Partigiano

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Due reduci iscritti all'ANPI, notasi la loro gioia per il mancato invito all'ultima Festa dell'Unità.

I partigiani, sempre siano lodati, sono gli eroi che resistono per la giusta causa, e in mancanza di giusta causa resistono anche a vanvera. Come dice il nome essi combattono per una parte, esattamente come fanno i terroristi (che similmente combattono per una parte), ma si distinguono da questi perché i partigiani stanno dalla parte di quelli che vincono. I partigiani si distinguono anche dai pirati, perché a differenza di quest'ultimi preferiscono la montagna al mare.


Partigiani nella resistenza

I partigiani danno origine alla resistenza, che in fisica è definita come il numero di partigiani su metro quadrato; in termini analitici:

dove:

  • R = resistenza alla corrente fascista
  • N = numero di partigiani
  • A = area geografica (in m2) su cui insistono i partigiani
  • k = coefficiente di rognosità ideologica, tanto maggiore quanto più i partigiani tendono al comunismo.

Le gesta eroiche

Alle azioni dei partigiani hanno assistito molti testimoni, soprattutto alberi e sassi, ma anche alcuni esseri umani: in particolare i testimoni che avrebbero da dire qualcosa di negativo sui partigiani sono inspiegabilmente morti in incidenti di caccia, mentre i testimoni che hanno qualcosa di positivo da dire sui partigiani coincidono con i partigiani stessi. Sulla base delle loro imparziali testimonianze sappiamo che tanto tempo fa, in un'Italia lontana lontana, i cavalieri partigiani hanno combattuto contro l'oscuro imperatore fascista, Dart Duce, nonché distrutto l'armata di cloni ariani di Hitler, abbattuto i tiranni, riportato la luce sulla galassia, trasformato l'acqua in vino, attraversato l'inferno a pieni scalzi e trucidato lo stesso Satana a colpi di aureola per aprirci le porte del paradiso operaio[1]. Il regime nazi-fascista non entrò in crisi a causa dei devastanti bombardamenti aerei anglo-americani, dei milioni di soldati alleati che avevano invaso l'Italia o del capillare blocco navale, ma fu abbattuto dalla Forza dei coraggiosi che si nascosero tra le montagne e che sovente ci restarono pure fino alla fine della guerra, raccontandosi barzellette sporche sui fascisti alla faccia di Mussolini che non riuscì ad impedirglielo.

Raffigurazione del partigiano custode che ci guarda da lassù (dai monti) e ci protegge dal ritorno dell'uomo nero.

Le tecniche di resistenza

I partigiani italiani brillarono per le loro efficaci tattiche di guerriglia asimmetrica, tra le quali logorare il morale dei nazisti prendendoli a parolacce o lanciando sassi dai cavalcavia.

  • Guerra di montagna: Le prime azioni dei partigiani consistevano nel darsi alla macchia e nel restare nei boschi a gozzovigliare con fierezza, almeno fino alla ritirata dei tedeschi provocata dall'arrivo degli anglo-americani, quindi di uscire con grande audacia dai nascondigli. Questa coraggiosa strategia non fu tuttavia esente da difetti, come nel caso dell'eccidio di Fave sul Niubbo dove centinaia di partigiani della 24a brigata "Pino Flaccido" uscirono troppo frettolosamente dai nascondigli, venendo inesorabilmente avvistati e sterminati da due cambusieri tedeschi che erano tornati sui loro passi per recuperare un tubetto di senape. In altri casi i partigiani uscirono troppo tardi, entrando nelle città già occupate dagli anglo-americani, senza potergli più fregare il merito della liberazione.
  • Distruzione della riserva strategica nemica: tra una scampagnata in montagna e l'altra i partigiani seppero imbastire anche strategie attive, come ad esempio farsi catturare dai tedeschi per poi intaccare la loro vitale riserva di proiettili facendoglieli sprecare sui loro stessi corpi. Quest'ultima tattica aveva tuttavia lo svantaggio di provocare il decesso per morte del partigiano stesso.
  • Attacco allo stato: per risolvere tali problemi fu sperimentata la resistenza attiva, conosciuta anche come strategia "esiste sempre un pesce più piccolo", che consisteva nello stare ben lontani dai soldati armati e di attaccare i collaborazionisti disarmati, per lo più impiegati statali che si erano macchiati della più grave delle colpe, ovvero quella di non essere armati[2]. In alcuni casi i collaborazionisti erano addirittura dei fascisti; il fatto che fino a poco prima anche la maggior parte dei partigiani fossero stati fascisti convinti non solleva alcuna contraddizione morale: infatti i partigiani hanno vinto e di conseguenza hanno ragione.
  • Sabotaggio delle infrastrutture: di tanto in tanto alcuni partigiani scesero dai monti per piazzare ordigni nelle istallazioni più vitali dello stato fascista, come ad esempio piste ciclabili, panchine e carretti dei rifiuti, trucidando i perfidi collaborazionisti che passavano di lì per caso. Anche se fabbricate in casa le bombe dei partigiani erano devastanti, composte com'erano al 76% da pura ideologia antifascista.
  • Spionaggio e raccolta di informazioni: i partigiani vollero fornire agli americani i piani di guerra dei nazisti, in modo che venissero bombardati e fermati prima che consumando l'ennesimo criminale pasto a base di würstel e crauti. Tuttavia i tedeschi comunicavano attraverso un codice che era interpretabile solamente attraverso l'uso del più acerrimo nemico del partigianato: la matematica. Il compito delle spie divenne ancora più tragico per i partigiani quando si resero conto che i tedeschi parlavano in straniero, così come gli americani; in ogni modo, dopo mesi di appostamenti e di raccolta di informazioni sul campo, i partigiani riuscirono a fornire agli alleati un'informazione decisiva sul nemico: "I tedeschi sono quelli con una specie di croce uncinata disegnata sull'uniforme, adesso sapete cosa colpire".
  • LiberazioneIn due anni di resistenza i partigiani presero il controllo di montagne, colline, foreste, praterie e sassaie; tutte terre rigorosamente disabitate e di rilevanza strategica trascurabile, ma in compenso i tedeschi furono scacciati dalle piste da sci e dai tracciati alpinistici, rovinandogli le vacanze in Italia.
I comunisti russi producono i partigiani di migliore qualità, invogliando il popolo a farne buon uso lottando contro i fascismi per l'unica vera giusta causa.

Il partigiano nel mondo

In base allo statuto dell'Organizzazione Mondiale della Guerra (OMG) un partigiano moderno per definirsi tale deve avere le seguenti caratteristiche:

  • Essere armato senza far parte di nessun esercito
  • Essere un comunista
  • Avere un capo banda
  • Essere un comunista
  • Utilizzare soprannomi in codice tipo "smilzo", "fetuso", "pinza" per non farsi identificare
  • Essere un comunista
  • Andare in azione col passamontagna e senza uniforme
  • Essere un comunista
  • Tenere le armi nascoste
  • Essere un comunista

quindi solamente per il fatto di essere un comunista (e per 5 volte) il partigiano si distingue da un mafioso.

Note

  1. ^ O almeno così viene ribadito ogni 25 aprile
  2. ^ Se la sono proprio cercata