Torquato Tasso

Da Nonciclopedia, l'enciclopedia libera dalla forfora.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Torquato Tasso era molto distratto e usciva spesso di casa senza pantaloni.
« Giuro, non ho copiato da Mary Poppins! »
(Tasso a proposito della sua famosa metafora dello zucchero nella medicina amara per il bambino malato)

Torquato Tasso (Sorrento, 11 marzo 1544Roma, 25 aprile 1595) è stato uno scrittore, drammaturgo, poeta santo e navigat italiano. Fu definito un uomo fuori dal suo tempo, infatti il mercoledì si vestiva da paggetto del '300 (indossando un'oscena calzamaglia) e il venerdì da hippie. Nei suoi scritti, il gusto per le preziosità linguistiche, l'intensa sensualità e le metafore che capiva solo lui, rivelano l'evoluzione verso un linguaggio nuovo, che maturerà e si consacrerà nel Seicento facendo la fortuna degli autori.
Lui però muore prima e assai povero.
La sua opera più importante è la Gerusalemme liberata (1575), in cui vengono descritti gli scontri tra cristiani e musulmani durante una gara di Burraco a Gerusalemme.

« Bianche [...] avea la sopravveste, [...] e parte nuda ella ne resta; [...]
le chiome dorate al vento sparse, giovane donna in mezzo ‘l campo apparse. »
(La parte della Gerusalemme liberata definita "quasi oscena" dal Santo Uffizio.)
« Bianca avea la sopravvesta, cadendo a glutei nudi ella ne resta;
torvo Moro lesto ne approfitta, giovane donna in retro vien trafitta. »
(Prima stesura, cambiata dal Tasso in quella attuale su prezioso consiglio dell'amico Bertolfo.)

Biografia

Torquato Tasso, a nove mesi, dipinto mentre "gattona".
Torquato Tasso ormai vecchio.

Nacque a Sorrento nel 1544. Per un principio di asfissia, patito durante il parto, è molto scuro di carnagione. La levatrice gli mette un limone in bocca e tenta di spacciarlo per una porchetta al mercato di Marina Piccola. Scampato all'infanticidio, viene riportato ai suoi familiari.
Il padre Bernardo era un muratore bergamasco (leggendario campione di "muro a sacco" al servizio del principe Sanseverino), dal quale ereditò i calli alle mani (presenti sin alla nascita).
La madre era Porzia "Piccola Miss"[citazione necessaria] de' Rossi, nobildonna pistoiese figlia di un giocatore di pallacorda di origini romane.
All'età di dieci anni Torquato si recò a Napoli, dove venne educato dal Vescovo Usimbardo Mazza (dei Gesuiti) all'uso del bastone pastorale. In seguito raggiunse il padre a Venezia, dopo la morte della madre per avvelenamento da rame (infatti fu trovata con la testa fracassata da un paiolo).
La signora Porzia (di nome e di fatto)[citazione necessaria] aveva una relazione col moro Otello. L'amicizia dell'alfiere di quest'ultimo , un certo Jago, con suo marito, non gli giovò affatto.
Tra il 1560 ed il 1565, Tasso compì i suoi studi a Padova e a Bologna. Nella prestigiosa Università di Padova, Tasso gettò le basi della propria cultura filosofica e conobbe Sperone Speroni (detto "la torre del Brenta"). Grazie a questa conoscenza, aderì da subito all'Accademia degli Infiammati ed in seguito, dopo un faticoso percorso educativo, a quella più "leggiadra" degli Eterei. Nel 1565 giunse a Ferrara, prima al servizio del cardinale Luigi d'Este, poi di suo fratello, il Duca Alfonso. Questo fu il periodo più felice della vita di Tasso, tentò il suicidio solo dodici volte. Era molto apprezzato dalle dame e dai gentiluomini per le sue doti poetiche e l'eleganza mondana, però non puoi dimenticare una "torre" se hai per le mani solo "pedoni" e la cosa finì in depressione.
Nel 1575 sottopose un poema sulla prima crociata al giudizio di cinque autorevoli letterati romani. I primi due vaffanculo incrinarono la sua autostima, il terzo e il quarto lo portarono all'autoflagellazione, il quinto lo convinse a gettarsi sotto un treno, ma i progetti di messer Leonardo Da Vinci erano lungi dallo sfociare nella costruzione del "mezzo necessario".
Tanto per non farsi mancare niente, iniziò a soffrire di paranoia, evidenti segni di insicurezza e soprattutto pazzia. Quello che lo preoccupava era però l'alitosi, fortunatamente trovò un buon rimedio alla cannella presso uno speziale.
Per mettere alla prova la propria fede, si sottopose spontaneamente al giudizio dell'Inquisizione di Ferrara, fu assolto ma per due settimane non poté sedersi.
Nel 1579, durante le terze nozze di Alfonso II con Margherita Gonzaga, si sciacquò le palle nel recipiente della sangria davanti a tutti. Il duca ne fu contrariato e lo rinchiuse nell'Ospedale Sant'Anna, nella celebre cella detta poi "del Tasso", dove rimase per sette anni. Durante questo periodo pubblicò il suo capolavoro: La Gerusalemme liberata.
Nel 1586 fu liberato per intercessione di Guglielmo Gonzaga (che aveva apprezzato tardivamente il suo gesto di spregio per quel minchione del genero) e si trasferì a Mantova.
Nel 1593, tornò a Napoli per una causa sull'eredità del padre, che consisteva in tre quintali di intonaco, due badili e svariati mattoni. A causa delle precarie condizioni di salute e delle ristrettezze economiche, si trasferì a Roma ospitato nel convento di Sant'Onofrio al Gianicolo, dove morì a 51 anni appena iniziava a trovare serenità.

