Guerra umanitaria

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L'ex Presidente degli Stati Uniti in Medio Oriente: "Hey, Colin, così mi sembra quasi di vedere la fine della guerra avvicinarsi..."
« Non mi ritirerò dall'Iraq neanche se restassero ad appoggiarmi solo mia moglie e il mio cane Barney. »
( George W. Bush circa l’ipotesi di un ritiro dall’Iraq prima di aver esportato tutta la democrazia possibile (e importato eguale quantità di petrolio).)
« Una pietra miliare sulla strada della democrazia. »
( George H. W. Bush sulla salita al potere di Saddam Hussein.)
« Una pietra miliare sulla strada della democrazia. »
( George W. Bush sulla condanna a morte di Saddam Hussein.)
« Io non sono mai stato convinto che la guerra fosse il sistema migliore per arrivare a rendere democratico un paese e a farlo uscire da una dittatura anche sanguinosa. »
( Silvio Berlusconi un nanosecondo prima di cambiare idea e bombardare la Libia.)
« مدفوع. »
( Un arabo, intervistato sulla guerra umanitaria. Non so cos’abbia detto, ma penso sia qualcosa di entusiastico.)
« Questa missione non ha obiettivi militari. »
( Ignazio La Russa, in partenza per un torneo di soft air.)

Con guerra umanitaria si intende generalmente l’evento preceduto da una catastrofe umanitaria, opportunamente seguito da una catastrofe umanitaria, e da una nuova guerra umanitaria, e via dicendo. Il termine è utilizzato generalmente dai capi di Stato occidentali per indicare una nuova partita a risiko ove, al posto dei carroarmatini, sui territori conquistati viene piantata una bandierina dell’Unicef e un certo numero di ambulanze della Croce Rossa.

Cause e conseguenze

Un ridente scorcio dell’Iraq prima dell’intervento militare umanitario occidentale.

Un intervento militare di questo tipo è solitamente causato da manifestazioni di terrorismo quali:

  • la ribellione di un dittatore amico che si dimentichi di limitarsi a smitragliare comunisti e gruppi etnici affetti dalla solita vecchia rottura di coglioni medioevale dell’autodeterminazione dei popoli;
  • la presa del potere in una nazione di un governo che preferisca la dieta mediterranea ai McDonald's;
  • la scoperta di giacimenti di petrolio che impongano una buona dose di democrazia nella regione.

Malgrado l’accezione comunemente negativa e ormai sorpassata del termine guerra, l’accostamento della parola umanitaria trasforma questo evento mondano in una vera e propria festa per tutti le popolazioni interessate. In particolare:

  • dal punto di vista economico si ha un grande slancio dell’industria militare. Sì, dei paesi esportatori di democrazia. Beh, cazzo pretendete: Iraq, Libia ecc… hanno tutti l’embargo;
  • dal punto di vista economico, le multinazionali (sì, sempre dei paesi esportatori di democrazia. Per favore, non cadiamo in facili ironie...) possono partecipare alla ricostruzione dei paesi bombardat… neo-democraticizzati, insegnando alle popolazioni locali come estrarre petrolio, oro, gas, argento, uranio e carinerie simili in cambio di vestiti usati, giocattoli e altre cose utili, perline colorate, latte in polvere e la speranza di diventare un paese libero e prospero;
  • dal punto di vista economico, non mi viene in mente nulla a favore della popolazione locale. Uhm…
  • e poi… la democrazia! Oh, dove la mettiamo tutta questa democrazia che viene esportata?
  • dal punto di vista umanitario… un sacco di esseri umani potranno andare a Sharm el Sheik senza più paura dei soliti terroristi. No?


Differenza tra guerra e guerra umanitaria (perché ci sono, eh! Aspetta che riesco ad inventarmi qualcosa…)

Questa è facile. Allora:

