Che Guevara
È IN ATTO UNA COSPIRAZIONE!
Molte persone risultate indignate da codesto articolo si sono dimostrate brutali, querelanti e leggermente stronze.
Ma noi, uniti sotto il segno dell'Omino Sentenzioso ed armati col nostro amore per Nonciclopedia (amore platonico, ovviamente) bandiremo una nuova crociata e puniremo tutti quegli sporchi infedeli! |
Ernesto Sparalesto "Che" Guevara (Livorno, 23 gennaio 1957 - Liverpool, 28 agosto 1989) è stato un noto puttaniere, un trafficante di sigari cubani e un famoso magliettista e disegnatore di agende telefoniche e calendari. Ma lui ha fatto la rivoluzione: il resto passa, perciò, del tutto in secondo piano.
Famoso per essersi schierato al fianco dei deboli in qualunque luogo della terra, la sua naturale intolleranza verso ogni tipo di violenza e dittatura è pari soltanto al suo carattere leggermente impulsivo.
Biografia
Originario di Napoli e naturalizzato argentino, alla tenera età di 3 anni gli fu diagnosticata l'asma. I genitori, non sapendo cosa diavolo fosse l'asma, decisero di comprargli un pacco di sigari; l'asma non passò mai, ma senza saperlo avevano creato un'icona!
Ernesto dimostra un innato talento come attore porno, celebre il suo intervento all’asilo delle “Suore Adoratrici Ancelle del Santissimo Sacramento e della Castità Anale” nella partita contro la San Vito FC, conclusasi con due reti per la squadra di Ernesto, nonché la fucilazione con supposte del portiere avversario, di due suore ed un guardalinee.
Da qui, la sua carriera come attaccante a trecentosessanta gradi conosce un vero boom: all’età di 10 anni polverizza la squadra del Santaolalla utilizzando un complesso sistema di cunicoli sotterranei da cui i sui giocatori tiravano imboscate agli avversari. Molti furono i caduti, circa 4000, morti soprattutto per dissenteria. Ancora oggi, ogni tanto, emergono dal terreno uomini barbuti che sono finalmente riusciti a trovare la via d’uscita. Indimenticabile la vittoria sul San Pedro, dove il piccolo Ernesto sfrutta l’esplosione delle tribune per piazzare il gol del 3-2.
La motocicletta
A 13 anni cominciò a rubare motorini, e conobbe quello che diventerà il suo amichetto deviato di viaggio, Braccobaldo Bau. Con lui nel ’51 si iscrive al torneo cileno, ed intraprende la traversata dell’America Latina a bordo di una lambretta truccata. All’altezza di San Paolo (Bari vecchia) i due vengono fermati dalla polizia, a causa delle ruote troppo lisce e la marmitta non conforme. Qui hanno il tempo di rapinare un autogril, ma mentre fuggono ernesto (sofferente di eiaculazione precoce) avverte dei malori e viene messo al gabbio.
A 18 anni esce dal carcere e comincia a spacciare bamba e paste per conto proprio , ed elabora le sue prime rivoluzionarie teorie proponendo il modulo “a cammello”, la “gruccia rovesciata” nonché il celebre “Pacco con sorpresa” che prevede, tra l’altro, l’uso di molotov e bombe carta. Per un primo breve periodo viene messo a spacciare al Duomo di Milano, diventando “Che Guevara”, che in boliviano significa "Chi è il tossico?", frase tipica del pusher, ma viene subito rimosso dal ruolo per il vizio di farsi le canne.
L'amicizia con Castro
Tra un incontro e l'altro Guevara inganna il tempo iscrivendosi alla facoltà di medicina. Qui, il primo giorno di frequenza commette tutti i peccati capitali di una matricola, e nell’ordine sottoscrive un abbonamento di 123 anni a mondolibri, compra 16 pacchetti di fazzoletti di carta ad un marocchino e lascia il numero di cellulare ad una affascinante ragazza, combinando un appuntamento. Questo si rivela essere il più grave errore: la ragazza è in realtà una agguerrita militante marxista-leninista, e l’appuntamento una tavola rotonda dal nome “Europa-Cina il futuro del socialismo reale”. L’intrepido Ernesto però non si scoraggia e, dopo essersi chiavato la marxista dietro il palco del comizio, comincia a palleggiare facendosi notare dal coach Fedele Castrocaro. Questi gli fa firmare un contratto per la squadra “revolucionarios”, e comincia la stagione con una trasferta a Cuba.
