Joe D'Amato

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Il più prolifico regista della storia.
« Non faccio un film per dibattere tesi o sostenere teorie. Un film è un sogno, affascinante finché rimane misterioso e allusivo. »
(Joe D'Amato spiega la sua filosofia.)
« Non è che i suoi film lascino molto spazio all'immaginazione, ci sono sempre tette e culi dappertutto. »
(Intervistatore perplesso.)
« Infatti! Il mistero è quale culo sarà violato per primo. »
(Joe D'Amato spiega meglio la sua filosofia.)

Joe D'Amato, pseudonimo di Aristide Massaccesi (Parto, 15 dicembre 1936Infarto, 23 gennaio 1999), è stato un regista, attore, direttore della fotografia, sceneggiatore, erotomane, pornografo e stakanovista italiano; forse è stato anche qualcos'altro che in questo momento ci sfugge.
È generalmente considerato il regista italiano più prolifico di sempre, con oltre 200 film diretti, prodotti e fotografati. Ha sperimentato ogni genere cinematografico possibile, che poi ha unito nei suoi film contribuendo così ad inventarne di nuovi. Può infatti rivendicare la paternità dei seguenti generi:

  • erotriller;
  • pervert-fantasy;
  • spatette-western;
  • pornhorror.

Tutto ciò potrebbe indurre a pensare che egli pensasse solo a "quella cosa là", ma si tratta di un giudizio superficiale: in realtà pensava "anche" a quella cosa là, non "solo". Eccolo dunque restituito a una dimensione più normale. Però in effetti a "quella cosa là" ci pensava spesso.
Nell'ultima fase della sua carriera si dedicò totalmente ai film pornografici, divenendo uno dei più conosciuti e apprezzati registi del genere. Il suo Sesso nero, girato nel 1978, è considerato il primo lungometraggio pornografico italiano.
Nella maggior parte dei suoi film è indicato con lo pseudonimo Joe D'Amato, ma durante la sua carriera ne ha utilizzati diversi altri, maschili e femminili, perle come Arizona Massachuset (col quale voleva conquistare il mercato americano), o come Chang Lee Sun (usato per i pagamenti della triade cinese).

Biografia

Una scena di Caligola - La storia mai raccontata, col quale divenne famoso in tutte le questure italiane.
« Quello che noi abbiamo sempre cercato di fare è stato dare al pubblico quello che il pubblico voleva. Con passione ed entusiasmo. E senza un filo d'ipocrisia! »
(Joe D'Amato.)
« Quindi il pubblico vuole essenzialmente sangue e vagine all'aria, giusto? »
(Intervistatore.)
« Beh, sì! »
(Joe D'Amato.)
« Sarà, a me viene in mente il ciclo mestruale! »
(Intervistatore.)
« Anche a me! LOL! »
(Joe D'Amato.)

Joe D'Amato è nato all'interno di un cinema: la sua prima culla fu un enorme barattolo di pop corn. I genitori si erano conosciuti all'interno di quel cinema e colà lo avevano concepito. In verità ne erano i custodi. Erano i tempi del fascismo e il giovane Aristide salutava romanamente con la mano destra mentre con la sinistra, nel chiuso della sua cameretta, esplorava il proprio corpo: certe pulsioni andavano sfogate a prescindere dal regime in vigore.

All'età di quattordici anni, con la licenza media in tasca, buttò i pantaloni in lavatrice. Il diploma di licenza subì un ciclo di lavaggio a 90°, che sortì un duplice effetto:

L'immagine che fece comprendere a D'Amato quale sarebbe stata la sua strada.
  • il diploma di licenza media divenne illeggibile e soprattutto si sbriciolava a ogni minimo contatto;
  • i 90° del ciclo di lavaggio avrebbero turbato la coscienza di D'Amato per il resto dei suoi giorni.

Resosi conto che per proseguire gli studi avrebbe dovuto studiare sul serio, iniziò la sua carriera lavorativa.

