Angela Carter

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Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Angela Carter
"Tre volte ho visto la luna far capolino in cielo, e ancora t'aspetto sotto questa betulla vaginale dal pungente aroma ammoniacale"".
Di solito, dopo aver pronunciato cotesti fraseggi aulici, ella usava evirare l'amato a mani nude e divorarne i testicoli ancora pulsanti, stile mantide religiosa.
« La mia famiglia ha il pelo sullo stomaco »
(Paul Carter poco prima di venire ucciso ad asciate dalla moglie)
« I lupi mannari sono pelosi dentro. Lo sanno tutti »
(La disinvolta replica della Carter all'accusa del pubblico ministero)
« Sai che non ho peli sulla lingua, perciò te lo dico francamente: vado fiero delle mie sopracciglia congiunte. Occazzo... »
(Mark Pearce, secondo marito della Carter.
Non fece in tempo ad accorgersi del proiettile d'argento che gli trapanò il cervello)
« Ricordati di non uscire dal sentiero. Porta sempre con te una lupara, evita di esplorare le vecchie proprietà abbandonate nel cuore della Romania, togliti dalla testa le fantasie libidinose su tua madre e per carità!, non ti sognare di prendere residenza fissa in West Virginia. Capito?
E quando ti accosti ai distributori di merendine, scegli sempre e solo l'albicocca grande, altrimenti il tuo ego ne risentirà »
(La Carter accompagnando il figlioletto a scuola)

Angela Carter (7 maggio 1640-16 febbraio 2012) è stata principalmente una protofemminista sarchiatesticoli e, nel tempo libero tra un attentato al Parlamento qui e un lancio di uova ai porci reazionari della Camera dei Lord , saltimbanca itinerante nelle campagne del Sussex.
Nel periodo antecedente alla sua prematura morte, provocata dall'abuso di bonghi caricati a foglie d'artemisia, si improvvisò scrittrice.

La (s)vita(ta)

Angela Olivia Cacciatrice Carrettaia[1] nacque in un periodo storico in cui i roghi di streghe godevano di grande popolarità, specialmente in Spagna, mancando alla gente la compagnia di televisione e radio[2]. Per sua fortuna, ella vide la luce in Inghilterra, che notoriamente era ed è un Paese di persone civili e materialiste: ecco perché gli inquisitori giustiziarono sua nonna, una matrona sifilitica e pulciosa che altri non poteva essere se non una comunicanda di Satana.
La piccola Angela si ritrovò a vagare da sola, dispersa e abbandonata, nella foresta dietro il ponte sotto cui era stata concepita[3].
Nutrendosi principalmente di bacche marce e insetti stecco, la sciagurata orfanella imparò ad apprezzare il valore della solitudine e la sublimità della poesia (per quanto il suo ristretto vocabolario da semianalfabeta glielo concedesse), e alfine riuscì ad escogitare un escamotage per non morire di fame: si auto-confinò dentro un'ellissi temporale.

Venne rinvenuta un secolo dopo in stato semi-catatonico da un simpatico Marchese che si trovava casualmente a passeggiare da quelle parti.
L'uomo possedeva un sostanzioso capitale e non si fece scrupoli ad iscrivere la ragazza all'Università di Bristol, dove Angela ebbe modo di scoprire che il mondo in realtà non è quella selva ostile e minacciosa che si era sempre figurata: è addirittura peggio. Resa patita dallo shock della civilizzazione, si lasciò educare al voyeurismo e al culto del bondage dal suo padre adottivo, a cui - si dice - recava in dono il prodotto delle sue mestruazioni[4].
Seguì un periodo buio, in cui gli ormoni giovanili spinsero Angela a rigettare il despotismo paternalistico del suo tutore[5] e a fuggire dalla contea natia per dare voce alla sua crescente brama di sparlare su qualunque cosa: dalla psicologia analitica del coprofilo altomedievale alle più recenti scoperte scientifiche sulla fecondazione assistita del maschio liberale.
Intimiditi dalla sua prosa feroce e coraggiosa[6] i direttori dei principali giornali locali le accordarono testé la pubblicazione.