Il girone cubano si rileva più impegnativo del previsto. Nel primo incontro a Niquero la squadra di casa coglie a sorpresa i “revoluzionarios” segnando una prima formidabile rete, uccidendone la metà e torturando i restanti. La partita viene però sospesa per cattivo tempo. Nella ripresa la squadra del Che riprende terreno, e vince l’incontro. Non mancano simpatici e goliardici momenti per festeggiare la vittoria, quali l’incendio metodico delle caserme o la fucilazione degli allenatori avversari.
La finale viene giocata a Santa Clara, e diviene simbolo della genialità di Guevara, dove riesce ad applicare il temutissimo schema 37 “deragliamento del treno” portando subito in vantaggio i “revolucionarios”. La squadra avversaria viene battuta e fucilata, l’allenatore Batista la prende con sportività e si trasferisce in Italia dove tuttora allena la Digos.
In accordo al libro nero del comunismo, Guevara in questo periodo fucila un fottilione di persone, tanto che, finiti i cubani, è costretto ad importare cittadini di altri stati.
Sbaragliate le squadre avversarie, nell'isola del Che resta poco da fare, e Fidel incarica Guevara di occuparsi della Banca Nazionale di Cuba, uno scherzo del destino per l’amante di una marxista-leninista. Per esprimere il suo disagio Guevara sviluppa l'abitudine di pulirsi il culo con le banconote anziché firmarle, e da qui trae origine il detto cubano “il denaro è la merda dei governi”.
L'esperienza cubana per Guevara non è solo professionale: lontano di casa e dalla moglie marxista si innamora del capo dei ribelli Leida, una ragazza che viene da una galassia lontana lontana ma questa è un'altra storia. Sfruttando la pozione di potere che ricopre si firma le carte per il divorzio e sposta l'affascinante ribelle.
Il Che non c'è! Dov'è?
Bruciato dalla mancanza d’azione il Che comincia a spostarsi per il mondo cercando di diffondere le proprie teorie rivoluzionarie. Molte voci circolano sul suo conto, alcuni dicono di averlo visto in Congo, altri in Lucania, mio cugino tuttora giura di averlo visto ai calcinculo di Vergate sul Membro.
In realtà aveva cominciato ad allenare sotto falso nome una squadra per vincere il campionato “S. Lenin” in cui avrebbero partecipato tutte le più importanti squadre comuniste. Nonostante la netta superiorità degli avversari, Che Guevara dimostra nuovamente la sua genialità e approfitta del fatto che tutti avevano la maglia rossa per reclamare ogni goal segnato, vincendo de facto il campionato. Ernesto porta così a Cuba il primo premio, consistente in un lanciamissili che scherzosamente punta verso gli Stati Uniti.
Gli americani non la prendono con il dovuto humor e sfidano a calcetto i cubani nella Baia dei Porci, collezionando una serie di brucianti sconfitte. Del resto, lo sanno tutti che gli americani a calcio sono delle seghe.
Il coach americano Gionfizgheraldchennedi commentò con la celebre frase “la vittoria ha cento padri, ma la sconfitta è sempre figlia di puttana”, che alla fin fine sono due modi per dire la stessa cosa.
New York, D&G e le magliette
Esaltato dall’evento, Ernesto fa una trasferta a Niù Yorc, dove oltre ad una gara di insulti con gli allenatori di tutte le nazionali scopre il flipper, il boogie woogie e fa la conoscenza di Armani e D&G.
