La Stampa

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« Torino: Sempre più vicino l'accesso in Champions League. »
(La Stampa su sogni irrealizzabili.)
La Stampa nella sua prima edizione.
« Braccio di ferro sindacati-Fiat. Chi ha ragione: la Fiat o la fabbrica italiana automobili di Torino? »
(La Stampa su contenziosi sindacali.)
« Nuove intercettazioni svelano i misteri di calciopoli: Moggi innocente, Moratti è uno stronzo. »
(Tipica posizione pacata della Stampa su qualcosa che riguarda la Juventus.)

La Stampa è uno dei più conosciuti e diffusi quotidiani, con sede a Torino. Almeno da quanto recita la prima riga della pagina di Wikipedia, probabilmente scritta dalla redazione stessa.
Nato come organo ufficiale della monarchia sabauda per diffondere il suo potere in tutta la penisola, si può dire che oggi questo obiettivo venga perseguito con più vigore che mai. Soprannominata amorevolmente dai torinesi "La büsiarda", il giornale, con i suoi contenuti interessanti, gli editoriali arrembanti, il taglio ardito e le continue e sostenute critiche mosse alle posizioni della Fiat in questi anni, è riuscito a imporsi all'attenzione delle masse diventando uno dei giornali più diffusi per l'imballaggio del pesce in Italia.

Storia

Fondata nel 1867 con il nome di Gazzetta Piemontese, il quotidiano si fa subito notare per le sue qualità di potentissima cura per l'insonnia e la stitichezza, cosa abbastanza spiacevole vista la scomodità di addormentarsi seduti sul cesso.
Il giornale comunque va avanti, narrando le disavventure del neonato regno d'Italia, tra un Garibaldi ferito ad una gamba e l'ennesima retrocessione in serie B del Torino.

Soltanto nel 1895 il giornale diviene, da piccolo e oscuro pamphlet di provincia, un quotidiano nazionale grazie all'acquisto da parte di Alfredo Frassati, un imprenditore nel campo della mortadella. Frassati rinomina in un primo momento il giornale "La stampa della purissima mortadella piemontese", poi gli viene fatto notare che con un titolo così si spenderebbe più inchiostro per il titolo che per tutto il resto del giornale (allora composto da sole due pagine e mezza). Questo convince Frassati ad accorciare e rinominare il giornale semplicemente "La Stampa".

Il direttore Mario Calabresi dopo una notte di bisbocce.

Nel 1929 il figlio di Frassati si permette di criticare l'assassinio di Aldo Moro da parte delle squadracce fasciste e per questo viene costretto a vendere il giornale e ritirarsi per una bella vacanza premio a sud di Eboli. Quindi in pratica fu mandato oltre il bordo estremo della Terra.
Nessuno sembrò lamentarsi troppo della cosa, anche perché i Frassati avevano tutta l'aria di essere degli ebrei, oltre che dei plutocrati. Il giornale fu dunque acquistato da Giovanni Agnelli, fiero fondatore della Fiat, della Juventus e del panino al burro.

I giorni nostri

Altri avvenimenti degni di nota nella vita di questo dinamico quotidiano non ci furono fino al 1999, quando lanciò il proprio sito web e un allegato settimanale in copertina plastificata, ma morbida e delicata al tatto: "Specchio". Rubrica accurata dei tempi moderni e delle nuove tendenze, Specchio chiuse infine nel 1999, dopo sette anni di onorata, quanto ignorata, carriera.

Dal 2006 il suo direttore è Mario Calabresi che, forte della sua esperienza negli USA, apportò diverse modifiche al quotidiano, sia nel formato che nello stile giornalistico. La Stampa è ora in formato Berliner e gli articoli vengono condensati, per adattarsi alle scarse capacità dei lettori. I quali ringraziano, provocando un boom di vendite sul quale Roberto Giacobbo sta tutt'ora indagando.

Il giornale[1]

Oggi La Stampa vanta nella sua scuderia molte grandi firme del giornalismo italiano, mentre pare che tutti i brocchi siano stati spostati in redazione.
Tra i più noti editorialisti ricordiamo Marcello Sorgi, noto per le sue posizioni contrarie a qualsiasi cosa cominci con la lettera P, Luca Ricolfi, che ogni giorno delizia i lettori con periodi di non meno di quindici righe, e Mario Deaglio, che parla di economia con una tale sicurezza da convincere anche il lettore più esperto del fatto che sappia effettivamente di cosa sta parlando.

Massimo Gramellini come si vede allo specchio.

Spicca in particolar modo l'editoriale di fondo del vicedirettore a vita Massimo Gramellini denominato "Buonanotte, stronzi" in cui il fine giornalista della posta del cuore riesce ad analizzare con mente fredda e ragionamenti lineari e pacati i dettagli meno chiari, lineari e pacati di ciò che accade nel mondo. Celebri le sue invettive contro il riporto, ritenuto dal giornalista molto utile per i cani ma, essendo i capelli diversi dai simpatici amici a quattro zampe, difficilmente applicabile al cranio di un essere umano. Dello stesso giornalista è anche la rubrica "Cuori allo specchio" in cui Gramellini risolve i traumi dei cuori infranti rispondendo a lettere che si spedisce da solo.

La Stampa è anche arricchita dalle pagine di cronaca locale, che riportano le notizie più succulente del Piemonte, come la signora Susanna che cadendo si è sbucciata l'alluce o la triste storia dei gemellini Pietro e Marco, affogati nella bagna càuda. Nelle pagine locali si trovano inoltre i preziosi consigli di Simonetta, la donna senza cognome, nella rubrica "Saper spendere". Un giorno preziosa fonte di suggerimenti su come cardare la lana e quello successivo di altrettanto importanti avvertimenti su come disporre le posate a tavola per non offendere gli ospiti, casomai aveste i reali di Spagna a cena.

Come se tutto questo non bastasse ancora La Stampa vanta anche una ricca rubrica culturale, piazzata subito prima delle pagine sportive per far finta che a qualcuno gli freghi qualcosa. Le pagine sportive, dicevamo. Motivo di orgoglio per la redazione del giornale, queste sono l'unico motivo per cui a Torino La Stampa è più venduta della Gazzetta dello Sport. Dedicate per tre quarti alla Juventus, per tre quarti al Torino e per sei decimi al resto degli sport, vengono principalmente usate per recriminare sui torti subiti dalla Juve per opera di arbitri infingardi controllati da una cupola e sull'ultimo stiramento inguinale di Rolando Bianchi, l'unico giocatore del Torino acquistato pagandolo con soldi veri, anziché usando nocciole del Piemonte.

Infine il giornale lascia ampio spazio all'umorismo, riuscendo a far ridere i lettori non solo con le normali quarantacinque pagine, ma anche con le rubriche Jena, curata da uno spinoziano fallito, e Paese e buoi, di Mattia Feltri. Il quale riesce magistralmente ogni giorno a diluire in quarantamila caratteri una battuta che normalmente ne occuperebbe sei, spazi inclusi.

Voci correlate

Note

  1. ^ Inteso come La Stampa, non come Il Giornale.


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Ovvero, come farsi i cazzi degli altri senza sembrare guardoni o maniaci.

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