La ballata del vecchio marinaio

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Nel caso tu sia un illetterato ignorante e ottuso, forse dovresti fare un salto qui.
Per i più pigri c'è anche la versione musicale.
Attenzione, sono vietati spoiler di questo genere:
L'albatro e tutti i marinai tranne quello sfigato muoiono, ma non è stato il maggiordomo.

Adesso continua a leggere, a tuo rischio e pericolo.

Samuel Taylor Leroy Jackson Coleridge, mentre se la ride di gusto pensando alle paccate di soldi che si farà vendendo questa robaccia buona solo per il caminetto.
« Acqua, acqua ovunque,
e neanche una goccia da bere. »
(Ubriacone ad uno stabilimento di produzione dell'acqua.)
« Morte e Vita-in-morte si son giocati l'equipaggio ai dadi,
e lei vince il vecchio marinaio. »
(La prima testimonianza del famoso gioco di ruolo Dungeons and Dragons.)
« Bastardo, sappiamo dove abiti! »
(Animalisti al marinaio che ha ucciso l'albatro.)

La ballata del vecchio marinaio è una famosa filastrocca per bambini ideata e scritta da un tale Samuel Taylor Leroy Jackson Coleridge, noto critico letterario, poeta, scrittore, amanuense e degustatore di vini caraibici del 1800. L'opera è stata scritta in collaborazione con lo scrittore italiano Guglielmo ParoleDegne e narra della storia di un misterioso marinario e delle sue misteriose vicende con un albatro dispettoso. La ballata è divisa in sette parti, una più inutile dell'altra.

La ballata

Attenzione, da qui in poi questo articolo contiene spoiler.

Ti ricordi quella volta che per sbaglio hai toccato la vagina a tua madre? Ecco, se continui a leggere te ne pentirai allo stesso modo.

Parte prima: l'inizio della fine. E la fine dell'inizio

Dannato pennuto!

La ballata inizia con la vicenda di un vecchio marinaio barbuto e un poco fastidioso che, non sapendo che fare della sua triste esistenza decide di andare in giro a raccontare barzellette sconce al primo che capita. Così, capitato ad un rave party, aggancia il primo giovane che, incapace di reagire alla loquacità invadente del vecchio, si abbandona al viaggio mentale dovuto al mix di droga e storie assurde.

A quei tempi cose come questa potevano costare l'Ira di Dio.

Comincia così il marinaio a narrare di quando, viaggiando sullo yacht di Briatore al largo delle coste malesiane, incappa in una pattuglia della polizia costiera. Deciso a non dover rendere conto alle legge di tutta la polverina bianca presente sulla nave, lo yacht si dà alla fuga. E così viaggia e viaggia e viaggia, fino a che non si ritrova in un brutto posto, con forti raffiche di vento, un'aria malsana, un freddo cane ed un'atmosfera spettrale: la laguna di Venezia. Circondati dal ghiaccio [1] e da sinistre creature bestemmianti, l'equipaggio non può fare a meno di pregare per la propria salvezza qualsiasi divinità gli passi per la testa: Dio, Buddha, Cthulhu [2].
Ma i poveri uomini pregano invano fino a che dalla spessa coltre di nebbia non compare qualcosa: è un aereo? è Superman? No, è solo uno stupido albatro. L'equipaggio, sfinito e affamato, si rincuora all'idea che se non altro ci sarà qualcosa da mangiare la sera. Ma il vecchio marinaio non sembra essere d'accordo: e così, senza sapere bene ciò che sta facendo, imbraccia il fucile e ammazza l'albatro!
A nulla valgono le ingiurie dei compagni: Razza d'imbecille, hai ucciso la nostra cena! Ma che ti sei fumato? Blumele?! Ormai il danno è fatto, e l'ira divina, nonché l'ira animalista, si sta per abbattere su di loro.

Arrr, quell'albatro aveva un'apertura alare di almeno 8 metri.

Parte seconda: la maledizione della seconda Luna colpisce ancora

Una delle viscide e sinistre creature del mare, uscita dai peggiori incubi di Stephen King.

