Immanuel Kant

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(Rimpallato da Kant)
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« L'estetica trascendentale è un'ermeneutica della finitudine dei giudizi sintetici a priori. »
(Immanuel Kant, sghignazzando, durante la lezione del 1 aprile 1803)
« Ma certo, è ovvio! Come abbiamo fatto a non pensarci prima?! »
(I suoi studenti in visibilio)
« ECCHECCAZZO, DOVETE RISPONDERE "EH?", DOVETE RISPONDERE "EH?"!!! »
(Immanuel Kant e il suo crollo di nervi dopo ottant'anni di supercazzole fallite)
« Se quello che cerchi è il noumeno, noi te lo troviamo subito, 12...40! »
(Idioti delle pubblicità nel loro grande contributo al pensiero kantiano)
« Il cielo stellato sopra di me, la mia verga d'acciaio dentro di te »
(Critica della ragion critica)
« Il cielo stellato sopra di me, la frittata di maccheroni dentro di me »
(Critica della ragion gastronomica)
« Ma si scrive Cunt o Kant? »
(Studente di inglese su Immanuel Kant)
« Sapere aude! »
(Kant (ossia: "Osa sapere!", "Abbi il coraggio di origliare mentre i vicini fanno sesso!"). Da Risposta alla cruciale domanda: come fare se non si hanno i soldi per accedere ai siti porno?)
« Si curava dell'esperienza, perché, ahimè, non ne aveva fatta alcuna »
(Famoso empirista sulle esperienze sessuali di Kant)


Questo è un ritratto di Kant. Importante sottolineare che Kant al contrario si legge Tnak.

Immanuel Adolf Kant (nato a Konegi...Koenis...Kogeni...là, insomma, vissuto male e morto fin troppo tardi) è stato uno di quei tizi che passano la vita ad accarezzarsi la barba guardando nel vuoto e ogni tanto esclamano Ma certo, ma certo!

Vita

Kant nacque a Königsberg da figlio di padre e figlio di madre soprannominata Eva Kant per via dei gemiti sessuali così voluttuosi che emetteva a ogni amplesso. Dopo un'infanzia difficile che lui stesso definì "un misto tra frustrazione, violenza e due etti di gorgonzola" il giovane Immanuel scoprì di essere gravido di intelligenza. Il parto ebbe in un luogo segreto per mettere via le male voci che lo definivano una baldracca di salotto.

Una volta era all'asilo "Whastknauer" di Lipsia e la maestra gli propose un piatto che lui definiva "insostenibile" (due wurstel con contorno di insalata lessa) e lo obbligò a ingerirlo. Lui si oppose, sostenendo che "L'insalata in sé è un noumeno in quanto concetto non razionalmente raggiungibile da mente umana come astrazione soggettiva, poiché ogni individuo sviluppa una forma trascendente del concetto "insalata" (whalsthauer) nella propria mente ed esso non sempre corrisponde al fenomeno "insalata" come si presenta nel mondo reale (real-tv), ossia servita lessa; la dicotomia insalata/wurstel nella logica immanentistica (sharault) è la concettualizzazione (nonché il chiarissimo passaggio da forma noumenica bipolare soggettiva alla forma fenomenica oggettiva reale "insalata + wurstel" vista come un tutt'uno) di due noumeni che trascendono il giudizio umano (walter), quindi è immangiabile".

La maestra, basita, sgranocchiava un baccalà surgelato.

Dopo questo avvenimento iniziò all'età di 13 anni a scrivere libri (rilegati in fontina della Val Venosta) nei quali esprimeva le critiche alla ragione umana. Non si mosse quasi mai da Königsberg, la sua città natale, tuttavia spesso non si fa menzione delle altre due città care al giovane Emanuele Figo. Mentre infatti Königsberg fu la sua città natale, Rio de Janeiro fu la la sua città carnevale. Napoli invece fu la sua città pasquale.

Il disperato periodo trascorso in vece di precettore incaricato di istruire ed educare un nugolo di pimpiminkia bulli, fetenti e viziatissimi getta luce sulle origini della conseguente follia allucinata di tutti i suoi scritti.

Oltre alla speculazione pura e semplice (mica tanto) della sua vita non c'è nulla da dire, se non che si facesse come un pupazzo di neve con la cocaina e che la mattina mangiasse abitualmente i suoi kantucci imbevuti di vino e/o Pepsi. Si dice che gli abitanti della sua città regolassero l'orologio sulla passeggiata pomeridiana di Kant, da cui nacque tutto il casino con i fuso-orari e le ore legali.

