Burnout (serie)

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Un giocatore che ha preso Burnout un po' troppo alla lettera.
« Perché quando lo faccio io arrivano le SWAT? »
(Niko Bellic su Burnout.)
« It's a-me Mari... OH MAMMA MIA UN MOTORHOME! »
(Super Mario quella volta che sbagliò videogioco.)
« Una perfetta scuola guida. »
(Paolo Bitta, consulente sul modello di guida.)

Burnout è una serie di videogiochi didattici ideata da Criterion Games in collaborazione con ACI, ANAS, AISCAT, Ministero dei Trasporti, Motorizzazione Civile e Polizia Stradale. Grazie a queste perfette simulazioni[Sese...] digitali si può imparare il codice della strada e successivamente infrangerlo a colpi di paraurti.
Secondo fonti autorevoli la serie trae liberamente spunto dal gioco di società noto come "Strage del sabato sera".

Nascita

Burnout nasce in Regno Unito, patria di minatori e auto minuscole ma veloci. Fu grazie al connubio di questi due elementi che il minatore inglese Matt Webster e il pilota Craig Sullivan, incontratisi una sera in un pub, scoperta la passione comune per i computer (Sullivan come programmatore, Webster come picconatore di tastiere), leggermente ubriachi marci presero la Mini Minor di Webster per vedere se è poi così difficile morire. Generalmente è abbastanza facile, ma fortuna volle che i due si addormentarono ancor prima di inserire la chiave nel quadro. Sognarono l'uno di pilotare un'auto nel traffico, e l'altro di esfoliarla a picconate. Svegliatisi si raccontarono i rispettivi sogni e qui avvenne il lampo di genio: unire le due cose al fine di dimostrare cosa non si dovrebbe fare a bordo di un'auto, ma che è divertente fare comunque. Fortunatamente per loro i videogiocatori colsero questo profondo messaggio, oppure pensarono che lo stile esaltasse la violenza stradale quanto basta per appagare la loro sete di sangue da ora di punta, il che ha prodotto comunque il medesimo effetto: vendite.

Titoli sgommanti

Un allegro gruppo di amici mentre giocano a Burnout il sabato sera.

Burnout

Primo gioco della serie. In pratica qui non bisogna far altro che schivare i veicoli del traffico per giungere al traguardo, anche se in pratica ci si schianta solo guardandoli in cagnesco, mandando a donnine ore di gioco, soprattutto quando inavvertitamente si sfiora il pulsante che attiva il turbo. Capitolo abbastanza triste che però vendette tantissimo, forse perché non c'era concorrenza sul mercato.

Burnout 2: Point of Impact

Nel secondo gioco finalmente ci si diverte un po'. Bisogna ancora tentare di schivare i veicoli del traffico al pari del vicino che intanto tenta di schivare le bestemmie nella stanza affianco, ma grazie all'aggiunta della modalità Schianto si ha la possibilità di divertirsi a causare incidenti stradali peggiori di quello di Capaci.

Burnout 3: Takedown

Per incalzare ancora di più la vena leggermente violenta che il gioco aveva preso, gli sviluppatori decisero di dare la possibilità ai giocatori di distruggere le auto rivali e qualche famiglia del Kentucky grazie ad una nuova mossa: il Takedown. Nella versione beta ad ogni urto era prevista una constatazione amichevole, ma l'idea fu abbandonata perché non riuscirono a trovare una compagnia assicurativa che facesse loro da sponsor.

Burnout Revenge

Giocare a Burnout nella realtà porta poi a questi effetti.

L'episodio preferito da The Punisher e la Sposa di Kill Bill. Qui abbiamo una pioggia acida di novità, tra cui la possibilità di vendicarsi di quello stronzo che spalma le auto altrui contro l'isola spartitraffico di Via dei Fori Imperiali. Il pirata in questione diventa un bersaglio umano e viene marcato di rosso mentre in sottofondo parte una colonna sonora drammatica e si viene pervasi dalla furia dei Titani.

In più, grazie alla modalità Attacco al traffico il gioco tiene fede al suo sottotitolo permettendo di vendicarsi ancora: in questo caso delle code in tangenziale e della congestione tipica dell'ora di punta in centro. E senza essere piantonati dai vigili! Il gioco brilla per la sua precisione scientifica, secondo cui con un'auto da corsa superleggera si può tranquillamente devastare un furgone delle consegne senza riportare danno, mentre quest'ultimo finisce a sfasciare un TIR in un effetto domino, a patto che tutto parta da un tamponamento nella corsia di destra.