Si presentò a Cinecittà esibendo un curriculum nel quale vantava un'esperienza ultradecennale in "faccende da sbrigare all'interno di un cinematografo". Fu subito assunto come elettricista, riavvolgitore di bobine, avvolgitore di spinelli e schiacciatore di punti neri sulla schiena degli attori. Ma il giovane Aristide puntava in alto: il suo percorso lavorativo avrebbe dovuto condurlo in breve ad accomodarsi dietro alla macchina da presa. Il seguente aneddoto racconta come egli prese questa decisione.
La sua vicina di casa, la giovane vedova Panzalotti, era quella che si potrebbe definire "una donna emancipata", anche se sarebbe più corretto usare "un puttanone come se ne vedono pochi". Dopo averla spiata a lungo, ed averla vista accoppiarsi con idraulici, garzoni del fornaio, ragazzi delle pizze, antennisti e testimoni di Geova, la donna aveva coinvolto nei suoi giochi anche la figlia e il suo nuovo convivente. In Aristide crebbe la voglia di rappresentare questa realtà, fatta di torbido sesso e rapporti incestuosi, oramai le sue idee erano chiare: da grande sarebbe diventato il regista di Beautiful.

I primi lavori

Un fotogramma del film Cosa avete fatto a Solange?.

Nel 1971 lavora come direttore della fotografia in una trilogia di grande successo, comprendente: Cosa avete fatto a Solange?, Giuro che era così già prima! e Comunque se l'è cercata. Gli ultimi due usciti solo per il canale home video in Lettonia. Dopo aver percorso tutta la gavetta ed essere andato a letto con le persone giuste, giunse finalmente a dirigere il suo primo film nel 1972: "Scansati... a Trinità arriva Eldorado", bucatini-western comico, che fu visto da tutte le maggiori platee. Vuote. Tuttavia D'Amato appare nei titoli non come regista, ma come direttore della fotografia o come sceneggiatore. In varie interviste rivelò che non firmava i film perché all'epoca era ancora niubbo e se ne dimenticava spesso.
Il primo film sicuramente diretto da D'Amato è "Sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti penitenti - Decameron nº 69", un decamerotico del 1972. Dopo un altro film di questo genere diresse nel 1973 il film di guerra "Eroi all'inferno", quindi il peplum "La rivolta delle gladiatrici", in cui le protagoniste si mettono in sciopero per protestare contro il caro-dildo. Alla fine dello stesso anno D'Amato diresse l'unico film che si sia ricordato di firmare col suo vero nome: "La morte ha sorriso all'assassino", interpretato da Klaus Kinski nella parte del sorriso: un horror interessante per i cuscini del sofà, con alcune scene erotiche più apprezzate dalla massa. Dopo questo film diresse "Giubbe rossonere", un milan-western classico interpretato da Fabio Testi. È il primo film firmato con lo pseudonimo Joe D'Amato, una scelta di opportunità: in effetti è molto meglio pronunciabile rispetto ad Aristide Massaccesi.
Nel 1975 diresse "Emanuelle e Françoise (Le sorelline)", considerato uno dei suoi migliori film, un thriller erotico con alcune scene di cannibalismo, di veganismo e pastafarianesimo.

Un uomo per tutti i generi

Non esiste un genere cinematografico che l'eclettico Joe non abbia praticato, questo prima di iniziare a mischiarli tra loro. A quel punto diventa difficile dare alle pellicole una classificazione vera e propria, per semplicità useremo "Stronzata alla D'Amato". Alcune risultano tuttavia apprezzabili, da un lato perché hanno dato vita ad un genere a sé stante, dall'altro perché (specie negli anni '70) per certi film la trama ha sempre rivestito un'importanza marginale, a patto che si veda il pelo e si disponga di una mano libera.

