Cosplay

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Tra i cosplayer vige una competizione durissima, dove vale la legge "cane mangia cane". Letteralmente.


Il Cosplay (ovvero "Cosa Giochi") è la moda all'ultimo grido tra i pagliacci del circo Orfei, che si sta diffondendo in Italia dal 1980.

Storia

Dov'è il tuo dio ora?

Tutto comincia quando un tizio alto, muscoloso e pompato si accorge di essere simile a Kenshiro e si fa quindi sette pallini con il pennarello, si mette un giubbotto di jeans, si ingella i capelli e si fa crescere le sopracciglia sino a che non assomiglia al suo eroe. Una volta uguale al suo eroe "per così dire" cominciò a credere per qualche strana ragione di poter far scoppiare cervelli, afferrare frecce o gonfiarsi (ovviamente nonostante i suoi sforzi non accadde nulla, se non l'effetto di gonfiare i pantaloni con palle di merda nelle mutande). E, giustamente, quando usciva di casa tutti lo pigliavano per il culo.

Un altro otaku però, vedendo in tale essere una fonte d'ispirazione più che d'ilarità, decise anch'esso di vestirsi come uno dei suoi personaggi preferiti: essendo però basso e panzone, il travestimento non riuscì come il suo predecessore ma molto peggio. Tutto questo diede origine alla moda del cosplay: ovvero vestirsi da coglioni cercando di assomigliare a esseri fighi e inesistenti.

Il Cosplayer

Se davanti a lei fotografate gli alberi come quelli sullo sfondo, siete nerd.

Caratteristica peculiare del cosplayer è quella di non aver dentro di sé la benché minima traccia di dignità, cosa che gli impedirebbe di conciarsi come una drag-queen ubriaca durante le fiere del fumetto e/o di evitare figure di merda. Vale inoltre un'interessante proporzione: la bellezza del fisico e dell'aspetto del personaggio da cui un cosplayer vuole vestirsi è direttamente proporzionale alla bruttezza e al grasso del cosplayer stesso. Questo spiega il motivo per cui, alla fine di una qualsiasi fiera o convention, molte persone tornino a casa prive del dono della vista.

Inoltre, come se il cosplayer non fosse già orrendo di per sé, ci si aggiunge anche il vestito orrendamente creato: se durante la fiera vedete uno con un costume che perde pezzi mentre cammina, vuol dire che se l’è fatto da solo; se vedete uno con un costume meraviglioso vuol dire che i casi sono due: o è molto bravo o è molto ricco. Capita di rado che ci sia un cosplayer di bell'aspetto, ma anche in questo caso si passa da un estremo all'altro: quando un cosplayer è conscio di essere di bell'aspetto, infatti, finirà inevitabilmente per atteggiarsi da puttana, e spacciare per "artistiche" le pose di lui/lei a gambe divaricate e con un lecca-lecca in bocca.

Un raro caso di Cosplay ben riuscito.

Di solito i materiali stòffei e cartacei/cartonici con cui sono fatti i costumi dei cosplayers hanno la capacità di creare, al loro interno, zone che raggiungono gli 80 gradi Celsius e che diventano fetide e maleodoranti in pochi attimi. Ne sono conferme le pozze (di sudore) che si trovano ai piedi di un cosplayer se il costume è chiuso sulla faccia, oppure le righe di trucco sciolto se il costume non ha una maschera, rendendolo simile ad Alice Cooper. Per far fronte a questo spiacevole inconveniente, il cosplayer spesso applica dei forellini su tutto il costume, da dove vedremo uscire ogni 13 minuti dei getti di sudore evaporato; ecco perché il cosplayer assume spesso le sembianze di un enorme scaldabagno.

Per raggiungere il luogo della fiera, che sia a Trapani, a Trieste, a Roma, a Lucca, il cosplayer è disposto a usare qualunque mezzo di trasporto: macchina, moto, treno, camper, aereo, piedi, triciclo o sottomarino… e ricordiamoci che le valigie contenenti i vestiti hanno un peso medio di 39 chilogrammi; i più fanatici fanno il viaggio con il vestito già addosso, causando panico e scompiglio fra i “normali”, e imbattendosi involontariamente con le forze dell’ordine ripetute volte. Ma questo al cosplayer non interessa. Il cosplayer non si ferma davanti a nulla. Ed è per questo che abbiamo paura.

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