raggiunta la maggiore età, sentì che quella casa era ormai troppo stretta per lui e per i suoi capelli, e fu così che comunicò a sua madre che sarebbe andato a cercar successo in giro per il mondo, diventando il più grande dj di sempre, proprio come il suo papà. Sua madre avrebbe tanto voluto correggere quella bestemmia musicale a suon di martellate nel basso ventre, ma la paura di inciampare tutto il giorno sui capelli di quel fattone per qualche altro anno ancora, riuscì a superare anche l'istinto materno.

Iniziò dunque la vita del musicista di strada. O meglio, del Dj di strada. Ogni mattina si alzava dalla panchina sulla quale aveva dormito, faceva colazione con il primo bong della giornata, si risedeva sulla panchina e tirava fuori la sua consolle a manovella. Come potrete ben immaginare, non era poi così facile tenere con una mano i giradischi, con l'altra girare la manovella, regolare l'audio con i piedi e mixare con il naso. Fu così che decise di portarsi da casa[4] i pezzi già mixati, e di inserire semplicemente il cd nello stereo e aspettare che i fan venissero a donargli banconote in segno di apprezzamento, ma il suo far musica era troppo avanti per essere compreso dagli ignoranti che lo circondavano.

« E che è 'sta merda, hai cagato nel microfono?! Ma va a lavurà, négher! »
(Uno che passava di lì per caso, scatarrandogli nel piattino delle offerte)

Tralasciando il fatto che Damian tecnicamente sarebbe mulatto, il signore qua sopra non aveva tutti i torti: gli affari andavano pessimamente e nel giro di pochi giorni finirono tutti i soldi e soprattutto la ganja, lasciando il nostro eroe in uno stato di terribile lucidità senza precedenti.

« Dannazione... Perché devo suonare per i piccioni del parco mentre i figli dei cantanti famosi hanno la strada spianata dalle major discografiche... UN MOMENTO, MA IO SONO IL FIGLIO DI BOB MARLEY! »
(Damian colpito da un attacco di lucidità)

Un coro di Oooh! si udì in tutto il vicinato, e tutti coloro che stavano preparando i gavettoni di piscio per fermare quello scempio musicale, per dissimulare le loro intenzioni, li bevvero con nonchalanche, fingendosi assetati per il gran caldo.

« Minchia, fratello, questo sì che è reggae! Cioè, rispetto! »
(Lo stesso passante di prima sulla stessa canzone di prima)

Ascesa

Damian Marley che fa una vagina con le mani. Come potrete notare dalla faccia esausta, non è che ne abbia voglia, è solo che gli tocca rimanere tutto il giorno in questa posizione per aumentare le vendite, e la vagina ne attira, di ascoltatori.

Decise quindi di tornare nella terra degli avi, quel fantastico Stato confusionale detto Giamaica, in cerca di nuova ispirazione musicale, anche perché quello che gli vendeva prima l'ispirazione era finito dietro le sbarre.

Annodò quindi i suoi capelli magici a formare una zattera e puntò dritto verso il Paese della dancehall, orientandosi con la chioma giallo-rossa fosforescente di Elephant Man che splendeva in lontananza dalla sua fortezza abusiva in cima al ghetto di Kingston. Appena sbarcato, fu assalito da un branco di cani selvatici e poi da un drappello di fanatici rasta che prima lo stuprarono analmente, e poi lo derubarono di ogni bene, fatta eccezione per il disco dei suoi più grandi successi, perché in Giamaica se ne intendono di musica, sia chiaro. Era felice di essere tornato a casa.

Cominciò quindi a chiedere ai suoi più illustri colleghi di consigliargli una buona casa discografica, finché un giorno Sean Paul gli disse:

« Mi gwaan fi di tu' teh, gwaan inna di anghela. Cou weh no *mugolii incomprensibili* nuss di wokah Tuff Gong »
(Sean Paul, il tutto detto in 1,94 secondi)

Questo sì che è parlare, e come dargli torto! Fu così che Damian si diresse nell'ufficio del direttore della Tuff Gong Records con addosso solo il suo disco (intitolato "Mister Marley"[5]) e tanta buona volontà[6]. Chiese dunque alla segretaria di parlare col suo capo:

- Segretaria: “Un attimo che vado a chiamare il signor Marley! *fugge terrorizzata*
- Damian Marley: *Cercando di coprirsi con il vaso di ficus rampicante del pianerottolo" Marley... L'ho già sentito questo nome... Dev'essere un pezzo grosso... Oh, eccola, piacere di conoscerla, sono qui per proporle il mio nuovo disco: non mi interessa il guadagno, voglio solo lanciare un messaggio contro il capitalismo e la corruzione di Babilo...”
- Stephen Marley: "Sgranando gli occhi" Damian, ma sei rimbecillito? Sono io, Steve, tuo fratello!”
- Damian Marley: “Ah, ecco, mi pareva di averti già visto da qualche parte! E dimmi, da quando lavori per questo Tuff Gong?”
- Stephen Marley: "Trattenendo le lacrime" Tuff Gong era il soprannome di nostro padre, e questa è la casa discografica che ci ha lasciato in eredità...”
- Damian Marley: “WOO-OOH! SONO RICCO! SONO SCHIFOSAMENTE RICCO! FANCULO A TUTTE QUELLE STRONZATE SU BABILONIA E I BAMBINI POVERIII!! *Gira vorticosamente sulla poltrona di pelle umana dello studio del fratello*

Impietositosi dal fratellino scemo, decise di aiutarlo a produrre un disco come si deve, tanto per fargli fare qualcosa: gli diede in mano un microfono, lo vestì da rasta, gli tolse il microfono dall'orecchio, glielo rimise in mano, lo portò in sala di registrazione e pubblicò l'album mettendoci la foto di Bob Marley in copertina. Vendette più del doppio di tutti e nove gli altri fratelli in tutta la loro carriera. Giù in Giamaica, si era accesa una nuova stella. E anche una nuova canna, tanto per cambiare.