Morì investito da un koala che guidava un autoarticolato col foglio rosa.

Secondo altre voci[citazione necessaria], quasi certamente infondate, il decesso del Grande di Konisperrrka fu tuttavia accidentale e avvenne in seguito all'ingestione di un barattolo di kantarelli sott'olio avariati.

Secondo altri eminenti studiosi (troppo eminenti per essere nominati invano) egli sarebbe invece stato avvelenato dagli austriaci a causa del suo sostegno all'imperatore prussiano Fritzchen. I kantarelli sono infatti tipici dei fitti poschi tella Krukkia Meritionale.

Le opere

La sua opera principale fu "In che modo la manicure potesse influenzare l'essenza del pensiero metafisico" in 8 volumi enciclopedici, mai terminati. Altre opere fondamentali di Kant sono:

  • la Disertatio (giustificazione per la diserzione dall'esercito)
  • la Critica della ragion persa (autobiografia di Kant)
  • la Critica della ragion depurata (comunemente nota come "politically correct");
  • la Critica della ragion impura (giustificazione ex post facto della teologia cattolica);
  • la Critica della ragion epurata (sulle funeste conseguenze lobotomizzanti e cerebroatrofizzanti di un'esposizione ripetuta ed eccessivamente prolungata ai Reality show, sindrome altrimenti nota come rincoglionimentum tremens);
  • la Critica della ragion puritana (in collaborazione con il celeberrimo filosofo radicale, liberale e liberista Marco Spinella, lontano parente dell'irsuto e pungente Spinoza);
  • la Critica depurativa (titolo alternativo: De dulce Euchessina), dedicata da Kant ai suoi detrattori, che ne giudicavano l'opera stranamente lassativa ("Fa cagare!", per i non addetti ai lavori);
  • la Critica della ragion purè (opera di cucina noumenica)[citazione necessaria];
  • la Critica a ragion veduta (assai rara nell'opera del Nostro)[citazione necessaria];
  • la Critica della ragion sprovveduta;
  • la Caduta del dente del giudizio: un trattato, quest'ultimo, dalla gestazione assai tormentata e dolorosa.
  • la Critica della critica (argomentazione scritta da sé stesso contro sé stesso)

e, infine:

  • Per la puzza perpetua: un'opera sublime, di carattere prettamente ermeneutico, che racchiude in se tutta la maestosità e il genio del filosofo.

Tali opere sono precedute da una ragguardevole serie di scritti minori composi in età giovanile (ca. 200) . Tale impeto creativo e speculativo ebbe origine dalla cronica carenza di rapporti sessuali (lat. carens figae) che afflisse fino alla morte il Nostro, il quale tentò dunque di sfogare la propria frustrazione (nonché congestione testicolare) scrivendo testi indecifrabili ai più e particolarmente indicati a essere utilizzati quali strumenti di tortura per gli inetti liceali.

Fase pre-critica

Praticamente inesistente: sin dalla nascita Kant fu un emerito rompiballe, incapace pertanto di astenersi dal criticare pressoché tutto lo scibile umano.

Il giovane Kant degli esordi si dedicò principalmente a due interessi fondamentali: i ghiotti biscottini metafisici Leibniz della Bahlsen (essendo metafisici, non facevano comunque ingrassare) e la contemplazione libidinosa del fisico di Olivia Newton John e Thandie Newton.

Con il tempo, tuttavia, il Nostro preferì agli agnostici Leibniz i tradizionali Kantuccini di toscana memoria, consumati con il (ben più ortodosso) fin zankto (in linkva teteska, vin santo), che conservava gelosamente nella sua kantina.

Dopo aver sorbito un paio di bottiglie del suddetto sublime nettare di Bacco, il filosofo, visibilmente ebbro, prendeva invariabilmente a kantare a squarciagola, e i suoi struggenti lied potevano essere uditi in tutta la Prussia. Il giorno seguente egli, penitente, profondamente umiliato e imbarazzato, usava rifugiarsi in un kantuccio isolato e scrutare sconsolato il cielo stellato sopra di lui (che era sempre di un intenso blu di Prussia, naturalmente).