Dopo la famigerata vicenda dell'albatro lo yacht riprende a navigare senza meta, come un disperato che cerca di pagare la sua bolletta nell'immenso macchinario burocratico. Oltrepassa le colonne d'Ercole, l'architrave di Achille e la trifora di Ettore. L'uccisione dell'albatro sembra portar sfortuna al gruppo, poiché cominciano a scarseggiare cibo, acqua e, più grave di tutto, lo champagne.
Mentre continuano a navigare disperati in un mare sempre più sconosciuto, si rendono conto di non essere soli: un'entità sinistra e malvagia continua a seguire la loro nave, uno spirito malefico deciso a vendicare la morte dell'albatro. Il panico sale quando dal mare cominciano ad uscire strisciando viscide e putride creature. Il mare assume il tipico colore vomito-da-ubriaco-cronico e l'aria comincia a puzzare di uova marce e di Ovetto Kinder andato a male.
I più creduloni pensano all'istante alla punizione di Dio: Noi abbiamo peccato, ed Egli ci ha inviato la sua punizione sotto forma dell'angelo della morte, Azrael il maledetto! Altri invece si lanciano in più ardite spiegazioni: No, è tutta opera della massoneria ebraica che ci punisce per aver ucciso uno dei suoi esperimenti segreti, creato grazie alle conoscenze aliene trovate ad Antartide, sotto le piramidi egizie!
Ma il vecchio marinaio ha capito tutto. Vi sbagliate, dice con voce tonante, non è opera di divino né di alieno, bensì di uomo. Osservate! e indica un gruppo di gommoni dall'aria sinistra che si avvicinano minacciosamente alla nave invero, col mio gesto, ho attirato le ire di Greenpeace! Al solo nominare il nome del Maligno un fulmine squarcia il cielo, si sentono lupi ululare in lontananza e vi è un fuggi fuggi di piccioni.[3]
Inutili le reazioni terrorizzate dell'equipaggio: ormai la loro fine è prossima.
Ma non quella della ballata. Sfortunatamente.

Parte terza: la strage e il giuoco dei dadi

Pensavi di poterlo fregare?
Ma prima, un biscottino.

Ed ecco che, mentre l'equipaggio si sta riprendendo dagli spiacevoli eventi precedenti (assalti di attivisti di Greenpeace assatanati, aiutati da animalisti vestiti di nero, attacchi da parte di pirati zombie, e molto altro...), il vecchio marinaio scorge qualcosa che si sta avvicinando all'orizzonte. Una vela! Una vela! urla eccitato. Sono di nuovo quei pazzi degli animalisti? gli chiedono terrorizzati i compagni, che per precauzione si stanno già armando con tutto quello che trovano in giro. No, è una nave diversa, pare un relitto dice l'esperto marinaio, impugnando al contrario il cannocchiale. Quando la nave è ormai vicina gli attoniti uomini scorgono due magre e incurvate figure a bordo.
Sant'Iddio, sono la Morte e la Vita-Nella-Morte! urla uno; ti sbagli, il secondo è Andreotti. Dio ce ne scampi! I due sono al momento impegnati nel giuoco dell'oca e non si curano dei marinai. Dopo un'accesa battaglia, la Morte dichiara esultante Doppio 6, ho vinto! Ho vinto! Gnègnègnè! Ora ammazzo quei marinai, tanto per restare in forma, mentre Andreotti la guarda impassibile. Non credo proprio risponde lui, e tira fuori un pezzo di carta firmato da lui e dalla Morte stessa. Dannazione, sempre con 'sta storia...Almeno lasciamene qualcuno chiede ansioso il Tetro Mietitore. Puoi prendere tutti, ma risparmia quello con la faccia da tonno lesso.
E così i duecento marinai (36 per la questura) si girano all'unisono e con occhi di ghiaccio maledicono il vecchio marinaio con parole pesanti e sofferte: Li mortacci tua! Intanto, sul relitto che si allontana, Andreotti si rivolge al sopravvissuto e con una voce che sembra provenire da una realtà lugubre e dimenticata dice: La morte logora chi non ce l'ha. E sparisce.

