Terrorismo altoatesino

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Gli storici capi del BAS.
A sinistra: Gennaro Baütmann e sua moglie Mariassunta Hof.
In alto a destra: Giandomenico Hölzl mentre piazza una mucca-bomba mascherata da cespuglio.
In basso a destra: Alfio Flögel e sua moglie Immacolata Kaltenbrunner.

Il terrorismo altoatesino si sviluppò nella seconda metà degli anni '50 con lo scopo di rivendicare l'indipendenza del Tirolo dall'Italia o l'annessione all'Austria: erano una specie di Lega Nord ma con due palle così! Si resero protagonisti di numerosi attentati con esplosivo (anche perché farli col taleggio era complicato) il più delle volte indirizzati a colpire strutture e simboli tipicamente italiani; erano anni difficili, se provavi ad aprire una pizzeria te la facevano esplodere entro 48 ore, per i suonatori di mandolino era prevista la pena di morte.
La più importante organizzazione clandestina fu il Comitato per la liberazione del Sudtirolo (Befreiungsausschuss Südtirol, in sigla BAS), chiamati nel resto della penisola "quei bamboccioni con i calzoncini". Il BAS fu attivo fino al 1969 ma la popolazione di quelle zone, ancora oggi, non si rassegna al fatto di appartenere ad una regione italiana. Secondo i bene informati, il sentimento secessionista è più che mai vivo.

I temibili ordigni esplosivi usati dai terroristi del Sudtirolo.
« Buongiorno, mi fa un caffè macchiato freddo in tazza grande?!. »
(Cliente in un bar di Bressanone.)
« Scheiss Italiener! »
(Barista di Bressanone rivolto a bassa voce al cliente.)
« Mi scusi ma non capisco cosa dice. »
(Cliente al barista.)
« Meglio! »
(Barista di Bressanone al cliente (sorridendo).)

Tipica accoglienza riservata agli italiani di passaggio nella Provincia autonoma di Bolzano.

« Ma vaffanculo, crucco der cazzo!! »
(Tipica frase di congedo tra un italiano ed un altoatesino.)

Numerosi terroristi, condannati dalla magistratura italiana, non hanno mai scontato la propria pena, essendo fuggiti in Germania ed Austria, e sono in parte tutt'oggi impegnati in attività anti-italiane. Alois "Luis" Larch ha aperto una tavola calda nel suo paese natale, l'unica pizza che puoi ordinare è con fontina, würstel, crauti e stelle alpine; molto probabilmente si beccherà presto un "cazziatone" da Gordon Ramsay.

Il contesto storico

Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Befreiungsausschuss Südtirol

L'italianizzazione del periodo fascista

Con l'avvento del governo fascista fu varata in tutta Italia una politica nazionalista di compressione delle minoranze dialettali e linguistiche, che comportò l'italianizzazione di nomi e toponimi e la chiusura di tutte la scuole non italiane. Il politico trentino Ettore Tolomei sosteneva che l'Alto Adige fosse un territorio forzatamente germanizzato, da riportare alla sua condizione "originaria". Varò quindi una serie di terribili provvedimenti, che esasperarono gli animi:

Dopo la campagna di italianizzazione voluta dal fascismo, Alcide De Gasperi e l'austriaco Karl Gruber raggiunsero l'accordo per gestire, in modo pacifico, la "questione altoatesina".
  1. il Krapfen si sarebbe chiamato "Bombolone",
  2. lo Speck diventava: "quel prosciutto bruciaticcio che fa una sega a quello di Parma",
  3. gli Schlutzkrapfen si sarebbero chiamati "ravioli ricotta e spinaci" (perché in effetti quello erano),
  4. i Würstel restavano Würstel, altrimenti si offendeva la salciccia.

Anche i nomi delle persone andavano italianizzati. Per la maggior parte si andò lisci come l'olio, Karl diventava Carlo, Franz sarebbe stato Franco, etc. Su alcuni ci si andò pesante con la fantasia, Günther diventava Gennaro (rendendo automaticamente lo sfigato possessore: il più perculato dell'arco alpino). Si arrivò persino a cambiare i nomi sulle lapidi del cimitero, Bülent Stumpf divenne "Bollente Botta" e la sua vedova pianse per il resto della vita su tombe a caso.

