Ciclo Bretone
Vi sono innumerevoli cicli che fanno del nostro mondo un uragano migliore. Tra questi il Ciclo brettone[1], ossia quella perpetua rotazione letteraria che amalgama celti, miti e isole britanniche in un vortice d'intonazione magico-favolosa[citazione necessaria], che ancora persevera devastando il pianeta e le menti dei suoi abitanti.
Definizione
Ciclo brettone è un nome. Nome col quale si suole indicare, in letteratura, quel complesso d'idee insane fiorite attorno la leggenda di re Artù e dei suoi cavalieri. Nome col quale si suole indicare, in magia, la formula d'evocazione per una delle più grandi devastazioni universali.
Spiegazione della definizione
Poiché con "ciclo" si suole indicare una successione regolare e in sé conclusa di più fenomeni, o di operazioni, o delle varie fasi di uno stesso fenomeno o di una stessa operazione, si può esumere che il ciclo brettone sia stato chiamato ciclo brettone poiché:
- Gli eventi che si succedono in ciascuna di queste idee, riportate in prosa o in letteratura, sono vincolati da leggi matematiche (appunto, una successione regolare).
- Gli eventi che coinvolgono i personaggi sono, infine, sempre i medesimi.
- I personaggi coinvolti negli eventi sono parte di un insieme chiuso e possono ripetersi (e si ripetono).
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La Leggenda
Agli albori del 1136, Goffredo di Mammuth depose la penna d'oca e prese ago e filo, rilegando colle migliori pelli il suo capolavoro: l'Historia regum Britanniae. Nel medesimo istante in cui il libro fu completato, una tempesta si scatenò oltre le più alte nubi del cielo e lampi e tuoni si abbatterono sopra le cime degli alberi. Goffredo, stanco del lavoro, volle uscir dallo studio e dalla calda dimora: prese la spada e l'arco e le frecce, intenzionato a procacciarsi la cena di carne fresca. Si avviò per i boschi bui, rischiarati dal luminare del lampo, mentre la pioggia impazzava forte e il vento ululava, paventando la cena del prode scrittore. Poi accadde che una saetta s'abbatté forte sulla cima d'un alto pino rinsecchito e il tronco prese fuoco, proprio nel mentre in cui Goffredo vi camminava vicino. Il cor suo sussultò in preda al cieco terrore e, non vedendo una radice, piombò a terra rotolando come sol l'arrosto sullo spiedo sa ben fare. Il gladio gli sfuggì di mano e la punta s'intaccò e conficcò in una roccia poco distante.
Quando Goffredo levò gli occhi e il volto, impastato di terra e sterco, dal suolo, vide baluginare quella lama rugginosa e scassata sotto il lucore della fiamma poco distante. Le sue iridi s'illuminarono e la sua mente s'impregnò di quell'immagine, tanto suggestiva che volle interpretarla come segno di Dio. Si mise in piedi e, tutto tremante, brandì l'elsa, tirandola verso di sé. Ma, ahimé, quella s'era incastrata e non vi fu modo di farla venir via. Goffredo interpretò anche questo come scritto dal divino, così, senza perder tempo e collo stomaco ancor non empito, tornò alla sua dimora e riprese il libro. Lo slegò tutto di foga, facendo gran pandemonio, e riprese carta non nata e penna inchiostrata. Così fece di re Artù vita e storia di Britannia.
Gli Esponenti
Dopo che Goffredo pubblicò il suo tomo, ne vennero molti altri, di scrittori, contagiati dalla sua opera: Chrétien de Troyes, uno dei più grandi scrittori medievali[citazione necessaria]; Béroul, o Beroux[2], un giullare di corte, nonché un narratore normanno, nonché un uomo biondo con due trecce nella barba[3], nonché qualunque altra cosa tranne che uno scrittore, il quale redisse Tristano e Isotta[4]. Poi venne Tommaso d'Inghilterra, un chierico letterato che redasse Tristano e Isotta[5], versione, questa, che ebbe così successo da esser tradotta in più lingue; quella definita come la miglior traduzione[6] è opera del norvegese Frate Roberto. Infine, ma non è la fine, vi fu Maria di Francia, poetessa di cui non si conosce la vera identità, ma ce ne sono a disposizione cinque da affibbiarle, una delle quali prevede che Maria non sia mai esistita; scrisse leggende in poesia, raccolte in un'unica opera chiamata Lais[7], nella quale è compresa la sua versione di Tristano e Isotta.
