Notre-Dame de Paris

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Il titolo di questa pagina non è il titolo di questa pagina perché così ci tirava il culo. Il titolo corretto è Donna Nostra di Parigi.
Disambiguazione – Magari hai fumato troppo. Se cercavi l'omonimo film Disney, vedi Il gobbo di Notre-Dame.
!!ATTENZIONE!!
Il ministro Frollo non è particolarmente soddisfatto dell’argomento trattato in questa pagina. Presto! Scappa, prima che ti precipiti in una voragine di fuoco!
« Questo ucciderà quello. »
(Frollo rivela impunemente il finale, tra le bestemmie generali dei lettori)


Notre-Dame de Paris, o Nostra Signora di Parigi, è l'estrema opera del noto autore Vittorio Ugo, nonché edificio storico, luogo di culto e donna di piacere parigina.
Ancora oggi ci si chiede se il titolo si riferisca semplicemente ad una donna di facili costumi conosciuta nella capitale francese oppure se si tratti dell’originale idea dell’autore di scrivere un libro su una chiesa.[1]

Dopo un’attenta analisi dell’opera, i critici propendono per la prima ipotesi.

Vittorio Ugo in una foto di repertorio.

Origine

Essendo il periodo dei grandi polpettoni romanticoneoclassicomaledetti, il giovane Ugo non voleva essere da meno e lasciare un’eredità che facesse dannare generazioni su generazioni di studenti. Non appena terminati gli studi, sentendosi al sicuro e pronto per vendicarsi ingiustamente sui novellini in arrivo dopo di lui, iniziò a rimuginare sull’opera da mettere in atto.

A quei tempi aveva due principali avversari: uno era Dante, che con la Divina Commedia era diventato ormai un caposaldo del martirio scolastico; l’altro era la new entry Alessandro Manzoni, che con i Promessi Sposi aveva già scalato la classifica dei libri letti con meno attenzione dell'anno 1827. Essendo una persona umile[citazione necessaria] , per Vittorio la scelta fu semplice: doveva creare un libro in grado di superare i Promessi Sposi e divendare il nuovo incubo studentesco subito dopo la Divina Commedia.

Per far ciò, era necessario raggiungere un livello di MdL, ovvero di Mattonanza del Libro, oltre l’umana sopportazione. La Mattonanza del Libro è data dal prodotto tra il numero N di pagine e la complessità C dei periodi. Da bravo scrittore professionista Ugo prese la storia principale raccattata da un paio di vecchie comari generata dalla sua mente brillante, la fece affettuosamente a pezzi, la mise in uno shaker, agitò per bene e ne ricostruì un variopinto[citazione necessaria] bricolage. Dato che così per l’ermetismo era a posto, ma il testo non superava le 20 pagine, Ugo aggiunse una serie di trame secondarie più o meno inutili; poi, non contento, una serie di trame terziarie prevalentemente inutili, quindi una serie di trame quaternarie completamente inutili. A quel punto, avendo già inserito nel libro la vita personale di ognuno dei cittadini parigini dell’epoca, si buttò di getto sulla fauna locale. Ed ecco fatto: il nuovo tormentone europeo era pronto per la pubblicazione.


Inutile dire che la cosa non piacque molto a Manzoni, che all’uscita di “Nostra Signora di Parigi” contraccambiò con la versione in francese dei Promessi Sposi, con due capitoli in più rispetto alla versione italiana in cui Renzo viene fermato al casello di Lecco con due grammi di hashish; Ugo rispose con la relativa copia del suo romanzo in italiano del suo mattone cartaceo e così il duello ebbe inizio. C’è da precisare che a quei tempi se due gentiluomini erano in conflitto, si ritrovavano in un’assolata mattina primaverile e, per appianare le divergenze ideologiche, si sparavano un colpo di pistola ripetendo l’operazione finché non ne restava solo uno. Sfortunatamente per i letterati funzionava diversamente: mantenendosi incollati nei loro studioli ombrosi, s’inviavano lettere offensive e recensioni pessime a vicenda, tra una stoccata letteraria e l’altra, una specie di rosik ante-litteram, tranne per il fatto che a quei tempi tra una risposta e l’altra ci si faceva un raccolto.

Con la guerra al culmine e la Svizzera rimasta sommersa dalle chilometriche lettere minatorie non arrivate a destinazione e invasa da cavalli e fantini sfiancati, i laureandi di tutta Europa, spaventati dalla prospettiva di dover raccogliere l’abominevole massa cartacea, archiviarla come “Epistole dell’Asse Milano-Parigi” e conseguentemente studiarla, implorarono i due autori di cessare le ostilità.