  • la guerra obsoleta, di carattere meschino e medioevale, si caratterizza per la conquista di nuovi terre da parte di una o più potenze alleate a scapito della popolazione sconfitta e la depredazione delle risorse naturali dei territori occupati;
  • anche la guerra umanitaria, però, al posto di eroiche metriche futuriste, viene giustificata dagli organizzatori del gioco con le le più alte e nobili intenzioni di pace, ma roba che manco San Francesco nel Cantico delle Creature.
Uno scorcio ancora più ridente dell’Iraq, subito dopo l’intervento militare umanitario occidentale. Immagine gentilmente concessa da Studio Aperto.
  • la solita vecchia e sporca guerra prevede l’annientamento del nemico, con ogni mezzo disponibile. È inoltre causa di gravi privazioni e atrocità per la popolazione civile;
  • la guerra umanitaria si propone di sterminare, fare a pezzi, smitragliare SOLO terroristi, comunisti, nemici degli Stati Uniti d’America e dell’Occidente. Grazie all’utilizzo di tecniche all’avanguardia e sofisticate tecnologie (bombe intelligenti e altre un po’ meno, per esempio Ignazio La Russa), la popolazione civile non viene affatto sfiorata dagli eventi bellici. Viene direttamente annichilita, così da non provare alcuna sofferenza.

Cazzo dico? No.

  • la popolazione civile viene tratta in salvo dai buoni soldati occidentali, un carro armato americano entrerà in ogni città e un soldato di colore lancerà pacchetti di sigarette americane. Che poi esploderanno.

NOOO!

  • la popolazione civile verrà tratta in salvo in apposite strutture umanitarie, come nel caso dei campi profughi palestinesi in Libano, che Israele provvede a rifornire di generi di prima necessità (come il piombo) a cadenza bimestrale.

Sembra tutta una gran cazzata, ma secondo il mio amico George W. Bush non lo è.

Principali attori

Un attentato terroristico in un qualche paese bisognoso di una caterva di legn… democrazia.

Stati Uniti

Da una nazione di immigrati, schiavi, eberei sfuggiti dalle violenze europee, non ci si poteva aspettare altro. In prima linea nell’aiuto di ogni popolazione in difficoltà, gli Usa si sono proposti come difensori del pianeta contro la minaccia aliena fin dai tempi di Bush padre. La linea dura contro i nemici dell’umanità (Emergency, WWF e tutti quei pantofolai di sinistra che insistono con le loro teorie secondo cui si può far capire al terzo mondo chi è che comanda senza usare una buona dose di bombe) è stata ripresa con successo da Bush figlio e facilmente sarà proseguita anche da Bush Spirito Santo. Tuttavia la lotta contro il Lato oscuro sembra essere parte del patrimonio genetico degli americani, tanto che il negrone è riuscito a sequestrare un Nobel per la Pace solamente per il merito di non aver ancora sfanculato l’Iran.

Gran Bretagna

Nazione che ha inventato il gioco a partire dallo sport ufficiale inglese, il Colonialismo. Malgrado sia ormai ridotta a fare la parte del cagnolino da compagnia della loro stessa ex colonia, partecipano attivamente ad ogni lodevole missione a stelle e strisce ai quattro angoli del globo (o meglio, solo quelli abbastanza deboli da non opporre resistenza e abbastanza ricchi di un qualche metallo\fluido\materiale prezioso);

Israele

Lo stato ebraico può fregiarsi del titolo di principale attore umanitario del Medio Oriente, almeno nella mente malata di qualche giornalista del New York Times. Israele è un vero e proprio esperimento umanitario: viene creato a tavolino dai due soci di cui sopra, con la giustificazione di voler risarcire gli ebrei delle disgrazie subite durante la Seconda Guerra Mondiale. Raccattati tutti quelli che ancora respiravano in Europa, vennero caricati su barconi di scafisti albanesi e scaricati sulle coste della Palestina, per la gioia degli abitanti del posto. Grazie alla profonda fede che li caratterizza, gli ebrei non ci misero molto a capire di essere comandati da Dio a portare la pace eterna ai nuovi dirimpettai palestinesi. Ancora oggi si danno un gran da fare per impedire a questi ultimi di cacciarsi nei pasticci, rinchiudendoli in apposite aree protette chiamati, molto ottimisticamente, Territori o nel Luna Park La Striscia di Gaza.

ONU

La Cina non vuole essere da meno: eccola impegnata nella difesa dei diritti umani, sotto l’occhio vigile di un Osservatore Onu.

Grande apparato sovranazionale che dovrebbe contribuire a garantire il rispetto dei diritti dell’umanità. Viene quindi totalmente ignorato. E di conseguenza lo ignoreremo anche noi.

