Spike Lee

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Spike Lee, fotografato con un ragazzo bianco, mentre esibisce il proprio "sorriso da foto con ragazzo bianco".
« Io non ho alcuna intenzione di avere davanti 38 bianchi signora! Sa per quanto ha dovuto soffrire il mio popolo per colpa di voi bianchi? Tutte le volte la stessa storia, i neri per ultimi ed i bianchi per primi! »
(Spike Lee si rifiuta di fare la coda alle poste, dopo essere arrivato 5 minuti prima dell'orario di chiusura.)

Sir Shelton LeBron Lee, CBE[1] (mandarino: 李 辰通; pinyin: Lǐ Chéntōng; 20 marzo 1957, Georgia, appena sopra il Medioriente), detto "Spike" un po' da sua mamma ed un po' da tutti, è uno dei 39 milioni di negri che vivono in America[2], impegno che gli occupa la gran parte della giornata.

A tempo perso è anche regista, sceneggiatore, attore, produttore cinematografico, documentarista, scrittore, insegnante e sgabello. I suoi film trattano solitamente di neri incazzati, neri arrabbiati, neri infuriati, neri inferociti, neri incattiviti, neri maleducati, neri furibondi, neri adirati, neri frustrati, neri furiosi e rabbiosi. Qualche volta anche di neri in carriera che non vivono solamente grazie al sussidio di disoccupazione, ma molto raramente.

Nella seconda metà degli anni '90, Giobbe Covatta, noto storico e genealogista, cominciò a studiare l'albero genealogico dell'attore. Incuriosito dal cognome, evidente anglicizzazione di Lǐ, avanzò l'ipotesi che il regista, in realtà, fosse solamente un cinese travestito da nero che sfruttasse cinematograficamente il problema sociale degli afroamericani per trarne profitto personale[3]. Spike Lee non avrebbe mai smentito questa ipotesi.[senza fonte]

Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Spike Lee

✌☝☞ Cenni biografici ☜☟✌

Oscar alla migliore armonia nei lineamenti del viso 1998.

Infanzia e famiglia

Spike Lee nasce ad Atlanta, da una famiglia di afroamericani neri di colore perennemente discriminata dalla popolazione caucasoamericana. Il padre, LeBill James, era un rapper scadente laureato in jazz, mentre la madre, LaJacquelyn Carroll (née Black) manteneva tutta la famiglia grazie allo stipendio di professoressa delle medie. Insegnava "studi afroamericani" ai bambini di colore di 3ªB e 1ªA. Fu lei stessa professoressa di Spike in ben tre occasioni, una volta quando quest'ultimo si trovava ancora in 1ªA, quando stava facendo l'ultimo anno e quando venne costretto a ripeterlo in 3ªB, perché la preside dell'istituto, Bianca White, aveva deciso di confinare tutti i bambini di colore nella sezione B, relegandoli nel seminterrato, che puzzava di cane bagnato per via delle perdite alle tubature, e di tenere nella A solamente i bambini bianchi, lasciando a loro disposizione il resto dell'istituto, pieno di giochi e caramelle.

La nonna materna di Spike, "Big Mama" Black (née Darkskinned), veniva violentata ogni 6 ore sia da gruppi di cottimisti bianchi e bergamaschi sia dal marito, "Magic Johnson" Black, che abusava di lei per farle pagare il fatto che non mettesse mai il burro d'arachidi nella minestra. Quando la vecchia trovò il coraggio di andare alla polizia a denunciare gli anni di sevizie subite, venne stuprata e picchiata selvaggiamente da tutti i poliziotti della centrale, bianchi e irlandesi, fino a condurla ad una morte atroce. Secondo il referto medico del Dipartimento di polizia della Georgia, il decesso di Big Mama avvenne per "cause naturali"[4].

Lee ha tre fratelli: LeCinqué, regista anche lui, Brian e DeBrian, giocatori di Basket attualmente nel Casalpusterlengo. Ha anche una sorella LaJoie, attrice. L'ennesimo contributo della famiglia al mondo cinematografico viene dato anche dal cugino di Spike, Malcolm X. Lee, make-up artist.