Parte quarta: comprensione di sé e amenità varie

Certe cose potrebbero far risollevare il morale anche al più disperato fra i marinai. E non solo quello.

A questo punto il vecchio marinaio è rimasto solo su una nave alla deriva nel grande mare blu, senza cibo né acqua, con decine e decine di uomini morti intorno a sé, senza sapere dove si trovi né quanti giorni siano passati dall'ultima puntata di Paso Adelante. Passino la Morte, la mancanza di cibo e l'essere persi, ma Paso Adelante no! NOOO! urla disperato il povero marinaio; ma persino il Cielo ha smesso di ascoltarlo. Nemmeno le sue buoni vecchie mani rugose e callose lo possono consolare in questo momento triste: una tremenda artrosi le ha infatti colpite proprio nel fatal momento. Infine, come se la dea della sfiga avesse voluto fare gli straordinari, tutte le corde della nave sono andate perse, e non si può fare neanche un piccolo suicidio degno di questo nome.

Il nostro eroe mentre sorride gioioso di fronte alle amarezze della vita.

Poi, un lampo, parole del passato gli tornano alla mente: il marinaio rivede davanti a sé il suo vecchio professore di filosofia, mentre impartisce la sua massima ai rapiti studenti: Ragazzi, ricordatevi che l'ottimismo è il profumo della v.... Che disgrazia che quel tir sia passato proprio in quel momento.
Ma il suo pensiero è sopravvissuto; e così il marinaio lo ricorda e lo segue:

« Sì, perché in fondo la vita è bella. La luna splende nel cielo, le creature del mare sono belle, io sono sano e vivo. Cosa potrebbe andarmi male? Non sarà di certo la previsione di una lunga e dolorosa agonia per mancanza d'acqua e di cibo a fermare il mio ottimismo. Il cielo stellato sopra di me e lo stomaco vuoto dentro di me. Chi trova un amico morto trova del cibo gratuito. Tanto va il marinaio al largo che ci muore come un cretino. Sì sì, lo vedo lo vedo! Ecco che arriva! Mi sto realizzando, sto capendo! Il Nirvana mi attende! »
(Il toccante monologo del marinaio impazzito per aver bevuto troppa acqua salata.)

A quel punto, così come era arrivata, la maledizione svanisce nel nulla, lasciando dietro di sé morte, distruzione, un marinaio ripieno di scempiaggini sulla bontà del Creato e un forte odore di incenso alla vaniglia.

Parte quinta: zombie, allucinazioni e rock'n'roll

I cadaveri dei marinai si animano per guidare ancora una volta la nave.
Una comune allucinazione marittima.

In quel momento il marinaio cade in un sonno ristoratore: un sonno fatto di visioni beate, di angeli che scendono dal cielo per portare la Gloria di Umberto Tozzi e di celestiali canti che annunciano la benedizione del Signore. Insomma, le solite allucinazioni marittime con un pizzico di religiosità gratuita. Allucinazioni che fanno credere al buon marinaio che le piogge acide che stanno corrodendo lui e la nave siano in realtà "rinfrescante e tonificante rugiada mattutina".
Il delirio romantico/religioso svanisce non appena uno dei famigerati volatili marittimi non riporta alla dura realtà il marinaio risvegliandolo con una "soave carezza organica". Il vento sta soffiando più feroce che mai, spingendo la nave verso luoghi lontani e misteriosi. Quand'ecco che, come in una pessima replica delle opere di George Romero, i cadaveri prendono di nuovo vita, si alzano e, guidati da un sinistro individuo che pare un frullato etnico, cominciano con meccanica precisione a manovrare la nave. Il tutto a ritmo di musica (anch'essa celestiale).
Guidata dai morti, la nave riprende vita, e comincia a muoversi sempre pià spedita. Sembra andare tutto a meraviglia, pensa l'ignaro marinaio, poco prima di rendersi conto che affidare una nave (già in pessime condizioni) ad un gruppo di zombie non rientra nelle lista delle Idee più geniali del Mondo. Così il relitto si va a schiantare su un gruppo di scogli (o contro un iceberg, il passaggio non è chiaro, a detta dello stesso Coleridge, che afferma di aver abusato di oppiacei durante la stesura di questa parte) e il marinaio, per la seconda volta, cade nell'incoscienza.