L'apparente cambio di rotta

Dopo il secondo conflitto mondiale venne implementato l'accordo De Gasperi-Gruber, che ripristinò l'insegnamento della Linkua teteska, introdusse la toponomastica bilingue e rese libero il culto di Belfagor. A questo punto scattò la classica "furbata all'italiana": venne incentivato l'insediamento di nuove zone industriali e finanziata la costruzione di case popolari, allo scopo di favorire l'immigrazione di italiani da altre regioni. Il governo italiano proseguiva in tal modo nell'intento di creare una maggioranza italiana in Alto Adige (la cosiddetta "politica del 51%").

In effetti, a pensarci bene... non è che gli autoctoni avessero poi tutti i torti.

Ai semicrucchi la cosa andò di traverso: così facendo si sarebbe messa in pericolo la purezza della razza tirolese, con pericolose infiltrazioni di tarchiati ominidi dotati di folta peluria bruna e sovrabbondanza di nerchia.

« Dobbiamo capire perché le nostre donne non appoggiano la secessione. »
(Hans Stieler, capo dell'organizzazione terroristica Stieler-Gruppe, durante una riunione.)

Attentati e stragi del BAS

A partire dal 1956 alcuni altoatesini di lingua tedesca, molti con trascorsi nazisti, altri solo fancazzisti, si riunirono intorno a Sepp Kerschbaumer, dando vita a un'organizzazione clandestina, il Befreiungsausschuss Südtirol (avente sigla BAS, probabile acronimo di "Bolzano Adora lo Strudel"). L'azione era inizialmente circoscritta a propaganda anti-italiana, alla distribuzione di volantini secessionisti e a bloccare i tasti dei citofoni dei calabresi col nastro adesivo. Di quel periodo ecco alcuni episodi significativi (vedi anche figura a destra):

I terroristi del Befreiungsausschuss Südtirol colpirono più volte e con una violenza inaudita.
  1. Fosso sulla SS621. In valle Aurina, a pochi chilometri dal confine, i membri del BAS scavarono un lungo fosso trasversale sulla carreggiata, con l'intento criminale di rovinare la ruota (e se possibile anche il cerchione) ad una camionetta dei Carabinieri di Brunico. Il bilancio fu tragico, un appuntato rischiò di morire assiderato perché non avevano la ruota di scorta e passarono la notte all'addiaccio.
  2. Traliccio di Terlano. L'abbattimento di un traliccio dell'alta tensione lasciò perplessi gli investigatori. L'effetto ottenuto fu che le campagne nella zona di Lana restarono senza corrente e si guastò una confezione di mazzancolle surgelate ad un ristorante di Gargazzone. In realtà i terroristi avevano altre mire, così facendo restò senza elettricità un ripetitore di Radio Maria per tre giorni. L'azione avrebbe punito l'appoggio del Vaticano allo stato italiano sulla questione altoatesina. Fu un atto inutile, alla Santa Sede non frega niente del Sudtirolo e nemmeno dell'Italia (salvo durante il periodo dell'otto per mille).
  3. Fogna di Corvara. Con un intrepido blitz notturno, i prodi del BAS sabotarono lo sbocco fognario di Corvara, proprio nel periodo di alta stagione per la settimana bianca. Per un errore di calcolo nelle cariche usate, Norbert Gschnitzer restò vittima di una valanga di merda. Per nascondere l'ingloriosa fine, gli spararono e dissero che era stato colpito in un conflitto a fuoco con la polizia. Al funerale c'erano i rappresentanti di tutti i gruppi indipendentisti, a circa quaranta metri dal feretro.
  4. Sabotaggio della SS242. Nell'estate del 1957, il gruppo si rese conto che le azioni, svolte fino a quel momento, non avevano suscitato l'adeguata attenzione mediatica. Il 12 ottobre un commando composto da quattro uomini si appostò nei pressi di Ortisei. Attesero con pazienza che il traffico raggiungesse l'apice e poi, senza un briciolo di pietà, fecero piombare la nebbia in tutta la val Gardena.

I giornali, ovviamente in mano ai corrotti politici italiani, parlarono di eccezionali avversità atmosferiche e calamità naturali. "Quando è troppo è troppo!" Il comitato iniziò a procurarsi materiale esplosivo.

Nei loro atti sconsiderati finirono per colpire anche gli esseri umani
(e un bergamasco).

