Bussare coi piedi

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GIOITE, GIOITE!
Dopo aver letto questo articolo anche noi potremo dire:
"Nonciclopedia ha questo articolo e Wikipedia no, papparappappero!"
Alla facciazza tua, Wikipedia!
A Natale siate generosi: "bussate coi piedi".
Se l'invito prevede il "bussare coi piedi" significa che bisogna avere le mani occupate.
« La cena se fa a casa mia, ma se venite dovete bussà coi piedi! »
(Invito a cena con obbligo di portare qualcosa da mangiare.)
« Se vuoi lavorà qui a Roma, devi bussà coi piedi! »
(Messaggio in codice per dire "mazzetta" usato dalla cricca di Mafia Capitale.)
« Porta aperta per chi porta. Chi non porta, che riparta! »
(Filastrocca per spiegare ai bambini il concetto.)

Bussare coi piedi è un modo di dire diffuso in alcune regioni d'Italia, usato per invitare qualcuno a non presentarsi come ospite senza dare un contributo, generalmente consistente in cibarie e bevande. La frase sottolinea l'obbligo per l'invitato di non arrivare a mani vuote, in modo tale che sia quindi costretto a bussare alla porta con i piedi.
Trattandosi (per l'ospitante) di un atteggiamento da spilorcio, logica suggerirebbe un'origine ligure della locuzione, che appartiene invece alla tradizione romanesca.
Ciò possiamo affermarlo tranquillamente, anche perché: agitarsi per scrivere un articolo su Nonciclopedia non ha davvero senso.

Origini

Ercole defenestra Cinturione™ per essersi presentato a mani vuote.

L'usanza di presentarsi in casa d'altri con doni e cibi risale alla IV dinastia sumera. Re Assurbanipal (Aššur-bāni-telefunken) non concedeva udienza a nessuno che non recasse ori, spezie e selvaggina. Per evitare gli ospiti inopportuni, il sovrano aveva escogitato un sistema infallibile:

  • al visitatore venivano fatte togliere le scarpe per rispetto del sacro luogo;
  • l'ospite veniva condotto davanti alla porta delle sue stanze;
  • la pesante porta (rinforzata con appuntiti rilievi in ferro) aveva di lato una campana e un martello per annunciarsi.

A questo punto potevano succedere due cose:

  1. Assurbanipal udiva chiaramente una bestemmia indirizzata a Gilgameš, o un urlo di dolore disumano, allora l'ospite era il benvenuto.
  2. Il sovrano udiva il suono della campana, l'incauto avaro finiva in pasto ai licaoni.

Dopo qualche anno, la frase ricompare a Roma.

« Ad cenam veneris pulsat pede »
(Targa marmorea fuori la villa di Lucullo.)

In epoca romana il bussare coi piedi era regolamentato da leggi severissime. Presentarsi in una villa patrizia senza un dono comportava l'obbligo di partecipare per un giorno ai giochi circensi, come gladiatore. Sotto Commodo (imperatore dotato di senso dell'umorismo quanto una donna) la pena si inasprì ulteriormente: il malcapitato partecipava da gladiatore, ma incatenato con entrambe le mani ad un cesto di frutta.
Anche la perfidia di Commodo era tipicamente femminile.
L'usanza ha raggiunto i nostri giorni, trasformandosi in una forma di cortesia, in assenza della quale: il rischio di essere trattati come testimoni di Geova è alto.

Consigli

Bussare coi piedi diventa in alcuni casi complicato, soprattutto se ti stai recando in un'abitazione sita in un grosso stabile, ancor di più se è uno di quelli col giardino condominiale. Analizzeremo i principali ostacoli, nella peggiore delle situazioni possibili.

I giusti modi sono quelli a sinistra, l'altro è reato.
  1. Il citofono esterno: prima tenti di suonarlo col gomito (rischiando più volte di far cadere le cibarie) poi col naso e infine sputando. Se sei previdente, ed adeguatamente equipaggiato, ricorri al cellulare dotato di composizione vocale. Il tuo amico ti risponde: "Ciao, bene arrivato. Quando sei al portone interno suona all'altro citofono, è inutile che sprechi la telefonata!" Trattieni a stento la bestemmia e la voglia di tornare a casa.
  2. Il portinaio: in genere è un tizio convinto che, se non fosse stato per i soliti raccomandati, ora sarebbe nelle forze speciali. In realtà è stato scartato da tutti i corpi militari, compresi Forestale e pompieri. Non ce l'ha fatta nemmeno come vigile urbano, metronotte e guardia giurata. C'era quasi riuscito come Supervisore all'attraversamento dei bambini davanti all'asilo, ma poi gli è stato preferito un pensionato. Eppure si sente uno della Stasi, quindi ti ferma e ti mette sotto torchio per capire i motivi della tua presenza. Sicuramente si è accorto che sei più carico di uno sherpa himalayano, ma è un fottuto bastardo.
  3. Il citofono interno: meno insidioso del precedente. Appena ci arrivi nei pressi senti invocare il tuo nome, il tuo amico è almeno dieci minuti che si sgola, oramai preoccupato che tu possa essere stato rapito dagli alieni grigi.
  4. L'ascensore: è di quelli che rispettano la Normativa Europea 637 barrata. I bottoni sono sostituiti da un touchscreen, sul quale compaiono riquadri con i piani, l'ora esatta, la temperatura interna dell'edificio, il grado di umidità esterno e la minima di Bolzano. Una trappola infernale per chi ha le mani occupate, o appartiene alla categoria dei non vedenti. Evidenziando doti per il free climbing che non sapevi di possedere, riesci ad arpionarti in qualche modo alle pareti, liberare una mano e (al sesto tentativo) premere il piano sbagliato.

Mentre pregusti l'atteso momento, quello in cui sfonderai l'uscio del tuo amico a calci, si apre l'ascensore e lo trovi sorridente ad aspettarti, a porta aperta.

Alcuni storici esemplari

Note

Voci correlate