Mozzarella di bufala campana

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(Rimpallato da Mozzarella di bufala)
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Si, potrebbe essere proprio LEI... o forse no?
« Io ho mangiato la Vallelata! »
(Povero fesso che non è mai uscito da Milano su mozzarella di bufala)
« Io l'ho mangiata... quella vera! »
(Eroe nazionale su mozzarella di bufala)
« È tutta una bufala. »
(Paolo Attivissimo su mozzarella di bufala)
« Domani comprerò un allevamento di bufale in Campania! »
(Il povero fesso milanese che ha mangiato solo la Vallelata su mozzarella di bufala)
« È un sogno? »
(Polentone che riesce a mangiare la mozzarella di bufala)

La mozzarella di bufala campana (da non confondersi con la mozzarella di bufala cambogiana o la mozzarella di vacca o altre schifezze) è un celebre mito della cultura meridionale, più precisamente proprio, sorpresa sorpresa, della Campania.
Si tratterebbe dell'alimento più buono possibile immaginabile: solo la pizza, di cui è ingrediente, sarebbe ancor migliore. La mozzarella di bufala (quella vera) provocherebbe una tale gioia per il palato che chi l'ha assaggiata ne mangerebbe anche chili, e pur di mangiarne rifiuterebbe una notte di sesso sfrenato con Eva Henger, Juliana Moreira, Naomi Campbell, Carmen Electra, Pamela Anderson e chi più ne ha più ne metta.[1] Per la stragrande maggioranza degli eruditi e delle personi normali si tratta semplicemente di una leggenda, proveniente da un antico passato di gastronomia non ancora contaminata dagli orrori del moderno. Eppure, sono in molti quelli che affermano di aver effettivamente mangiato tale prelibatezza...

Insomma, gli estremi per una puntata speciale di Voyager ci sono.

La mozzarella oggi

Costui era custode del segreto per riconoscere la vera mozzarella.

Con il termine generico di mozzarella ci si riferisce ad un formaggio a pasta filata tipico del meridione italiano, molto conosciuto anche al di fuori di tale ambito per le sue affinità con la tetta: sono entrambe morbide ed entrambe sprizzano latte se le palpi. Occorre però fare una suddivisione tra mozzarella e mozzarella di bufala, quest'ultima appunto al centro di un aspro dibattito sulla sua reale esistenza.

  • Mozzarella: fatta con latte di mucca, o all'occorrenza di topa, è un'offesa per il palato. Studi scientifici hanno dimostrato che se è un campano a mangiarla, il sapore peggiora di almeno dieci volte[2].
  • Mozzarella propriamente detta: fatta col latte di bufala, un animale tipico della Campania, incrocio tra la vacca, la bisonta e la gnu. Squisita, rifrescante e dalle proprietà imbellenti, è una delle cose di cui i terroni possono andar fieri alla faccia del resto del mondo.

Purtroppo, poiché le due tipologie sono pressoché indistinguibili, e poiché pare che i caseari siano attaccati al latte delle proprie bufale come un drogato alla neve[3], questi cercano sempre di fregarti e rifilarti la mozzarella delle loro peggiori mucche sciancate. Si è arrivati al punto che per mangiare la vera mozzarella devi avere un culo più rotto dell'Italia contro l'Australia ai mondiali del 2006, affinché il casearo ti molli, tra le decine di schifezze che al bancone quella vera, o, cosa ancor più difficili, trovare un casearo onesto e di buona fede.

Dopo l'ennesimo tentativo a vuoto si finisce così per convincersi che in realtà sia tutta una montatura, e che tale alimento non sia esistito né ora né mai, se non come metodo per spillar soldi ai turisti. Ormai la fede in quello che era un vanto del sud, insieme con la pizza, il contropacco e l'andare in motorino senza casco, è sbiadita e spesso perduta negli stessi meridionali.

  • Mozzarella tedesca (o anche detta "dei puffi"): sottotipo apparso recentemente, nata come esperimento genetico condotto dai crucchi usando il latte della Puffetta. Il risultato è una massa amorfa che a contatto con l'aria rivela la sua vera natura, diventando blu shocking.

