Debito pubblico

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Ammontare del debito pubblico italiano:
« Povca puttana... Povca tvoia... »
(Giulio Tremonti sul debito pubblico.)
« Il debito pubblico sosterrà l'America per i prossimi cinquant'anni! »
(Bush sul debito pubblico.)
« L'unica cosa che sale senza il viagra! »
(Berlusconi ad una farmacista.)
Il debito pubblico in una recente fotografia.
« D'oh! »
(Sempre Bush, cinque minuti dopo, sempre sul debito pubblico.)

Il Debito pubblico, insieme ai celeberrimi silenzio assordante e merda profumata, rappresenta uno dei più grandi ossimori dell'umanità.
In pratica uno stato, che ricordiamo, in quanto stato può battere moneta, prende soldi a prestito dai suoi cittadini per pagare i loro stipendi e poi paga gli interessi sui prestiti con le tasse che i cittadini pagano sugli stipendi. I serpenti che si mordono la coda sono dei dilettanti, a confronto.

Storia del debito

Affrettati a sottoscrivere il debito, i risultati saranno questi*!
*Azione simulata.

Il debito pubblico nacque nella terra delle insolvenze bancarie, com'era prevedibile: l'Inghilterra. Dopo aver fatto fallire i banchieri fiorentini nel '300 i re inglesi non trovarono più nessuno disposto a prestare loro dei soldi per finanziare attività indispensabili alla sopravvivenza del regno quali guerre, cacce alla volpe, guerre, banchetti, guerre, tornei, guerre et similia.
Fu quindi il re Enrico l'indebitato, nel 1690, ad escogitare la brillante soluzione di farsi pagare dai suoi stessi sudditi queste spese, attraverso un metodo chiamato: regio sistema di raccolta del denaro dei cittadini che la corona si abbassa ad accettare per farli sentire in qualche modo utili.
Il risultato fu di molto superiore alle più rosee aspettative: le casse inglesi si riempirono fino a scoppiare, tanto che i regnanti non sapevano più né come spendere questi soldi, né tantomeno come fare per pagare gli interessi ai bifolchi che avevano prestato il denaro.
La soluzione fu trovata di lì a poco, con la brillante invenzione dell'Impero Britannico, una nuova istituzione bancaria che si occupava di arruolare i bifolchi succitati, stipendiarli con i soldi che avevano prestato allo stato e pagare gli interessi per mezzo di malaria, febbre gialla, cirrosi epatica e pallottole indiane.

Il debito pubblico era un'idea talmente buona che ci mise appena duecento anni per uscire dall'Inghilterra e approdare sul continente[1]. I primi ad adottarlo furono i francesi, poi gli spagnoli, gli austriaci e infine, dopo l'unificazione, i tedeschi e gli italiani.

La ventata di vita che il debito pubblico portò nelle finanze degli stati fu inimmaginabile: ora finalmente i tristi burocrati gravi sui loro tomi di partite doppie potevano colmare tutti i conti che non tornavano emettendo buoni del tesoro, titoli di stato, CCT, CCN, CNN, BBC, ABC, 1, 2, 3, stella.

Gli effetti benefici di questa politica furono immediati: basti pensare che solo tra il 1850 e il 1901 la Spagna dichiarò bancarotta sedici volte.

Il debito oggi

Oggi il debito è aperto non solo ai cittadini dello stato che emette i titoli ma anche ai cittadini stranieri, alle banche straniere, agli stati stranieri. Accade così che le relazioni diplomatiche possano distendersi parecchio con l'acquisizione di titoli del debito da parte di una nazione ostile che diventa subito amica, in quanto finanzia uno stato che altrimenti sarebbe fallito. Chiedetelo a Hu Jintao, lui ha sulla scrivania le palle di due Bush e un Obama.

Il rapporto Debito/PIL

Più scuro è uno stato, peggiore è il suo indebitamento. Guardate quegli sfigati degli egiziani come sono messi! (Anche se il record, modestamente, è il nostro)

Il rapporto tra il debito e il PIL (prodotto interno lardo), è abbastanza complesso e presenta dei risvolti difficili da spiegare. Per farla breve, tutto ebbe inizio quando il PIL fuggì dalla casa che divideva con il debito pubblico perché, secondo un'intervista rilasciata dallo stesso PIL a plusvalenza 2000 il rapporto con il fratello non era dei migliori.

