(Alessandro d'Antiochia su "Venere di Milo", senza braccia)
« La finisco domani »
(Prassitele su "Statua senza testa", senza collo né testa[1])
« Oh Zeus! Dopo anni di sacrifici e di lavoro ho completato definitivamente queste opere. Sono straordinarie! Sono straordinarie tutte! Il mio nome rimarrà per sempre nella storia, per generazioni e generazioni, e nei millenni non sarò mai dimenticato! »
Si definisce arte greca l'insieme dei prodotti della manifattura greca, dalle statue ai vasini da notte. Questo stile artistico, inoltre, fece secernere cisterne di sperma ai critici di ogni tempo, che la presero sempre come punto di riferimento per i concetti di bellezza, perfezione e armonia.
L'arte greca fa la sua prima comparsa con i Minoici, quelli che avevano il corpo da uomo, la testa di marmo e il culo da toro. Queste prime forme d'arte erano molto rudimentali, ma ancora oggi i soggetti intrinsechi e impliciti, nonché le profonde e significative tematiche rappresentate, sono validi e interessanti: tette.
Soggetti a sessomania, i Minoici, come del resto tutte le altre civiltà elleniche, non riuscivano a completare un'opera senza abusare di falli al vento, formose poppe e culi sodi e palestrati. Purtroppo la loro verve creativa era fortemente limitata dalla loro incapacità cronica, dunque ciò che ci rimane di questo periodo artistico sono orripilanti disegnini bidimensionali, squadrati e storti, vagamente somiglianti a pornografie rupestri.
In molti sospettano che risultati così scadenti siano dovuti al fatto che i Minoici avessero zoccoli taurini al posto delle mani.
Successivamente le tecniche si evolsero, tanto che ogni giorno arrivavano milioni di turisti giapponesi che entusiasti fotografavano con obsolete macchine fotografiche Nikon i maggiori capolavori dell'architettura, della scultura, della pittura e della sciagura[2].
L'arte greca morì definitivamente sotto gli assalti dei romani, i quali, irrispettosi delle raffigurazioni divine e delle simbologie ellenistiche, usarono le ceramiche come vasi da notte e le sculture come mazze da baseball.
Pittura
Non ci sono pervenute opere pittoriche del periodo classico, principalmente perché quelle menti superiori dei Greci le dipinsero a secco su muro, rendendo i loro capolavori biodegradabili come composta di frutta. Al contrario, si sa che i greci prediligevano il monocromo per diversi motivi:
nella lingua greca è evidente un certo daltonismo: ad esempio si indicava con lo stesso termine rosso e verde, oppure verde e azzurro, o anche azzurro e rosso;
Talete e Pitagora non erano riusciti a sintetizzare il magenta quinacridone;
i colori, principalmente terrosi, davano alle epidermidi dei ritratti la stessa brillantezza di quella di tua nonna quando fa il caffè in pantofole alle sei del mattino.
Scultura
Arte greca allo stato puro.
La scultura fu l'arte in cui i Greci riuscirono meglio.. peccato che dei loro machi e delle loro procaci femmine in bronzo, tranne per quanto riguarda i Bronzi di Riace e i vari frontoni dei templi, ci rimangano le copie fatte all'Accademia di Belle Arti da quelle menti creative dei Romani.
Lo scultore più conosciuto è sicuramente Fidia, che, grazie ai suoi agganci con la mafia locale, riuscì a farsi dare l'appalto per scolpire i fregi del Partenone, edificio inizialmente concepito come capanno abusivo in cui sequestrare i ricchi notabili ateniesi: senonché un giorno, trovandosi Pericle imboscato da quelle parti con l'amante di turno, vide l'edificio e lo giudicò così bello da essere degno di ornare l'Acropoli, e così decise di farvelo trasportare a braccia dai più valenti pompati del gymnasium. Lì si trova ancor oggi, spogliato dai fregi, affumicato dagli idilliaci fumi industriali di Atene e deteriorato dai centinaia di flash delle Nikon dei Giapponesi.
Dopo il periodo aureo della scultura classica, abbiamo la scultura alessandrina, che trattò temi quotidiani: ricordiamo statue di profondo impatto estetico come "La vecchia ubriaca", "bambino inculato da un'oca" e il gruppo marmoreo "La prostituta della porta accanto circondata dai suoi clienti."
