Black Sabbath

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Black Sabbath!
« Io sono i Black Sabbath. I Black Sabbath non so chi siano. Quindi io non so chi sono »
(Sillogismo di Tony Iommi)
« Amen. Male dal liberaci ma tentazione in indurre ci non »
(Ozzy recita il Padre nostro fin dove se lo ricorda)
« Ozzy non è pazzo, è diversamente normale »
(Tony)

I Black Sabbath si chiamavano inizialmente Black Domenica, ma cambiarono nome quando smisero di andare a messa.

I Black Sabbath con il loro tradizionale abbigliamento vintage. Da sinistra: Franco, Giovanni, Terenzio e Guglielmo.
Atmosfera sabbathiana di notte.
Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Black Sabbath

Inizi

Tony il mandolino lo suonava davvero da cani.

I Black Sabbath nascono a Birmingham come i Giuda Prüs e i Duran Duran, cosa che li fa confondere spesso con questi ultimi, dai quali si distinguono soltanto per la quantità di peli sulle gambe. Il padre del progetto è Tony Iommi, chitarrista e mandolinista di origini italiane emigrato in Inghilterra per lavorare in acciaieria e finito invece a suonare per strada con un barbone, Ian Anderson.

Comunque una sera degli anni sessanta al pub Tony rivede Bill, suo vecchio compagno di sbronze, e ubriachi di McFarland nera decidono di mettersi a suonare polke nella cantina, di fronte a topi e scarafaggi. Entusiasti del loro apprezzamento, scelgono da allora di chiamarsi Polka Turka e di suonare musica da cantina. Ma per farlo hanno bisogno di almeno altri due ubriachi. Così contattano tramite annunci su giornaletti porno Ozzy, che alle medie veniva sistematicamente picchiato e sfottuto da Tony a causa della sua voce stridula ma che per seguirlo abbandona la sua carriera di macellaio, e Geezer, vecchio compagno di scuola di Ozzy che invece era solito tirargli dietro pipistrelli vivi, dato il suo debole per l'horror con animali.

La prima epica formazione.

Una volta tutti assieme in cantina, scelgono di cambiare nome in Eh? e quali strumenti suonare: Tony, che adorava i flauti, sceglie la chitarra; Bill, che amava cucinare, sceglie piatti e pentole; Ozzy, che amava il turpiloquio, sceglie di cantare e Geezer, che suonava la chitarra, sceglie il basso, perché l'unica chitarra che avevano era mancina e quindi se l'era già presa Tony. Di qui inizierà il difficile rapporto tra i due, ma soprattutto incominceranno a scrivere testi per degenerati adoratori del demonio che capisce solo Geezer, l'esoterico del gruppo, il quale, sempre per ripicca per via della chitarra, impone anche il nuovo nome al gruppo: Black Sabbath, dal titolo di un film horror ebraico che aveva visto a dodici anni. Con questa formazione esordiscono all'Hard Rock Cafè di Tavagnacco, proponendo cover di gruppi maledetti dell'epoca: The Who, The Doors e De André. Questo è tutto quanto faranno per circa tre anni, oltre a bere.

Ma un giorno, notati da un tizio che passava di lì per caso, vengono strappati fuori dal furgone dove stanno provando, picchiati selvaggiamente e trascinati per i capelli nella sala d’incisione di una nota casa discografica di Birmingham: la Figlio di Puttana Records. Da allora incominciano a imparare a memoria quello che suonano, a smettere di cambiare i pezzi ogni volta che si esibiscono in un bar diverso e soprattutto di rompere i coglioni ai passanti.

Questa metallara, Cristina, dai Sabbath ha preso la scabbia.

La formazione di base

La formazione originale, prima di una serie che non ha ancora avuto termine, pur avendo avuto termine gli stessi Black Sabbath, era quindi composta dai rozzi e primitivi:

  • Tony "Franco" Iommi, chitarra sinistra (la chitarra del diavolo), flauto di traverso, ceri di zolfo da fumare.
  • Ozzy "Giovanni" Osbourne, voce centrale, armonica anale, vergini da sgozzare.
  • Geezer "Terenzio" Butler, basso destro, nacchere, caproni da spulzellare.
  • Bill "Guglielmo" Ward, batteria posteriore, padelle, crocifissi da capovolgere.