La prima azione esplosiva del BAS è datata 22 novembre 1957, a saltare in aria fu la salma di Ettore Tolomei, assieme alla sua tomba del cimitero di Montagna. Potevano finalmente mettere una tacca e considerarla la prima vittima? Una rapida votazione per alzata di mano confermò, quasi all'unanimità, la linea del "No". Il 29 gennaio 1961 a Ponte Gardena, presso la Centrale a energia cricetica della Montecatini, l'austriaco Heinrich Klier fece esplodere il monumento equestre in alluminio, eretto nel 1938, dedicato al "Genio del Fascismo". Stanchi di sprecare costosissimo tritolo, la guida del movimento venne assunta dal gruppo radicale di Georg Klotz e dai neonazisti venuti dall'Austria: iniziarono così gli attentati mirati a uccidere le forze dell'ordine italiane.
La prima vittima fu tuttavia un cantoniere sulla SS12 del Brennero: il 12 giugno 1961 Giovanni Postal morì nel tentativo di disinnescare una bomba inesplosa appollaiata su un albero, a marzo aveva già rinvenuto nello stesso posto un analogo ordigno esplosivo ed era però riuscito a disattivarlo.

« Un cantoniere che disinnesca bombe? Ma di che stiamo parlando? Saremo mica finiti a fantasylandia? »

Proviamo ad immaginare la medesima situazione ai nostri giorni:

  • Ore 9:40, Giovanni Postal chiama la centrale operativa dell'ANAS, sono in agitazione sindacale e quindi nessuno risponde.
  • Ore 11:40, Postal riesce a parlare col suo responsabile, il contratto parla chiaro: si ha competenza per le more sui cespugli, ma di esplosivo sugli alberi non v'è menzione.
  • Ore 12:48, il responsabile informa il Comando dei vigili urbani di Bolzano ma, a quanto risulta loro, il chilometro segnalato è nella provincia di Trento.
  • Ore 13:00, pausa pranzo.
  • Ore 14:30, il comandante dei vigili di Trento consulta le mappe, l'albero è effettivamente al di qua del confine, seppur di poco. L'Assessore alle Trovate Geniali pensa di sradicare nottetempo l'albero e spostarlo di un paio di metri, poi guarda meglio la normativa interna e si accorge che le bombe sono di competenza del reparto artificieri della polizia (l'albero tira un sospiro di sollievo).
  • Ore 16:10, gli artificieri sono impegnati in un corso di aggiornamento a Padova, tempo di finire e saranno sul posto.
  • Ore 19:20, i terroristi passano da quelle parti, recuperano l'inesploso, invitano a cena Giovanni Postal e tornano alla base ubriachi di marzemino[1].
  • Ore 22:40, Giovanni Postal dà la buonanotte a sua moglie.

Ma erano altri tempi, giorni di eroismo e sacrificio, se c'era da rimboccarsi le maniche e saltare in aria, si faceva. Dal 20 settembre 1956 al 30 ottobre 1988 ci sono stati 361 attentati con dinamite, mitra, mine antiuomo e maleppeggio.

I terroristi del Sudtirolo si riunivano in attrezzati covi segreti diabolicamente camuffati.

Il bilancio è di 21 morti, tra cui: 15 appartenenti alle forze dell'ordine, 2 privati cittadini e 4 terroristi, deceduti per lo scoppio prematuro delle cariche che stavano predisponendo.

« Questo è quello che capita a voler risparmiare! Chi cazzo ha comperato le sveglie cinesi? »
(Il capo cellula adirato per la morte di Bepi "Bum Bum" Almer.)
« È stato proprio il Bepi! »
(Uno che trova un comodo capro espiatorio.)