Gli studi e l’interesse per il cinema

Quando Spike è ancora molto giovane, la famiglia Lee, per sfuggire alla mentalità bigotta e razzista tipica del sud degli Stati Uniti, si trasferisce dalla Georgia a New York, in zona Harlem, quartiere pittoresco a maggioranza afroamericana. Un cazzo di ghetto in poche parole. È qui che il giovane ha l’opportunità di coltivare le proprie passioni. In pieno stile americano sogna di fare il giocatore di baseball, salvo poi ricordarsi che per colpa dei geni trasmessigli dalla nonna paterna, Shoshanna Lee (née Jewenstein; ebraico: שושנה יהודי איינשטיין), ebrea fino al midollo, era talmente scoordinato e goffo da essere incapace in qualsiasi sport, persino in Grand Slam Tennis per il Nintendo Wii. Rassegnatosi ad abbandonare il sogno sportivo si fece trascinare dal cugino Malcolm attraverso spettacoli teatrali, musical, repliche di Sex and the City e Will & Grace. Tentando di coniugare le neonate passioni, recitazione e cinematografia, con quella più antica e radicata, i negri, Lee torna ad Atlanta per studiare cinema in un prestigiosissimo college per afroamericani. Fu un periodo centrale nella storia del futuro regista. Dopo aver letto l’Autobiografia di Malcolm X, in lui si rafforzerà enormemente la propria identità razziale e, per manifestare questa presa di coscienza, si farà crescere una pettinatura afro; nel frattempo, il cugino Malcolm stava scoprendo il grande mondo degli smalti per unghie. Questo percorso psicologico lo farà giungere finalmente alla conclusione che, in fin dei conti, aveva sempre saputo: in realtà l’uomo bianco non era altro che la progenie di Satana e di una scrofa ed aveva schiavizzato e tormentato l’uomo nero per così tanto tempo solo perché aveva sempre saputo di essere a lui inferiore[5]. In questo periodo muore anche LaJacquelyn, sua madre, venendo poi sostituita da Big Mama per quanto riguardava la poppata mattutina di Spike.

Una volta finiti gli studi, Lee, si decise finalmente a fare il regista, in modo da avere la possibilità di divulgare a quante più persone possibili l’importante verità che aveva appena raggiunto su quelle immonde bestie pallide che costituivano la maggioranza della popolazione americana.

Spike fondò una propria casa di produzione cinematografica, la "40 Acres & a Mule Filmworks". Il nome 40 Acres & a Mule deriva dalla promessa di lauto risarcimento fatta agli schiavi africani nel 1865, alla fine dello schiavismo negli Stati Uniti: venivano promessi, appunto, 40 acri di terra e un mulo. La promessa però non fu mai mantenuta[6]. Questo nome servirà a Lee per far capire ai suoi spettatori, già dai primi secondi di ogni suo singolo film, che il regista è un cazzo di negro incazzato e che il film stesso non parlerà d'altro.

Carriera cinematografica

Tipica interpretazione di un uomo caucasico di mezza età nei film del signor Lee.

Costanti nei film di Spike Lee

Lo stile di Spike Lee è caratterizzato dal virtuosismo dei movimenti della macchina da presa, per un uso iperrealista della fotografia, e per il montaggio che fa riferimento alle tecniche, agli stili televisivi e al digitale[7]. Sembra che il regista per ottenere il suddetto effetto, assuma come cameraman ogni volta dei malati di Parkinson sottopagati.[senza fonte] La scena più ricorrente nei suoi film è quella in cui Lee posiziona un attore o un'attrice sul carrello della macchina da presa e lo fa muovere, dando l'impressione di un movimento fluido e sognante. L'effetto potrebbe essere anche dato dalla massiccia quantità di LSD fatta assumere agli attori stessi con la forza, costretti sotto minaccia di licenziamento da parte di Spike[8].

Denzel Washington e John Turturro sono attori ricorrenti nelle sue opere, lavorando in molti dei film del regista e come suoi giardinieri la domenica mattina. Anche Halle Berry appare con una certa regolarità, sia come attrice che come drizzacazzi.

Ruolo interessante hanno anche altre categorie razziali ed etniche presenti sul territorio americano. I portoricani, gli irlandesi ed i dominicani ricoprono sempre un qualche ruolo nei suoi film. Particolare attenzione viene data soprattutto agli italiani, solitamente nelle varianti sarda e meridionale, che hanno importanti sviluppi e relazioni in molte delle sue opere. La predilezione del regista per gli italiani è data dalla sua convinzione che quest'ultimi sarebbero una sorta di negri tra i bianchi[9].