Combinati così, vestiti da far schifo e inaciditi dall'LSD, incideranno i tre più grandi album di musica da cantina della storia: i loro primi tre album.

La svolta duuum

In una sinistra mattina d'inverno, quando tutti avevano appena iniziato a lavorare in acciaieria, si sentì un urlo lancinante provenire dalla cucina di un pub di mezza periferia: due dita erano finite accidentalmente sotto una mannaia che tritava delle cipolle. Quelle due dita erano di Tony, che lì affettava panini appunto alla cipolla per gli operai. Da allora fu costretto a suonare il piffero, dando un'impronta molto prog al sound della band, cosa che fece incazzare Geezer al punto di fornirgli due protesi di gomma a forma di croce capovolta che andavano così a fare da pendant con le croci sulla tastiera della sua Gibbon.

I Sabbath dopo la messa.

Cosa che, unita a un accordo più basso del normale per permettere alle protesi di schiacciare bene le corde della chitarra, consente a Tony di riprendere a scherzare col gruppo e conferisce ai Sabbath quel tipico sound da obitorio che ne avrebbe fatto un focolare di influenza doom, oltre che ad allontanarli per sempre dal resto dell'umanità.

Nasce così nel glorioso 1970, anno sabbatico per antonomasia, un LP fondamentale per la storia dell'hard rock e per la morte della musica: Black Sabbath, che li fa finalmente conoscere al grande pubblico, perché come semplici Black Sabbath non li conosceva nessuno.

Black Sabbath

Vero manifesto del sound sabbathiano e della musica da funerale, soprattutto la title-track con il suo intro tombale, le tre sataniche note ipnotico-abbioccanti che si ripetono fino alla nausea e la solita accelerazione finale da convulsioni epilettiche, tanto che ben presto i diritti su questo pezzo verranno comprati da una nota ditta di pompe funebri di Nottingham (la Bambino Calvo di Nottingham Inc.), questo primigenio album doom fa sì che i Sabbath si giochino il destino per sempre, nel senso che da allora non usciranno più dalla cantina metaforica dove sono nati. N.I.B. (Nativity In Birmingham, anche se, stando ad alcune malevole voci, il significato sarebbe stato il meno solenne Not Important Bullshit) segnerà a sua volta la strada del gruppo verso il primo palo della luce grazie a quel riff fondamentale che ne è lo scheletro, l’anima e i tessuti in decomposizione, e che farà di Tony il primo riffatore della storia e il più pesante dopo Heinz Guderian, noto esponente del panzer-industrial e autore appunto dell’imprescindibile “Achtung Panzer!”

I Sabs davanti alla porta della loro sala prove.

Se Ricky Piùnero con il riff di Fuma sul cesso diventerà due anni dopo il riffatore più conosciuto al mondo e quindi il padre illegittimo del riff, Tony grazie al primitivo riff di N.I.B., e a tutti quegli altri che pur di riffare s’inventerà a sproposito dopo, diventerà il cognato del riff (perché si era trombato sua sorella, di Ricky) e il riffatore più conosciuto della sua strada. Da segnalare in questo LP anche le lacrimevoli e commoventi atmosfere gotico-stitiche di Oltre il muro degli slip, che Bill si era sfilato nel disperato tentativo di defecare e suonare la batteria stando in piedi, di Avviso e di The witz, che tradisce una volta per tutte l’ispirazione ebraica da barzelletta dei Sabbath, che non sapevano assolutamente cosa fosse un Sabba ma sapevano invece benissimo non fare un cazzo durante il Sabato, anche perché di sabato giocava l’Aston Villa.

La sala prove.

