Aneddoto dei frantoi di Talete

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Uno dei frantoi di Talete, dove venivano impiegati muli e manodopera a basso costo.

L'aneddoto dei frantoi di Talete è un celebre racconto che la tradizione associa alla vita del filosofo. Di questo possiamo esserne abbastanza certi, altrimenti si sarebbe chiamato dei pastifici di Solone, o magari delle pizzerie di Misone.

Talete era uno dei Sette Saggi dell'antichità, assieme ai due già citati poc'anzi oltre che a Pìttaco, Mammolo e altri due che tutti dimenticano ma poi prendono la cosa con filosofia. Appunto.

A riportare l'episodio è Aristotele (da non confondere con Aristoteles il giocatore della Longobarda[1]) che ne parla nel suo saggio sull'inutilità di alcune forme di vita intitolato Politica. Al centro dell'aneddoto sta la presunta inadeguatezza della pratica filosofica di ottemperare ai bisogni della vita quotidiana, riconducibile allo stare a smacchiare i giaguari di "bersana" memoria.

Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Aneddoto dei frantoi di Talete

Non è di questo parere però Håvard Høgmo, titolare della cattedra di Confutazione Teorica delle Credenze Popolari e pure Antipatiche di Trondheim, secondo il quale: "Talete voleva solo farsi la bruschetta con l'olio buono".

Il tema è comunque correlato ad un altro celebre episodio: la caduta nel pozzo di Talete, avvenuta mentre era impegnato nell'osservazione astronomica, dai cui è possibile trarre un grande insegnamento: si può esprimere un desiderio guardando una stella cadente, oppure farlo gettardo una moneta in un pozzo, ma se sei ubriaco e tirchio rischi di confonderti.

Entrambi gli accadimenti, infatti, vertono sulla considerazione nella quale è tenuto il filosofo: un fancazzista con lo sguardo perso nel vuoto e privo di utilità sociale. Praticamente uno come Roberto Speranza, ma dotato di cervello e senza lauto stipendio.

Aneddoto

Talete dopo aver preso un pugno in faccia per via dei prezzi troppo alti.

Talete era criticato dai suoi concittadini per lo stato di povertà nel quale lo relegava la sua inclinazione filosofica. In effetti, oltre ad essere malvisto per i suoi consigli saccenti, aveva tutta l'aria di un clochard e puzzava come un licaone bagnato mentre tenta di asciugarsi negli escrementi di gnu.

Una chiavica d'uomo insomma.

Mosso a difesa della filosofia, che amava quasi quanto le giovani verghe, si spinse ad un gesto di valenza essenzialmente pratica.

Grazie ad una notevole intuizione, alle sue profonde conoscenze astronomiche e, non ultima, ad una clamorosa botta di culo, aveva previsto per l'anno seguente un abbondante raccolto di olive.

Durante l'inverno, quando c'era poca richiesta, aveva distribuito piccoli anticipi in denaro prenotando tutti i frantoi nel raggio di novantundici chilometri per il periodo di raccolta. Si era procurato tali somme sfruttando un'altra sua abilità pratica: fare soffoconi.

Arrivata la stagione delle olive, fissò l'affitto dei frantoi in regime di monopolio e incassò poco meno di Amazon nel periodo natalizio.

Da un punto di vista finanziario è la prima testimonianza storico-letteraria di uno strumento derivato: un'opzione in cui il sottostante era l'utilizzo dei frantoi.

Scopriamo quindi in Talete una insospettabile conoscenza della finanza, che lo portò a formulare una prima bozza di funzionamento dei credit default swap, che consisteva nel vendere amuleti contro la sfiga. Comunque anche di essere "sottostante" ne capiva parecchio.

Note

  1. ^ di cui si ricordano solo i vecchi e Lino Banfi

Voci correlate