Crisi energetica

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A prima vista poteva sembrare la pubblicità del Viagra, si rivelò ben presto un incubo.
« Gli americani continuano a fornire armi ad Israele, tutto ciò è intollerabile! »
(Il presidente egiziano Anwar al-Sadat si lamenta all'ONU.)
« Israele deve smilitarizzare la striscia di Gaza, o non avrete più il nostro greggio! »
(Il leader palestinese Yasser Arafat avverte l'ONU.)
« SOLO PETROLIO! C'AVETE SOLO IL PETROLIO! SOLO IL PETROOOLIO... »
(Coro della curva sud del Palazzo di vetro che schernisce gli arabi.)
« E mo che famo a notte? Dormimo? »
(Cittadino perplesso sul tenere le luci spente)

Per crisi energetica, a volte chiamata austerity, si intende il brusco rialzo del prezzo del greggio[1], dai gravi effetti economici su un paese dipendente per oltre il 70% dal petrolio e dai suoi derivati. Non stiamo parlando del consueto aumento prima dell'estate, quello usato da ogni governo per fare cassa, ma di un rialzo spropositato ed improvviso. Le maggiori ripercussioni si ebbero nel 1973 e nel 1979, quando i paesi arabi cessarono la loro esportazione per le tensioni con Israele e USA.

Contesto economico

Nel periodo del boom economico l'Italia era uno dei Paesi più industrializzati del pianeta[lacrimuccia...], l'intera produzione era però legata a doppio filo al petrolio, in un preoccupante rapporto di dipendenza. Oggi forse è difficile capire il contesto, ora sfruttiamo l'energia petoeolica e possimo contare anche su quella cricetica, ma un tempo c'era solo il petrolio... vabbè, c'era anche il solare, il gas, il geotermico, l'idroelettrico e l'eolico, ma è inutile piangere sul latte versato e fare polemica sterile, è chiaro che non ci si deve affidare a fonti energetiche destinate ad esaurirsi, anche se si deve arrivare ad un referendum per farlo capire ai nostri politici. Quelli che governavano allora impararono subito la lezione, infatti investirono tutto sul nucleare.
Le crisi energetiche, del 1973 e del 1979, si verificarono entrambe per una delle solite scaramucce arabo-israeliane di quel periodo.

Contesto politico

Un progetto a lunga scadenza destinato al successo.

L'origine del malcontento è nota: dopo la seconda guerra mondiale, e il fallito tentativo di eliminare il problema alla radice, le Nazioni Unite decidono che una parte dei territori della Palestina debbano andare agli israeliani, in modo che possano costituire uno loro stato indipendente[2]. La cosa più logica, visto che erano stati i crucchi a fare tutto quel casino, sarebbe stata prendere la Baviera e regalarla agli ebrei, aggiungendoci in omaggio le scorte di Augustiner e Löwenbräu. Invece no, gli ebrei s'incaponiscono con quel pezzo di deserto pieno di sassi contenente Gerusalemme. Si prospettano a quel punto due scenari, entrambi terribili:

  1. sulla "città santa" si sono già abbondantemente massacrati per secoli durante le crociate, quindi si teme di gettare benzina sul fuoco e riaccendere antichi rancori;
  2. la prossima Oktoberfest si sarebbe tenuta con falafel e sciroppo di melograno.
Tra i due mali si sceglie il minore.
Gli arabi non la prendono bene, si trovano nella stessa situazione verificatasi nel 2002 a Roma, quando gli abitanti del quartiere Primavalle si sono visti scodellare un campo nomadi sotto i balconi[3].
Guerra del Kippur (1973): grazie all'appoggio americano Moshe Dayan la svanga contro gli arabi, poi scatta un selfie e lo manda a Re Hussein di Giordania per farlo incazzare.

Ovviamente si sono incazzati, così come gli arabi.
Considerando che quei mamelucchi col turbante sono un discreto numero, che sono molto coesi, e che buona parte del lavoro è già stata fatta ad Auschwitz, sembra logico pensare che gli ebrei non arrivino a mangiare il panettone azimo. Niente affatto, grazie all'aiuto disinteressato[da verificare] degli Stati Uniti rifilano agli arabi svariate batoste. Durante la "guerra dei sei giorni" (1967) gli israeliani attaccano a sorpresa (e sconfiggono) una coalizione formata da Egitto, Siria, Iraq e Giordania.

Moshe Dayan : Presidente, gli arabi si stanno riorganizzando e presto ci attaccheranno.
Richard Nixon : Tu devi stà 'n campana e tenemme 'nformato, se ce provano l'asfaltamo. M'ariccommanno, dormi co' 'n occhio solo!
Moshe Dayan : Presidente, mi vuole prendere in giro per il mio handicap?!
Richard Nixon : Ma che te la sei presa?! Stavo a scherzà, era pe' fasse du' risate!