Paranoico

Il loro secondo album, uscito solo pochi giorni dopo il primo perché la gente non se l’aspettasse e quindi non lo andasse a cercare nei negozi di dischi, aveva allo scopo la copertina più brutta della storia della musica dai tempi di Bach ed era coerentemente intitolato Paranoico, che era come si sentiva a quel tempo Ozzy, bersagliato su istigazione di Geezer ormai da tutto il resto della band con tutti i possibili animali da cantina che si trovavano nel loro studio di registrazione, quindi loro compresi. In origine il lavoro avrebbe dovuto chiamarsi Maiali da guerra in onore di Nixon ma, considerato che un po’ di colpa per l’invasione del Vietnam ce l’avevano anche Kennedy e Johnson, a lui fu dedicato solo un pezzo mentre a loro il titolo dell’intero album: Paraculi, diventato poi Paranoico per poterlo vendere anche in Vaticano.

Qui nasce comunque il grande equivoco che fa dei Sabbath da una parte dei comunisti, per via dell’esplicito antiamericanismo, e dall’altra dei fascisti, per via del Vaticano e delle implicite messe nere. Pertanto, esattamente come è accaduto per Hegel e Nietzsche, gli interpreti hanno dato del fenomeno Sabbath una lettura sia di destra sia di sinistra. Ma sono entrambe errate: i Black Sabbath erano degli sfigati e basta.

Come si può vedere dalla maglietta, Geezer non ha capito un cazzo.

Ad ogni modo, senza saperlo, i Sabbath raggiungono con questo demonio di disco il successo, che sarà difatti postumo. Adesso hanno voglia cani e porci di salire sul tram e attaccarsi a Paranoico quale embrione in nuce del metal e dire che sono cresciuti ascoltando questo album, perché allora nessuno se l’era quasi cagato, e chi lo aveva fatto non ci aveva capito comunque una mazza. Ma chi erano questi quattro scafazzati che parlavano di maiali di guerra, uomini di ferro, funerali di elettricità e malati di mente? Parenti di Burroughs? Naturalmente non erano i Sabbath ad essere troppo avanti per farsi comprendere, perché erano loro i primi a non sapere cosa stavano suonando e soprattutto dicendo, bensì i fan di quel tempo che erano troppo indietro e che invece di ascoltare i Sabbath compravano i dischi di quelle checche fottute di Crema, Blatte e Roller Stoner.

Gianmario Hetfield.
« I Sabbath sì che facevano musica giusta, non quelle checche fottute di Blatte »
(Quella checca fottuta di Gianmario Hetfield)

Maiali da guerra è un vero inno alla cotica e alla colica renale, per i dolori lancinanti provocati dai gorgheggi di Ozzy; L’uomo degli Iron una vera mazzata sui coglioni con una mazza di ferro, un male diffuso e concluso in un’aria sulfurea di flatulenza da cui poi nascerà il chitarrista dei più noti Iron Maiden; Pianeta Caravan era la concessionaria dove lavorava il padre di Geezer; l'ironico Le fate portano gli anfibi era invece introdotto come Jack the Stripper, a denotare il pesante umorismo sabbathiano, che si esprime comunque al meglio in L’alito del Doom e in Topo salato; Paranoico infine è il paradigma di una maniacale e anche un po’ paranoide tendenza a scrivere l’accordo della prima vaccata di riff che Tony avesse in mente la mattina appena sceso dal letto e intorno al quale si costruiva poi la solita accozzaglia di rumori più bassi di un infrasuono di fonderia e di strilli come di una vergine appena deflorata analmente, in questo caso particolare della durata di due minuti e mezzo, comunque più del tempo impiegato a scrivere musica e parole.

La copertina.

Tony stesso ammise che si trattava di una stronzata alla quale nessuno avrebbe dato peso e che non avrebbe avuto alcun successo, in quanto non si trattava d’altro che del fastidioso jingle di una pubblicità della Barbie (la “Barbie cerebrolesa”, in vendita in Inghilterra in quegli anni) che gli era entrato subconsciamente in testa quella mattina e che non riusciva assolutamente a scacciare, tanto che lo infilarono nell’album giusto per riempire lo spazio di vinile avanzato sul disco. Su questo brano verrà fondato il metal, per i quarant’anni a seguire.

