Bokassa I

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(Rimpallato da Bokassa)
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Bokassa I assieme al suo primogenito e alla sua feliciss sposa.
« Non è mai stato dimostrato che mangiasse i suoi nemici. Io comunque mi sono finto vegetariano. »
(Valéry Giscard d'Estaing dopo essere stato ospite di Bokassa.)

Jean-Bedel Bokassa (Bobangi, 22 febbraio 1921Bangui, 3 novembre 1996), chiamato affettuosamente Bokkinaro e/o Bokannibale dagli amici, o anche solo Bokassa, è stato Presidente della Repubblica Centrafricana e poi, col nome di Bokassa I, imperatore dell'Impero Centrafricano da lui stesso creato, durato peraltro meno del latte che aveva nel frigorifero.
Veniva definito il Napoleone nero, dai suoi sudditi e più che altro per non contraddirlo. Mancargli di rispetto era la seconda cosa più stupida che un essere umano potesse fare, subito dopo il farsi il bagno in una vasca piena di cobra.
Come sovrano non fu molto apprezzato, forse mancò solo il tempo per conoscerlo a fondo. Lui invece amava molto il suo popolo, ben cotto.

« I capi di stato stranieri mi rispettavano soltanto perché ero imperatore. »
(Jean-Bedel Bokassa, Quando c'ero Io gli arrosti arrivavano in orario, Parigi 1991, ed. La Côrvette.)

Biografia

Il padre di Bokassa riceve la notizia della nascita del dodicesimo figlio.

Infanzia

Agli inizi del novecento l'Africa non era certo un buon posto dove venire alla luce. Farlo in una colonia francese, per di più nei pressi dell'equatore, era decisamente da irresponsabili. Bokassa si ostinò comunque a nascere a Bobangi, quattro capanne poste al centro dell'Africa centrale, tanto per far vedere al Mondo che era uno con le palle.
Il padre si chiamava Mindogon Mbougdoulou ed era un capo villaggio, che corrisponde all'attuale carica di presidente dell'assemblea condominiale. Insieme alla moglie Marie Yokowo ebbe dodici figli, cifra ritenuta statisticamente minima per vederne crescere almeno un paio. Il piccolo Jean-Bedel era molto amato, ma solo dal suo licaone di pezza Balongo.
Quando lui aveva sei anni, suo padre decise di resistere alla dominazione francese, cosa ritenuta all'epoca un vero e proprio suicidio. A suicidarsi fu invece la madre, incapace di sopportare il dolore della perdita del coniuge, accoppato dai francesi.
Rimasto orfano, i suoi parenti lo consegnarono nelle amorevoli mani di alcuni missionari cattolici. Da questa esperienza ricavò alcuni preziosi insegnamenti:

  • dei parenti non ti puoi fidare;
  • dei preti ancora meno;
  • parlare francese con le ragazze fa "acchiappare 'na cifra"[1].

Ascesa e caduta

I principali momenti della sua vita.

Fino al 1939 lavora come cuoco a Brazzaville, nel Congo, trovando anche il tempo di scrivere un libro di cucina dal titolo: No, non è montone. Durante la sua permanenza, la popolazione dei senzatetto registra una morìa poco in linea con le medie degli anni precedenti. La paga è comunque da schifo, poco più del doppio di quanto guadagna un cuoco oggi in Italia, cosa che lo spinge ad iniziare la sua carriera di soldato professionista.
Da quel momento la sua vita cambia radicalmente e può essere riassunta in cinque fasi.