Ormai prossima alla consacrazione giornalistica, Angela riscoprì la vena masochista del padrino e fuggì in una nazione in culo al mondo dove la sua opinione valeva meno dello sterco di vacca: la Giappocina.
In seguito dichiarò a proposito del suo soggiorno: "Imparai cosa significa essere donna e mi radicalizzai"[citazione necessaria].
Lo sapevano bene i musi gialli del quartiere in cui andò ad abitare, che riuscirono a resistere quasi tre settimane prima di praticare il seppuku.

Alfine si stancò anche di quella vita da ronin e passò a decimare le palle degli ultimi discendenti della stirpe teutonica con interminabili conferenze sull'ineffabilità del folclore religioso e la tanatologia. Al termine di ogni comizio, mummificava i corpi degli astanti e ricavava deliziosi portacandele dai loro teschi. Poi rinchiudeva il suo burlesco carrozzone alla Parnassus in uno scrigno di madreperla e si avviava in direzione della prossima università.

Questo trans-trans andò avanti fino alla metà del Secolo Ventesimo, epoca in cui - si narra - la Carter entrò casualmente in possesso di un libro di geografia: fu così che decise di tagliare i ponti con il suo scabroso passato e valicare il Pacifico per insediarsi in America, una terra in cui le malattie sessualmente trasmissibili verranno scoperte solo negli Anni '80 e dove una qualunque ciarlatana con una laurea in letteratura inglese poteva bearsi di suscitare scalpore spacciando un banale herpes per una rara forma di lebbra.
Ed è proprio alla fase conclusiva della sua vita che corrisponde il successo letterario come autrice di romanzi fantastico-allegorici, novelle picaresche e raccolte poetiche imperniate di realismo magico. Che è un po' come dire che ricalcò la sua produzione giovanile scrivendo Foresta Vergine al posto di Foresta Nera, sostituì l'hinterland Dublinese con periferia di Memphis, romanzò la cronaca nera della sua patria adottiva e articolizzò le romanze della sua terra natia. Un lavoro di fino, insomma.

La morte arrivò nell'anno 2012[7], ma la Carter, giacente sul suo letto di morte, vide che era di nazionalità inglese, e perciò di sesso maschile, e gli ordinò di aspettare in guardiola[8].
Poi convocò d'urgenza l'unico amico che era sopravvissuto alle sue scorribande europee, tale Salman Rushdie, e gli rivelò di aver scoperto il suo segreto: ella sosteneva infatti che l'uomo fosse un ghoul generato dai lombi di Vlad L'Impalatore e successivamente impadronitosi del volto di Jack Nicholson.
Quando finalmente ebbe tirato il calzino nella sua magione sul Mississippi, il buon Salman si premurò di scriverle il necrologio, puntualizzando quanto fosse abile nel farsi i fatti degli altri, e di come manifestasse una magnetica forma d'attrazione per tutte le forme di vita che possedessero più di due gambe.
Chissà come, finì ipnotizzato da uno stregone voodoo e si trasformò in un feticcio di carne.

Questa NON è Angela Carter. Ma se fosse ancora viva, potrebbe assomigliare a lei.

Le opere

La prosa roboante e funambolica della Carter si deve senza dubbio alla sua straordinaria erudizione letteraria, alla sua costante ricerca della matrice psicologica delle fiabe tradizionali e soprattutto, al fatto di aver girato in lungo e in largo il pianeta sapendo cogliere solo gli aspetti più suggestivi di ogni cultura: ecco perché i suoi scritti trattano sempre e solo di stupri, incesti, parricidi, matricidi, zoofilia, endogamia, xenofobia, evirazioni, torture rituali, riti satanici e morti premature dovute a overdosi e/o collassi dimensionali.

Tra l'altro, abbiamo a che fare con la prima autrice moderna che si sia sobbarcata l'oneroso fardello di sputtanare i classici della letteratura inglese (e non) dal Medioevo ai giorni nostri, senza tralasciare le opere teatrali di mostri sacri come Guglielmo Scuotilancia e le biografie di artisti dall'indole notoriamente espansiva, come nel caso di Edgar Allan Poe e Charles Baudelaire.
In molti teorizzano che sia stata proprio lei a dare origine alla moda delle fanfiction, rivisitando o prolungando romanzi che erano fortuitamente scampati al fenomeno (tipicamente hollywoodiano) dello spin-off.