Poseidone Enosìktono si lamenta delle tasse, Fidia, Freezer Museum.
Caratteristiche
Benché quando si pensa al mondo classico vengano in mente città completamente bianche e ordinate, si deve sapere che i Greci amavano tantissimo il colore, infatti le statue che creavano avevano un maquillage simile a quello di Platinette e i vestiti indossati ricordavano molto alcuni costumi circensi. Ciò corrobora la tesi esposta sopra che i Greci non ne capissero un'emerita ceppa di colore.
Non era importante quanto fosse bello il soggetto rappresentato purché fosse nudo: in rari casi, per gli scultori più perbenisti, il soggetto indossava un elmo sul capo (per i greci era considerata più oscena la barba che il pube).
In altre occasioni il fallo era ricoperto da un mantello o da una donna avviluppata attorno ad esso.
Periodi
Negli anni '60 furono restaurate con grandissima accuratezza più di 160 ceramiche greche. Per ignoti motivi quasi la totalità di queste andò in frantumi.
La scultura greca si articola in tre periodi fondamentali:
Arcaico: zeppo di donnine e omini geometrici con sorriso in serie da far invidia ad Andy Warhol;
Classico: Olimpo e atleti ovunque;
Ellenistico: popolino a gogò.
Ceramica
I Greci erano particolarmente capaci a modellare la ceramica, ad Atene esisteva addirittura un quartiere adibito solo alla creazione di oggetti in ceramica: il Ceramico, ça va sans dire. In questa zona della città facevano mostra di sé alcuni dei migliori articoli della produzione greca: Il WC di Zeus, tanto comodo da essere da lui preferito al trono, la jacuzzi di Afrodite e il lavandino dove Era era solita la vare i piatti.
Architettura
Anche i gusti in fatto di design degli Ellenici hanno subito uno sviluppo notevole nel corso del tempo. Per l'appunto i Greci sono passati da allegre capannette sulla spiaggia alla perfezione di templi come il Partenone. Sì, quello che abbiamo delicatamente bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale. È inoltre possibile elencare i diversi stili che hanno caratterizzato l'architettura dell'Ellade:
Il dorico: 'na schifezza. Neanche una decorazione, un disegnino, una fogliolina di vite. Che tristezza...
Lo ionico: caratterizzato dalle volute delle colonne, o i cosiddetti "giramenti di Ioni"
Il Corinzio: lo stile degli sboroni. Ridondante, ricco di decorazioni a fiorellini, farfalline e cuoricini
Le principali opere d'arte greche
Architettura
Soggetto: colonna fluttuante Stile: arcaico dorico Collocazione: aria Materiale: elio solidificato Descrizione: è obbligatorio soffermarsi sulle famosissime colonne doriche fluttuanti. Nel 400 a.C. il tiranno ateniese Ampollosio Strotio decise di dare nuovo splendore ai templi della sua città. Spese i soldi che sarebbero dovuti servire per finanziare la ricerca in costosissime colonne d'oro, da cui il nome "colonna dorica". La gente moriva di peste ma in compenso i tebani di passaggio dimostrarono di apprezzare questo stile architettonico. Apprezzarono tanto queste colonne a rubare tutto l'oro con cui erano ricoperte. Rimase in superficie l'elio solidificato che non solo era antiestetico ma anche fluttuante, e quindi instabile. Il mito: si dice che gli dèi, reputando scadenti i templi commissionati da Ampollosio Strotio, lo uccisero mentre tentava di riacciuffare le colonne volanti.
Soggetto: colonna nana Stile: Arcajco Jonico Collocazione: Ionich Museum, Gotham City Materiale: Marmarrone, un tipo particolare di marmo dal colorito marrone. A causa del colore, quindi, le colonne ioniche erano anche dette Stronzimpiedi. Descrizione: le colonne nane ioniche furono costruite in tempi antichissimi, forse coincidenti con "una volta". Tempi così remoti che gli uomini erano bassissimi: essi credevano che il mondo fosse alto 1 metro e 80, e che erano necessarie colonne potenti per non far cadere il cielo. Le colonne avevano anche un'acconciatura molto particolare, a far invidia alle migliori colonne scrinzie. Il mito: il dio Atlante, un po' per divertimento e un po' per disprezzo nei confonti di questi omuncoli, fece cadere il cielo su di loro, frantumando il 90% delle colonne.
