Don Chisciotte della Mancia

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(Rimpallato da Don Chisciotte)
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Don Chisciotte è un celebre saggio riguardante l'uso di stupefacenti edito dalla Mondadori. È stato l'inserto di Panorama più venduto insieme al calendario dei culi e al best seller "Chi odia i comunisti alzi la mano".

Titolo dell'opera

Miguel de Cervantes, qui ritratto vestito a lutto per la morte di Ronzinante.

Il personaggio a cui Miguel de Cervantes si ispirò per il suo Don Quiquote, si chiamava in realtà Don Pisciotte, così chiamato perché quando montava a cavallo il suo tragitto rimaneva segnato da un rivolo di urina. Di ciò non troviamo traccia nel romanzo, forse perché Cervantes, lui stesso sofferente di prostatite, solidarizzò col personaggio originale.

L'editore però cambiò il titolo, Don Quiquote, per non creare confusione con un altro libro allora di grande successo, "Qui,Quo,Qua"; lo titolò prima Don Cosciotte, perché mentre pensava guardava le cosce della dirimpettaia al balcone, poi Don Chisciotte, titolo approvato da Cervantes perché somigliava al nome del personaggio originale, Don Pisciotte. Il romanzo fu scritto in lingua spagnola, da uno spagnolo, pubblicato in Spagna e tuttavia non si hanno notizie di qualche altro spagnolo che si sia mai chiamato Chisciotte e d'altronde S. Chisciotte non c'è, neppure sul calendario spagnolo. Mah! Il Don, poi, è un titolo nobiliare feudale, ma Chisciotte non aveva feudi, non aveva il becco di un quattrino e mangiava quello che rubava il suo servo Sancio Panza. Questo Don attribuito a Chisciotte sarebbe una specie di titolo gratuito, come quello che danno i parcheggiatori abusivi (Dottore, Professore, Onorevole, ecc.) a seconda della mancia. C'è il sospetto che Cervantes abbia fatto il parcheggiatore abusivo di cavalli e la cosa sembra confermata dal seguito, della Mancia, l'ultima parte del nome, chiaramente allusiva. Il nome completo del personaggio è Don Chisciotte della Mancia, avendo l'editore scartato il più moderno della Mazzetta.

Il Cavaliere Don Chisciotte e il suo destriero Ronzinante

Ronzinante, l'eroico cavallo di Don Chisciotte in una foto d'archivio.

Don Chisciotte è un Cavaliere, si suppone abbia un cavallo, ma Cervantes descrive un cavallo solo scheletro e pelle, Ronzinante, forse l'unico caso della letteratura dove vi sia in azione il fantasma di un cavallo. E "tal cavallo, tal cavaliere monta" come dice il Tasso, e Don Chisciotte è la continuazione del fantasma del cavallo: magro come un'alice salata, pallido come la morte, emaciato, spelacchiato, piedi piatti, il pizzetto e sempre vestito con l'armatura che si era fabbricato da sé con le lattine di Coca-Cola. In testa, come elmo, portava un vaso da notte rubato ad un barbiere. Quando cavalcava per le vie cittadine era un subisso di fischi e pernacchie a cui lui fingeva di rimanere imperturbabile.

Ristratto di Don Chisciotte della Mancia dopo il suo arresto per danneggiamento di mulini a vento (vedi testo).

La sua magrezza era dovuta alla denutrizione; infatti condivideva la scarsa razione di biada del cavallo, e la povera bestia doveva arrangiarsi brucando il muschio dei muri della stalla.

Dulcinea del Toboso

Dulcinea è la dama a cui Don Chisciotte dedica le sue gesta. Lui la immagina bionda, esile, profumata ed elegante. In realtà è una cafona di nome Alda che, siccome era una stronza, veniva chiamata Aldonza (da Alda più stronza). Aldonza non solo è stronza ma corta, chiatta, coi capelli neri e arruffati, con un porro sul naso, i denti guasti, un occhio strabico, il piede equino e puzzava di baccalà stantio, tanto che il cavallo Ronzinante svenne tutte e due le volte che le si avvicinò troppo.

Dulcinea del Toboso alias Aldonza la stronza.

Ma Chisciotte non si lascia scoraggiare dall'aspetto di Aldonza, alias Dulcinea. L'autore le assegna un casato, del Toboso, ma anche questo è un mistero. Toboso non è un feudo, non è un nome, non è una cosa. Toboso potrebbe essere una corruzione di Gobboso (e difatti il padre di Aldonza era gobbo che si faceva toccare la gobba a pagamento dai giocatori di dadi).