Nei film di Lee, la moglie/donna/fidanzata del protagonista ha quasi sempre una pelle talmente chiara da poter facilmente passare per bianca, anche se, per motivi sconosciuti, viene ritenuta sempre e comunque afroamericana. Questo forse è uno dei maggiori segni dell'ipocrisia del registra, che pur sputando quotidianamente con forza sull'operato dell'uomo caucasico, non ha il coraggio di ammettere a sé stesso che non ne disdegna affatto le donne. Spike, comunque, ha dichiarato di ritenere immorali i rapporti interrazziali[10].

Un po' di film qua e là

Lee, nelle proprie opere, è solito dare i dettami morali che i membri della comunità afroamericana dovrebbero seguire nella propria vita quotidiana e di relazione. Se, durante lo svolgimento del film, lo sviluppo narrativo di un personaggio lo portasse a trasgredire i suddetti dettami, il regista lo giustizierà con una pena esemplare, al fine di evitare atti emulatori.

Inoltre lo spunto per i propri film è tratto solitamente da vicende più o meno personali che l'artista vive durante il suo percorso di vita[11].

Do the Right Thing - Fa' la cosa giusta

Un'antica pittura rupestre nei pressi di Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo. È un'evidente rappresentazione dei gloriosi giorni in cui l'uomo nero, avendo dato inizio alla civiltà, governava la Terra incontrastato.
Qualcuno, in "Do the Right Thing" : E anche quell'altro tizio, com'è che si chiama? Faraman?
Lee : Il pastore Farrakhan.
Qualcuno : Ah certo scusa, il pastore Farrakhan. Comunque, il pastore Farrakhan, parla sempre del cosiddetto giorno in cui l'uomo nero si ribellerà, un giorno in cui tornerà a governare la Terra come ha sempre fatto nel suo glorioso passato...
Lee : Bravo, hai detto bene.
Sempre quello : E di quale cazzo di passato parlate?
Lee : Noi neri abbiamo dato inizio alla civiltà!
Ancora lui : Ahahah!! Ah bello, continua a sognare!

È considerato uno dei migliori film del regista americano[12]. La storia si svolge nel solito ghetto pieno di neri nullafacenti e disoccupati, dove Sal, pizzaiolo italoamericano ed unico bianco presente nel quartiere, ha una pizzeria da decenni. Tutto fila liscio, finché un tizio a cui era stato impedito da Sal stesso di attaccare la foto di Malcolm X e Martin Luther King su una parete della sua pizzeria, si alleerà con un altro tizio che voleva doppia mozzarella sulla pizza, ma che non aveva intenzione di pagarla. I due faranno scoppiare un casino nella pizzeria tanto da far intervenire la polizia, che ammazzerà, per sbaglio o per propria volontà, il tipo della doppia mozzarella. Nel frattempo, tutti gli abitanti, non avendo trovato nulla di bello da guardare in televisione, riversatisi davanti alla pizzeria e avendo assistito all'omicidio in diretta, daranno inizio ad una rivolta. A questo punto il personaggio interpretato proprio da Spike Lee, sfonderà la vetrina del locale di Sal per dare fuoco alla pizzeria. Da qui il titolo "Fa' la cosa giusta" perché secondo il regista dare fuoco all'attività di un umile pizzaiolo bianco, che come crimini aveva solo quelli di voler arredare da solo le proprie pareti, di far pagare la doppia mozzarella e di essere ovviamente caucasico, che non c'entrava un cazzo con l'omicidio appena avvenuto, era la cosa più giusta da fare.

Pare che l'input per la nascita del film sia stato dato da un evento traumatico che Spike, allora alle elementari, visse proprio in una pizzeria. Mentre stava pranzando in compagnia del nonno paterno, H.L. "Red Dragon" Lee (nome originale: Lǐ Hónglóng, pinyin, 李 红龙, mandarino), questo gli rivelò di essere in realtà un profugo cinese, rifugiatosi tra la comunità afroamericana solo perché odiava gli involtini primavera. Spike Lee non entrò mai più in una pizzeria[13].

Jungle Fever

Un architetto nero tradisce la moglie, afroamericana ma comunque più bianca di un ano dopo lo sbiancamento, con la segretaria italiana. Perderà in seguito il lavoro per aver trasgredito ad uno degli impliciti dogmi morali dei film di Lee, secondo il quale i neri non si devono sporcare andando con le bianche.