Sì, li ha fatti davvero tutti!
  • Horror - Uno dei generi più amati dal regista, tanto che una scena sanguinolenta è spesso presente nei suoi film e può essere considerata la sua firma d'autore. Purtroppo, chi lo conosce bene assiste alla scena di un pompino in forte stato d'ansia, conscio che la tizia che lo sta praticando potrebbe avere improvvisamente fame. Tra i migliori troviamo perle come Buio Omega, che mostra un cuore addentato, e Rosso sangue, nel quale una baby sitter viene infilata in un forno e porchettata. Ma è doveroso citare anche Antropophagus, nel quale il cannibale scopre di avere il colesterolo alto e quindi si mette a dieta, divorando un feto.
  • Fantasy - Sulla scia del successo di Conan il barbaro, D'Amato s'inventa un personaggio chiamato Ator, realizzando una trilogia che comprende: Ator l'invincibile, Ator 2 - L'invincibile Orion[1] e infine Ator il guerriero di ferro. Per il ruolo sceglie Miles O'Keeffe, già interprete di un Tarzan assieme alla conturbante Bo Derek, un biondino che sta ad Arnold Schwarzenegger quanto uno zingaro all'Ufficio di Collocamento.
  • Spaghetti-western - È il suo genere di esordio. Nel tentativo di imitare la coppia Bud Spencer e Terence Hill, il regista gira il suo primo film: Scansati... a Trinità arriva Eldorado. La pellicola viene giustamente "scansata" dal pubblico, soprattutto quando scopre che l'interprete principale (Stan Cooper) in realtà è Stelvio Rosi, detto er mejo fico der Quarticciolo, un attore romano che aveva lavorato con Salce e Visconti, passando poi a Joe D'Amato senza battere ciglio. Che era anche la sua caratteristica principale.
  • Peplum - Il genere spada e sandalo miete all'epoca un successo dietro l'altro. I vari Ercole, Sansone, Ursus e Golia, spargono copiosamente sudore e lucidi muscoli sul grande schermo. Nel 1974 D'Amato ha l'intuizione giusta: mettere soprattutto in evidenza pettorali e glutei, ma femminili. Quando si sparge la voce che tette e chiappe sono le protagoniste del film, i bagarini vendono i biglietti del cinema a circa centomila lire, lo stesso prezzo pagato per assistere alla Partita del secolo ai Mondiali di calcio 1970.
  • Thriller - Il suo primo film del genere lo firma col vero nome, Aristide Massaccesi, e si intitola: La morte ha sorriso all'assassino. La pellicola è apprezzabile e tiene col fiato sospeso, le morti si susseguono ad opera di un misterioso omicida. Le indagini portano finalmente ad un sospettato che viene però trovato cadavere, ucciso dal vero assassino, che l'ha fatto fuori lanciandogli in faccia un gatto[2]. A quel punto il pubblico lancia contro lo schermo di tutto. A quanto risulta nessuno conosce la fine del film.
  • Erotico - Il primo film firmato come Joe D'Amato è Sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti penitenti - Decameron nº 69, del 1972. L'anno prima Pier Paolo Pasolini aveva girato Il Decameron, riportando in auge le novelle di Boccaccio e favorendo così la nascita del prolifico sottogenere decamerotico (il "nº 69" non è lì per caso). In quegli anni la censura è molto vigile, ma sulle chiappe di una contadina è disposta a chiudere un occhio[3]. Quando Aristide gira Immagini di un convento però si incazzano come faine e lo diffidano dal rifarlo. A questo punto entrano in scena i suoi ventordicimila pseudonimi e quei bigotti dei censori se la prendono in quel posto.
  • Erotico-esotico - Cavalcando l'onda della pellicola francese Emanuelle, Joe D'amato tira fuori una "Emanuelle" di colore, nei panni di una giornalista capace persino di andare a letto con qualcuno per una buona notizia, oddio... pure se non è tanto buona, vabbè... anche se è una clamorosa bufala. La interpreta Laura Gemser, una trampolona[4] nera che rappresenta la versione quasi totalmente perfezionata del modello "Naomi Campbell", uscito successivamente. Con questo personaggio realizza una caterva di film, tutti girati in luoghi esotici e remoti come la Malesia, l'India e la provincia di Ragusa.
  • Porno - La versione integrale di Emanuelle in America dovrebbe essere considerato il primo film pornografico di Massaccesi, quella arrivata nelle sale italiane era più corta di circa 25 minuti, che fu come guardare 300 senza le scene di battaglia. Il passaggio vero e proprio al porno, il genere che gli procurò un'immensa fortuna, risale al 1993, con cinque pellicole note tra gli appassionati. Ovviamente non vi diremo i titoli per non includervi presto in essi. Gli hard di D'Amato furono interpretati dalle più note star del genere, come Rocco Siffredi, Selen, Eva Henger e Viking Kronos, quest'ultimo noto soprattutto per aver battuto il grande Varenne al Gran Premio Nazionale di Milano.

Gli ultimi anni

Anche se il suo primo film porno (Sesso nero) risale al 1978, D'Amato si dedicò al genere anima e corpo[citazione necessaria] solo dal 1993. Poiché testava su se stesso la qualità dei suoi lavori, deperì rapidamente. Per tornare velocemente in forma iniziò a praticarsi endovenose di glucosio, che lo condussero ben presto al diabete. Poiché da cosa nasce cosa, dal diabete ricevette problemi di circolazione, dai quali ricevette l'infarto che gettò nello sconforto intere masse di falegnami miopi.