Soggetto: colonna eccentrica Stile: Corintian New Wave Collocazione: MOMA, New York Materiale: pietre, frasche e altre pietre Descrizione: Senza dubbio la colonna più eccentrica dello stile più eccentrico del popolo più stupido. Infatti soltanto architetti così stupidi come quelli di Corinto avrebbero potuto ideare una colonna del genere. Ma avete visto? Quale architetto sano di mente metterebbe delle foglie di tabacco per decorazione? E quel fiore! Vogliamo parlarne? Ha tutta l'aria di dire "Ehi, guaratemi, sono una colonna gay!" Il mito: Apelle, figlio di Apollo, giocando a bowling con la sua palla di pelle di pollo fece cadere tutte le colonne, che distrussero la città di Corinto. Purtroppo è solo una leggenda.
Soggetto: tempio di contemplazione divina Stile: grunge Collocazione: zona malfamata di Atene Materiale: pietre e materiale di scarto Descrizione:Il tempio erettèo d'Atene, o anche èretteo, oppure eretteò, altresì detto "mettete l'accento dove cazzo ve pare", è il tempio più famoso di Atene dopo il Partenone, il tempio di Afrodite, la Thòlos e la vasca da bagno intestata ad Apollo. Esso fu costruito secondo lo stile ecologic-grunge: furono usati materiali di scarto come materassi sfondati, aratri malandati, suocere e vecchi pneumatici. Il tutto fu disposto un po' a casaccio e ricoperto di cemento. Se pensate che queste siano le "rovine" vi sbagliate: l'eretteo di Atene è sempre stato così sgarrubbato. Sul retro possiamo notare graffiti e dediche d'amore in greco antico. È patrimonio dell'Unesco dal 2006. Il mito: un tempo viveva in questo tempio l'indovino Tikaèste, il mago a tre teste: la prima testa diceva sempre la verità, la seconda mentiva sempre e la terza canticchiava perennemente le canzoni dei Deep Purple. Purtroppo del mito non ci rimangono che esigui frammenti: sappiamo soltanto che alla fine Tikaèste muore in una maniera probabilmente brutale.
Soggetto: teatro semicirconferenziovale Stile: classico Collocazione: procedendo per via Pericle, imboccare strada delle dee bendate e svoltare al secondo semaforo a destra Materiale: mattoncini Lego Descrizione: il teatro greco forniva l'opportunità ai cittadini della Grecia di incontrarsi, conoscersi ed esprimere le proprie opinioni: dunque nessuno si curava dello spettacolo rappresentato, e gli attori invece di recitare avrebbero potuto benissimo giocare a campana mentre gli spettatori facevano i loro bagordi. Ovviamente non tutti potevano accedere al teatro: l'entrata era riservata a coloro che esibivano cappello a cilindro e monocolo. Dal punto di vista stilistico il teatro ha la conformazione di una ciambella mangiucchiata. I gradini sono assai ruvidi: per ovviare a questo problema gli spettatori portavano dei cuscini da casa oppure ordinavano allo schiavo di chinarsi e far loro da sgabellino. L'UNESCO ha dichiarato il teatro patrimonio dell'umanità nel 2006. Il mito: l'8 ottonide dell'888 a.C. gli spettatori non avevano nulla da dirsi e prestarono attenzione allo spettacolo. Gli attori, però, non avevano allestito nulla, e calò un silenzio tombale per 3 ore e mezza. Zeus, tanto per rompere il cazzo, scatenò una pioggia di lava sul teatro e stuprò le figlie di ogni vittima, "dalle quali nacquero gli eroi Aarione, Aacaanto, Abelardo, Abione, Acàstone, Acciolo, Accattone, [...], Zùzade, Zuzzerellaste" (Omero, Iliade, libro XVII degli elenchi interminabili).