Le reazioni dei governi: Italia e Austria condannano il terrorismo

Due diversi modi di giudicare i terroristi del sudtirolo: quello italiano e quello austriaco.
  • Reazione italiana. Il governo italiano aveva scelto la linea della ferma reazione[eh?!], quindi il BAS non ci perse il sonno. La pacchia non era però destinata a durare: difatti decise di occuparsi della cosa il Super Mario dell'epoca, che di cognome faceva Scelba. Reduce dai successi della strage di Portella della Ginestra, non ci mise molto ad avere l'idea giusta: arrestare tutti quelli il cui nome finiva senza vocale.
    Quando si ha a che fare col genio italico...
    Furono arrestati e condannati con pene severissime: Luis Amplatz (26 anni e 6 mesi), Georg Klotz (18 anni e 2 settimane), Sepp Kerschbaumer (15 anni e mezza giornata). Al secondo processo tutti gli altri si beccarono una trentina di anni, a parte Norbert Burger (autore della strage di Cima Vallona e gestore di un McDonald's a Innsbruck) che fu condannato all'ergastolo per: strage continuata pluriaggravata, vilipendio di cadavere, danneggiamento aggravato, licantropia, banda armata e detenzione illegale di bassotuba[2]. Quasi tutti fuggirono in Austria e Germania e dunque non scontarono mai la pena.
  • Reazione austriaca. A Linz il 31 maggio 1967 una giuria popolare assolse Norbert Burger e 14 complici, perché (si legge nella sentenza) "agirono in stato di necessità per la difesa di interessi superiori".
  • Reazione italiana. "Che stronzetti!"
  • Reazione austriaca. Prrrrrrrrrrrrrr!!!
Come accade spesso, alla fine, l'ingiustizia trionfa e la marmotta confeziona la cioccolata.

Molti arrestati e inquisiti di lingua tedesca denunciarono la brutalità delle forze dell'ordine italiane: si parlò di torture presso la caserma di Egna, alle quali sarebbe riconducibile la morte in carcere di Franz Höfler e di Anton Gostner. Le autorità accertarono che entrambi i detenuti erano morti per cause naturali, confortati dall'imparziale ed autorevole giudizio dei consulenti di medicina legale Franz Josef Nicosia e Wolfgang Cuccurullo, dell'università di Monaco di Baviera[credo].
Norbert Burger, condannato dalla giustizia italiana all'ergastolo, nel 1981 si candidò alla presidenza austriaca per il partito nazionaldemocratico. Per anni gli avversari politici si sono interrogati sul significato del suo slogan elettorale: "Voglio mamma!"
Nel 1986 il nuovo gruppo Ein Tirol si rese protagonista di vari attentati, si ipotizza che l'organizzazione Gladio avrebbe infiltrato Ein Tirol e usato il gruppo per i suoi scopi nell'ambito della "strategia della tensione". Spesso gli attentati avvenivano alla vigilia di elezioni politiche, favorendo i risultati elettorali del Movimento Sociale Italiano. Ovviamente sono tutte voci infondate, è risaputo che Gladio si occupava di organizzare toga party, mentre oggi seleziona comparse per la saga di Spartacus.

E oggi come siamo messi?

La milizia del Sudtirolo continua a prepararsi alla secessione, le carabine Krag M1912 hanno festeggiato il centenario ma sono in perfette condizioni.

Oggi una via di Appiano sulla Strada del Vino (comune col nome più idiota del Nord Italia) è intitolata al terrorista Sepp Kerschbaumer.
Erhard Hartung, giudicato colpevole della strage di Cima Vallona, di recente è stato eletto alla consulta locale per stranieri del comune di Meerbusch in Germania.
Tutto questo dimostra che i tedeschi tengono in grande considerazione la meritocrazia.
Alla scuola materna di Vipiteno, durante l'attività didattica pomeridiana facoltativa "Mein Kampf", si vocifera che venga insegnata questa filastrocca:

« Was ist das für ein schönes Land, wo Etsch und Eisack fließt.
Wo jeder wahre Deutsche Mann auf Italiener schießt.
Dies ist mein schönes Südtirol, umringt von Eis und Firn.
Zum Schwur erheben wir die Hand: Italien soll krepier’n. »
(Das Andreas-Hofer-Lied (L'inno di Andreas Hofer).)
« Che bel paese quello dove scorrono Adige e Isarco.
Dove ogni vero tedesco spara sugli italiani.
Questo è il mio bel Sudtirolo, circondato da ghiaccio e neve.
Alziamo la mano in giuramento: L'Italia deve crepare. »
(Traduzione vera di un vero inno terrorista.)


Note

  1. ^ vinello che a dispetto del nome picchia in testa di brutto
  2. ^ il giudice era un suo vicino di casa

Voci correlate

Questa è una voce di squallidità, una di quelle un po' meno pallose della media.
È stata miracolata come tale il giorno 7 luglio 2013 col 33.3% di voti (su 21).
Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto.

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