Dopo sei anni gli interpreti sono più o meno gli stessi, ma ad attaccare stavolta sono gli arabi, preferendo all'elemento sorpresa quello "paraculata". Invadono Israele nel giorno dello Yom Kippur, festività ebraica che celebra il giorno dell'espiazione. La Torah vieta di accendere la radio, quindi lo stato maggiore si accorge dell'invasione quando un missile polverizza la macchina di Golda Meir, primo ministro israeliano, una donna che era già brutta in quel modo prima dello spavento. La reazione è immediata, e coinvolge tutto l'arsenale messo a disposizione dagli americani. Saranno anche delle mezze seghe a giocare al calcio, ma gli yankees sanno fare le armi, questo è sicuro. In tre settimane le forze israeliane arrivano a 100 km dalla capitale egiziana, decisi a ribaltare la piramide di Giza per farci sopra un campo da cricket. Purtroppo non era stata ancora inventata la guerra umanitaria, che avrebbe permesso agli americani una partecipazione attiva al conflitto e di bombardare la Sfinge. La parte "umanitaria" è che non si sarebbero mai girati quel fottìo[4] di documentari, quelli che dicono sempre le stesse cose su quella merda di Sfinge. Inoltre, Roberto Giacobbo non avrebbe scritto il suo libro sull'argomento.

La crisi in America

Gli americani seppero subito organizzarsi.

Dopo la sconfitta gli stati arabi cambiano strategia:

Yasser Arafat : Se volete il nostro petrolio, toglietevi dalle palle e lasciateci cacciare gli ebrei.
Richard Nixon : Non possiamo farlo, Israele è un nostro alleato!
Yasser Arafat : AHMED, CHIUDI IL RUBINETTO!
Richard Nixon : Pronto... Yasser ci sei?... Pronto...

Qualcuno avrà fatto una considerazione ragionevole: "Ma gli americani, non hanno il petrolio in Texas?"
Giusto, ma lo stanno mettendo da parte. Il motivo è semplice e spiega anche la Guerra del Golfo, la Guerra d'Iraq e le missioni di pace:

« Quando finirà il petrolio degli altri, gli USA venderanno il loro a quanto gli pare. »
(Henry T. Gibbs, Furbate statali, Londra 1951, Ed. Royal Book.)

Per fronteggiare la crisi la benzina viene razionata. Il timore di "rimanere a secco" scatena il panico, la gente riempie prima il serbatoio dell'auto, poi qualsiasi altra cosa in grado di contenere carburante: taniche, damigiane, tosaerba, secchi, bottiglie e persino buste di plastica. Una casalinga di Brownsdale, in evidente stato confusionale, riempie prima il biberon del figlio e subito dopo una tutina sadomaso in latex cucita alle caviglie.
Quando è troppo è troppo. Vengono emessi degli speciali buoni benzina da un gallone, distribuiti in modo equo tra la popolazione. Quando la notizia arriva oltreoceano, da Napoli partono tre navi cariche di esperti in bagarinaggio, tempo due giorni spariscono i buoni, per poi ricomparire nei pressi dei distributori a prezzi faraonici.

La crisi in Italia

In Italia la situazione è diversa. La benzina manca lo stesso, ma l'ingegnoso popolo italico, ancora lungi dall'essere falcidiato dalla terribile piaga della fuga di cervelli, se ne sbatte e si organizza diversamente. Il lucido pragmatismo dell'italiano medio viene fuori prepotentemente, d'altra parte la soluzione era a portata di mano: "Se l'auto serve per andare a lavorare, non si lavora e il problema è risolto!" Molti altri ne approfittano per coltivare gli hobby.

In Italia la crisi fu un'opportunità.
  1. Cesira Martufelli, genere di conforto a nolo per clienti automuniti, si inventa il Puttan-bike-race. Dopo aver pagato una quota d'iscrizione di 2.000 lire, ed averla inseguita sulla lunghezza dei 20 km, il primo che la raggiunge vince il pompino serale in palio.
  2. Il condominio di Via della Scrofa 16 organizza la Family Cup, competizione che si snoda sul tracciato dell'acquedotto Tigellino, valevole per una cena al ristorante "Checco er Panonto" comprensiva di: coratella, rigatoni con la pajata, coda alla vaccinara, cicoria, ½ acqua, 6 litri di vino, caffè e amaro Carocchio.
  3. Presso lo stadio Rimbombo di Vercelli, l'attesa gara tra Polisportiva Viticultori "Dolcetto" e una compagine di fancazzisti del centralissimo Bar "Zigulì". Dopo l'incontro, tutti in piazza per i fuochi d'artificio e la lapidazione dell'arbitro.
  4. Il team ciclistico delle Acciaierie Putrella di Mantova durante l'allenamento per il Tour de Merde, accompagnati dal loro coach Marcello Ventresca, vecchia gloria del ciclismo Padano.
  5. Alcuni operai della Petrolchimica Capuozzolo durante un picnic organizzato sulla Salerno-Reggio Calabria. La macchina sullo sfondo è stata abbandonata lì due settimane prima, ovviamente "a secco".
  6. Una via centrale di Bologna senza traffico. L'individuo in bicicletta è un nonciclopediano, immortalato mentre tenta di raggiungere gli altri al raduno di Piazza Maggiore, vero motivo per cui Bologna è vuota.
  7. A Milano gli unici attimi di tensione. Corre voce che la Esso di viale Certosa abbia benzina in abbondanza, ma che voglia tenerla nascosta in attesa che il prezzo aumenti ancora. Il portantino Ernesto "Seghè" Varanelli, in groppa al suo fido Pistone, tenta di espugnare il distributore con una schiera di cittadini al seguito.
  8. Piermatteo Sgrullo, aspirante suicida per l'abbandono della ganza, attende che finisca l'austerity per essere messo sotto da una bisarca. Nel frattempo tenta di farla finita con alcool e droga.

Note

  1. ^ non parliamo di Ezio.
  2. ^ e levarsi finalmente dalle palle
  3. ^ e in quanto nomadi, sono ancora lì
  4. ^ numero esagerato assai

Voci correlate