Soggetto: tempio fake Stile: classico Collocazione: magazzino anonimo Materiale: cartone, gesso e cartongesso Descrizione: tempio magnifico, imponente, maestoso. Colonne perfette e struttura eccellente. FAKE! Si tratta chiaramente di un falso: innanzitutto il materiale utilizzato non è consono, e sullo stròbilo della prima colonna a destra compare il marchio "Made in China". Inoltre è ancora solido e intatto: questo, per un tempio greco dell'età classica, non è possibile, Zeus non lo avrebbe permesso! Anche secondo lo storico Sinaddoco i templi greci sono strutturati e architettati in modo da cadere in rovina dopo 2 o 3 anni. Il mito: Zeus, tanto per cambiare, ha fulminato l'uomo in basso a sinistra nella foto, che si era permesso di elogiare questo tempio dicendo: "in fondo non è malaccio". Il suo corpo, dopo il decesso, è stato ripetutamente bastonato dallo storico Sineddoco, che ha ritenuto quella sentenza un insulto all'arte greca. Tanto per essere sicuri Ares ha scagliato verso di lui i suoi cavalli di fuoco che l'hanno ripetutamente calpestato. Il mito è relativamente scadente (quanto il tempio, del resto).
Scultura
Soggetto: Laocooonte con i suoi figli Orooonzo e Bombooolo Stile: kistch Collocazione: museo di Atente, in fondo a destra Materiale: marmo di Carrara (Laocooonte), marmo di Massa (Orooonzo e Bombooolo) Descrizione: il superpalestrato sacerdote Laocooonte e i suoi figli Orooonzo e Bombooolo si ritrovano avvolti da un enorme biscione di mare. I soggetti sono realizzati con gran cura, ed è rimasta modello per gli autori successivi l'espressione di Bombooolo (sulla sinistra), inebetito di fronte all'animale marino che lo stritola. Non è stata ancora verificata l'autenticità dell'opera: alcuni dicono che sia una copia romana, alcuni che sia di origine ellenistica, altri ancora che sia stata scolpita dagli alieni con raggi laser e scalpelli intergalattici. Dopo una accuratissima ricerca l'ipotesi più accettabile sembra essere la terza. Il mito: Laocooonte, sacerdote noto per aver il maggior numero di omicron nel proprio nome, era al mare con i suoi figlioli Orooonzo e Bombooolo. Achille, indispettito dal fatto che Laocooonte gli avesse consigliato di mettere dell'olio sul pane al posto della semola, chiese cortesemente a Poseidone di distruggere i suoi figli in modo umiliante e spettacolare. Ubbidendo all'eroe, Poseidone fece fuoriuscire dalle acque un mostro viscido e schifoso che stritolò Orooonzo e Bombooolo. Laocooonte, tentando di prendere il Cookie Snack dalle mani di Bombooolo, rimase intrappolato nella morsa. Secondo altre interpretazioni questo gruppo scultoreo sarebbe intitolato "Lo stupro di Orooonzo e Bombooolo da parte del biscione del sacerdote". E non c'è bisogno di aggiungere altro.
Soggetto: Diana sceglie i propri abiti da indossare Stile: abbastanza carino Collocazione: museo delle Belle Sgnacchere Materiale: non pervenuto Descrizione: Diana misura i propri vestiti. Questa è di sicuro una copia romana: Diana ha un taglio "alla Cleopatra" che ancora non era in voga nell'antica Grecia. Questa fu commissionata dalla moglie di Pericle per decorare la toilette del palazzo reale. Per questo motivo gli ospiti più sbadati, quando non centravano il buco, spesso rimediavano alla statua un insolito colorito giallastro. Il mito: Diana si misurava i vestiti nuovi che aveva acquistato da poco al Supermarket di Atene. Si preparava al suo appuntamento con Apollo e sfoggiava i propri vestiti di fronte ad Afrodite che rispondeva con sufficienza. Si dice che Afrodite, con la sua inestimabile bellezza, faceva sentire Diana racchia e insicura, tanto che ci mise 3 ore e mezza per scegliere un vestito e un'altra mezz'ora per abbinarvi i sandali. Quando arrivò nel luogo dell'appuntamento, Apollo già se la spassava con formose mortali, spazientito. Invece del solito "non è come sembra", Apollo ricciodoro interruppe le mortali e si avvicinò a Diana tirandole uno schiaffo. Le disse: "quanto mi vuoi far aspettare? Ti sembra modo di trattare un Dio come me!? Hai tuttavia ancora una possibilità...avevo voglia di concepire una divinità, ultimamente, sai? Non è che giovedì mi manterresti l'uccello?"