- PIL: “Ehi, debito, che ne dici di farmi un po' di spazio? Non ti sembra che ti stai allargando troppo ora?”
- Debito pubblico: “De hi hi ho, non rompermi le scatole scemo!”
- PIL: “Dannazione, non capirò mai perché dobbiamo dormire nello stesso letto!”
- Debito pubblico: “Ehi, take it easy fratello. Cosa c'è che non va?”
- PIL: “C'è che sei un porco! Smettila di comportarti da incivile!”
- Debito pubblico: Muahahahah! Cibo, cibo, cibo!”
- PIL: “Porco cazzo, chiudi quel frigorifero! Se continui a mangiare come un maiale non ci resterà niente! Papà, digli qualcosa!”
- Libero mercato(leggendo il Sole48 Ore): “Bla bla bla...”
- PIL: “Ehi, giù le mani da quella torta, non è solo tua!”
- Debito pubblico: “Ma va, è già tanto che ti spetta lo 0,9%. Cos'altro vorresti?”
- PIL (abbaiando): “Arrrrr! Non ne posso più di questa situazione! ”
- Debito pubblico (correndo all'impazzata): “Mangiare mangiare mangiare!”
- PIL: “Argh, ora basta! Ne ho abbastanza! Mi trasferisco in Germania!”

Un po' di matematica

Il grafico della curva che descrive il debito pubblico italiano.

Ma perché il debito pubblico funziona veramente? Come facciamo a sapere che non ci lascerà al primo svincolo con una bottiglietta d'acqua e tanti saluti? Semplice, non lo sappiamo grazie alla matematica possiamo dirci sicuri al 100% dell'affidabilità del sistema statale basato sul debito.

  • Supponendo che lo stato si faccia prestare una quantità di soldi pari ad , che paghi con quei soldi servizi e stipendi pari a , avremo:

In quanto, ovviamente, , altrimenti non rimarrebbero soldi per pagare gli interessi sul debito e lo stato fallirebbe.
  • Quindi, se il nostro stato paga un interesse sul prestito pari a e tassa gli stipendi che paga ai dipendenti pubblici per un valore , con , abbiamo:

In quanto, ovviamente, se le tasse fossero in percentuale più alte degli interessi nessuno investirebbe.
  • E questo ci porta a concludere che:

Ma, come tutti sapete, 1=0 e, siccome l'uguaglianza vale anche in senso contrario, possiamo affermare che il sistema del debito può sostenere uno stato per sempre.
Esatto, per sempre. Cos'è quell'aria scettica? Non ti piace la matematica? O sei uno di quei comunisti disfattisti?

Insolvenza, ovverosia: Hai investito e te la sei presa in quel posto

Può succedere in rarissimi casi[citazione necessaria] che gli interessi sul debito non vengano pagati o si perda la totalità dei fondi investiti in titoli di stato. Spesso gli stati in bancarotta ricorrono a misure alternative di pagamento, come dare corso legale a prodotti agricoli, per esempio le rape.
Questa misura però risulta molto scomoda per la popolazione locale che si vede costretta ad andare a comprare il giornale con un carriola per trasportare gli ortaggi; di grande scuola in questo frangente l'esempio dell'Argentina. Nel 2003, dopo aver dichiarato bancarotta, il presidente della repubblica Néstor Kirchner spiazzò il mondo e risolse il problema dando corso legale alle carriole.

Comunque, nel caso abbiate investito in titoli di stato della vostra nazione e questa sia poi fallita, non preoccupatevi troppo: probabilmente il fatto che lo stato in cui vivete abbia dichiarato bancarotta vi distrarrà dal pensiero di poche migliaia di euro persi con i BTP.

Voci a credito

Note di debito

  1. ^ Non sapeva nuotare.
Questa è una voce di squallidità, una di quelle un po' meno pallose della media.
È stata miracolata come tale il giorno 6 giugno 2010 col 47.5% di voti (su 40).
Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto.

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