Clitoride da Tebe

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Clitoride da Tebe arringa la folla durante i festeggiamenti in onore di Afrodite. Affresco sulle pareti del suo sepolcro presso Bari.
« In un Paese di ricchiuni io ne approfitto, cazzu cazzu! »
(Clitoride da Tebe durante un titillamento clitorideo)
Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, ci dispiace ma questo articolo non è presente sulla diabolica.
Vergogna wiki!

Clitoride da Tebe, nato a Tebe nel 390 a.C. e morto nel 381 a Bari per complicazioni in seguito a malattie veneree, è stato un sessuologo, un ginecologo ed un pervertito politico dell'Antica Grecia. Ci ha lasciato vari scritti, purtroppo nessuno ci è pervenuto in lingua originale, ma sempre tradotti in latino, come ad esempio il De Umida Caverna tradotto da Ovidio, la sua opera più famosa. Nato da famiglia povera e nulla tenente, riuscì a costruire un impero fondato sul predominio, profondamente matriarcale, della vagina. Assomigliava vagamente ad Antonio Albanese.

Durante la sua vita si è interessato di musica, di donne, di letteratura, di poesia; smise di pensare a tutto ciò quando scoprì gli organi genitali femminili e i riti di iniziazione al culto di Afrodite. Esperto e colto teologo, fu tra i primi a nobilitare la condizione della donna in Grecia e a rivalutare il suo ruolo nella sessualità, spesso completamente ignorata dagli uomini che preferivano tutt'altro.

Vita e opere

Clitoride da Tebe. Non sappiamo dirvi con precisione quale dei due visibili in foto egli sia.

Biografia

Nato, come suggerisce il nome, a Tebe, venne chiamato con lo stravagante nome di Clitoride poiché, appena nato, cercando i seni della madre, tale Petèra da Lesbo, in maniera istintiva, si confuse e sbagliò capezzolo. La madre, tuttavia, non lo fermò affatto, complimentandosi anzi con lui per il talento naturale. Si distinse dal resto dei suoi coetanei per il forte ripugno che provava nei confronti dell'ambiente militare e del cameratismo fra soldati. Nonostante ciò, siccome era molto molto bello e suo padre Manico da Corinto[1] aveva molti agganci in città, rischiò di finire arruolato nella Guardia Sacra di Tebe, punta di diamante dell'esercito tebano, un reparto d'elitè i cui membri erano rigorosamente omosessuali. Per evitare questa triste fine, fuggì in Italia in Magna Grecia, soggiornando da suo zio, tale Sinarchio da Bari, nella colonia di Bari, il quale era un letterato e un pappone molto famoso in città. Fece leggere al nipote le opere classiche come l'Iliade e l'Odissea; lo introdusse nella comunità della piccola ma agiata colonia, che lo accolse a gambe aperte. I suoi capolavori di letteratura erotica fecero il giro d'Italia, vincendo infatti la Maglia Rosa e Clitoride divenne famosissimo; fu convocato dal dittatore di Taranto che gli offrì un diadema d'oro come premio per il suo talento. Tuttavia moltissime donne, in special modo le sue numerosissime amanti, questuavano intorno a lui chiedendo che egli scendesse in politica per difendere il ruolo della donna nella società greca. Così, durante le festività dedicate alla dea Afrodite, improvvisamente salì in cima all'agorà[2] di Bari e pronunziò un discorso epocale, tramandotoci fino ad oggi da Virgilio[3], il quale lo riportava come esempio di grande oratoria[4], di cui riportiamo un estratto:

« Mi trovo costretto, miei compatrioti, a lasciare l'arte, la poesia, la letteratura per compiere il mio dovere di cittadino e uomo! Non posso guardarmi intorno e vedere mogli tristi perché il proprio marito le ha lasciate per il marito della vicina! Per questa ragione, in onore della Dea Afrodite, mi consacrerò alla causa femminile e combatterò perché anche le donne abbiano il posto che meritano in società! O che l'abbiano in quel posto non ricordo... »
(Clitoride da Tebe arringa la folla su di una lettiga di tette)

Fu così che Clitoride fondò una lega, basata su rigide alleanze militari e diplomatiche, chiamata Lega di Afrodite, che, partendo dal contado di Bari, riuscì ad ottenere larghi consensi in tutta l'odierna Puglia in pochissimo tempo. A questo punto Clitoride si potè godere ben 5 settimane assiso sul trono di Re, per poi rimanere ucciso da una forma fulminante di sifilide. È ancora leggibile l'epitaffio che scrisse sulle pareti del suo sepolcro Archimede da Siracusa:

« Qui giace Clitoride da Tebe. Fu quello che fu e fece quello che fece. Io manco lo volevo scrivere st'epitaffio... »
(Epitaffio, sepolcro di Clitoride da Tebe, Bari)

Opere

Clitoride da Tebe scrisse un totale di 214 sonetti a sfondo erotico e 13 di autocompiacimento[5], raccolti in un volume da Ovidio conosciuto con il nome latino De Profundis Passerae. Almeno una ventina di questi sonetti sono oggi ritenuti spurii dagli studiosi; probabilmente sono una aggiunta postuma da parte dello zio Sinarchio da Bari. Purtroppo[6] questi sonetti sono andati in gran parte perduti a causa di una folata di vento. Ci sono inoltre pervenute notizie riguardo la stesura di parecchi romanzi a sfondo erotico e mitologico e di una dozzina di commedie, non si sa se poi messe in scena. Le elenchiamo brevemente di seguito.

Romanzi

La copertina della prima edizione del libro Periperetrazioneos risalente al 382 avanti Cristo.
  • Apologheia tes giunaico[7]: Contrariamente a quanto fa pensare il titolo, il libro tratta della storia di una ragazza di Altamura, tale Jessica, che si diverte a cornificare i propri uomini, tutti innamorati di lei per via della sua grande bellezza, per poi essere accusata e messa sotto processo dai vari cornificati. Si difende quindi davanti alla corte, composta da moralisti, che con un colpo di scena la condannano senza pietà. A quel punto interviene Afrodite, che seduce all'istante tutti gli uomini ed il processo si trasforma istantaneamente in un'orgia. Il libro si chiude con un monologo di Afrodite sulle virtù della donna;
  • Periperetrazioneos[8]: Trattatello in forma romanzata che divinizza il fallo maschile. La protagonista, tale Jessica, si muove in un Mondo dominato dall'uomo, soprattutto nell'ambito della sessualità. Decide quindi di smontare punto per punto la presunzione maschile impegnandosi attivamente, tanto da coinvolgere tante altre donne che, entusiaste, decideranno di evocare Priapo durante un grande banchetto. Il libro si chiude con un'orgia collettiva e la venuta di Priapo;
  • De Umida Caverna: Opera maestosa scritta in esametri giambici con alcune parti in trimetri trocaici composta da circa 25 capitoli. Il libro è a tutti gli effetti un primo esempio di avventura esplorativa, al pari dei libri ottocenteschi di Jules Verne; vi sono anche segni di importanti studi di Anatomia da parte dell'autore. Due fratelli di Bari si divertono spesso ad ingiuriare le donne in ogni loro aspetto, spesso anche in modo volgare o aggressivo. La dea dell'amore, Afrodite, interviene rimpicciolendoli e trasportandoli all'interno della vagina della donna che entrambi amano ma che non rispettano. All'interno della vagina vivranno avventure incredibili che li faranno ravvedere sulla complessità e profondità del sesso femminile, facendo maturare in loro il seme dell'amore e del rispetto. Notevole è il capitolo in cui, durante il mestruo della donna, i due giovani paragonano l'antro vaginale a quello dell'Ade. Il libro si chiude con un menage a trois tra i due fratelli e la loro amata e l'immancabile monologo di Afrodite[9].

Commedie

Giocasta, Passera Nefasta è l'unica commedia che ci è pervenuta anche se con molte parti mancanti. Fu probabilmente messa in scena parecchie volte a Bari. In pieno accordo con il ciclo mitologico tebano, Clitoride volle raccontare a suo modo la vicenda di Giocasta ironizzando sulla sua capacità di mandare a puttane la maggior parte delle cose buone che fece in vita.

Voci correlate

Note

  1. ^ Alcune fonti dell'epoca riportano invece il nome di Sissenosse.
  2. ^ Alta circa 26 centimetri.
  3. ^ Eh quando uno nella vita proprio non riesce a farsi i cazzi suoi...
  4. ^ Da evitare...
  5. ^ Alcuni studiosi ritengono che tali sonetti siano in realtà spurii e da attribuire ad un membro del suo staff e scritti durante le sue 5 settimane di governo.
  6. ^ O per fortuna.
  7. ^ Cfr. Apologia della patata, titolo probabilmente frutto di un erronea interpretazione di Ovidio.
  8. ^ Sulla penetrazione, titolo in forma greca attribuito a Petronio.
  9. ^ Che due palle.