Altra peculiarità della scrittrice è l'aver inventato un genere letterario che non piace davvero a nessuno: laddove si parla di vampiri, lupi mannari, demoni e fate c'è sempre qualche riflessione freudiana che occupa quaranta pagine e rallenta considerevolmente il ritmo del racconto, facendo storcere il naso a chiunque sia abituato a vedere il fantasy come l'eterna lotta del Bene contro il Male. Laddove invece viene concesso più spazio all'intreccio pirandelliano, alla riflessione intimista tradotta in una riscoperta allegorica della dialettica uomo-animale, ecco che ti spunta fuori una bambola assassina armata di shuriken, o l'uomo lupo di Ray Harryhausen.

Per maggiore completezza, riportiamo un estratto delle principali opere della Carter:

  • L'uomo che amava un contrabbasso - Storia della passione proibita tra un ottugenario e il suo fedele strumento di diletto
  • Una signora molto per bene e suo figlio in casa - Potrebbe essere una riflessione sull'eterno perpetuarsi di un'educazione malsana a danno delle nuove generazioni, ma più probabilmente è un delirio autobiografico
  • Favola vittoriana (con glossario) - A tutta prima, si tratta di una leggenda gallese che pullula di magia, mistero e buoni sentimenti. Poi leggi il glossario e realizzi che si tratta del tour guidato di un bordello
  • Fuochi d'artificio: nove pezzi profani - Colorita miscellanea di racconti estremamente coerenti l'uno con l'altro: il ritratto affettuoso di una masnada di befan... ehr, pescivendole giapponesi; l'incesto del boia che mangiava uccelli crudi a colazione; Pinocchio fuso alla bambola assassina reclama la propria indipendenza di donna e uccide il libidinoso falegname che l'ha creata; la Carter gironzola per Yokohama in cerca d'ammore; John Rambo e la sua schiava alla conquista del Congo; un uomo stuprato da una donna in una dimensione specchio lavorata a maglia da un trans; venti pagine di lamenti per un bastardino defunto
  • La camera di sangue e altri racconti - L'incipit di questa raccolta è fornito sicuramente dalla tumultuosa fanciullezza vissuta in compagnia del Marchese, come prova il racconto della giovane sarta che sposa un Galeazzi versione erudita e accetta di seguirlo in una rocca sperduta in mezzo al mare, rinviene ciò che resta delle precedenti mogli e si fa salvare in corner dalla madre armata di fucile a canne mozze. Seguono due reinterpretazioni animaliste de La bella e la bestia, un raccontino caruccio fatto apposta per insegnare ai pampini che non bisogna MAI fidarsi di un gatto che porta gli stivali, e un vaneggiamento Buzzatiano sulle doti virili del re degli gnomi. E poi la storia del riccone che fa un pupazzo di neve, lo stupra e lo disfa stile blackster; un racconto che fonde Lord Jim e vampiri affetti da cataratte; infine, tre variazioni sul tema lupo mannaro, particolarmente caro alla Carter, la cui morale è riassumibile in: se un uomo ti dice che va al gabinetto e torna tre anni dopo pretendendo la cena, tagliagli la testa
  • Venere nera - Nemmeno la tradizione popolare iraniana è immune al turpiloquio simbolista della Carter, che si accanisce sulle Mille e una Notte; balza poi in America ribaltando Pocahontas nella prospettiva di Moll Flanders; semina il terrore tra poeti maledetti, scrittori gotici e commediografi britannici; ci piazza La principessa Mononoke rivisto da un montanaro che passava di lì per caso; e infine, le ricette di suor Germana (con l'inevitabile stupro per antipasto).

