Monoscopio

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Anche Windows ha creato un monoscopio per verificare l'affidabilità del suo software
« Che figata, sparaflescia a nastro e non serve neanche sfondarsi di acidi »
(Frequentatore di rave sulla colonna sonora del monoscopio)
« Se si ascolta il suono di sottofondo del monoscopio a velocità rallentata, al contrario e a volume massimo, fissando la barra nera centrale per più di 10 secondi e battendo con i pugni sulla finestra si possono sentire chiaramente dei messaggi blasfemi. Di solito provengono dal vicino di casa. »
(Recente segnalazione del Centro Culturale San Giorgio)

Il monoscopio è quell'immagine psichedelica piena di forme e colori dall'oscuro significato e accompagnata da un suono uniforme poco più fastidioso delle unghie sulla lavagna, che un tempo veniva trasmessa per permettere di regolare la risposta audio e video dei televisori.

Questa almeno è la giustificazione che ne viene data, dal momento che un tempo la Rai, conclusi i pistolotti deliranti di Gigi Marzullo ed esaurite le repliche di Don Matteo e dei film di Carlo Verdone, non sapendo bene cosa trasmettere chiudeva le trasmissioni e metteva in onda il monoscopio fino alle 10 della mattina seguente. In realtà, non solo è risaputo che nessuno ha mai utilizzato questa immagine per tali scopi[1], ma ci si è sempre chiesti per quale motivo un'immagine utile, semmai, solo agli addetti alle riparazioni tv fosse trasmessa principalmente durante gli orari di inattività degli stessi.

L'immagine in questione è accompagnata dal caratteristico suono, il sol bemolle alla frequenza di 384 hertz meno un quarto, accertata causa di ascessi, attacchi di epilessia, gonorrea e fede democristiana, che nondimeno costituisce uno dei prodotti di punta offerti da I-doser, che ne propone in catalogo numerosi remix.

Ritenuta a lungo una barbarie di rara efferatezza, l'esposizione prolungata alla visione e all'ascolto del monoscopio è stata etichettata come forma di tortura dalla Convenzione di Ginevra fino al 2001, quando venne soppiantata dai programmi di Maria De Filippi.

Origine

L'etimologia stessa del termine monoscopio è oggetto di accesi dibattiti, degenerati talora in risse e accoltellamenti.
Una corrente di pensiero sostiene che derivi dal greco monòs, uno, e skopio, guardare, indicando appunto un'immagine che, vista una volta, si preferirebbe non doversi più trovare davanti agli occhi. Altri invece danno per assodata la derivazione veneta del vocabolo, che proverrebbe quindi da mona e scopo, a sottolineare che sarebbe da stolti attribuire un qualunque significato a una tale accozzaglia di figure. Una terza fonte invece ha avanzato l'ipotesi che la parola abbia avuto origine da guidrigildo, e si sia poi evoluta nella forma attuale perché qualcuno ha capito male.

Alcune delle bozze scartate

La creazione del monoscopio risale tuttavia all’avvento della televisione a colori, quando venne chiesto ai tecnici di trasmissione Rai di produrre una nuova immagine di controllo per sostituire quella precedente, con le migliorie qualitative necessarie a consentire la regolazione della risposta della trasmissione a colori: un problema di non lieve entità, dal momento che il monoscopio in bianco e nero raffigurava "Guernica" di Pablo Picasso. I tecnici incaricati dovettero dunque realizzare un'immagine a colori che fosse, come la precedente, un’opera interamente astratta alla quale abbinare, con opportune funzionalità, significati di natura tecnica.

Fu così che al capostruttura vennero sottoposti diversi disegni, che però vennero scartati in blocco. Fra questi ricordiamo:

Numerose altre proposte vennero cassate, finché non si decise di comporre l’immagine che conosciamo con un collage di tutte le immagini che non avevano superato l’esame: come si riconosce inequivocabilmente nella figura sottostante, la parte alta del cerchio è una sezione delle mutande di Pertini, mentre le barre laterali presentano gli stessi colori del tappeto del vu cumprà.

