Ctesifonte

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« Se fossi l'architetto mi impiccherei col filo interdentale. »
(Renzo Piano su Ctesifonte)

Ctesifonte fu la capitale dell'odioso Regno dei Parti.

Storia

La fondazione

Ctesifonte fu fondata da un pescivendolo persiano di nome Persio il Persico. Decise di fondare la città per sfogare la sua frustrazione verso una vita passata a tirare fuori budella dal culo dei merluzzi, quando invece aveva sempre sognato di fare il becchino.

Con il bastone per terra tracciò un pazzesco quadrato isoscele. Il lato Nord era rivolto verso la costellazione del lavandino (che sta a Sud) e il lato Ovest verso Acireale. Una volta finito il disegno disse: "or che ho segnato cotesto quadro, ivi sorgerà presto un regno ladro".

Detto questo, Persio morì di dribbling. Il giorno successivo giunsero i Parti.

La prima stagione partica

Di solito le prime stagioni sono le migliori, ma stiamo parlando di Parti, non di serie TV, perciò è esattamente il contrario.

I primi anni furono disastrosi. Le mura furono costruite dapprima in mocciolo essiccato al sole, gentilmente offerto dai futuri cittadini, rinforzato con fazzoletti Tempo. Ma al primo starnuto, crollarono tutte. Migliaia di morti.

Furono allora edificate mura ancora più alte, nel materiale più pregiato di tutta la Parthia: la merda di ippopotamo, ovviamente. L'odore piaceva ai Parti, e sembrava che la nuova cinta muraria reggesse bene alle tempeste di bacarozzi del deserto. Purtroppo il più grande raduno di mosche mondiale fece sparire tutto in trentasei minuti.

Re Sapone II, all'età di 13 anni.

Alla fine il Re Sapone II decise di usare i mattoni. In verità lui era per una nuova colata di mocciolo, ma un consigliere greco lo pregò di usare un metodo intelligente. "Ok" disse il re "però voglio la merda al posto della malta". Il greco disse che poteva fare come cacchio voleva, e che lui non ne voleva più sapere. Le mura durarono tre settimane. Poi caddero. Così.

Da quel momento Ctesifonte fu circondata di stuzzicadenti shangai.

La seconda stagione

La seconda stagione fu peggio della prima. Più che altro perché Ctesifonte fu bruciata una ventina di volte.

I grandi bruciatori furono Traiano e Settimio Severissimo, i quali sapevano che il segreto stava nell'appiccare fuoco al garage di un certo Evelpistos. Quello ogni volta si spaventava e buttava benzina sulle fiamme. Il resto lo facevano gli altri Parti, che imitavano convinti.

Risale a questo periodo la costruzione (e successivo incendio) del più grande monumento della città: un'immensa statua di pongo verde raffigurante il Re Scroto V nell'atto di grattarsi l'orecchio sinistro, mentre in groppa a un ippopotamo alato lancia pop-corn su Rieti. Una delegazione di indiani protestò perché dall'India si intravedeva quella "assurda boiata".

L'ultima stagione

L'ultima stagione durò il tempo di un pensiero di Enrico Varriale. Un secondo, insomma.

Prima l'incendio, poi l'uragano, poi l'inflazione, poi la criminalità, poi le ammonizioni, poi i dinosauri, poi lo smarmittamento, poi quello, poi l'altro...

Oggi di Ctesifonte rimane solo il garage di Evelpistos. Eh già.

Curiosità

  • Pochi conoscono Ctesifonte, ed è un bene.
  • In confronto a Ctesifonte, Forlimpopoli è il paradiso terrestre.

Voci correlate