Un Master in Reality

I Sabbath da giovani erano proprio delle sagome. Notare come, senza baffi, Tony assomigli vagamente a Rino Gaetano.

Terzo epico bambino partorito, ormai nel 1971, è questo l’album forse più intimista, più profondo, più inquietante, più nero, più stupido dei Sabbath. A poco servono i colpi di tosse di Tony, i rutti di Ozzy e le scoregge di Bill, per non parlare delle nacchere e del basso di Geezer, quando la tristezza e l’angoscia sembrano poter sprofondare tale aborto in una pozza di liquame e liquido amniotico nel lasso di tempo di una grattata di palle. I pezzi migliori: Orchite (per lui), Dopo e per sempre (per lei), Embrione, dedicato da Tony al cuginetto morto di aborto, Solitudine eterna, ispirato alle ciuche di Bill, Figli del rave, dedicato alle droghe pesanti da Ozzy e Geezer, e Suite Leaf, dedicato da Tony ai reality show, che amava guardare bevendo birra e fumando erba in compagnia di Orwell, il produttore del Grande Fratello.

Intervista a Geezer Butler

Giornalista : Geezer, sappiamo che tu e Tony avete dei problemi. Ma di cosa si tratta veramente?
Geezer : Io non ho nessun tipo di problema con quello stronzo

La seconda svolta

Pupazzo voo doom dei nostri giorni.

Dopo appena due anni e tre dischi i Sabbath si prendono già abbastanza sul serio e sono abbastanza sicuri di sé che se ne fregano dei fan e iniziano a pubblicare album paurosamente simili a quelli dei e di David Bonvi, senza del resto rinnegare la loro origine ipogea. Questo sicuramente a causa della dipendenza di quasi tutti dai servizi sociali e da strane pasticche che gli fanno vedere i cani volare e gli asini pisciare negli angoli.

Alza il volume a 4

Il risultato di tale cambiamento viscerale porta alla creazione di questo album che contiene capolavori quali Ruota della sfortuna, FS, Supermarket, La laguna ti sorride, Accecato dalla neve, Lo sballo di San Vito e Cornutazza.

Sabbath Bloody Sunday

Pezzi contenuti nel quinto, indispensabile, assolutamente antispettacolare album: Sabbath bloody Sunday, New year’s saturday, Fuffa, Sabbra Cadabra, Sabbra Calabria, Sabbiatura a Sabbaudia, Saabb 900, S’abbuffa di Sabbacchio, Sabbastardo.

La terza svolta

Bee Gees.

Ormai rovinati dagli stupefacenti, dall’alcool a buon mercato, dalle anfetamine di contrabbando, da alcune morti in famiglia che li lasciano privi della paghetta e dalla supponenza di essere i soli a fare musica con i controcazzi, dal 1975 i Sabbath imboccano irreversibilmente la metamorfosi verso la nemesi progressista dei Big Jim e della sperimentazione biotecnologica, generando tre mostri del sonno della ragione che costeranno infine l’allontanamento di Ozzy dal microfono e dalla loro vita, facendone a tutti gli effetti uno spostato.

Sabbataggio

Concept album il cui filo conduttore è l’ormai conclamato squilibrio fisico dell’equilibrio psichico di Ozzy, che in una traccia, in bilico appunto tra la labirintite e la psicosi, arriva a chiedere al pubblico della radio se sta diventando pazzo: Dite, stronzi, sto diventando pazzo? Il sound ormai si può chiamare sabbathiano solo se ascoltato di sabato, ché per il resto non ha più nulla a che fare con il caro vecchio sottofondo sepolcrale dei Sabs. Il disco non svolta, non si solleva, non s’impenna nemmeno con buoni pezzi quali Buco nell’ozono e Sintomi nevrotici dell’universo, ma decolla facilmente fuori dalla finestra dopo l’ascolto di Eccitalo tutto e Megalomania spongiforme. “Non partire per comprarlo, è troppo tardi” è lo slogan pubblicitario che accompagna l’uscita del disco.

