Emily Dickinson

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Emily Dickinson, foto utilizzata per il profilo su Facebook (1856).

Emily Dickinson, al secolo Veronica Peluso – (Amherst 1830 - 1962[ma la data di morte potrebbe non essere attendibile]) è stata una poetessa bigotta statunitense, famosa perché scriveva cose zozze. È considerata tuttavia tra i maggiori lirici del XIX secolo anche se in principio faceva il mezzo soprano.

« Sul -- Mio conto -- Solo -- scandalose illazioni »
(Emily Dickinson nella sua invettiva contro Nonciclopedia)

Emily nacque da una famiglia molto in vista, infatti vivevano in mezzo a una strada e tutti i passanti potevano vederli mentre si facevano il bidet. Suo padre, Nando Dickinson, era suo padre. Sua madre, Alfonsina Wilbur, le faceva da madre e da zio. Non conobbe mai suo nonno, non perché fosse morto ma perché era un asociale e una testa di cazzo, e non gradiva ricevere visite.

La vocazione di Emily Dickinson per la poesia nacque nel tardo 1840, in un periodo di grande revival della poesia romantica, della musica classica e degli stivali in cuoio con le borchie d’ottone.

Emily Dickinson visse la maggior parte della propria vita nel luogo in cui era nata, ebbe modo di fare solo rare visite ai parenti di Boston, di Cambridge e di scrivere una mail a suo cugino nel Connecticut. Non usciva mai, il Sabato sera guardava la Tv e si vestiva sempre di nero, così se si sporcava di sugo non si notavano le macchie.

Emily non ebbe serie storie d’amore, tranne quel fusto che giocava a rugby e che tentò di impressionarla ruttandole in faccia il suo nome. Per questo sedeva spesso davanti alla sua finestra pensando a cose molto tristi come l’autunno, la morte, il campionato di serie C1, Elio Vito, Domenica In.

Emily Dickinson non era così: non usciva di casa e le farfalle la evitavano, in compenso le falene nidificavano in lei

La sua produzione poetica riflette quindi il suo assoluto desiderio di normalità, delle piccole gioie di ogni giorno, di una vita spensierata nonché di un bel maschio da spupazzarsi per dar sfogo alle sue voglie represse:

Non voglio onori e glorie
Né che la vita mia sia nova
Voglio uno stallone,
Chiamatemi Raul Bova!

Per chiudere una falla ariosa
Lì dentro la tua mutanda
Di modi ne conosco a iosa
Non son certo un'educanda...


Da questi pochi ma incisivi e (perché no) anche premolari versi ci rendiamo conto che la ragazza era in quello stadio evolutivo che gli scienziati in termini tecnici definiscono “essere in calore come una cagna”. La ragazza tuttavia era piena di preconcetti, stereotipi, complessi ed orchestrine varie che la portavano a vedere il sesso come una cosa vergognosa come cantare le canzoni di DJ Francesco, per cui si sfogava con poesie talmente audaci che a confronto i libri di Aldo Busi sembrano scritti da Don Bosco:

« Sotto i venti centimetri non è vero amore »
(dai diari di Emily Dickinson)

Più della metà delle sue poesie furono scritte durante gli anni della Guerra di secessione americana, cogliendo subito gli aspetti più crudi e strazianti di un simile conflitto:

« I cavalli dei sudisti si stanno mangiando le mie begonie, porco cazzo! »
Ed ecco un assiduo lettore dei libri della Dickinson.

Il bisogno di solitudine spinse Emily Dickinson verso i suoi venticinque anni a rinchiudersi nella sua camera al piano superiore della sua casa, portando con sé soltanto un calamaio, una piuma d’oca, il suo spazzolino elettrico e un poster di Daniele Interrante che si cosparge di miele d'acacia.

Sola e rinchiusa nella sua camera passerà il resto della sua vita a scrivere poesie e a fare sudoku.

« C'è una determinata angolazione di luce che opprime come una cattedrale organica »

Morirà di uallarìte fulminante all’età di 56 anni. Le sue ultime parole furono: finalmente!

Emily Dickinson verrà sepolta nel cimitero di Nostra Signora Sprovveduta dei Miracoli Non Richiesti dove riposa tutt’ora a meno che qualcuno non vada a svegliarla.

Opere

Nel 1890 Peppina Todd, amica del fratello del cugino della sorella di sua madre figlia unica, riesce ad ottenere la pubblicazione di un primo volume di poesie di Emily Dickinson, Istinti primordiali, in cui emerge chiaramente tutta sua la poetica ingrifata, che darà inizio al movimento del “repressismo arrapato”.

Nel 1965, durante gli scavi per la metropolitana emergono altre poesie di Emily Dickinson che vengono raccolte e pubblicate col titolo di Confessioni di una donna attizzata, titoli che purtroppo contribuirono a farci avere quest’idea di poetessa repressa di Emily Dickinson che persiste tutt’oggi.

Emily Dickinson oggi

Oggi non abbiamo visto Emily Dickinson quindi non sappiamo darvi notizie. Riteniamo tuttavia che si trovi nello stesso posto di ieri e dell’altroieri.

Comunque sia oggi Emily Dickinson viene considerata non solo una delle poetesse più sensibili di tutti i tempi, ma anche una delle più allupate.

Alcune caratteristiche delle sue opere, all'epoca ritenute stranezze, imperfezioni o semplicemente delle cazzate madornali sono considerate adesso aspetti inconfondibili del suo stile: l’uso dell’enfasi, dell’Infasil, della catafora, dell’anafora, della bufala, del climax e della tachipirina, la presenza smodata delle maiuscole, le rime asimmetriche, le virgole messe a cazzo di cane sono tutti elementi tipici delle sue poesie.

Nessuno può spiegarlo,
disperazione è il suggello
un’angoscia imperiale
una voglia matta d’augello

Nel 1950 il reverendo Capuozzo cura un’edizione di tutte le poesie di Emily Dickinson in ordine cronologico in un volume tascabile di 1466 pagine.

Si tratta della prima edizione critica delle poesie di Emily Dickinson, infatti accanto al titolo di ogni poesia c’è una critica del reverendo Capuozzo (questa fa schifo, questa fa cagare, questa la scrivevo meglio io e così via).

Voci correlate