Steve McQueen

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Steve McQueen sul set di Tom Horn... forse era Dixie Dynamite o magari Cincinnati Kid... ah no, era Nevada Smith... vabbè, facciamo L'ultimo buscadero e non se ne parla più. Tanto un Cowboy vale l'altro.
Il regista Steve McQueen. Nonostante l'incredibile somiglianza è solo un caso di omonimia.

Steve McQueen, nato Terence Steven McQueen (Beech Grove, 24 marzo 1930) morto Terencio Esteban de Reis[1] (Ciudad Juárez, 7 novembre 1980), è stato un tuttofare statunitense, impiegato anche come attore, pilota, e rilevatore del censimento. Il nome è frutto di una mediazione, da parte del reverendo Cleophus James della Chiesa Arrivista Disfattista St. Iron Giusy di Flagstaff, durante una lite tra i genitori per deciderlo. Il padre voleva chiamarlo Vasilij Mbatha Steven e la madre Harivansh Terence Dietmar, su consiglio del prete infilarono i sei nomi in un cappello e ne estrassero uno a testa. Questa fu la prima "grande sculata" di Terence Steven.
È stato uno dei più celebri attori americani degli anni '60-'70, famoso per il suo atteggiamento spericolato e da anti-eroe.

« Voglio una vita, esagerata, voglio una vita come Steve McQueeeeen. »
(Vasco Rossi: Vita Spericolata.)
« Voglio una vita, forse più lunga, a cinquant'anni non voglio moriiii. »
(Vasco Rossi: Testo scartato da Vita Spericolata.)

Quando serviva interpretare "quello che pare non gli freghi un cazzo ma poi tira fuori le palle", la sua "faccia da schiaffi" era insostituibile. Per questo, nonostante sia sempre stato un attore piuttosto problematico per registi e produttori, riuscì sempre ad ottenere ruoli di grande rilievo e ingenti compensi. Si sposò tre volte (una di queste consapevolmente) ed ebbe due figli: due dalla prima moglie e... basta.

« Quando McQueen faceva il tassista a Londra, ebbe un figlio! »
(The Sun - 2 novembre 1980.)

Steve morì pochi giorni dopo, senza fare in tempo a smentire. La diamo per buona, quindi i figli sono: Terry, Chad e Alexander. Quest'ultimo è morto nel 2010, Terry nel 1998 e Chad (secondo Maga Magò) nel 2078 (se gli regge la pompa). Chad McQueen ha seguito le orme del padre e fa l'attore, purtroppo con risultati altalenanti, a volte lo scartano al provino, altre nemmeno lo chiamano.

Infanzia

Steve è sempre stato un discolo, fin da bambino. All'asilo disegnava con le dita, le aveva sempre sporche d'inchiostro (delle impronte digitali).

Figlio di uno stuntman che abbandonò la moglie, il piccolo Steve (appena nato) fu mandato a vivere presso uno zio a Slater nel Missouri, un luogo che, per vita notturna, contende il 7348° posto al monastero degli Hare Krishna di Lhasa nel Tibet.
Quando aveva 12 anni seppe che la madre si era trasferita a Los Angeles, non si lasciò sfuggire l'occasione di raggiungerla. Dove trovò i soldi per il biglietto del treno non l'ha mai raccontato, però lo zio non riusciva a spiegarsi perché la sua Ford Falcon consumasse due galloni di benzina per fare tre miglia.

« Me lo ricordo! Vivace e con grandi occhioni azzurri. Un termine per descriverlo? Mi lasci pensare... senz'altro Bastardo criminale!! »
(La signora Jägermeister, sua vicina di casa.)

A 14 anni era già membro di una gang di strada e la madre si vide costretta a mandarlo presso una scuola di correzione, la California Very Bad Evil Junior Damned Boys School a Chino Hills.

Steve prestò servizio come bagnino presso il fatiscente Alvaro's Gym Center. Qui conobbe la signora Springsteen.

Grazie ai preziosi consigli degli educatori, Steve capisce che occorre avere un'idea precisa del proprio futuro, darsi degli obiettivi e fare un piano a lungo termine. Insomma, inutile rubare un'automobile se non sai smontarla e non sai già a chi "piazzare" i pezzi. A 16 anni dopo aver bruciato sei Pontiac, come ebbe a dire: "per scaldare i Marshmallows" , il giudice Theodore Adam Brewster lo obbliga a prestare servizio come bagnino, fino al risarcimento del danno. La signora Evelyn Springsteen, assidua frequentatrice della piscina, lo prende a ben volere e, mossa da un istinto quasi materno, gli impartisce lezioni di matematica, lo inizia al sesso tantrico e al consumo smodato di alcool. Una volta entrato in possesso dei rudimenti delle divisioni, realizza che per ripianare il debito, con la paga percepita, gli occorrerebbero circa 163 anni. La seconda opzione del giudice erano i Marines, McQueen vi prestò servizio dal 1947 al 1950.