Morfologia, utilizzo e altre dicerie assurde in merito

Come tutti sappiamo, il monoscopio si presenta visivamente come segue:



Risulta chiaro anche all'uomo della strada che si tratta di un'immagine di puro nonsense visuale, il cui senso si colloca a metà tra un dipinto di Mondrian e una canzone di Umberto Tozzi. Le più sofisticate e conosciute teorie negazioniste riguardo la sua ovvia inutilità, tra le quali spiccano quelle elaborate da SCEMI (Società Contestatrice dell'Evidenza del Monoscopio Inutile), si sono tuttavia spinte ben oltre la semplice giustificazione della creazione dell'immagine, indicandone addirittura un utilizzo di alcune delle sue componenti salienti, che riportiamo:

  • Le sei bande colorate interne al cerchio indicano che il creatore al momento di realizzare l'immagine disponeva solo di sei pastelli. Pare che si sia giustificato sostenendo che gli altri glieli ha rosicchiati il criceto.
  • Le barre bianche e nere variamente disposte nella parte superiore del cerchio servirebbero per verificare, in caso di perfetta messa a punto dell'immagine, l'assenza di ombre. Una focalizzazione non impeccabile produrrebbe infatti sullo schermo ombre di varia forma e colore, di solito raffiguranti conigli, elefanti o animali di altro genere. Per rimuoverle, è possibile verificare il corretto funzionamento dei circuiti interni, ma di solito è sufficiente passare un panno umido sullo schermo.
Una definizione alternativa di monoscopio tra le più gettonate
  • Le barre nere con riga bianca perpendicolari al centro del cerchio servirebbero a verificare la convergenza statica dell'immagine. Alla richiesta di fornire un significato intellegibile all'espressione convergenza statica, la spiegazione fornita dai rappresentanti SCEMI è stata:
« Presente quando guardi i film che ti vengono fuori le barre nere in alto e in basso, e magari hai appena mandato il tuo amico a prendere i pop corn? Ecco, non c'entra un cazzo. »
  • Le bande bianche e nere di diverso spessore avrebbero lo scopo di valutare la definizione dell'immagine. Se la fascia appare interamente bianca, è necessario effettuare la rifasatura dei circuiti. Se invece vedete tutto nero, fatevi un paio di canne.
  • La barra gialla e rossa sul fondo del cerchio servirebbe a valutare il contrasto tra i colori. Se appare completamente arancione, è necessario invertire la polarità dei segnali. Se appare nera, occorre invece attaccare la spina.
  • Il reticolato bianco sui quadrati grigi dello sfondo avrebbe la funzione di suddividere lo schermo in un numero di quadratini sufficiente per giocare a sudoku.

Curiosità

  • Il monoscopio ha influenzato in maniera decisiva alcuni dei maggiori lavori dei Pink Floyd. La celebre copertina dell'album Dark Side Of The Moon raffigura infatti il punto di vista di Roger Waters mentre lo guarda attraverso una piramide, che in seguito si è scoperto essere la confezione regalo natalizia dei Ferrero Rocher. Anche la colonna sonora del monoscopio ha catturato l'attenzione della band inglese, che ne ha proposto un'elaborata rivisitazione in Atom Heart Mother.
  • Pochi sono a conoscenza della denominazione tecnica del monoscopio, definito formalmente col nome di Lallo.
  • Gerald Ford ha dichiarato in un'intervista che, mentre guardava il monoscopio, riusciva anche a sistemarsi il colletto della camicia. E gli hanno perfino creduto!

Voci correlate

Note

  1. ^ No, neanche i tecnici tv, che infatti hanno sempre preferito avvalersi di altri metodi, noti sotto il nome generale di va là che vai bene


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