Critica depurativa

La critica depurativa nasce da una lunghissima polemica contro Kant portata avanti dai suoi critici e detrattori più feroci sulle gazzette tedesche. Kant raccolse con malcelato livore gli articoli, in modo da poter più agevolmente controbattere grazie alle sue raffinate argomentazioni e alla sua ben nota capacità di astrazione, finché si imbatté in una serie di brevi pamphlet (a firma del quasi omonimo Clark Kent) nei quali si asseriva chiaramente il potere lassativo dell'opera kantiana. Raggiunta l'illuminazione, Kant tornò a sfogliare tutti i ritagli di giornale notando che un fil rouge fecale li univa ("fa cagare!", "è una merda!", "che stronzata!", ecc.). Si adoperò allora a raccogliere in volume gli articoli dei detrattori, aggiungendo di suo pugno solo una breve postfazione nella quale collegava con orgoglio gli effetti lassativi al potere della ragione nel suo puro manifestarsi. L'opera fu stampata nel 1798 col titolo originale di Depurativ Kritisch (e nella versione latina come De dulce Euchessina). Dalla morte del filosofo è la Società Kantiana di Scopje a proseguire la raccolta degli scritti che denunciano l'opera di Kant come una merda. Nel 2017 è uscito il volume 125.357.981 della Critica Depurativa, per un totale di 77x10³¹ pagine. Dal 1906, i volumi sono tradizionalmente stampati su carta igienica. La Scottex sta valutando una ristampa integrale dell'opera per il 2025.

Critica a ragion veduta

Secondo questa celebre e fondatissima Critica, chi non ha ragione ha preso una bella Kantonata.

In parole povere, per Kant non è necessario essere per conoscere la cosa in sé che non è conoscibile poiché è solo colui che conosce a essere conosciuto dalla cosa in sé perché il velo della realtà conosce il conoscente non appena il passato si realizza nella cogitans, che insieme all'Io posso incasina tutto e allora si arriva al principio di indeterminazione di Heisenberg, che determina una grande Nube di Magellano che porta odore di scorreggio fino in Africa.

Nonostante il suo gnoseolante sia un tanto pesante, il profondo senso ontologico della sua deontologia gnoseologica porta a pensare a tutto ciò che il comune senso della morale ci porta. Pertanto la famiglia non implica un senso di malattia che insito nella natura infila nel mondo le sue idee contaminando il senso comune delle cose.
Se noi abbiamo gli occhiali da sole la cosa in sé non avendo gli occhiali rifugge dal non-io per completarsi nell'io che ha acquistato gli occhiali in un circolo ermeneutico imprescindibile a priori dalla conoscenza sensibile. L'a priori è ciò che è in realtà è tale se ciò è determinato nella coscienza di colui che sta determinando la realtà prima che la realtà abbia permesso alla coscienza di sussumere un suggetto e un predicato a colui che sta determinando la realtà. Ma dove è il noumeno se noi sappiamo che io mi posso chiamare io allora se chiamo io sento io e come mi sento, dentro il dolore non può assolutamente essere placato dai Masnadieri.
Allora ecco che entra in scena la figura della prefigurazione sentimentale della realtà insita in una profonda coscienza del io che determina il colore della realtà. Tornando agli occhiali non è tanto quanto costano essi nell'atto comprante, ma il comprante che comprando è allora cos'è questo occhiale? Cos'è questo noumeno in realtà secondo uno schema presentato dallo stesso Kant nella sua opera maggiore sulla ragione pura nota come “Ho ragione io” il noumeno=occhiale perché il tabacchino vicino casa sua aveva un uomo che non era in grado di articolare le parole e gli occhiali li chiamava noumeno.
Ma dove è questo sistema l'antrantico della sua baldanzosa gnoseologia, nel senso profondo del ortis troviamo una scelta di fondo dell'Alfieri ma Kant dice no a tutto quello che è sciolto come la cioccolata al freddo mattino d'inverno della nocciola di Minerva.
In seguito la sua polcotrazione verrà ripresa in varie rappresentazioni teatrate e fiction televisive polacche.

Ma per ritornare al vivo della sua filosofia noi non possiamo dire ancora di avere gli elementi necessari per interpretare la realtà secondo categorie che categoricizzino quello che noi stiamo guardando, perché è bello. E se non lo è, e non rientra nelle frequenze delle categorie televisive che, secondo l'atto passivo dell'azione attiva dell'oggetto fenomenico, ordina il prodotto dell'atto stesso secondo un'ordine a priori che porta a categoricizzare il sentito, che poi diventa soggetto sussumibile di predicati anch'essi soggetti di altri predicati, che così potendo unirsi sotto un concetto, diventavano categorie concettuali categorizzate categorizzanti, allorché non fosse possibile noi dovremmo così dire solo a posteriori, e quindi parlare a vanvera, che magari poi non è più così

le categorie televisive dell'intelletto fisiogniomico umano.