I primi lavori

Steve McQueen lavorò come mozzo, clown e shampista di cani.

Tornato civile, Steve si trasferisce a New York per imbarcarsi come mozzo sulla Princess of Cock, un mercantile che trasporta frigo a pedali destinati al mercato africano. La ferrea disciplina militare ha "ammorbidito" il suo carattere esuberante, prima di essere ricercato in tredici stati deve fare ben cinque viaggi.

« Quando l'ho visto arrivare di corsa, inseguito da un'intera tribù Bantu, ho detto: Stavolta lo caccio a pedate!! »
(Angus Clifford Barney, comandante della Princess of Cock.)

La Broadway degli anni '50 è la patria del musical e della recitazione. Steve ne è inesorabilmente attratto. Per pagarsi i corsi all'Actor's Studio, accetta di impersonare il clown Belfagor presso il celebre negozio di Fao Schwarz. Risulta simpaticissimo ai bambini, anche alle mamme, soprattutto alle mamme. Con molte di loro si accoppia nei camerini mentre il pargolo gioca col Lego. Scoperto dal proprietario, in seguito alla spiata di una commessa-cesso rifiutata, viene cacciato. Il fatturato del negozio cala del 16%.

A sinistra, Steve McQueen davanti al suo forno a Little Italy. A destra, quando ha portato la baguette al regista Robert Wise.

Dopo una breve parentesi lavorativa presso la More Pets 4 all, come shampista di Chihuahua, Steve approfitta di un prestito per ex militari e apre un forno a Little Italy. In poco tempo il suo negozio comincia ad essere ben frequentato.

« Aveva un notevole sfilatino! »
(Me li ricordo tutti! Anche le misure. Biografia non autorizzata di Elizabeth Taylor (Ed. Lo Turco))
Una delle 300 copie della patente di Steve McQueen. Ricorse spesso ad un falsario, perché gli veniva ritirata mediamente due volte a settimana.

Un giorno Marlon Brando entra per comperare una ciriola, è l'inizio di una grande amicizia. Con lui condivide la passione per le moto, le scorribande notturne "a tutta birra" e una trentina di notti in galera. Steve acquista una Triumph Bonneville (il sogno della sua vita) e Brando lo convince a "bagnarla degnamente". Dopo aver fatto adeguata scorta di bevande (5 bottiglie di whisky, 3 di gin e uno scatolone di Barolo Chinato) partono per un coast to coast sulla mitica U.S. Route 66.
Alla partenza dal Molo di Santa Monica sono già completamente ubriachi, Brando si siede al contrario sulla sua Thunderbird 6T e grida: "Maledetti negri!! Mi hanno fregato il manubrio". I due custodi notturni del Luna Park sono di colore, uno dei due è Jack Johnson campione WBA nel 1915 ma ancora straordinariamente in forma. Il rumore delle costole rotte fu udito fino a Venice. Il mese in ospedale consolida il rapporto, si conoscono meglio e si danno dei nomignoli: Steve è Orsetto Puccioso e Marlon invece Bambi. McQueen confida all'amico il suo desiderio di recitare, Brando gli suggerisce di recarsi dal regista Robert Wise. L'amore di quest'ultimo per la baguette è noto in tutto l'ambiente.

« Che bella baguette che tieni ,
che bella baguette che hai ,
me la dai? , me la dai? ,
me la dai la tua baguette? ...
 »
(Motivetto cantato da Robert Wise durante l'incontro con McQueen (storpiando La Pansè di Carosone).)

Steve ottiene una piccola parte nel film Lassù qualcuno mi ama, ma il regista pretende l'esclusiva sulle baguette. Per l'attore è il primo passo verso l'olimpo hollywoodiano.

Il successo

Nel 1960 Steve torna in California, Hollywood lo aspetta, fino alle 5:00, poi se ne va.

Dopo aver partecipato a diciannove film (due in ruoli minori, sette come comparsa e dieci come fornitore del catering) viene chiamato a Los Angeles da John Sturges per il western I magnifici sette. La pellicola si ispira a I sette samurai di Kurosawa e la parte del Cowboy Vin gli calza come un preservativo. Il nome Vin è il diminutivo di Vincenzo, secondo il copione il personaggio ha origini italiane. McQueen sfodera un insospettabile e perfetto dialetto messinese, vorrebbe anche apportare lievi modifiche (tipo usare lupara e coppola) ma Sturges gli dice: "Adesso stai a cacà fori der vasetto!". Steve non comprende a fondo la frase, ma intuisce che il regista non è entusiasta della sua idea. Sfodera comunque una grande interpretazione, è l'inizio della sua fortuna.