Ormai Ozzy credeva di cantare con i Poison.

Ecstasy e Techno

In realtà questo LP è degli Zero Assoluto in collaborazione con Elton Giovanni, Dj Pirla e gli Sprfzz. Non si sa come sia finito nella discografia dei Black Sabbath. Pezzo chiave per comprenderlo: Il rock’n roll è dal dottore e l’hard rock in rianimazione.

Mai dire Franco

Ozzy era assolutamente normale.

Come accennato in precedenza, questo è l’ultimo lavoro con Ozzy, ormai troppo inacidito – e per di più affetto da un’epatite fulminante per l’ennesimo piccione malato travestito da pipistrello che gli hanno gettato sul palco e al quale ha staccato la testa a morsi proprio perché convinto fosse solo un pipistrello, cosa che è abituato a fare con Geezer dai tempi delle medie – per poter restare a litigare con Tony che, un giorno, lo sbatte fuori dalla cantina dicendogli “questa casa non è un albergo e soprattutto non è una casa”. Il singer ce la mette comunque tutta per far fallire il progetto. E alla fine ce la fa, tanto che Mai dire Franco, con parti cesarei come Mai dire Franco e Johnny Stecchino, risulta tuttora l’album meno venduto della storia dei Sabs, se si esclude la Liguria dove, curiosamente, ha venduto otto milioni di copie (ma si dice fossero copie taroccate scaricate per sbaglio al porto di Genova invece che a quello di Napoli da dei camalli ubriachi).

Siamo più o meno nel 1978, e i Sabbath sono in tour con dei giovani esordienti: i Van Basten, che aprono i loro concerti come special guest. Ma già a metà tour saranno i Sabbath ad aprire il concerto dei Van Basten. Ad ogni modo, grazie al maltrattamento di fine rapporto e alla liquidazione tiratagli dietro Ozzy ricapitalizza e fonda un nuovo gruppo, gli Ozzy “Giovanni” Osbourne’s Black Sabbath feat. John Ozzy Osbourne di Aston Birmingham poi ridotto a “Ozzy” per questioni di copyright sul nome. Tuttavia, dal vivo, Ozzy seguita a gargarismare i vecchi successi sabbathiani come niente fosse, e ciò spiega gli insulti continui da parte di Tony – ricordiamo che i Black Sabbath sono suoi – e l’incredibile successo dei suoi album in studio.

Vai con Dio!

L'angelo sabbathiano tiene in mano il destino di Israele.

Nel 1979, non trovando nessuno all’altezza di Ozzy, per sostituirlo viene contattato Dio. Ma Dio dice che sta giocando a scopa con Allah e Yahveh e che non può. Così i Sabbath ripiegano sul più modesto Ronaldo Gianmaria Padovano Dio, già voce degli Elfi di Babbo Natale, dei Verdi Arcobaleno e di Radio Maria. Sarà il primo americano e il secondo italiano (dopo Tony) del gruppo, e per questo verrà molestato di continuo al telefono e tramite pernacchie per strada da Ozzy, cosa che gli farà nascere paranoiche manie di persecuzione e deliranti complessi di inferiorità, legati alla sua italianità e alla sua infima altezza.

Comunque il sound si modifica ulteriormente e dalle atmosfere gotico psicotiche si trasmigra verso una deprimente aria stantia da basso medioevo, di cui Dio si fa alfiere e tutti gli altri cavalli, iniziando a calcare il palco muovendosi a elle e rifornendo i pusher nel backstage. Non solo, dopo il ricovero di Bill in una clinica per alcolisti all’interno di un pub londinese, Ronaldo Gianmaria imporrà alla band suo cugino Vincenzo Appiccia, fratello di Carmine Appiccia e noto estorsore di Cosa Nostra con la mania di dare fuoco ai negozi e alle macchine di chi non paga il biglietto dei suoi concerti.