Questa esperienza lo spinge a creare la sua personale collezione di magliette, tutte raffiguaranti la sua faccia. Visto il successo, comincia a mettere il suo logo anche su accendini, spille, stufe a gas, aeroplani e vibratori. Al culmine della sua fama si dedica ai calendari ed avendocelo molto grande riscuote un notevole successo. Recentemente il suo biografo Calderoli, ha dichiarato in un'intervista di "Tutto quello che avreste voluto sapere e non avete mai osato chiedere perché sapevate benissimo che come risposta avreste avuto una marea di cazzate", che il pene del Che lo arrapa un casino.
Ben presto diviene il più grande magliettista mondiale, e il suo lavoro si riduce a stampare la sua bella faccia su centinaia di migliaia di magliette di improbabili marche, tutte smazzate da qualche nero.
Tornato nuovamente a cuba, il che comincia a scassare i coglioni a Castro contestando la scelta di comprare alcuni giocatori russi. Castro, sfiancato, organizza al Che una gita in Bolivia per una amichevole. Ad accoglierlo, oltre alla nazionale boliviana, trova gli amici americani, che giocano in panchina come rinforzo gentilmente ceduta dalla CIA.
La morte
Al termine della partita invitano Che Guevara a festeggiare negli spogliatoi. Qui, accade la tragedia: il Che viene ritrovato morto con le gambe spezzate, la bocca tumefatta, il costato squarciato nonché le mani tagliate. La verosimile ricostruzione fatta dai giocatori avversari è che Guevara doveva aver inciampato nel gradino d’ingresso e battuto la testa contro il termosifone.
Affranti dalla perdita di un campione ma rallegrati dal limpido chiarimento dell’enigma il mondo si preparò così ad assurgere il Che nell’olimpo degli eroi e dei criminali di guerra.
La resurrezione e la memoria
Vista la sua morte, ed accertata la sua probabile resurrezione, la popolazione boliviana ancora fresca di colonizzazione e confusa dalla nuova religione tuttora lo confonde con Gesù Cristo, creando non pochi problemi alla Congregazione per la Dottrina.
Oltre a loro, va citata la tribù dei sottonidi, che lo venerano come divinità e lo celebrano indossando sgargianti magliette rappresentati la sua faccia.
Infine, non meno importante è la pubblicazione che più ne ha ampliato la fama: il libro nero del comunismo, che cita Guevara a pagina I, II, V, XI, VF, CC, 4, 5, 7, 9, 10, 12, diciassei, diciassedici, ventordici, terzundici, 33, 35, quarantaquattrogatti, 51, 57, 63, tombola, 81 e millanta.
Moltiplicando il numero delle vittime attribuite al Che per il numero di pagina e sommandoli si ottiene 4741420374, che, oltre ad essere casualmente anche il numero di Noemi Letizia, non significa un cazzo!
Curiosità
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- Sull'origine del nomignolo "Che Guevara" esiste, accanto a quella ufficiale, una versione accreditata da sempre più numerosi studiosi. Secondo questa tesi alternativa, Ernesto Pizzufico fu anche un grande appassionato di cucina così da meritarsi il soprannome di "Chef Guevara", che in boliviano è "Chef che para", alludendo alle due grandi passioni di Ernesto. Esiste, inoltre, una celebre opera del Botticelli che sembrerebbe convalidare questa seconda versione, "Ritratto di Ernesto Pizzufico preso di spalle". Alcune fonti rinforzano questa tesi attribuendogli la celebre frase "Hasta il coperchio che butto la pasta!".
- Secondo altre teorie, Ernesto era un po' sordo e tendeva a ripetere spesso la congiunzione "che?", guadagnando, oltre ad una serie di puppa, un nuovo soprannome.
- Pare che abbia consciuto il suo miglior amico Fidel Castro durante una festa di Briatore.
- Vive ancora e si nasconde nel portasigari di Fidel Castro.
- Il suo film preferito è "L'importanza di Chiamarsi Ernesto" del premio Oscar Wilde.
- L'antenato di Ernesto è nientedimèno che Leonida, come dimostra la foto a fianco. Ma non ditelo a Leonida perché altrimenti resuscita solo per buttare Ernesto giù dalla rupe.
- Da allora "hasta la victoria" non è più "siempre".