« Steve ad ogni battuta aggiungeva: "miiinchia!", alla fine l'abbiamo doppiato. »
(Il regista John Sturges.)
Steve pretendeva di girare le scene in moto solo da ubriaco.

L'anno successivo fu la volta del film bellico L'inferno è per gli eroi di Don Siegel, in cui interpretò il difficile ruolo di John Reese, un ex sergente che viene degradato per insubordinazione e per ubriachezza. Praticamente sale sul set essendo semplicemente se stesso. La firma del contratto fu tuttavia complicata, McQueen pretese che fosse inserita una speciale clausola:

« Clausola 12B: La produzione si impegna a far girare almeno 50 ciak delle scene in cui l'attore si ubriaca! »
(La clausola voluta da McQueen.)

La definitiva consacrazione giunse nel 1963 grazie a La grande fuga sempre diretto da John Sturges, in cui interpretò il ruolo dell'audace e spericolato capitano Virgil Hilts, che lo rese celebre nel mondo del cinema.

Sottotitolo:
Hanno un'unica idea in testa: La fi fuga.

Per quasi dieci anni la sua attività è febbrile, circa 39 e mezzo. Si susseguono:

Sempre del 1972 il bellissimo Getaway! (di Sam Peckinpah). Nel 1994 ne è stato anche girato un remake con Alec Baldwin, dopo averli visti entrambi si evince il senso matematico delle proporzioni, ossia che Baldwin : McQueen = Pro Patria : Barcellona. Poi, nel 1973, il capolavoro Papillon (di F.J. Schaffner). Il personaggio di Henri Charrière, un galeotto realmente esistito ed autore del romanzo da cui è tratto il film, viene considerata da molti l'interpretazione migliore di McQueen.

« Stare in galera gli veniva naturale, era come fosse a casa sua. »
(Il regista F.J. Schaffner.)
« Così so' boni tutti!! »
(Marlon Brando che voleva la parte.)

L'anno dopo John Guillermin lo diresse nel kolossal di genere catastrofico L'inferno di cristallo, accanto a Paul Newman e William Holden. Steve interpreta il capo dei pompieri che salva tutti dall'incendio (scatenato da un barman deficiente con la sciarpetta che stava preparando un B-52).

Per molti fu il suo "canto del cigno", per altri il suo "ballo del qua-qua". La carriera seguì un lento declino, fino alla sua prematura scomparsa nel 1980 (avvenuta a seguito delle complicanze sopraggiunte per un attacco di morte).

La passione per i motori

Steve, arrivato secondo alla 12 ore di Sebring, saluta affettuosamente il vincitore (Mario Andretti su Ferrari).
Steve festeggia la vittoria della 3 ore e un quarto di Chattanooga, ottenuta su Fiat 500 "Topolino".

Steve amava fare a meno di controfigure e appariva egli stesso nelle scene di solito affidate agli stuntman. La memorabile scena del film La grande fuga (in cui Hilts tenta di saltare il filo spinato con la moto) fu provata la prima volta proprio dall'attore. Dopo aver passato due ore a districarlo dall'enorme matassa di legno e aculei che si era creata, la produzione gli vietò di riprovarci. La scena fu girata con lo stuntman, ma a notte fonda l'ostinato McQueen tentò di nuovo, col medesimo risultato. I test notturni continuarono per due settimane e si arrivò (per garantire l'incolumità al divo) a sostituire il filo spinato con corde elastiche. Alla fine Steve si arrese, il continuo rimbalzare gli faceva venire troppo da vomitare.
Oltre ad aver interpretato un pilota nel film Le 24 Ore di Le Mans, McQueen si è realmente cimentato in parecchie gare sportive. Spesso considerò l'ipotesi di abbandonare il cinema per dedicarsi completamente alle corse. Nel suo palmares può vantare:

  • IX° allo Sturgis Rally' del 1967,
  • III° alla Parigi-Bergamo del 1969,
  • II° alla 12 ore di Sebring' del 1970,
  • I° alla 3 ore e un quarto di Chattanooga del 1971,
  • IIII° alla Salerno-Reggio Calabria del 1973,
  • IXI° al Rally di Casal Palocco del 1974,
  • I° alla Olbia-Villa Certosa del 1977.
Steve felice con quella che lui credeva una Ferrari (in realtà una Fiat 124 sport coupè).