Parte sesta: lo sbarco dei disperati

Immigrati su gommone™: la fonte di salvezza per ogni buon marinaio disperso che si rispetti.

Al suo risveglio scopre di essere più vicino alla terra di quanto credesse: di fronte a sé si erge la costa di una terra brulla e inospitale. Intorno alla sua nave torme e torme di gommoni sciamano disperatamente verso la spiaggia sabbiosa. Girandosi di scatto nota con stupore un gruppo di uomini splendenti, tutti luce, intenti a cantare con voce soave. Angeli del Signore! O celeste visione! O divino portento! Ma uno di essi guarda il marinaio e con faccia perplessa gli tira un buffetto sul viso. No, amigu, nui no angèlo. Nui veni di Moroco.
E improvvisamente torna alla cruda realtà: un gruppo di individui dalla pelle scura e dalla faccia abbrutita che lo osservano stupiti e parlottano fra di loro nella loro strana lingua gutturale. Ancora stordito dall'esperienza, decide di unirsi a loro, e poco dopo si ritrova sulla spiaggia, attorniato da decine e decine di queste persone, che attendono pazientemente qualcosa di non ben definito. Dove mi trovo? Che posto è questo? E chi siete voi? Dov'è finita la mia schiuma da barba? domanda inutilmente il marinaio ai suoi nuovi compagni di sventura. Ma essi non capiscono, non emettono suoni, e con gesto teatrale gli fanno cenno di guardare in alto, dove, scendendo da un sentiero, un gruppo di gendarmi si sta avvicinando a passo pesante.

Parte settima: vagando per narrar l'inutile novella

Persino Fry non ne può più della solita vecchia storia.
- Carabiniere 1: “Allora, documenti ce li ha?”
- Marinaio: “-si guarda attorno con occhio vuoto e con aria sognante-”
- Carabiniere 1: “We, ci senti? Allora! Documento o no? Spik inglish?”
- Carabiniere 2: “Che succede, Peppì?”
- Carabiniere 1: “Ce ne sta uno che non parla...”
- Carabiniere 2: “-tira uno schiaffo al marinaio- E svejate!”
- Marinaio: “Ah, eh, uh! Gli angeli, gli angeli! Il signore, la maledizione! Ah! -comincia a dimenarsi-”
- Carabiniere 1: “Ma che sta a ddì?”
- Marinaio: “-fissando i carabinieri dritti negli occhi- Voi non capite! L'albatro, l'albatro! L'orrore, la maledizione! -comincia a farfugliare saltellando sul posto e roteando gli occhi-”
- Carabiniere 2: “Ma questo è proprio nu scimunito!”
- Marinaio: “No no! La nave, io, l'albatro! Lo uccisi, capite, lo uccisi! E Dio, oh Dio, perdonami!”
- Carabiniere 1: “Senta, ci segua, per favore...”
- Marinaio: “No! Prima...prima devo pregare! Sì, sì, pregare. Pregare il buon Iddio per avermi sal-viene tramortito dai due carabinieri-”
- Carabiniere 2: “Rinchiudilo per bene, 'sto pazzo.”
Ebbene sì, in questo momento è alla tua porta e si sta preparando per intrattenerti con la sua storiella.