Pseudonimi

L'agente dell'Interpol Poroshenko. Dopo 27 anni di indagini fu in grado di conoscere il 38% degli pseudonimi di Massaccesi.

Per i suoi film utilizzò circa 50 pseudonimi, ma stiamo parlando solo di quelli che ha riconosciuto ufficialmente, o meglio, che è stato in grado di ricordare. In realtà, prendendo 18 lettere a caso dall'alfabeto, dividendole poi in due gruppi, si ha il 74% di possibilità di azzeccare uno pseudonimo di Aristide Massaccesi. Per comodità li raggrupperemo secondo una logica intuitiva ed efficace, che verrà comunque spiegata in seguito[5].

  • Gli incerti : Stephen/Steven/Steve Benson; Dan/Federico/Frederick/Fédérico/Frederico/Frederic/Frederiko/Fred Slonisko; Chana/Chang Lee Sun; Michael/Mikail Wotruba; Alexandre Borski/Borsky. Usati per firmare film potenzialmente sanzionabili dalla legge, o anche assegni a vuoto.
  • Gli esotici (detti anche i mafiosi) : Joe D'Amato; Joe De Mato; Raf de Palma; Michael Di Caprio; Tom Salina; Kevin Mancuso. Usati quando cercava di ottenere fondi dal produttore "di braccino corto", che lui minacciava di spezzare.
  • Gli indimenticabili : Arizona Massachusetts; George Hudson; David Hills; Lee Castle; Robert Hall; Donna Aubert; Joan Russell; John Bird; John Shadow; Andrea Massai. Quando iniziò a diventare un problema ricordare tutti gli pseudonimi, Aristide li organizzò in una sorta di fiaba.
« Nei pressi del Massachusetts, vicino al fiume Hudson, in mezzo alle colline (Hills) sorge un castello (Castle). Nella grande sala (Hall) vive una Donna, di nome Russell, con un uccello (Bird) che fa ombra (Shadow) talmente è grosso. Massai eh! »

Tutti gli altri occupano il 9% delle Pagine Gialle di Los Angeles, ad esclusione di Dario Donati, nome che ha usato astutamente per girare La monaca nel peccato e farla in barba alla censura che lo teneva d'occhio.

Filmografia giocoforza parziale

Elencare tutti i film del regista richiederebbe lo stesso tempo che dare l'antiruggine alla Tour Eiffel, quindi ci limiteremo a sceglierne uno per ogni pseudonimo utilizzato... no, nemmeno così va bene, tra una decina di anni potremmo avere l'artrosi alle dita e quindi non riuscire a finire il lavoro. Facciamo uno per anno, non sarà così difficile sceglierne uno solo... a parte per il 1996, in cui ne ha girati 27. Di sicuro nel 1997 saranno me... cazzo 31! Proviamo col 1998... fanculo!
Escludendo le festività, i compleanni e gli anniversari, in certi anni ha girato un film a settimana. Ci arrendiamo, vi dovrete accontentare di un elenco dei titoli più interessanti.

Il pubblico di Cannes applaude la pellicola fuori concorso Fra' Tazio da Velletri.
  • Novelle licenziose di vergini vogliose (1973)
  • Fra' Tazio da Velletri (1973)
  • Il ginecologo della mutua (1977)
  • Il porno shop della settima strada (1979)
  • Le ereditiere superporno (1981)
  • Bocca golosa (1981)
  • Messalina... orgasmo imperiale (1983)
  • Goduria anale (1992)
  • Il marchese De Sade - Oltre ogni perversione (1994)
  • Mia moglie... aperta a tutti (1995)
  • Decameron X - Racconti arguti di mogli puttane e mariti cornuti (1995)
  • Homo erectus (1996)
  • Carmen (La zoccola spagnola) (1996)
  • Rocco lo stallone italiano (1997)
  • I predatori della verginità perduta (1998)
  • Experiences - Il culo violato (1999)

L'intervista al Late Show

Dopo il successo ottenuto negli Stati Uniti, grazie al suo Cop Sucker, il regista fu intervistato da David Letterman. La serata registrò il record di ascolti, oscurando persino le precedenti apparizioni di Robert De Niro e dei piedi nudi di Julia Roberts.

Note

  1. ^ ma quello invincibile non era Ator?! Chi cazzo è Orion?
  2. ^ tristemente vero
  3. ^ uno solo ovviamente
  4. ^ de coscia lunga... assai lunga
  5. ^ se ci ricorderemo di farlo

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