  1. Dal 1940 combatte per la Francia Libera nella Campagna d'Africa, perfezionando la sua ricetta del Crucco in crosta di patate. Nel 1950 corre a sparare qualche colpo in Indocina, apprendendo i trucchi della cucina asiatica, indispensabili per mascherare "certi sapori". Dopo aver combattutto (e fatto grigliate) in ogni dove, nel 1962 si arruola nell'esercito della Repubblica Centro Africana. In quattro anni Bokassa arriva al grado Capo di stato maggiore delle forze armate. Ovviamente, essere cugino del Presidente David Dacko ha costituito un leggero vantaggio, ma è comunque quello con più esperienza.
  2. Ottenuto il controllo dell'esercito, Bokassa si libera di suo cugino con un colpo di Stato. Subito dopo si autoproclama presidente a vita: della nazione e dell'unico partito politico autorizzato. In dieci anni sopravvive ad un numero imprecisato di attentati, tanto che il TAB (Tentativo di Accoppare Bokassa) sostituisce il calcio come sport nazionale. Nell'ottobre del 1976, fa inserire nel pacchetto sicurezza del governo la pena di morte per il reato di Lesa Maestà. Il popolo lì per lì non capisce, ma il 4 dicembre tutto diventa chiaro: Bokassa dichiara la trasformazione della repubblica in monarchia e la nascita dell'Impero Centro Africano.
  3. Bokassa è profondamente rammaricato: nonostante i moltissimi inviti, nessun leader straniero ha partecipato alla sua incoronazione. L'unico monarca ad aver accettato è il Re della pizza, proveniente da un lontano regno chiamato Posillipo. Per ottenere il prestigio internazionale invia un emissario in Vaticano, per chiedere a Paolo VI di incoronarlo. Bokassa aspetta inutilmente per due giorni l'arrivo del Pontefice, che nel frattempo è invece ricoverato in fin di vita al Fatebenefratelli, dopo aver riso a crepapelle per diciassuno ore consecutive.
  4. Grazie all'operazione Barracuda, appoggiata militarmente dalla Francia, l'ex presidente Dacko torna al potere. Bokassa riesce a fuggire in Costa d'Avorio, ma viene condannato a morte in contumacia per alto tradimento, assassinio, cannibalismo ed appropriazione indebita. Assieme a lui era sparito il tesoretto dell'ultima finanziaria: mezza quintalata di diamanti e due pozzetti frigo, stracolmi di bistecche di dubbia provenienza. Bokassa ricompare con la sua famiglia nel castello di Hardricourt, vicino Parigi, dove gli viene concessa ospitalità per i suoi trascorsi nell'esercito francese[2].
  5. Nel 1993, a seguito delle elezioni democratiche, viene concessa un'amnistia generale per tutti i condannati. Bokassa torna nel suo paese da uomo libero, giusto in tempo per tirare le cuoia. Nel frattempo, ancora oggi in esilio in Francia, il principe della corona ed imperatore titolare Jean-Bedel Bokassa II affila le armi per tornare al potere. Chi lo accudisce minimizza: "Si crede anche lui Napoleone, ma è innoquo. Solo quest'anno ne abbiamo avute sei, più un paio di Giulio Cesare, tutti nel Padiglione H".

Onorificenze

Bokassa aveva il colesterolo alto, il suo medico personale gli suggerì di mangiare carne bianca.

Onorificenze centrafricane

  • Gran Maestro dell'Ordine Imperiale di Bokassa I
  • Gran Maestro dell'Ordine Imperiale di Bokassa Solamente (Così ci Faccio Rientrare Pure Mio Figlio)
  • Cavaliere di Gran Spada dell'Ordine dittatori dell'Africa
  • Gran Maestro Spolpatore dell'Ordine della Grigliata Mista

Onorificenze straniere

Curiosità

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Non sappiamo se abbia compiuto l'atto sacrilego, di sicuro poi ha cagato in un cesso d'oro. Un segno di rimorso o una forma di rispetto?
  • Bokassa in lingua bantù significa "figlio del macellaio"[3].
  • La corona di Bokassa era d'oro massiccio e tempestata da 5.000 diamanti. Si stima che il suo valore fosse tra i sessantadieci ospedali e il centiliardo di vaccini antimalaria.
  • Il trono a forma di aquila di Bokassa I, del peso di due tonnellate, era costellato da 785.000 perle. Chiunque lo vedesse esclamava: "Perla miseria! Quarda quel pirla quante perle c'ha messo!"
  • Sul fatto che avesse un cesso d'oro invece non ci sono riscontri. L'unica fonte affidabile sarebbe stata il suo idraulico, ma si è impiccato nel 1997, dopo aver perso nove miliardi al Casinò del Principato di Monaco.
  • In occasione dell'incoronazione indossava un mantello di velluto ed ermellino lungo sei metri. Un domestico lo calpestò mentre Bokassa stava camminando, facendo quasi cadere la corona all'imperatore. Quest'ultimo era fortunatamente di buon umore, il servitore fu invitato a restare per cena.
  • Amnesty International rivelò che oltre un centinaio di bambini erano stati massacrati a Bossangoa con la partecipazione diretta dell'imperatore. Bokassa, visibilmente contrariato dalla notizia, si affrettò a dichiarare: "Non è assolutamente vero, era a Bangui!"
  • Gheddafi era molto amico di Bokassa, lo era anche di Idi Amin e, almeno inizialmente, di Saddam Hussein. Tutti i suoi amici dittatori sono morti prima di lui, tranne uno. Maledetti ribelli libici.
  • Bokassa II è deficiente come il padre, però è vegano.

Note

  1. ^ facilità nel conquistare una donna
  2. ^ i diamanti svaniscono nel contempo
  3. ^ affermazione esente da ironia

Voci correlate