Il capolavoro

A sinistra, una delle 150.000 copie stampate col titolo sbagliato che rovinarono il Tasso.

Quando si parla di Tasso viene in mente la Gerusalemme liberata, da lui considerata un'opera maledetta. Nella seconda stesura, cambiò il titolo in Gerusalemme conquistata cercando di spacciarla per un sequel. Si rivelò immediatamente una scelta incauta, tutte le copie stampate gli restarono sul groppone, i creditori assunsero dei sicari fatti venire espressamente da Corleone. Fortunatamente per lui era rinchiuso a Sant'Anna, il Duca Alfonso si fece carico dei suoi debiti ma, astutamente, gli estorse l'80% dei ricavi sui successivi libri.
L'opera parla della prima crociata, e già questo doveva essere presagio di fallimento e sventura. Nelle guerre sante i musulmani sono decisamente in vantaggio. Il loro Paradiso con 40 Vergini (molto troie)[citazione necessaria] a disposizione, paragonato a tre mesi di "sconto della pena in Purgatorio, offre sicuramente maggiori motivazioni.

La trama

Al sesto anno di guerra, Goffredo di Buglione inizia ad essere dubbioso su quella che, dall'intelligence dei Templari su soffiata del Mossad, era stata prevista e pianificata come "guerra lampo". Una cosa però non lo fa dormire la notte: la garanzia sulla cintura di castità della moglie è scaduta da circa un mese. Per chiudere la partita in fretta, convoca il crociato Tancredi e sfida i musulmani ai calci di rigore. Questi non ci stanno, sposano l'idea del duello per evitare ulteriori spargimenti di sangue, però la tenzone sarà a Burraco.

Titolo: "Lì ce n'è ancora uno!". Armida toglie i pidocchi a Rinaldo. (Nicolas Poussin: Louvre, Paris).