Dio fa le corna a Ozzy. Così nasce l'equivoco sull'origine del classico gesto metal.

Tony sopporterà Dio per un paio di album, un giro in pullman con i Culi dell'Ostrica Blu, un lungo tour a cavallo e ancora una mezza dozzina di giorni, poi lo manderà al diavolo. Dio allora si mette a fare tutto da solo, come gli compete, e senza dare spiegazioni a nessuno il settimo giorno crea i Ronaldo Gianmaria Padovano Dio’s Black Sabbath feat. John Gambino, nome diventato poi, per motivi giudiziari, semplicemente Dio – Dio lo avrebbe poi citato in giudizio per plagio vincendo infine la causa nel 2010.

Heaven and Hell, sono figl’e puten

L’impronta italo-yankee-cazzara si fa comunque sentire in questo lavoro, tanto che i Sabbath sembrano risorgere dalle ceneri e poter sperare in un’assoluzione dai peccati dell'adolescenza. Quindi meno satanismo orgiastico e più cagate medievali, meno cagate progressive e più accordi conservativi, come ai cari vecchi tempi dei riff da trenta quintali. Il nuovo pezzo veloce, Neon di notte, sostituisce dopo dieci anni Paranoico come apertura dei concerti e come motivetto in testa a Tony la mattina, e lo rimarrà per altri dieci anni almeno, finché di nuovo Dio non imporrà un altro pezzo di sua personale creazione. Ma restiamo nel medioevo. La title-track, spudorata parafrasi di una vecchia nenia dei Pin Floi, sembra lasciare finalmente il retrogusto cupo, rancido e un po’ palloso di Black Sabbath, mentre Figli della SIM pare proiettare il gruppo verso lontani e indefiniti orizzonti tecnologici che tuttavia non verranno mai raggiunti.

Notate le tipiche espressioni malavitose di Dio e Vincenzo Appiccia, gli unici due senza baffi.

La feccia regna, la fregna legna

Album dal suono ruvido e sporco come la giacca di pelle ormai troppo usata di Tony, e dalla copertina disegnata da un serial killer psicopatico, La feccia regna, anche traccia-titolo, la dice già quasi tutta sulla bontà dei contenuti, sulla qualità dei leader della band e su quella dei leader del governo inglese. Da segnalare anche Il segno della croce dei meridionali, Il pupazzo voo doom ed E5150, piacevole intermezzo strumentale che riproduce una pisciata di Geezer registrata a sua insaputa da Tony nel bagno del pullman del gruppo (il titolo è la targa del pullman).

Vivo oviV (dal vivo, più o meno)

Feccia.

Il risultato di un lungo tour in giro per il Nebraska è questo album dal vivo conosciuto anche come Ovittac cattivO, che li rende delle celebrità non solo negli States ma anche in Inghilterra, dove credevano si chiamassero ancora Polka Turka e li confondevano di conseguenza con un’orchestra di immigrati che suonava ai balli di carnevale. Dio, ormai fulminato dalla sua ispirazione medievaleggiante, si presenta sul palco con una cotta di ferro, un elmo e un cavallo da torneo impagliato, ed è così impedito nei movimenti che, da dentro l’elmo, spesso la sua voce non si sente nemmeno e a cantare sembra sia il cavallo.

Alla ricerca di una voce, di un’identità e soprattutto di un perché

Charles Manson, uno dei frontman contattati da Tony, ma purtroppo si trovava momentaneamente in carcere.