Sancio Panza

Sancio Panza era lo spilacessi del villaggio, ma Don Chisciotte lo fece suo scudiero, sia pure senza dargli manco uno scudo, mai, ma promettendogli di farlo governatore di un'isola. Don Chisciotte sopravvive grazie a lui, abilissimo a rubare polli, galline, salami, mortadelle, caciotte. È l'opposto del suo padrone: corto, chiatto, col naso a papaccella (peperone sferico) e soprattutto ladro. Cavalca un asino dietro Don Chisciotte e Ronzinante gli cacava addosso (le poche volte che mangiava). Sancio seguiva Chisciotte mormorando e bonfochiando per le sue cazzate, ma ogni tanto gli procurava qualcosa da rosicchiare affinché nel sonno non mordesse per la fame lui o Ronzinante.

Parti originali dell'opera

La missione di Don Chisciotte

- Chisciotte: “Sancio appronta l'arme. Debbimo ire a libertar la dama Dulcinea prigiona dei Giganti.”
- Sancio: “Ma 'sti cazzi? Peggio per i Giganti. A quest'ora saranno già tutti morti asfissiati; quella puzza di baccalà stantio!”
- Chisciotte: “Tu confondi, o mio scudiero, il soave aroma della sua pelle con il fetore delle tue natiche. Orsù, andiamo a libertar la dama.”
- Sancio: “ Ma vuoi vedere che questo sta parlando di Aldonza la stronza? ”

L'epico duello

Sulla strada i due incontrano un Cavaliere che viene in senso opposto, la strada è stretta. Il Cavaliere è il Conte di Coglias, un nobile di alto legnaggio.

- Chisciotte: “Fate largo al Cavaliere Don Chisciotte!”
- Coglias: “Chi?? Don Pisciotte?? Oh, ma chi cazzo sei? E scansati imbranato!”
- Chisciotte: “Imbranato a me? A Don Chisciotte? questo oltraggio lo pagherete a fil di spada! Combattete!”
- Ronzinante: “ (ma che è scemo? se tira fuori la spada qui cadiamo a terra tutti e due)”
- Coglias: “Un duello a cavallo? con quello (indicando Ronzinante)? Tsé! mi basterà sputarti in un occhio!”

Don Chisciotte estrae la spada e lo squilibrio di peso fa cadere in terra lui e Ronzinante, mentre il Conte di Coglias si sbellicca dalle risate.

- Ronzinante: “(al prossimo duello mi licenzio!)”

I privilegi di un Cavaliere

A notte giungono ad una locanda.

- Chisciotte: “Cibo e vino per il Cavaliere Don Chisciotte!”
- Oste: “Soldi contanti per l'oste!”
- Chisciotte: “Marrano, impunito, vinaio della malora! Oseresti far pagare un Cavaliere? Non sai che i cavalieri vanno rifocillati gratis?”
- Oste: “Ed io gratis ho solo questo (mostrando il dito medio alzato)”
- Chisciotte: “Vuoi che si abbatta su di te la mia furia?”
- Oste: “Se aspetti qualche minuto ti cucino il tuo cavallo che sta morendo”
- Ronzinante: “(mi fa rabbia che i cavalli non possano grattarsi le palle!)”

L'incontro col Duca di Gualleras

Ripreso il cammino incrociano la carrozza del potente Duca di Gualleras. Chisciotte si avvicina per rendere omaggio ma riceve una bastonata sull'elmo.

- Gualleras: “Adesso ti presenti, testa a cazzo?/ Lasciasti gli ospiti miei senza sollazzo!/ Come uno stronzo ti presenti a quest'ora / rimbecillito buffone di malora!”
- Chisciotte: “Rimbecillito a me? e poi buffone? / a Don Chisciotte? colpito col bastone? / Per Sacripante! Chi io sia nol sapete? /Fuori lo stocco e spada! Combattete!”
- Ronzinante: “ (Ancora? E che cazz...!)”

Estrae di nuovo la spada e lui e Ronzinante cadono per terra. Il Duca di Gualleras si sbellica dalle risate.

- Gualleras: “Vabbè, vabbè, ti perdono. Bella trovata!Ben recitata! Ma come hai fatto ad addestrare pure il cavallo?”
- Ronzinante: “(la fame! mortacci sua!)”

Il pozzo

In pieno pomeriggio, sotto il sole cocente, giungono ad una fattoria e si precipitano verso il pozzo, che in realtà è un pozzo nero, la fogna.