Soggetto: Hermete detto Hermes Stile: Random Collocazione: da qualche parte in qualche città Materiale: cemento armato Descrizione: è una statua, però manca la testa. Il mito: Hermes stava andando a lavoro. Faceva l'impiegato statale. Alastor, Dio minore di dubbia utilità, però, aveva le palle girate e gli ha fatto cadere la testa. Qualcuno dice che Hermete detto Hermes lavorava come esattore delle poste e stesse sul cazzo un po' a tutti.
Soggetto: arma di distruzione di massa antropomorfe Stile: classico bellico Collocazione: museo della Guerra, Atene Materiale: assi, bulloni e marmo Descrizione: la scultura qui presente è una rarità. Essa fu commissionata da Pisistrato: la statua nasconde al suo intermo un meccanismo di autodifesa. Se infatti fosse stata saccheggiata dai nemici sarebbe partito un colpo dal cannone (alla sinitra della scultura) e poi sarebbe esplosa. Grazie a questo meccanismo (innescato in più di 10.000 statue) Pisistrato respinse i Persiani. Anche oggi il sistema di autodifesa a sorpresa è utilizzato, ma la strategia militare viene attuata non con statue antropomorfe bensì con giocattoli contraffatti. Anche questa sembra essere una copia romana, tra l'altro di pessima fattura: lo scultore si è dimenticato di realizzarne i piedi.
Soggetto: alieno in posizione eretta Stile: greco classico con influenza neo-venusiana Collocazione: Area 51 Materiale: rocce vulcaniche Descrizione e storia: quando gli alieni fecero visita alla terra per un viaggio diplomatico, lo scultore Fidia fu talmente impressionato dalle loro fattezze e dalla loro cultura che decise di rappresentare in scala 1:1 un marziano bambino. Utilizzando il materiale che gli stessi alieni avevano esportato in Grecia, Fidia lavorò a questa opera monumentale per 12 anni di seguito. Bisognava anche considerare che gli alieni crescevano di 0,5 centimetri all'ora e la rappresentazione risultava complicatissima. Dunque, dopo 12 anni di lavoro, si prese una pausa. Il modello di alieno, spazientito, fece implodere Fidia in un buco nero. L'opera rimase incompiuta. Il buco nero si trova ancora lì, e risucchia ogni anno circa 1000 turisti tedeschi cicciottelli. Il mito: non vi sono miti riguardo questa scultura. Tuttavia, secondo alcune indiscrezioni della rivista Novella 2000 a.C., l'alieno avrebbe fatto fuori Fidia non perché fosse spazientito bensì perché il pene della statua era troppo piccolo rispetto all'originale.
Soggetto: ragazzo gaio (Propenide?) Stile: avantgarde Collocazione: museo Bisex di Atene Materiale: granito rosa Descrizione: il ragazzo rappresentato, probabilmente Propenide, figlio di Propene, è in movimento. Si definisce quindi un'azione dinamica attiva, una rarità per l'avantgarde che tende a rappresentare Propenide (?) in "posizione passiva". Propenide (?) è rappresentato in bilico su una sola gamba. La sua seconda gamba è invece leggermente sollevata in modo grazioso. La sua terza gamba, secondo la leggenda, fu tagliata a causa della sua eccessiva "vivacità". Da notare, sul suo capo, la corona di alloro: Propenide (?) era un veterano nelle competizioni di salto sull'asta, disciplina olimpionica entrata in disuso. Il mito: non ci sono particolari miti legati a Propenide (?), se non una breve comparsata dell'Iliade (minuto 33, a sinistra nello schermo, mentre cerca di corteggiare un soldato ateniese). Inoltre, a quanto dichiarato dal suo compagno di vita Omofilòs, Propenide (?) a letto era "un mito".