L'intero film è ispirato al secondo matrimonio di LeBill, il padre del regista, con un ebreo albino, acondroplasico e sieropositivo. Siccome il padre era già mezzo ebreo, Spike non avrebbe potuto sopportare la vergogna di avere più ebrei in famiglia di quanti ne avesse già. Decise quindi di fare questa merdata di film nel tentativo di dissuadere LeBill dal matrimonio. Non ci riuscì[14].

Malcolm X

   La stessa cosa ma di più: Malcolm X.
Martin Luther King e Malcolm X in un amabile scambio di battute durante il film. Torneranno a guardarsi in cagnesco appena spenti i riflettori.

L'opera che Spike Lee sognava da sempre, un film sulla vita di Malcolm X.

Per le strade di Hollywood di vocifera che Lee abbia strappato il diritto legale di produrre questo film direttamente dalle fauci di Biscottino, un golden retriver che lo aveva vinto due mesi prima ad un'asta di beneficenza.

He Got Game

Un nero in prigione per omicidio ha un figlio nero che è bravissimo a giocare basket.

Ispirato da "Magic Johnson" Black, nonno materno dell'artista, quando questo finì in galera per aver stuprato un fenicottero.

Bamboozled

Uno sceneggiatore nero, che si veste da bianco, crea uno show di neri che prendono per il culo tutti i neri; una gang locale afroamericana non lo gradirà. Moriranno tutti tranne la segretaria e un membro della gang: il protagonista dello show per aver trasgredito all'implicito dogma morale di non prendere per il culo altri neri, lo sceneggiatore per aver trasgredito all'implicito dogma morale di non vestirsi e comportarsi come i bianchi, i membri della gang per aver trasgredito all'implicito dogma morale di essere troppo neri, mentre l'unico rimasto del branco di sbandati sopravvive, con malavoglia, ai suoi amici per aver trasgredito all'implicito dogma morale di essere negro solo per un ottavo. I personaggi sopravvissuti avranno comunque l'ergastolo.

Pare che Spike Lee abbia scritto la sceneggiatura di questo film dopo una serata passata a pippare scroto di cammello polverizzato.[senza fonte]

25th Hour - La 25ª ora

Uno dei pochi film a non avere come protagonista un attore afroamericano. Il personaggio principale (Edward Norton) è comunque un aspirante galeotto irlandese fidanzato con una portoricana. Quindi tutto in regola.

Tratto da quando LeCinqué, Brian e DeBrian, i fratelli di Spike Lee, finirono in galera per essersi travestiti da irlandesi nel giorno di San Patrizio; provocando un grande imbarazzo al resto della famiglia.

She Hate Me - Lei mi odia

Un nero in carriera viene licenziato e per tirare a campare comincerà a mettere incinte lesbiche per 10.000 $ a botta. Verrà processato e condannato a mantenere tutti e 57 i figli avuti, perché aveva violato il dettame morale che impedisce ad un afroamericano di scopare nella quantità in cui i bianchi credano che i neri scopino.

La trama è dovuta allo shock dell'inaspettato outing pubblico del cugino Malcolm, cosa che Spike non aveva mai lontanamente sospettato. Ha avuto ripercussioni su questo film anche il fatto che la moglie del regista, avendo appena partorito, non gliela mollasse da 8 settimane.

Inside Man

Siccome la moglie gli aveva rimproverato di essere un uomo dalle tematiche monotone, Spike Lee, con poca fiducia, proverà a produrre questo thriller evitando di parlare di afroamericani per 129 minuti consecutivi. 129 minuti di seguito. Wow, cioè, cazzo un record.

Sarà il più grande incasso del regista[15].

Miracle at St. Anna - Miracolo a Sant'Anna

Sentendo la nostalgia delle vecchie tematiche, Miracle at St. Anna, ambientato nella seconda guerra mondiale, parla di un gruppo di soldati afroamericani che, usati come capri espiatori dai colleghi caucasoamericani, vengono mandati per qualche ragione in questo paesino in culo ai lupi nelle Alpi italiane. Uno di loro farà sesso con una mondina del paese. Non l'avesse mai fatto! Per aver trasgredito al già citato dettame morale, "mai farsela con una donna bianca", moriranno tutti. Tutti gli abitanti del paese ed i soldati verranno barbaramente trucidati dai nazisti, ad eccezione di un unico membro della compagnia, che non era in realtà afroamericano ma bensì afroportoricano. E che gli fregava dei dogmi leeiani a questo.