Dopo un’altra non indifferente serie di discussioni cartacee, i due autori giunsero ad un compromesso con patta: Vittorio avrebbe perseverato a diffondere scritti in Europa e in particolare in Francia, lamentandosi delle cattive condizioni delle impalcature locali e Manzoni sarebbe rimasto sul suolo italiano, promettendosi però di scrivere altre ventordici edizioni diverse dei Promessi Sposi.

Trame[2]

Avvertenza:
Questo articolo contiene dettagli che potrebbero rovinarti la "sorpresa", come per esempio il fatto che

MUOIONO TUTTI: Frollo, Quasimodo, Esmeralda, Clopin, tutti quanti. Si salva solo Febo che, a detta dello stesso Ugo, subisce un destino ben peggiore della morte: prende moglie.
Beh, ormai che l'ho detto puoi anche leggere tutto...


Per facilitare ci riserviamo di riportare solo alcune delle trame principali:


  • Un misconosciuto attore di secondo grado interpreta Zeus durante una rappresentazione popolare di grande importanza nella comunità parigina, tra i cui ospiti di rilievo spicca il Calzettaio di Stato, un Uomo vero, che non deve chiedere mai e usa uno degli ospiti minori[3] come poggiapiedi. Sfortunatamente un ragazzino bricconcello ruberà la scala tramite cui l’attore sarebbe salito sul palco ed entrato in scena. Commovemente la scena in cui due comari di passaggio seviziano l’attore, mentre il regista, disperato, si da all’hippica.
  • L’azione si fa frenetica, sempre più interessante, mentre osserviamo il punto di vista dei 235 cittadini di Parigi, tra bifolchi e notai, che dovranno partecipare alla selezione per diventare tronisti di Uomini e Donne; non per niente, verranno nominati quelli con la faccia più idiota.
  • Colpo di scena: in realtà la selezione si rivela essere parte del Concilio Vaticano e il vincitore viene eletto Papa a sorpresa; tra l’entusiasmo generale fa il suo ingresso in scena Esmeralda, supposta protagonista del libro per ovvie associazioni tra il doppio significato del titolo e l’occupazione del suddetto personaggio.
  • Straziante parabola della Focaccina Dolce, mangiata dal crudele e insensibile Bambino Paffuto, dopo un quanto mai emozionante inseguimento.
  • Commovente e fondamentale la storia dell’Uccello su Nostra-Donna[4] e del suo melanconico volo dritto nel cuore della cattedrale, orrendamente deturpato dalle ristrutturazioni passate e future. Ebbene sì, si scoprirà in seguito che l’uccello in questione è anche veggente.
L’Uccello salva Quasimodo, intento a suicidarsi, dando ai lettori la gioia di altre 200 pagine. Purtroppo, non sarà in grado di salvare tutti loro.
  • Un gruppo di studenti marinari ubriachi si da alla pazza gioia in una casa di piacere locale. L’arcidiacono Frollo, riconoscendo tra i deprecabili giovincelli suo figlio/fratello, lo tira per le orecchie e riporta in chiesa, dove, da bravo prete, tenterà ancora una volta di insegnargli la Retta Via.
  • Lungo assolo della megaCampana in cima a Nostra-Donna, perfettamente trasposto in versione cartacea.
  • Il Re di Parigi[5] sopprime una rivolta istigata da un gruppo di comunisti assatanati; nel caos generale, una delle preziose garguglie di Nostra-Donna viene scheggiata da uno dei mangiabambini senzadio. Seguono tre giorni di struggente martirio e salmodie da parte della gilda locale di papaboys.
  • Il Re d’Egitto[6] convoca una riunione dei sindacati per i mendicanti e gli appaltatori sottopagati.
  • Il fratellino di Frollo, Giovannino, disperato dopo l’ultima predica del fratello maggiore, scappa di chiesa e si unisce agli appaltatori. Dio lo punisce neanche 5 minuti dopo, fulminandolo nel bel mezzo di una bestemmia.
  • Un Capitano delle guardie prova a sposarsi. Non ci riesce e tenta di nuovo. Questa volta ce la fa. Appassionante, eh?
  • Seguiamo nel frattempo le varie peripezie di una capretta attrice, passata di padrone in padrone, fino alla toccante scena in cui ritrova il regista dell’opera teatrale[7] e gli fa riacquistare fiducia in se stesso, riabilitandolo con successo nel contesto sociale come saltimbanchi.
  • Fine.


Oh, a proposito.. non avrò tralasciato qualcuno d’importante? No, non credo.