Soggetto: Poseidone come mamma l'ha fatto Stile: greco Collocazione: Disinhibition Museum, Amsterdam Materiale: bronzo Descrizione: Poseidone, dio del mare, è rappresentato nudo e con le braccia tese. Ha una muscolatura accentuata e dei capelli alla moda. Quando si dice un dio greco! Le sue gambe sono leggermente arcuate, ma questo genere di postura ha come unico scopo quello di evidenziare i muscoli dei polpacci e la durezza del pene. La postura che assume il soggetto è statica, in coerenza con la pigrizia di Poseidone. Il mito: si dice che, in una notte d'estate, mentre Poseidone faceva il bagno nel Mediterraneo, uno sciagurato gli rubò i vestiti. Allora Poseidone fuoriuscì dall'acqua e indicò il colpevole sperando che qualcuno lo inseguisse e riacciuffasse i suoi vestiti: lui era pigro. Dopo 12 ore di meditazione, il dio del mare stabilì che sarebbe andato in giro nudo finché qualcheduno non gli avesse riportato i vestiti.
Soggetto: vecchia ciucca Stile: amorfo Collocazione: gabinetto della irra di Hegel, ricostruzione a Frankurfen Materiale: sterco di vacca e sputo di vasaio Descrizione: la statua rappresenta la nonna del vasaio, sbronza. Il mito: non c'è alcun mito, se non la nonna del vasaio che a novant'anni suonati riusciva a scolarsi otto pinte di vino puro senza maciullarsi il fegato.
Soggetto: Cleope e Pitone Stile: arcaissimo Collocazione: mura di Nasso Materiale: pelle umana calcificata Descrizione: Cleope e Pitone furono due famosissimi guardiani dell'isola di Nasso. Essi controllavano che nessuno si intrufolasse nel castello. Tennero lontani per ben 150 anni Ateniesi, Persiani, Cretesi e i neri che per strada tentano di venderti i fazzoletti. Questi semidei, figli di Zeus e della prostituta Radamona, iniziarono però a invecchiare. Il re di Nasso, Naso, decise dunque di avviare il processo di calcificazione assistita, affinché questi anche da morti continuassero a sorvegliare il castello di Naso da Nasso. Questi sembrano essere i corpi originali dei due guardiani, che non sono però riusciti a tenere lontani gli archeologi. Questo rende le due statue assolutamente verosimili e ci da una chiara idea di come fossero gli abitanti dell'isola di Nasso. Il mito: il re Naso riuscì a ottenere la protezione di Cleope e Pitone grazie alla risoluzione di un difficilissimo enigma: egli riuscì a indovinare chi fosse Cleope e chi fosse Pitone. Proprio per questo episodio la saggezza del re di Nasso è proverbiale ("astuto come un Naso", "avere una furbizia Nasale", ecc.) Il dilemma: Gli studiosi hanno accertato che sicuramente la statua alla sinistra sia Cleope e l'altra Pitone, o forse quella a sinistra sia Pitone e l'altra Cleope. Dopo anni di ricerche hanno comunque escluso che Cleope e Pitone fossero la stessa statua.
Soggetto: Bronzo A'mmazza che frescone Stile: severo Collocazione: Museo Nazionale della Magna Grecia, Reggio CalabriaLa Maddalena Materiale: bronzo (97%), argento (2%), sale (1%) Descrizione: il bronzo A'mmazza che frescone, abbreviato spesso in Bronzo A, è uno dei massimi esempi della kalokagatìa. La kalokagatìa consiste nell'essere boni, e il Bronzo A era assieme col Bronzo B ciò che c'era di più bono nell'antichità. Il pene del bronzo A è andato perduto a causa di ninfomani insaziabili e scolarette arrapate che, nell'antichità, recisero per puro egoismo il fallo bronzeo. I denti d'argento del bronzo conferiscono al soggetto anche una certa rilevanza sociale. Infatti, nell'antichità, si era soliti farsi asportare i deti naturali per sostituirli con denti di un qualsivoglia metallo prezioso (usanza ancora in voga per i boss mafiosi dell'Est Europa e i figli dei boss mafiosi dell'Est Europa). Essendo stata ritrovata la statua in acqua, è rimasto del sale nelle orecchie del bronzo A, che neanche i migliori restauratori potrebbero asportare. Ha dichiarato, nel 1972, il restauratore calabrese Franco Risi: "ringraziate il cielo che non sia zeppo di rifiuti tossici marittimi!". Il mese dopo si scoprì che il Bronzo A era ricoperto da una pericolosa sostanza tossica. Il mito: il bronzo A rappresenta Polinice, un guerriero tanto figaccione da permettersi di andare in guerra nudo. La leggenda narra che perse la vita inciampando durante una concitata battaglia sul suo (attualmente irreperibile) batacchio.