Le origini

Costui non mangiò mai la vera mozzarella. Ma d'altronde non fece mai nulla per meritarsela.

Che si tratti di realtà o finzione, le origini della mozzarella (quella vera) sono decisamente antiche, vestigia di un'epoca perduta in cui essere di Napoli o dintorni significava vivere nella parte di mondo più felice di tutte. Si perché, che ci crediate o no, ci fu un tempo in cui le strade di Napoli e annessi non erano cosparse di monnezza, in cui Napoli era la capitale di uno stato abbastanza decente, in cui la cultura aveva fiorente sviluppo, mentre al Nord ancora si grugniva mentre si andava zappare i campi di patate uscendo dalle caverne.

In altre parole, prima che quel bellimbusto di Garibaldi arrivasse a non farsi i cazzi suoi...

Allora la mozzarella vera esisteva, e tutti potevano mangiarne: se anche eri povero ti bastava rubacchiare qualcosa da qualche altra parte per barattare una tetta o anche due di mozzarella. Il re se ne faceva spedire quintali a casa sua, e il popolo faceva la spesa sicuro che non ci sarebbero state fregature.

Poi i tempi passarono: il mondo cambiò, l'Italia cambiò, Napoli si immondezzò e cose che non dovevano essere dimenticate, vennero buttate giù per il cesso.
L'unità d'Italia risvegliò il lato più tamarro della popolazione, e si diffuse l'abitudine, per fregare i polentoni, di vender loro mozzarella fatta con il latte di qualunque cosa che NON fosse bufala: capra, daino, dugongo, rondine, lucertola, Maria Montessori.
Dopotutto li avevano conquistati, ora cazzi loro!

L'abitudine divenne prassi, anche nei confronti degli stessi meridionali, sia perché erano poveri e già da prima c'era qualcuno che fregava per guadagnare un po' di più, sia perché, sentendosi più disgraziati di quanto non fossero, i meridionali persero la voglia anche solo di provarci a fare gli onesti in mezzo alla miseria... almeno quei pochi che ci provavano. La prime attività illecite dei camorristi furono, non a caso, la falsificazione delle mozzarelle di bufala, sostituendole ad altre provenienti dalla Croazia o dalla Crucchia, in modo da potersele mangiare tutte loro.

Come riconoscere la vera mozzarella

Questa non è la mozzarella di Bufala: è più tonda.

Come si è detto, esteriormente, a meno di non essere un X-Men, le due varianti sono indistinguibili. Tuttavia, c'è un modo per capire, dal venditore, cosa si sta acquistando.

« Mozzarella di Bufala? Certo che ne abbiamo! Di ottima qualità! »
(Venditore di mozzarella di mucca (se sei fortunato)[4])
« Contanti o assegno? »
(Venditore di autentica mozzarella di bufala)

Si sa, per merce di qualità bisogna spendere, poi c'è la crisi e tutto...

Curiosità

  • Napoleone ha conquistato il sud Italia apposta per mangiarne un chilo in una baguette di un metro e mezzo.
  • Per sperare di comprare la mozzarella di bufala bisogna attraversare le famigerate campagne dell'agro-casertano-avellinese-beneventano-napoletano-salernitano, irte di pericoli quali i villaggi delle tribù di tamarri e le imboscate della monnezza ai crocevia e agli angoli dei sentieri.
  • Pare che la prossima avventura di Indiana Jones si intitolerà: Alla ricerca della mozzarella perduta.
  • Se la spremi deve uscire la goccia di latte. Sennò... desisti!

Altri progetti

Note

  1. ^ Nel caso a mangiarne sia una donna Rocco Siffredi, Matt Damon, Orlando Bloom, Vin Diesel ecc...
  2. ^ Perché si sa che i napoletani potranno non capirne un cazzo di business e galateo, ma sul mangiare sono delle autorità indiscusse.
  3. ^ Sono entrambi bianchi tra l'altro
  4. ^ Se non lo sei le possibilità spaziano dalla gatta alla scolopendra


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