Come si può notare dai capelli chiari e dagli occhi verdi della moglie e della figlia di Spike Lee, il regista sfoggia sempre una grande coerenza quando muove delle critiche.

Polemiche

Spike Lee, tenendoci particolarmente alla propria reputazione da negro incazzato, è solito muovere accuse a chiunque ogni 5 minuti. Solitamente non frega un cazzo a nessuno quando lo fa, a meno che non attacchi brighe con un altro personaggio famoso:

  • criticò pubblicamente Whoopi Goldberg perché aveva osato mettersi delle lenti a contatto verdi senza prima consultarlo, sostenendo che le persone nere con gli occhi chiari sembrano degli zombie;
  • accusò il regista Michael Mann di avergli rubato tutte le location usate in Malcolm X ed il posto del parcheggio;
  • criticò Quentin Tarantino di essere troppo tanto incline ad usare la parola "negro" nei suoi film e di non poterselo permettere perché lo era troppo poco;
  • accusò Gesù di vergognarsi di essere nero, e di far finta di non esserlo, per compiacere l'uomo bianco;
  • accusò di razzismo la panna da cucina.

Curiosità

L'abuso della sezione «Curiosità» è consigliato dalle linee guida di Nonciclopedia.

Però è meglio se certe curiosità te le tieni pe' ttìa... o forse ti incuriosisce sapere com'è dormire coi pesci?

  • In risposta alla critica mossagli da Lee, Tarantino fece ripetere la parola "negro" ben 38 volte nel suo film successivo, "Jackie Brown";
  • in questo articolo le espressioni "negri", "neri", "di colore", "afroamericani", "eccessivamente abbronzati" e derivati vengono usate millanta volte;
  • in questo articolo le espressioni "visi pallidi", "bianchi", "caucasici", "latticini" e derivati vengono usate diciasedici volte;
  • in questo articolo le espressioni "dettami morali" e "dogmi morali" vengono usate un po' troppo anche loro, ma vabbé.

Voci filmate

♫♪♫♪ Note ♫♪♫♪

  1. ^ Commander of the sacred white order of the white British Empire.
  2. ^ Lee, come Malcolm X, preferisce di gran lunga questa definizione al termine dispregiativo "afroamericano", usato in genere dagli oppressori bianchi. Filmreference.com. Retrieved 12 ottembre 1742.
  3. ^ Libro di Giobbe, versetto ventordici.
  4. ^ Obitorio comunale di Atlanta, autopsia n. 84/1985 eseguita dal dr. Horatio Caine, MD.
  5. ^ Biografia ufficiale del regista, Introduzione, pag.1 - Spike Lee & Will Smith, Questa è la maxistoria di come la mia vita è cambiata, capovolta, sottosopra sia finita, Milano, Dal Negro Editore, 2005.
  6. ^ Abramo Lincoln, durante un discorso pubblico a Tijuana, Messico. Cit: «I niger i g'à de endà a laurà, notem g'om mia de manteign!».
  7. ^ Dichiarazione del Bepi, mio dirimpettaio, dopo aver visto per la prima volta "Miracolo a Sant'Anna".
  8. ^ Intervista a Wesley Snipes; "Spike Lee mi ha costretto ad assumere sostanze stupefacenti se volevo continuare a lavorare per lui. Ora non riesco più a smettere." Filmreference.com. Retrieved 30 febbraio 1859.
  9. ^ Dichiarazione di Spike Lee, puntata del Chiambretti Night del 12 brumaio 2009:"Il concetto di meritocrazia italiano è molto simile a quello di molte dittature africane."
  10. ^ Biografia ufficiale del regista, pag.568 - Spike Lee & Will Smith, Questa è la maxistoria di come la mia vita è cambiata, capovolta, sottosopra sia finita, Milano, Dal Negro Editore, 2005.
  11. ^ Dichiarazione di mio cuggino, dopo un sabato sera a base di allucinogeni e Jägermeister.
  12. ^ Dichiarazione di qualcuno, da qualche parte mentre era ospite di qualcun'altro.
  13. ^ Dichiarazio... bla bla bla...
  14. ^ Registro matrimoniale dello stato del Nevada: agli atti 32/258, celebrato il 12 marzo 1992. Note del reverendo: I coniugi mostravano segni di abuso di sostanze alcoliche.
  15. ^ Dichiarazione dell'autore di questo articolo, mentre scriveva questa pagina qua.


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