Gli Eroi
Molteplici sono gli eroi che, cavalcando i venti di codesto ciclone, hanno ispirato per secoli le fantasie di bambini, adulti e anziani in punto di morte. Qui di seguito, la classifica dei dodici più famosi molestatori con spada e armatura:
- 12. Al dodicesimo posto troviamo re Leir di Britannia. La sua popolarità è dovuta al fatto che, passato il Ciclo brettone, codesto personaggio fu completamente riscritto dal celeberrimo Guglielmo Spareggioscecherato, che per cammufarlo e farlo passare per invenzione del suo sacco di farina, sostituì persino una lettera del suo nome facendolo diventare re Lear.
- 11. L'undicesimo posto, quindi non l'ultimo, è conquistato da Guglielmo Ubaldo degli Ubaldi. Sì, il cantafrottole è all'undicesimo posto solo per merito del suo nome.
- 10. In decima posizione abbiamo due eroi parimerito: Tristano e Iso... No. Basta.
- 9. Nove! Un bel numero! E a questa bella posizione troviamo la bella Ginevra, moglie di re Artù, amante di Lancillotto, città della Svizzera.
- 8. All'ottava posizione, quindi più in alto della bella Ginevra, troviamo la Dama del Lago, semplicemente perché è più gnocca.
- 7. Sette! Numero conquistato da Lancillotto, che di conquiste è un mago, ma non abbastanza da arrivare in cima a questa classifica.
- 6. Sesta posizione per quella banda di comunisti dei Cavalieri della Tavola Rotonda; tutti tranne Lancillotto, che si è piazzato, da solo, sotto di loro.
- 5. Quinto posto, signori, qui entriamo nella top-cinquina. E vi troviamo re Artù in persona! Ha perso punti grazie a quel Chrétien de Troyes che ha fatto conoscere al mondo la sua cornutaggine.
- 4. Qui troviamo mago Merlino. Deve avergli fatto buon gioco l'essere apparso in un film della Disney in occhiali da sole e bermuda.
- 3. Il podio. Medaglia di bronzo a... Santo Graal! Nonostante sia solamente un oggetto, è stato appurato che un bicchiere può essere più famoso, e lo è, e può essere preferito, e lo è, a una personalità leggendaria.
- 2. Il podio. La medaglia d'argento è per Excalibur, la mitica Spada nella Roccia. Sarà per il simbolismo legato a questa lama, oppure per i suoi poteri magici, ma sta di fatto che, in un modo o nell'altro, con il suo nome o con un nomignolo, ogni storia di magia che si rispetti deve far riferimento alla leggenda di codesta spada. Sempre secondo la leggenda, se vi capitasse di vedere uno strano, quanto improbabile, sommozzatore fare il bagno in un lago di Britannia, la notte, colla nebbia che aleggia perlacea sulle acque immobili, armato di corda e pala, mantenete la calma: non è un assassino. Sta cercando Excalibur.
- 1. Il podio. La medaglia d'oro. Il meglio del meglio. Il più famoso. Il più ammirato. Il più desiderto. Cunobelin! Il grande e insostituibile Peneincuneato genovese che divenne nientemeno che principe e sovrano di Britannia. Decantato
in una botte di vinosia in leggenda, che in storia, che in geografia, di lui restano soprattutto molte monete e statue, illustrative della sua presenza e prestanza.
Curiosità
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- Le versioni di Tristano e Isotta sono così tante che gli stessi Tristano e Isotta hanno dichiarato di non saper più chi sono, dove abitano, che lingua parlano, che vita viviono.
- Tristano e Isotta sono i personaggi più nominati in questo articolo, nonostante i veri protagonisti del Ciclo brettone siano quelli provenienti dal Ciclo arturiano.
- Forse tu non conosci Cunobelin, ma, indipendentemente che tu sia un uomo o una donna, lui conosce te.
- Alcuni eroi del ciclo bretone vengono ripresi nel fumetto nipponico Fate-Stay Night; in particolare re Artù che, nella trasposizione leggenda-realtà, perde certi attributi, ne acquisisce altri e diventa una donna.
Voci Correlate
Note
- ^ Perché la Crusca e il Foraggio così hanno stabilito che si scrive: con due t
- ^ Scriveva talmente bene da non ricordarsi nemmeno da che lettere era formato il suo nome
- ^ Marco Hietala
- ^ Che è più famoso dei romanzi di Chrétien
- ^ Che è più famoso dei romanzi di Chrétien
- ^ Che è più famosa dei romanzi di Chrétien
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- ^ Letteralmente: Isola delle Mele