Soggetto: Bronzo 'Bbono Stile: piucchesevero Collocazione: Museo Nazionale della Magna Grecia, Reggio CalabriaLa Maddalena Materiale: bronzo (67%), altro bronzo (33%) Descrizione: il Bronzo B, diminutivo per bronzo 'Bbono, è rappresentante con il bronzo A della kalokagatìa, letteralmente "sono nudo e bello e voi no". Il Bronzo B è più vecchio del precedente e ha la tartaruga meno accentuata. Secondo i criteri della kalokagatìa era comunque un bel fusto. Il mito: il bronzo B rappresenta Polinice, un altro guerriero tanto figaccione da permettersi di andare in guerra nudo. Perse la vita, secondo il mito, al ritorno della guerra, dopo che sua moglie Taralla Scrofola scoprì le libertà che si era preso con le Troje e lo accoppò con la mannaia.
Soggetto: Candaule vince un concorso di bellezza. Stile: macho alessandrino Collocazione: museo dell'arte europea ingiustamente sottratta dagli americani stolti, ignoranti e stupidi (New York) Materiale: pura libido Descrizione: la scultura rappresenta un giovine alessandrino che sta in posa al concorso "Mr. Alessandria" 303 A.C. Il mito: si narra che questo giovine, nomato Candaule, avesse corrotto la giuria facendo innamorare di sé il povero Apollo, che, dopo aver esaudito il desiderio di vittoria dell'amato, avrebbe voluto che questi ne pagasse il fio. Poiché Candaule, invece, voleva farsi tutte le fungirl disponibili, il dio lo trasformò in uno scarabeo stercorario.
Soggetto: Dikaiopolis Teutokopolus torna dai campi con il vello d'oro Stile: Dorico (imitazione) Collocazione: museo della Coop, Bologna Materiale: argilla proletaria Descrizione: l'opera, scolpita da un ovino, rappresenta un contadino che torna a casa con una vacca sulle spalle, per altre informazioni leggere sotto. Il mito: ad Atene era famoso un contadino alienato, di nome Dikaiopolis, che voleva assolutamente fregare il vello d'oro a Giasone. Fu così che s'imbarcò clandestino con gli argonauti, nascondendosi in una giara con sua moglie (la vacca), alla quale avrebbe donato l'agognato vello: difatti, mentre durante il viaggio di ritorno Giasone si sbronzava di Zeddapirras con Medea, il contadino gli sottrasse la preda e se ne tornò zitto zitto ad Atene. In questo mito, Karl Marx ha riconosciuto il padre della lotta di classee quindi lo ha incluso nel suo libro "il Capitale", che sfortunatamente non legge nessuno.
Soggetto: Zeus e bambino indesiderato Stile: darkaico Collocazione: supermarket Zeus Materiale: antracite Descrizione: entrambi i soggetti sono scolpiti nell'antracite, il che li rende oltre che rarissimi anche tossici. È presente nelle figure rappresentate il sorriso arcaico che dona loro un'espressione rilassata ed ebetita, come si conviene a un dio stronzo parricida e un bambino che sta per crepare. Il mito: Zeus, dopo una delle sue tante copulazioni illegittime, cerca di disfarsi del proprio figliolo con il consenso della madre Feleberta Cosciaperta. Avviandosi dunque verso l'Etna tentò di asfissiarlo con magma fuso. Il figlioletto, essendo un semidio, non morì, e fu riportato alla madre Feleberta. Zeus commentò: "vai a fidarti dei preservativi di piume!"
Vasura
Soggetto: animali inesistenti Collocazione: museo della vasellina, Corfù Materiale: ceramica grassa Descrizione: il vaso ha un pessimo abbinamento cromatico, e grasso e tozzo e non ha alcuna rilevanza storica. Per questo motivo è stato relegato nel museo della vasellina a Corfù assieme ad altri vasi scadenti. Esso fu ritrovato nel 1867 in frantumi e fu restaurato nel 1901 con del nastro adesivo. Fu usato durante la seconda guerra mondiale come vaso da notte e nel 1943 fu il cappello del cabarettista Charlie Boudene. Escludendo la sua storia il vaso non ha nulla di interessante: vi sono appresentati animali inesistenti come il grifone, il minollo o le fenicinghiale. Ricorrono il tema della lotta fra specie diverse e il valore della giallognolicità. Le figure sono più scure perché l'autore non aveva a disposizione il flash. Il mito: gli animali rappresentati hanno un valore profondamente simbolico, tranne i minolli che, non avendo alcun significato, sono stati rimossi per quanto possibile con la gomma da cancellare dallo stesso autore. Secondo il ceramografo (nonché pittore del vaso), il recipiente rappresenterebbe i contrasti presenti fra gli dei dell'Olimpo. Secondo gli archeologi, invece, no.