NATO

Braccio armato dell’Onu. Siccome quest’ultimo non fa un cazzo, il suo controllo passa agli Stati Uniti. Attraverso questa associazione possono assicurarsi che la democrazia voli da una parte all’altra del loro imper… del pianeta. Sotto forma di un rassicurante stormo di caccia-bombardieri incazzati neri.

E l’Itaglia?

Naturalmente ci siamo anche noi. L’Italia si è posta come principale esportatore di democrazia europeo grazie al leader maximo Silvio Berlusconi, lanciandosi in inebrianti ed onorifiche campagne in Afghanistan, Iraq e recentemente nella vicina Libia. Missioni tutte etichettate come ‘di pace’, come sottolineato dai vertici dell’Eni, che ne dirige le operazioni. Tuttavia le popolazioni locali non comprendono l’intento italico, terrorizzate dall’eventualità che vengano loro esportati personaggi come Maurizio Gasparri e Daniela Santanché, oppure dal nostro temibile apparato bellico, pronto a sganciare, in caso di ribellione, Giuliano Ferrara.

Studio Aperto

Il quarto potere non manca mai, per portare in ogni casa notizia degli eroismi compiuti dai martiri della libertà occidentale di depredare il pianeta, condendo il tutto con toccanti scene di disperazione di campi profughi ed eccidi la cui responsabilità è puntualmente dei comunisti.

Strategie e regole del gioco

Siccome questa è una guerra seria, mica come le altre, ci sono alcune regole da rispettare.

  • Fregarsene dei pareri dell’Onu;
  • Fregarsene e\o opporre il veto a tutte le risoluzioni pacifiche dell’Onu;
  • Fregarsene delle richieste di aiuto da parte di paesi senza risorse naturali che giustifichino un esportazione di democrazia;
  • Fregarsene delle opposizione democratiche nei paesi che si vogliono attaccare. Potrebbero pretendere di mandare avanti il paese da sé senza sganciare nemmeno un barile di petrolio;
  • Fregarsene dell’opposizione interna alla guerra.

E i due assiomi fondamentali:

« La Guerra è Pace... »
( ...quindi, per avere la Pace, bisogna fare una Guerra.)
« La Pace è Guerra... »
( ...quindi, per evitarla, urge fare una Guerra.)
Bill Clinton impegnato nei colloqui di pace con Arafat, mentre prospetta ai palestinesi un ampio ventaglio di soluzioni alternative alla guerra.

Sulla base di queste linee, le principali nazioni impegnate nella diffusione dei valori umanitari (di cui ricordiamo pace, amore, amicizia, altruismo, egoismo, lo ius primae noctis, minimalismo e il Blockbuster) pianificano democraticamente le opportune strategie di intervento:

  • Succede che un ex dittatore ‘’amico’’ invada uno staterello che interessa agli Usa o un qualche paese sudamericano decida di non eleggere il solito colonnello. Gli stati occidentali minacciano sanzioni.
  • Gli Stati Uniti Uniti convocano una riunione di emergenza dell’Onu manifestando preoccupazione per una nuova invasione degli Unni o l’interruzione di una serie televisiva tipo Lost a tre puntate dalla fine.
  • Prima ancora che il rappresentante dell’Onu abbia finito di dire ‘Ok, mò trattiamo, ma aspettiamo a dichiarare guer…’, il malaugurato paese sarà già stato circondato da un numero di soldati pari alla popolazione del Texas, carceri comprese.
  • Gran Bretagna e Italia scodinzolano dietro agli Usa.
  • Da uno a due mesi di cura a base di bombe intelligenti.
  • Nemico sconfitto. Periodo di transizione verso un governo democratico: bisogna ‘dare il tempo alle istituzioni locali di prendere in mano il paese, tempo 6 o 7 mesi e vedrete…’;
  • 6 mesi dopo: come sopra.
  • 12 mesi dopo: ancora come sopra. La democrazia è un piatto che si gusta meglio freddo.
  • 5 anni: i barili di petrolio iniziano ad essere un po’ meno dei soldati morti ammazzati. Si può parlare di ritiro.
  • Iniziano ad arrivare profughi a Lampedusa.
  • 10 anni dopo: governo filo-occidentale più o meno pronto, multinazionali radicate sul territorio. Ergo: il paese è finalmente democratico!

Esempi di guerra umanitaria

Una pacifica Risoluzione Onu, osservata a distanza di sicurezza.