L'attore partecipò anche a parecchie gare motociclistiche durante gli anni sessanta e settanta. Tra le altre competizioni, prese parte anche alla Mint 400, alla Baja 1000, alla Novella 2000, al Gran Prix di Frattamaggiore e alla International Six Days Enduro a Cuneo.
Alla sua morte, la sua collezione di moto comprendeva oltre 100 modelli per un valore di circa millemila dollari. Possedeva inoltre alcune tra le più famose auto sportive dell'epoca come ad esempio:

  • Porsche 908, Porsche 356, Porsche 911 Carrera S e Porsche 511 Levi's M,
  • Jaguar D-Type XKSS e la Jaguar E-Type appartenuta in precedenza a Diabolik,
  • Fiat 600 multipla Biturbo Special,
  • l'introvabile Trabant GTV Intercooler del '71,
  • Ferrari 512 e Ferrari 250 Lusso Berlinetta.

Quest'ultima auto, mentre veniva battuta all'asta da Christie's per circa 2 milioni di dollari, si rivelò un clamoroso falso. Autore del raggiro fu James "The Fox" Semeraro, che all'epoca gestiva un import/export di auto di lusso a Oklahoma City. Il manigoldo gli affibbiò la Fiat 124 sport Coupè del cognato, dopo averla abilmente camuffata con un cavallino posticcio fatto di stagnola.

Il McQueen privato

Nonostante l'apparente sregolatezza della sua vita, McQueen aveva sani principi. Riteneva il matrimonio un valore assoluto, infatti si sposò tre volte. Nel 1979 gli venne diagnosticato un mesotelioma, la notizia lo gettò nello sgomento per un buon quarto d'ora, poi andò a fare parapendio nel pomeriggio e a mignotte la sera.

Dopo aver subito un tentativo di furto, Steve era diventato guardingo. Per proteggere i suoi cari aveva acquistato una 44 Magnum e il coguaro Baltimore.
Un divertito McQueen che schiaccia la testa del figlio tra le ginocchia. Al piccolo Chad piaceva molto giocare a Trauma cranico.
Dopo aver "fatto il pieno", Steve amava sfrecciare sulla riga della mezzeria, guidando con una mano sola.


Lo stile McQueen

Alcuni oggetti che fanno parte dell'immarcescibile "stile McQueen".

Molti si staranno chiedendo quanto Steve McQueen abbia influenzato il suo tempo, domani chiedo a mio cugino.
La sua recitazione "sanguigna" lo rendeva il divo di tutti, bastava mettere in commercio un oggetto qualsiasi collegandolo all'attore e la vendita era assicurata. Il cesso "Giddap!" (a forma di sella texana) forse era eccessivo e non ebbe grande fortuna, ma rappresentò l'eccezione che confermava la regola.

  1. Completo jeans Blue Men's Palmdale: pantaloni e camicia indossati in Nevada Smith. La classica camminata da cowboy, sfoggiata da Steve per tutto il film, non era tanto frutto dell'andare a cavallo quanto della cucitura della zip che gli straziava le palle.
  2. Barbour International Steve McQueen™: un giaccone da motociclista che, in caso di pioggia, era capace di assorbire la quantità d'acqua equivalente al lago di Bracciano. Una volta bagnato necessitava di due estati per asciugare.
  3. Parfum Steve McQueen "The King of Cool": il profumo per l'uomo che non deve chiedere mai... (a parte la restituzione dei soldi).
  4. Orologio TAG Heuer Monaco: pregiato cronografo indossato nel film "Le Mans". La lancetta dei secondi riusciva a fare il giro completo in soli 16" e due decimi, un record per l'epoca. Segnava l'ora esatta un paio di volte a settimana.
  5. Occhiali Persol 714/s Steve McQueen Special Edition: "sunglasses" per eccellenza ancora prodotto. La forma pieghevole li rende praticissimi da portare, e da perdere. Molto confortevoli, quando pensi "sembra di non averli" ti rendi conto che devi uscire al prossimo svincolo e tornare indietro all'autogrill.

Curiosità

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Però è meglio se certe curiosità te le tieni pe' ttìa... o forse ti incuriosisce sapere com'è dormire coi pesci?

  • Negli anni novanta, all'uscita in commercio della Ford Puma, un suggestivo fotomontaggio fece sì che McQueen la guidasse nello spot pubblicitario. Nella sequenza si vede l'attore guidare la Puma per le strade californiane, e poi deporla in una autorimessa insieme ad una replica della moto utilizzata ne "La grande fuga" e alla Ford Mustang Gt del 1968 utilizzata nel film Bullitt. Un attimo dopo tutto sparisce e resta solo la Puma... e l'enorme sensazione di schifo per l'ennesima pubblicità del cazzo.
  • Hugh Laurie, l'attore che impersona il Dr. House, è un grande fan di Steve McQueen, tanto da aver imposto alla produzione dello show la presenza di un personaggio che lo "onorasse degnamente" . Alla fine l'ha spuntata, è stato chiamato in suo onore un sorcio.

Note

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  1. ^ Perché in Messico non sapevano come scriverlo

Voci correlate


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