La situazione si complica, al posto dell'inadatto Tancredi il campione cristiano è Rinaldo, a cui si oppone Pinh El-Lamir (campione egiziano per dodici anni consecutivi). La camorra ha un discreto interesse nell'affare, Rinaldo vincente viene dato 4 a 1. Per non correre rischi, incarica la fattucchiera Armida (trisavola di Amelia la strega del Vesuvio) di fiaccare l'eroe cristiano. Grazie al potente incantesimo "Repetita fellatio", Rinaldo è in grado di contare fino a cinque e con estrema difficoltà.
Sembra fatta ma il mago Ismeno, tesoriere del sultano mamelucco Turban al-Arrhaf, ha puntato mezza quintalata di zaffiri su Rinaldo e, scoperto il piano truffaldino, cala il suo asso: Clorinda.
Costei, conosciuta a Gerusalemme come "Via Crucis" (perché per appagarla ne dovevi fare almeno 14), era considerata in 34 paesi una zoccola invereconda. Molti atleti e guerrieri erano caduti attorno alla nona stazione, si narrava che un solo uomo fosse arrivato alla undicesima, prima di finire nel sanatorio di Betlemme. Il pur volenteroso Pinh El-Lamir non oltrepassa la settima, al duello si presenta trascinandosi sui gomiti e farneticando di essere la reincarnazione di Anubi. Rinaldo vince e i crociati conquistano Gerusalemme.

« Canto l'arme pietose e 'l capitano, che andiede molto n' culo al musulmano.
Molto egli oprò co 'l membro e con la lingua, che fama e gloria sua giammai si estingua; »
(L'incipit originale dell'opera, modificato dopo l'avviso di scomunica del Cardinale Usimbardo Mazza.)

Opere minori

Illustrazioni erotiche tratte da: "Ma Tasso, aveva davvero il culo chiacchierato?" (Ed. Playboy, 1531).

Nelle illustrazioni della foto a destra, possiamo riconoscere alcune opere minori del Tasso degne di nota.

Re Torrismondo

Molti letterati sono dubbiosi se definire Re Torrismondo una tragedia o una delle commedie più divertenti del XVI secolo. L'ambientazione è nordica.
Re Torrismondo ama Alvida, ma è stata promessa al suo amico Germondo (sovrano di Svezia). Grazie ad un ingegnoso stratagemma non si capisce chi la sposa, però se la "inzufolano" assieme in un memorabile sandwich. Poi si scopre che Alvida è la sorella minore del re (quale? ...a piacere) e l'altro è il cugino (... per esclusione). Finisce in una gara di burlesque.
I fratelli Vanzina hanno acquistato i diritti dell'opera per farne un film, titolo provvisorio: Matrimonio a Stoccolma. Nella foto, riquadro a sinistra, la locandina con Massimo Boldi, Simona Ventura e Christian De Sica vestito da puttino.

Aminta

Nella foto, riquadro in alto a destra, una illustrazione del poemetto lirico Aminta. I personaggi principali sono:

  • Dafne (compagna di Silvia),
  • Aminta (innamorato di Silvia),
  • Tirsi (compagno d'Aminta),
  • Silvia (amata da Aminta),
  • Satiro (innamorato di Silvia).

Detto questo, l'unica domanda che viene in mente è: "Ma Ridge, con chi ha trombato stavolta?".

Le sette giornate del mondo creato

È un poema in endecasillabi sciolti, ossia fa cagare lento. Opera di contenuto religioso e di impronta chiaramente controriformistica[1]. Si fonda sul racconto biblico della creazione del mondo ed è suddiviso in sette parti, ossia i sei giorni nei quali: dopo essere andato fuori nel weekend, passato il ponte a Portofino e i due in cui fece sciopero, non avendo altro da fare quel giorno, Dio lo creò.
Nell'illustrazione, in basso a destra della foto, si vede chiaramente il momento in cui Adamo chiede a Dio:
"Ma questa, possibile che c'ha sempre il mal di testa?"
(e il Padreterno allarga le braccia scusandosi).

Rinaldo

L'opera parla dell'eroico Rinaldo, cugino di Orlando e trisavolo di Osvaldo. Originario di Certaldo, fin da piccolo ribaldo, per tre anni fu un araldo e poi fu assunto alla Ansaldo.

« Canto i felici affanni e i primi ardori, che giovanetto ancor soffrì Rinaldo,
e come da braga trasse il membro fòri, e mise 'l biscotto in amoroso caldo; »
(L'incipit originale del Rinaldo, modificato dopo la 36esima frustata dell'inquisitore.)

Note

Cioè, stai davvero leggendo le note?? Pazzesco!! Peraltro fai bene.
  1. ^ Prliamo ovviamente della riforma di... ora non mi viene, ce l'ho sulla punta della lingua.

Voci correlate