Burnout Legends

La serie sbarca su console portatili, per soddisfare il bisogno di violenza stradale anche in sala d'attesa, a scuola, in cesso, al cinema, al ristorante, al picnic, al museo, in aereo, in vacanza al mare e in tutti in quei posti dove la ragione per cui ci si va è più noiosa del demolire mezzi di trasporto

Burnout Dominator

Una sorta di greatest hits dei precedenti capitoli uscito solo per PS2[1] e sviluppato da gente che non ci ha mai messo le mani prima per oscure ragioni, si distingue dagli altri capitoli per il tentativo nemmeno troppo celato di rendere il gioco un clone di Need for Speed. Non ebbe seguiti, forse perché i veri sviluppatori convinsero EA con valide argomentazioni ad andarsene a quel paese.

Burnout Paradise

Un perfetto esempio di Power Parking.

Unico gioco next gen[2] della saga. In questo capitolo il giocatore ha a disposizione un'intera città in cui seminare il panico in un delirio apocalittico, anche se alla fine passa la maggior parte del tempo a cazzeggiare e bighellonare random per la città.

Si può considerare il gioco più umano della serie per il fatto che tutti i veicoli sono sprovvisti di pilota e si muovono grazie alla forza dello Spirito Santo, che è anche ciò che alimenta i loro motori ruggenti. In pratica è come Cars, ma con meno idiozia e fanciullesca innocenza, rimpiazzata da spappolamenti del veicolo a rallentatore creati seguendo i consigli di numerosi sfasciacarrozze di professione. Siccome le console della scorsa generazione potevano connettersi ad internet con una facilità impressionante, il gioco ha subito tonnellate di aggiornamenti e vanta una quantità inenarrabile di contenuti scaricabili pensati apposta per spillare qualche soldo ai gonzi allungare il divertimento dei giocatori. Per promuoverli gli sviluppatori, in un delirio trasformista, assunsero le identità di "The Websterhoff" (ma con meno peli dell'originale) e di "Sergent Sullivan".

Burnout Crash!

Minigioco in 2D sugli incidenti realizzato in un momento di libertà, mostra tutta la potenza di calcolo delle console prev gen.
Divertimento a tuttotondo scatenando l'Apocalisse in piccoli incroci di periferia!

Controversie

Secondo alcune malelingue il gioco inciterebbe alla violenza stradale. Noi non riusciamo a capire in che modo un gioco il cui obiettivo è quello di distruggere altre auto, gioendo della loro devastazione, in un clima sereno da Terza Guerra Mondiale possa indurre qualcuno a pensare che fare incidenti è divertente, ma pare che non tutti la pensino allo stesso modo. Infatti il gioco è adatto ai bambini dai 3 anni in su, così imparano fin da subito come si guida e come ci si comporta al volante.

Curiosità

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Però è meglio se certe curiosità te le tieni pe' ttìa... o forse ti incuriosisce sapere com'è dormire coi pesci?

Ciò che resterà dell'auto dopo un minuto di gioco.
  • Tra gli storici consulenti di Criterion sul modello di guida figura Paolo Bitta.
  • Stranamente le vere case automobilistiche non gradiscono la vista dei loro prodotti sfasciati, neanche virtualmente, per cui tutte le auto della serie sono in realtà copie cinesi di modelli vagamente famosi.
  • Nella vita reale si potrebbero riscontrare problemi di respawn.
  • Grazie alle multicariche blindate di tritolo un'auto può esplodere più volte. E pure a comando.
  • Mentre le sospensioni di gomma e ghisa consentono di librarsi in aria per schiaffeggiare gli uccelli senza subire poi danni all'atterraggio.
  • Se ci sono dei piloti indossano sempre casco e tuta, non sia mai che si facciano riconoscere.
  • Sembra sia in fase di sviluppo un nuovo capitolo per le console di ultima generazione, in cui il realismo sarà portato ad un nuovo livello, trasformando l'intero salotto in un'auto da corsa. Criterion Games sta perfezionando il sistema di sterzo e freni a disco sui divani a L.
  • È attualmente in lavorazione un film ispirato a questa serie; sarà girato all'interno di uno sfasciacarrozze per risparmiare tempo.

Voci correlate

Note

  1. ^ Quando il mondo era già passato alla terza generazione
  2. ^ Anche se oramai è da considerarsi previous gen