Ah, ma sì, la morale! La morale, cari bambini, è che è preferibile sopprimere un bambino storpio alla nascita, piuttosto che farlo soffrire fisicamente e psichicamente per tutta la sua vita[8] a causa della sua chiara condizione di inferiorità.


Personaggi

Pietro Gregorio

Regista squattrinato e fallimentare; resosi conto di non poter sfondare nel mondo dello spettacolo, opterà per la carriera d’appaltatore, si sposerà con Nostra-Donna, ma dopo due mesi di “amore platonico”[9], chiederà il divorzio, risposandosi poco dopo con la capretta di lei, “decisamente più attraente”[10].

Pressappoco cavalca Nostra-Donna, notare l'espressione di goduria della campana.

Pressappoco

Un gobbo zoppo, orbo, brutto e sordo. Quando il suo tutore/padre Frollo gli negherà i favori sessuali a cui era stato abituato fin dall’infanzia in favore di una zingara, tenterà inutilmente di suicidarsi. Si consolerà operando una tremenda vendetta nei confronti di entrambi.

Apollo

Un dio greco. Passato da Parigi casualmente, si accoppierà con un paio di protagonisti principali ed uscirà di scena.

Il Re di Parigi e il Re degli Appaltatori

Personaggi marginali, svolgono la funzione di un capo cantiere e relativo sindacato di nullafacenti.

Frollo sevizia Nostra-Donna, tentando di eccitarla con un pungolo.

Frollo

Raro esempio di prete acculturato e noto graffittaro. Passa la maggior parte della sua vita in uno studio all’interno di Nostra-Donna, deturpandone le forme con appunti personali[11].

Gudula

Una vecchia strega tenuta giustamente rinchiusa in una cella in vista, così da poter essere derisa pubblicamente. D’altro canto non sembra esserci nulla che le impedisca di ricambiare agli insulti a livelli da record, piazzandosi così nel guinnes dei primati tra Tersite e Sgarbi.

Samara, la reale figlia di Gudula, i nostri ricercatori hanno appurato che la scarpetta di Esmeralda fosse in realtà un fake.

La Focaccina e l’Uccello

Con cui Ugo farcisce la storia d’elementi rispettivamente tragici ed equivoci.

Nostra-Donna

Protagonista assoluta della storia. Non si è ancora capito se ci si riferisca ad Esmeralda o alla Chiesa.

Due becchini

Fanno una comparsata nell’ultimo capitolo, per recitare la morale insieme al Coro.

Si consiglia la lettura a...

  • Emo: il massimo per arrivare a fine giornata. Ma non oltre.
  • Papaboy: ne vale la pena, giusto anche per la scena in cui la strega viene messa al rogo impiccata.
  • Azzeccagarbugli: se riuscite a sbrogliare tutte le trame, il codice penale sarà uno scherzo.
  • Aspiranti giocatori di Warhammer/D&D: come sopra, anche se, ammettiamolo, neanche Nostra-Donna di Parigi regge a confronto con un regolamento Warhammer/D&D; perlomeno può fornire spunti per i pg come il Cacciatore di Streghe e il Nano Infame.

Curiosità

  • Leggendo il libro, a prima vista, si potrebbe pensare ad una censura postuma del turpiloquio, visto e considerato che la storia in sé sia una spirale di pedopornografia e bigottismo. E invece no: si tratta di graziose bestemmie zuccherose tipicamente francesi; tra le migliori citiamo:
    • Per le abrasioni di Cristo
    • Per le unghie di Dio
    • Per l’ombelico del Papa
    • Per l’abbronzatura di Sant’Antonio
    • Per le appliques di Suor Germana
    • Per i brufoli di Sarko
  • Frollo è stato citato per vandalismo a patrimonio pubblico subito dopo la pubblicazione.
  • La Disney ha reinterpretato la storia in una nota parodia, i resoconti dicono che, il giorno della prima, Ugo si sia rivoltato nella tomba.

Note

  1. ^ E pensare che il Papa di allora non l’ha nemmeno pagato!
  2. ^ Potrei capire se ce ne fossero un paio, ma un decentinaio no, dai...
  3. ^ Un vescovo qualunque
  4. ^ Che andate a pensare, pervertiti?!
  5. ^ A quei tempi la Francia non esisteva ancora.
  6. ^ Leggi Giziano, quindi zingaro, conseguentemente immigrato.
  7. ^ La prima trama, non ricordate? Solo 1800 pagine fa.
  8. ^ Che sarà comunque breve.
  9. ^ Sue parole.
  10. ^ Sempre parole sue.
  11. ^ A quei tempi non erano ancora stati inventati i post-it.

Voci correlate

Roba dei Mangiarane

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