- Chisciotte: “Acqua! Nell'armatura sto arrostendo!/ Mi sento un pollo che si sta cuocendo!”
- Sancio: “Cavaliere, ma questo pozzo puzza!/ mi sembra colmo di "spilatura e' mazz"!”
- Chisciotte: “Che dici o dissestato Sancio Panza?/Il pozzo puzza? C'è acqua in abbondanza!/ Su, versamela addosso, mio scudiero/ristora il tuo signore e cavaliero!”

Sancio tira su un secchio e lo versa su Don Chisciotte. Ma l'acqua è giallastra e vi galleggiano molti stronzi. I contadini che hanno visto la scena si sbellicano dalle risate.

- Chisciotte: “Che mi versasti addosso, o disgraziato?/ Invece del ristoro mi hai appestato!”

Don Chisciotte e la Luna

- Chisciotte: “Luna che risplendi sulla Spagna...”
- Sancio: “..fame, fatica e pure questa lagna!”
- Chisciotte: “Luna che risplendi nella notte...”
- Sancio: “I calli al culo e pure le ossa rotte!”
- Chisciotte: “Luna che nella notte fai chiarore...”
- Sancio: “...e stiamo cavalcando da sei ore...”
- Chisciotte: “Luna che nel cammino sei compagna...”
- Sancio: “...parla di tutto e mai quando se magna....”
- Chisciotte: “... e che le strade per noi fai risplendenti....”
- Sancio e Ronzinante: “...mandagli a Don Chisciotte un accidenti!”
- Chisciotte: “Luna che a noi il cammino hai rischiarato ”
- Sancio e Ronzinante: “...cadigli addosso a questo disgraziato!”
- Chisciotte: “Luna, noi ti invochiamo nella notte...”
- Sancio e Ronzinante: “...ma vaffanculo Luna e Don Chisciotte!!”

I mulini a vento

- Chisciotte: “Ecco i Giganti! Or la mia sorte io tento!”
- Sancio: “Ma che Giganti?? Sono mulini a vento!”
- Chisciotte: “E lì che è prigioniera Dulcinea!”
- Sancio: “Ma Cavaliere, stando alla nomea/ di quel posto, è luogo di puttane.”
- Chisciotte: “Oh Dulcinea, dama delle mie brame!/A liberarti viene Don Chisciotte!”
- Sancio: “ Cavaliereeee! quella boccheggia e fotte!/Chiamaste Dulcinea la brutta Aldonza/ grande troiona e pure grande stronza!/E quella se ci vede già s' adira/ perché in saccoccia non abbiamo lira!”

Don Chisciotte, lancia in resta, attacca le pale dei mulini a vento, ma Ronzinante inciampa e cade e Chisciotte rimane impigliato e viene trascinato dalle pale.

- Chisciotte: “Orsù miei prodi, in vece mia pugnate!”
- Sancio: “ Sta sulla giostra e ancor dice cazzate!”
- Ronzinante: “Io non faccio pugnette, son cavallo.”
- Sancio: “Ma che hai capito? Non intendeva il fallo!/ "Pugnate" vuole dire fate guerra”
- Ronzinante: “Io mi licenzio e lo lascio a terra.../Fallo girare ancora un'altra oretta. / Di liberarlo non avere fretta./ Può darsi che agitando un po' il cervello/ si rende conto che siamo in un bordello.”

Sancio ferma le pale e fa scendere Don Chisciotte che continua a girare a vuoto come una trottola.

Arriva Aldonza.

- Aldonza: “Stronzi, cornuti e pure deficienti!/Mi avete allontanato due clienti!”
- Chisciotte: “Oh del Toboso Dulcinea leggiadra!”
- Sancio: “Ma guarda come chiama questa ladra!”
- Aldonza: “Ci avete i sordi? Sennò qui non si fotte!”
- Chisciotte: “Sono il tuo cavaliere, Don Chisciotte!”
- Aldonza: “Ma quale cavaliere? Taglia corto!....un cavaliere col cavallo morto?”
- Sancio: “È soltanto svenuto pel fetore!/ Tu puzzi molto più di un fognatore!/E questo stronzo Dulcinea ti chiama.../e tu fai collezioni di salama...”
- Chisciotte: “Non mi ringrazi di averti liberata?”
- Aldonza: “Ma che ti colga un'annata disgraziata!”
- Sancio: “Ed anche te, turpe e fetosa Aldonza!”
- Ronzinante: “(....tutto un romanzo pè trovà nà stronza!)”