Negli ultimi cinquant’anni quei mattacchioni che governano le nazioni democratiche del pianeta si sono finalmente convinti dei vantaggi che comporta scatenare una guerra umanitaria, invece che la solita vecchia merda. Innanzitutto la pubblicità che ne deriva, con i trattati di pace stilati nei posti più esotici del pianeta (Florida, Las Vegas, Bahamas le mete più richieste dai diplomatici di tutto il mondo), o comunque a non meno di duemila miglia dai luoghi del conflitto (del resto Accordi di Dayton suona meglio di Trattato di al-Sulaymāniyya. È effervescente, esprime positività... insomma, fa figo e dà la netta impressione che siano rimasti tutti contenti -come no!-), tra escort di lusso e paparazzi. C’è poi la grande rassegna internazionale del Nobel per la Pace, che viene consegnato annualmente a colui che riesca sia ad effettuare il maggior numero di conquiste, sia a convincere il mondo intero che l’abbia fatto per puro spirito caritatevole. Una bella guerra umanitaria è anche il sistema migliore per sviare la fastidiosa attenzione del popolino verso le solite menate delle tasse, del lavoro e dei processi in cui qualche capo di Stato si trova sempre invischiato. La guerra in Iraq e il recente intervento militare in Libia sono solo alcuni dei numerosi e luminosi esempi di attenzione occidentale verso la tutela dei diritti umani. I diretti interessati potrebbero tuttavia obiettare che sarebbe stato meglio farsi i cazzi propri. Purtroppo l'ingratitudine è una brutta bestia...

Iraq

Quel birbante di Saddam Hussein, il nemico di sempre, il dittatore spregevole, quell’immonda merda… insomma, aveva pensato di poter prendersi gioco dell’Occidente. Per fortuna gli Stati Uniti d’America vigilavano da tempo: l’amicizia che sembravano accordare al terrorista era infatti tutta una finta, parte di un complicato piano per tenerlo tranquillo ed aspettare il momento buono per levarlo di mezzo e liberare il petrol… la ricchh… sì, la popolazione irachena. Peccato per quel migliaio di curdi sterminati nel frattempo… ma solo così oggi possiamo goderci un Iraq democratico, sicuro e in pace…

Libia

Il Medio Oriente, secondo una florida ed accurata visione umanitaria occidentale.

Non è andata meglio al leader libico Gheddafi, anche lui cascato in un tranello ordito da quella sagoma del premier italico Silvio Berlusconi, il quale riuscì a convincere il bruto di volere a tutti i costi una vantaggiosa alleanza con il solidissimo regime dell’ex colonia e vantaggiosi scambi economici (importazione di bunga bunga in cambio di clandestini). Le ribellioni che hanno sconvolto il mondo arabo non hanno però risparmiato la nazione nordafricana, malgrado l’amore che il popolo, a sentir Gheddafi, proverebbe verso la sua persona, e la sicurezza derivante dall’alleanza stretta con l’Italia. Gheddafi ha reagito con ferocia alle violente manifestazioni d’affetto de parte della sua gente e quegli arrivisti rivoluzionari dei francesi non ci hanno pensato due volte a farsi avanti per tutelare i propri interessi... pacifisti, trascinandosi dietro tutta la compa. Nell’ordine, le strategiche mosse del governo italiano, direttamente coinvolto nel conflitto, tutte allo scopo di salvaguardare i diritti umani dei libici:

  • Rinneghiamo l’amicizia, ma non i trattati di alleanza.
  • Rinneghiamo i trattati, ma non l’amicizia.
  • Rinneghiamo il Tribunale di Milano.
  • Non parteciperemo ad azioni militari.
  • Parteciperemo ad azioni militari, ma senza sparare.
  • Ci appelliamo al TAR nei confronti della Francia perché vuole tutto il comando per sé.
  • Accogliamo i clandestini a Lampedusa.
  • Accogliamo i clandestini, ma non a Lampedusa.
  • A Lampedusa costruiamo casinò, ma i clandestini li mandiamo in Francia.
  • Appelliamoci alla Corte Suprema perché i francesi non vogliono clandestini, ma il casinò di Lampedusa sì.
  • Bombardiamo la Libia, la nostra era tutta una tattica.

Voci democraticamente esportate