Soggetto: vaso brutto Collocazione: mensola Materiale: ceramica tozza Descrizione: opera del periodo classico del ceramografo Eufronio in ceramica gialla. Il vaso è basso e circolare e presenta ripetizioni geometriche alquanto noiose. È ancora aperto il dibattito riguardo la reale essenza di questo vaso che, fino a prova contraria, potrebbe essere anche una pentola. Nessuno, ad oggi, ha ancora aperto il vaso per testare se contenga del pollo fritto. Alcuni archeologi vi hanno notato analogie con il Partenone, altri archeologi hanno consigliato loro di non drogarsi. Il mito: il cavallo rappresentato è Pegaso. Alla domanda dell'allievo Eutimide "perché, se quello è il cavallo Pegaso, l'animale non ha le ali spiegate, maestro?", il maestro Eufronio si giustificò: "Stava dormendo".
Soggetto:Pan si fa curare la satiriasi Collocazione:Budoir della famiglia Siffredi Materiale:Ceramica di seconda scelta, guano. Descrizione:Opera secondaria del notissimo Polignoto, fu confezionata apposta per il cesso dei festini privati di Alcibiade: il vaso rappresenta infatti un Pan che tenta di placare la sua satiriasi fra le bracia di una casta matrona. Il mito:Si narra che, in antico, Pan, errando solitario per le lande della Beozia, avesse ingerito uno strano frutto di colore blu chiamato Viagròs, il quale gli conferì dei superpoteri. Provò a chiamare le sue amichette ninfe sul cellulare, ma invano: infatti non c'era campo nemmeno per chiedere un aiutino al suo medico Esculapio. Decise dunque di seguire la natura, ovunque questa l'avesse portato: incontrò così una matrona che attingeva acqua da un pozzo dei dintorni, la quale appena lo vide pensò che portasse nei pantaloni un segnale stradale. Pan, fremendo nell'attesa della copula, le corse incontro e la strinse a sé. La donna, però, viste le dimensioni del suo membro, scappò via urlando. Fu così che Pan ebbe una forte crisi di coscienza, divenne bulimico e morì pochi anni dopo.
Soggetto:Atena prende a catinate in testa Aracne Collocazione:Parigi, stanza dello spazzino del Louvre Materiale:vera finta balanite Descrizione:L'oggetto, confezionato da un vasaio dei sobborghi di Atene per contenere gli steroidi di Atena, è stato raffinatamente tornito con tornio messo in moto da circa dodici schiavi siriani e quindi dipinto dal maestro con pochi tocchi di sterco di piccione. Presenta la tipica forma a "skifos". Il mito: La scena rappresentata descrive il momento in cui Atena prende a catinate in testa la sartina Aracne per averle confezionato un top che le stava stretto sui suoi immensi addominali.
Soggetto: Dioniso al festival di Woodstock Collocazione: Hard Rock Café di Roccacannuccia Materiale: ceramica riciclata Descrizione: il piatto, dalla tipica forma a "patella" o "patacca", è un raffinato esempio di recipiente per cavallette al miele, antipasto molto in voga ai tempi di Pericle. Il mito: Dioniso, stanco dei soliti concerti di flauti della sua Grecia, decise un giorno di cambiare musica: fu così che, apertosi un buco spazio temporale, si fiondò ad ubriaccarsi con la sua amichetta Arianna al festival di WWoodstock, dove, per onorare lo spirito pacifista, portò con sé l'elmo di Marte, che lo cercò incazzato nero per tutto il continente pur di poterlo gonfiare di botte. Ivi rappresentata la scena in cui Dioniso scherza gioiosamente con Arianna: "Ok, versa un po' di birra...di più! Eh, no... Un po' di meno... Un po' di più... Ne hai messa troppa..."