E così il vecchio marinaio finisce in una sporca e buia prigione italiana, dove loschi individui lo osservano da ogni angolo. Passa lì circa tre mesi, prima che il direttore lo butti fuori per eccessivo scartavetramento di genitali: Basta, vai via, te e la tua storia! Non ne possiamo più! Il vecchio marinaio aveva infatti passato tutto quel tempo a raccontare la sua ridicola storiella a chiunque gli capitasse sotto tiro: compagni di cella, secondini, visitatori vari, addetti alle pulizie, muri, mensole, ecc. ecc. Ognuno l'aveva sentita almeno una decina di volte quella storia. Vani erano stati i tentativi di omicidio da parte dei detenuti (e del personale), ma egli si era sempre miracolosamente salvato. La benedizione di Dio! avrebbe detto con sguardo esaltato; o, più probabilmente, una fortuna sfacciata. Molti si erano invece suicidati, piuttosto che dover sopportare ancora quel supplizio.

Alla fine il nostro eroe si ritrova di nuovo libero. Libero di poter disturbare la quiete pubblica, ovviamente. Dall'Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, non c'è luogo che egli non visiti per narrare la sua storia. E non c'è luogo in cui non lo caccino via con sonore pedate nel didietro. Finisce persino dalla De Filippi in qualità di caso umano.

E così la storia continua, e continua e continua...

La trama è finita, leggete in pace.


Interpretazione e significati mal nascosti

Anche Fini si domanda quale sia la finalità moralistica della ballata.

Il lettore più attento si sarà reso conto come l'intera opera sia in realtà un simbolo, con un messaggio nascosto fra le righe ma che racchiude in sé il senso complessivo. Svariati critici letterari si sono cimentati nell'impresa di comprendere tale messaggio implicito. I più affermano che l'opera rimandi al Sacro divieto divino di non calpestare le aiuole; altri invece suggeriscono che la continua descrizione dei deliri del marinaio sia un'allegoria di un divieto ben diverso: quello di non fumarsele le aiuole.
Qualche critico di dubbia capacità ha osato affermare che l'opera rimandi al tema dell'amore incondizionato nei confronti di qualsiasi creatura vivente: l'uccisione dell'albatro sarebbe infatti una violazione di questa legge morale, e la maledizione un'inevitabile conseguenza. Purtroppo però, come fanno notare i più esperti, uno scrittore come Coleridge difficilmente avrebbe escogitato un simile simbolismo. Infatti, in una lettera ad un suo caro amico, che gli chiede appunto della presenza o meno di messaggi nascosti nell'opera, Coleridge risponde con un significativo Quale opera?, il che ci fa capire l'importanza che lo scrittore attribuiva al suo capolavoro.
In conclusione, possiamo però aggiungere che l'opera possieda risvolti assai moderni, sintetizzati nel celebre monito Don't fuck with the animalists!.

Una statua dedicata ad un personaggio di un'opera di Coleridge: come sprecare efficacemente i soldi pubblici.

Piccole curiosità

  • Il famoso gruppo musicale di salsa e merende Iron Maiden ha dedicato un'intera, epica canzone all'opera di Coleridge. Il brano musicale è in tutto e per tutto simile alla stessa opera letteraria: lungo e noioso.
  • Nel celebre episodio storico noto come Boston Tea Party, in mare non vennero gettate casse di , bensì di copie del manoscritto di Coleridge, in segno di protesta verso l'egemonia britannica. Attualmente giacciono in fondo al porto di Boston e nessuno sembra intenzionato a riprenderle.
  • A Watchet, celebre paesino inglese, vi è una statua del vecchio marinaio. Numerosi sono stati i tentativi di sabotaggio da parte dei terroristi animalisti locali, ma finora la statua si è salvata. In compenso è stata adeguatamente ricoperta di escrementi di gabbiano, nonché di albatri di passaggio.

Note

  1. ^ La laguna di Venezia ghiacciata? Ebbene sì. Cosa vi aspettavate, un racconto attendibile da un vecchio marinaio ubriaco?
  2. ^ Forse non proprio il più adatto.
  3. ^ Che in mare aperto non ci stanno, ma dove c'è da fuggire son sempre presenti.

Voci correlate

Questa è una voce in latrina, sgamata come una delle voci meno pallose evacuate dalla comunità.
È stata punita come tale il giorno 6 settembre 2009 con 84.6% di voti (su 13).
Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto.

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