. Il bello per Kant è un uomo che da lui nominato essere ShivarShild ottimo nelle sue grandi opere di gastronomia applicata alle cefeidi. In particolare i suoi studi su questi animali molto subdoli che incircospettiscono l'osservante che se li vede davanti e poi dietro attirava l'attenzione del giovane Kant brigantello e molto malizioso. Il suo prediletto sentire del sentir sentente portava la sua poetica a pensare la poesia come un unico fluido detto anche Era di Kant dove tutto era grande e dove l'archetipo del grande (noto anche come glande) rocco era ancora in via di sviluppo. L'etica kantiana è stata sviluppata da un'idea che regge tutto. Quest'idea in realtà non si sa ma noi che forse la sappiamo la pensiamo come un qualcosa d'impensabile a priori che cioè la conoscenza sensibile non può agire se non in quanto esiste una agitazione all'interno dell'uomo stesso che ha una legge dentro di se con i cartelli stradali e le strisce pedonali per non investire i globuli grossi.

In una parola grossa potrebbe essere riassunto l'epitaffo di Kant che dice appunto quello che lui ha detto. Il pensiero della conoscenza è un periodo complicato dell'esistenza balistica del suo profondo conoscere. Se andiamo a indagare il sentito come tale come è il tale sentire se non un sentire che è a priori e determinato nella cosa in sé. Allorquando il fenomeno si palesa secondo le forme a priori della conoscenza sensibile che sono lo spazzo il tempo sprecato e la conoscenza dei film porno, si arriva a una sublime responsabilità delle proprie azioni nella realtà intangente. Se noi prendiamo una tangente a questa realtà ovviamente potremmo tracciare un retto passante per il coseno di kant che ci fa comprendere come la morale Kantiana in contrasto con la gnoseologia Aristotelica del non sentire porta la filosofia ad avere paura di se stessa. Il sintomo profondo questo sturm ut più congiuntivo non può che suscitare grandi critiche nel corso del esistenziale personale che caratterizzo il secolo preceduto.

Critica della ragion sprovveduta

Contrapposta alla "ragione" propriamente detta vi è la "Ragion sprovveduta" di Kant.

In questo arcano trattato Kant introduce il concetto di imperativo categorico, in ragione del quale egli è sovente considerato [citazione necessaria] il fondatore morale di Wikipedia: Secondo l'imperativo categorico kantiano, infatti, è giusto solo ciò che ottiene il consenso di tutti e può essere elevato in ogni momento a norma universale.

Poiché è inevitabile che ciascuno la pensi diversamente su ogni questione, ne consegue inoltre che, secondo il Nostro, nessuna decisione è mai giusta e gli esseri umani sono tutti dei buoni a nulla agressivi, belligeranti, lordi e immorali, destinati inevitabilmente al caos, alla guerra atomica e all'autodistruzione di massa.

Inoltre, siccome bisogna agire per il giusto, che è solo se per te andrebbe bene se tutti facessero quello che tu fai elevato universalmente e intersoggettivamente a tutti gli individui, ma che lo fai per farlo senza volerlo fare per poter fare altro, allora qualcuno dovrà poi darti qualcosa in cambio. E questo è Dio. Di cui, però, non si può provare tramite la ragione l'esistenza. E quindi, Kant si schierò su questa posizione:

« Non vedo proprio alcuna scappatoia per l'illusione di poter provare l'esistenza del concetto divino, come se nell'idea che qualcosa contenga tutti i predicati possibili, debba perciò stesso poter essere predicato dell'esistenza, concetto non inerente alla copula dell'essere, che invero può solo sussumere, né derivabile a priori, ma solo dall'esperienza fenomenica; e dunque senza ordinamento sensibile passivo noi mai potremmo predicare il soggetto di Dio dell'esistenza. Ma, nel qual caso lo fosse, per non finire nella parte sbagliata del suo regno, per sicurezza, diciamo che c'è. »
(Critica della critica della critica di Kant della critica della ragion sprovveduta; Seconda edizione critica, rielaborata criticamente dalla prima edizione critica, fatta leggendo criticamente Kant.)

Risposta alla domanda: che cos'è l'Illuminismo?

In questo agile e versatile saggio di elettronica/elettricistica, Kant sembra sposare la causa del terrorismo islamico ante litteram, spiegando in dettaglio quali siano le condizioni necessarie affinché l'uomo possa "illuminarsi da sé".