Successo e collaborazioni

La sua celebrità e i suoi capelli crescevano ogni giorno di più, e fu così che alla cerimonia per la consegna dell'ennesimo disco di platino, Nas, rapper di fama intercomunale, inciampò sulla sua folta chioma, che oramai aveva raggiunto i due metri e mezzo, cadendo rovinosamente a terra e urlandogli:

- Nas: “Hey, guarda dove metti i rasta, idiota!”
- D.M.: “Ce l'hai con me solo perché sono nero!”
- Nas: “No, TU ce l'hai con me perché sono più nero di te!”
- D.M.: “Io sono così nero che il mio tris-trisnonno era stato portato qua come schiavo da Aff... Afif... Africa! sì, da Africa!”
- Nas: “Un momento... Anche il mio tris-trisnonno era uno schiavo di Africa!”
- D.M.: “Ma... Ma allora...”
- Nas e Damian Marley: “CUGINO!!! *Si abbracciano piangendo come bambini*

Dopo neanche mezz'ora avevano già terminato di incidere il loro primo album insieme, Distant relatives[7], il quale andò a ruba in ancor minor tempo, forse perché frutto delle loro profonde e ponderate riflessioni[8] [9] [10] [11] su un ampio ventaglio di temi, come l'essere neri, l'avere origini afro-americane, l'appartenere alla comunità di colore e tanto, tanto altro ancora, il tutto corredato da una buffa macchia a forma di elle rovesciata in copertina, che era uscita come primo risultato quando avevano digitato "Africa" su Google.

Innumerevoli furono le sue collaborazioni con altri autori di ogni genere musicale, ma fanno tutte schifo, e in tutta sincerità, non ho voglia di riascoltarmi quello schifo solo per far ridere il primo pirla che viene a leggere questa pagina qua.

Ma quando vedi Mick Jagger effeminato che fa reggae in sanscrito ballando con te, capisci che è veramente ora di smetterla di fumare...

Un giorno a caso del 2011, Dave Stewart si trovava in Giamaica per qualche motivo, quando gli venne la voglia in formare il più grande gruppo musicale di sempre, mischiando assieme tutti gli stili possibili; guarda caso, mentre stava ancora finendo di formulare questa boiata pazzesca, il campanello suonò: era Mick Jagger, anche lui arrivato là per qualche motivo e con la stessa voglia di buttare a donnine allegre quarant'anni di onorata carriera. Visto che c'erano, andarono a bussare alla porta del vicino di casa, Damian Marley, il quale accettò la proposta di collaborazione ben volentieri, perché era stanco di fare il solista e aveva tanto bisogno di un po' di amici. Decisero quindi di trasferirsi tutti a casa di Jagger, l'unica con due bagni, indispensabili se si vuole mantenere sereni i rapporti fra tre o più persone.

Mentre uscivano dall'aeroporto, videro un indiano che cercava di vendere loro un ombrello, ma siccome pioveva e non avevano soldi per pagarlo, lo presero nel gruppo. Era Allah Rakha Rahman, quello che canta Jai oh! su The Millionaire con le Pussycat Dolls. Non avevano fatto un grand'affare. E poi, visto che un po' di vagina ci sta sempre, chiamarono anche quella topolona di Joss Stone a fare il ruolo di Fergie dei Black Eyed Peas: quello di figa su cui distrarre l'attenzione quando si stona. Nacquero così i Superheavy, un gruppo destinato a dare un nuovo inizio alla musica occidentale, nel senso che dopo aver distrutto ogni genere musicale preesistente, si poteva solo ricostruire daccapo.

Curiosità

  • Secondo voci infondate, Damian Marley avrebbe più di una volta fatto uso di sostanze stupefacenti.

Note

  1. ^ Sempre per scopi terapeutici, eh.
  2. ^ L'incesto non era ancora un reato, in Giamaica
  3. ^ Io gliene davo almeno una trentina...
  4. ^ Ossia sempre dalla stessa panchina
  5. ^ Un uomo dalla fantasia sovrumana, non c'è che dire.
  6. ^ I vestiti glieli avevano rubati sulla spiaggia, e la buona volontà non è che gli coprisse un granché bene le pudenda, cosa non molto propizia ad un colloquio di lavoro.
  7. ^ Parenti alla lontana, ignorante!
  8. ^ Di mezz'ora
  9. ^ Meno dieci minuti per preparare la sala di registrazione
  10. ^ Meno dieci minuti per la pausa canna di rito
  11. ^ Meno cinque minuti per riprendersi dalla botta e ricordarsi cosa stavano facendo