Dimenticavo: il remake romanzato di un fatto di cronaca nera in cui una zitella psicotica (idolo d'infanzia dell'autrice) ammazza la famiglia a colpi d'accetta

  • Fantasmi americani - Prima di Stephen King, c'era lei. E tanto per fare le cose a dovere, la raccolta si apre con un re-remake del racconto precedente. Seguono: un western vietato ai minori camuffato da tragedia elisabettiana, un altro western (intriso di occultismo senza frenuli), un incubo cinematografò che in confronto Antichrist di Von Trier è L'Albero Azzurro, una vendetta personale ai danni di Dickens e del suo moralismo ipocrita, un'orgia di nonsense buoni a far ridere solo gli Inglesi (e a provocare delirium tremens in tutti gli altri), Cenerentola feat Freud adults only, Alice nel Paese degli Alchimisti di Stato e, per concludere, un'ariosa critica Codice da Vinci docet volta a dimostrare che Maria Maddalena forse non si pentì proprio dal profondo del cuore

Ovvio che la produzione della Carter non si ferma qui, ma sinceramente solo un pazzo si prenderebbe la briga di leggerla nella sua interezza e riportarla su codesto sito, dove probabilmente verrebbe denigrata ancor più che altrove.

Una favola tipo

Proprio come per le puntate dei Simpson e il manifesto elettorale di Berlusconi, le short novels di Angela Carter rispettano uno schema preordinato che si ripete ciclicamente fino ad esaurimento ristampe.
Ecco come la Nostra riesce a spremere tre differenti sviluppi servendosi del medesimo incipit:

1) Cappuccetto Rosso sta camminando nel bosco. Le si para davanti il Lupo Cattivo.
Cappuccetto Rosso si spoglia nuda, si adagia sul muschio e implora il Lupo di violentarla. Al che, la bestia taglia la corda scandalizzata.
2) Cappuccetto Rosso sta camminando nel bosco. Le si para davanti il Lupo Cattivo, facendo per aprire bocca con l'intenzione di pervertire il buon senso della bambina tramite una sfida che la vedrà inesorabilmente perdente.
Cappuccetto Rosso lo precede estraendo un revolver dalla mantella e gli apre un buco nel cranio.
3) Cappuccetto Rosso sta camminando nel bosco. Le si para davanti un cacciatore che trasporta la carcassa di un lupo, offrendosi gentilmente di accompagnarla fino a casa della nonna.
Cappuccetto Rosso si trasforma in una lupa e gli mangia il cuore.

"Scommetto che muori dalla voglia di girare un film ispirato a La Camera di Sangue, eh, Neil?"
"Qualunque cosa, basta che mi lasci alzare da questa sedia chiodata!"

Curiosità

  • Angela Carter ha copiato spudoratamente da William Blake, ed è a sua volta stata spudoratamente copiata da Philip Pullman (che però ha un debole anche per John Milton)
  • Il pressoché famosissimo regista Neil Jordan realizzò un film basato sui suoi racconti. Venne riammesso in patria solo dodici anni dopo
  • Un eminente tizio del The Daily Telegraph ha paragonato il videogioco The Path a "un romanzo di Angela Carter travasato in The Sims", per poi essere trascinato in tribunale da EA Games con l'accusa di vilipendio agli sviluppatori
  • Angela Carter è al decimo posto nella classifica dei dieci migliori scrittori inglesi del Ventesimo Secolo. Un ottimo risultato, se pensiamo che gli scrittori inglesi del Ventesimo Secolo ammontano in tutto a dieci.

Voci correlate

Note

  1. ^ Per quanto possa sembrare assurdo, è il suo nome completo. Se non ci credi controlla su Wikipedia.
  2. ^ Per non parlare del fatto che le carestie decimavano la popolazione dei tori, lasciando i toreri in braghe di tela
  3. ^ Sono in corso delle dispute tra storici per stabilire se venne effettivamente procreata da due esseri umani o non fu piuttosto il frutto di un'unione incestuosa tra Francis Bacon e un gerbillo
  4. ^ Nelle sue memorie, De Sade scrisse che si sentiva lievemente preso in giro dovendo scartare ogni mese un pacchetto contrassegnato dalla dicitura:"Per il marchese"
  5. ^ Il che si risolse con la chiusura (perenne) del suddetto all'interno di una Vergine di Norimberga
  6. ^ Nonché dalle teste di porco ritrovate puntualmente nei propri letti
  7. ^ Per la Carter il tempo è un concetto relativo: è capace di visitare dodici periodi storici nell'arco di cinque paragrafi, e vincere dieci premi letterari in quattro Paesi contemporaneamente. Perché io dovrei fare eccezione?
  8. ^ Se è vero che la morte non conosce il condizionale, di sicuro è sensibile all'imperativo categorico