Tale finalità sarebbe da conseguirsi preferibilmente incendiandosi e facendosi saltare in aria tramite l'uso di potenti cariche esplosive nascoste sotto il cappotto (rigorosamente verde e di loden) e collegate fra loro da sottili cavi elettrici (nel caso degli inetti liceali, prima di interrogazioni e compiti in classe, al suono della prima campanella mattutina).

Tali diaboliche istruzioni e l'adesione kantiana all'islamismo militante avevano l'evidente finalità rivoluzionaria di abolire il paternalismo statalista ed ecclesiastico per conferire alla gente comune la libertà di ricorrere fiduciosamente al proprio intelletto.

In virtù di tali poche, storiche pagine, il Nostro è pertanto considerato il principale precursore:

  • del fenomeno dei kamikaze;
  • della gloriosa tradizione pirotecnica partenopea;
  • della fondazione dell'ENEL;
  • dell'invenzione (una sola, poveretto) di Thomas Alva Edison;
  • dell'emergenza energetica, dell'effetto serra e del riscaldamento globale;
  • della dipendenza dei paesi occidentali dal petrolio mediorientale e della guerra in Iraq;
  • dell'ascesa al potere di Vladimir Putin, zar illuminato di tutte le Russie, nonché tollerante liberale e convinto democratico;
  • dell'enciclopedismo e, in ultima analisi, della creazione di Wikipedia.

Il trattato si conclude infine con la profonda appendice elettricistica Risposta alla domanda: quanti filosofi servono per avvitare una lampadina?

Le conclusioni raggiunte dal Nostro non possono tuttavia essere riportate in questa sede poiché il numero in questione richiederebbe di essere rappresentato con una quantità di cifre superiore a quelle (attualmente note) che compongono il pi greco. Non a caso, i primi filosofi erano proprio tutti greci.

Soprannomi

  • Kant ke t pass
  • Kantuccio
  • Dottor K (nella variante Dottor Jekyll e Mr Kant)
  • Kantone
  • Porco Kant
  • Zio Kant
  • A cazzo di Kant
  • InKantevole
  • InKantato
  • Kantina sociale
  • Kantautore
  • SandoKant
  • Kantesio
  • Immanuel Kanto
  • Gengis Kant

Bibliography and general vision of the circostant world

  1. "Critica della ragion pura", 1799. Qui Immanuel critica il giudizio che l'uomo contemporaneo dà al mondo, cioè 7,5. Per Kant il giudizio era almeno 8 se non 8 e mezzo. Qui Kant esprime la summa del suo pensiero filosofico: "il mondo è visto dall'uomo come un qualcosa di molto grande, se paragonato a un flipper da bar. Se paragonato a un porta asciugamani di legno, idem".
  2. "Critica della ragion pratica", 1812. Qui Kant critica il modo di legarsi le scarpe dell'uomo: secondo lui i lacci andavano bruciacchiati con l'accendino e fusi alle estremità, anche se ogni volta poi bisognava strapparli via e comprarli nuovi. Celebre la frase "i lacci (lichtes) stanno alle scarpe (shueuè) come la maionese (mayos) sta al principio attivo delle metamphetamine (shroeder)" a pagina 4 del libro. I lacci sono una metafora della vita, che per Kant è un continuo legare e slegare la realtà dall'esperienza, e le asole sono viste come i buchi attraverso i quali si vede l'essenza dell'essere (brischolauf).
  3. "Critica ai tappi di sughero". In quest'opera Kant sostiene la natura noumenica del concetto di "tappo di sughero" in sé. Gli risponderà l'allievo Fichte con la celeberrima massima: "Se il tappo non fosse un fenomeno oggettivo, il vino (o acqua, o aranciata, o chinotto ecc. ecc.) cadrebbe fin sul pavimento".
  4. "Critica alle spumiglie", 1823. Qui Kant si scaglia violentemente contro la placca (Frouenbuth) e le carie (mousse).
  5. "Critica alla ragion frigorifera". Celebre invettiva contro chi vuole surgelare la carne dopo averla cotta.
  6. "Critica alla ragion critica". In quest'opera Kant si rende conto delle cavolate scritte precedentemente.
  7. "Full Metal Critic". Manga.
  8. "Critica sto cazzo". La risposta del volgo.

Note

  • Le parole scritte in grassetto sono la traduzione letterale in lingua tedesca dei concetti espressi da Manolo Kant nelle sue opere.
  • Ogni studente di liceo, quando lo studia, pensa al suicidio e prorompe stizzito nella famosa bestemmia "Dio Kant".
  • Il cugino di Kant, Oliver Kant, era il portiere della nazionale tedesca di calcio a quei tempi.