Dopo l’enorme successo ottenuto e, come detto, il calcio in culo a Dio, Bill torna dalla clinica e Tony si mette a cercare disperatamente un altro singer perché ha bisogno di pubblicare a tutti i costi e prima possibile un altro LP per via di alcune cambiali firmate dalla moglie e delle infinite rate del mutuo per le cazzo di scenografie di Ronaldo Gianmaria. Così va di porta in porta per tutta l’Inghilterra, non volendo più nessun tipo di italoamericano fra i coglioni, finché stremato non entra in un pub e si ritrova a bere di nuovo McFarland nera per tutta la notte in compagnia di un barbone senza lavoro che passa le sue giornate da una bettola all’altra.

Iommi e Gillan ricordano anni dopo la grande cazzata che hanno fatto.

Costui si scopre poi essere Ian Gillan Anderson, nome che gli evoca un sinistro passato. Ma Tony, convinto invece si tratti di un’attrice di telefilm doom, e anche perché non ce la fa più a girovagare come un pazzo per i cimiteri della brughiera, ne approfitta per fargli firmare un contratto per cantare con i Sabbath. E del tutto incosciente per la sbornia, dopo averci vomitato sopra Ian firma. Così il mattino dopo si ritrova contro la sua volontà a cantare in un gruppo che ha sempre schifato per la puzza delle loro giacche di pelle andate a male mentre Tony si accorge di aver appena assunto quel ricchione di Gillan degli odiati Burp Dipple – detestati dal tempo di Fuma sul cesso (vedi sopra) pezzo che on stage Tony si divertirà a storpiare – che va in giro per lo studio e per il palco con la sua giacchettina di jeans come niente fosse. Da questa unione contronatura nasce l’ibrido darwiniano Nato di nuovo dall’uovo, prima che Gillan se ne torni a fare versi da zia e a scuotere il cuoio capelluto come Roberto Pianta con gli altri cadaveri rialzatisi dalla tomba dei Burp Dipple.

I Black Sabbath fingono di essere delle persone normali.

Nato di nuovo dall’uovo

Che dire, se non che ascoltare questo disco fa un certo strano effetto: cercare la latrina più vicina. A parte i doverosi giudizi di merito, si può aggiungere che pezzi come Immondizia, Disturba i Judas Priest e Puttana digitale terrestre scatenarono le ire del Moige e della Rai, che accusarono i Sabbath di istigazione all’alcoolismo minorile, favoreggiamento del suicidio e della prostituzione televisiva e istigazione a non pagare il canone.

Tempi bui

Tony non sa più che pesci pigliare.

Partito Gillan, andato Geezer a giocare col basso di Ozzy e tornato Bill a sbattere coperchi dei bidoni della spazzatura con i suoi vecchi amici dell’A.A.A., ormai l’unico membro del gruppo originale resta Tony che, esausto e invecchiato – ha solo 35 anni ma i suoi baffi e la sua giacca di pelle ne dimostrano 70 – si prende tre lunghi anni sabbatici, o tre lunghi sabati annuali, e non fa più un cacchio fino al 1986, quando, messa su l’ennesima formazione raffazzonata per sopperire alle continue defezioni, agli ancor più numerosi licenziamenti con giusta causa e ai paurosi buchi negli stivali, manda a chiamare un altro finocchio burpdippleiano nella persona di Glenno Ugo. Ma la voce di costui è troppo blues, troppo poca e soprattutto troppo blu per le nere atmosfere dei Sabbath, così che pure questo dura un solo album e mezzo tour, lasciando Tony di nuovo nella merda.

Se vieni stai

Ad essere generosi, di questo disco si salvano solo Sfiga e la title-track, dalla chiara allusione a una presunta notte di sesso di Ugo con uno dei componenti della band (non si è mai appurato chi fosse, ma si pensa a Goffo Nicolo, il tastierista ombra che già da anni Tony relegava a suonare nel cesso perché dal palco lo si sentisse ma non lo si potesse vedere, per una questione di estetica doom) il quale si sarebbe ripetuto per ben sette volte facendo vedere le stelle a Glenno.

Intervista a Geezer Butler

Giornalista : Geezer, perché hai lasciato i Sabbath?
Geezer : Perché Tony ha ricominciato a fare come se i Sabbath fossero roba sua. L'altroieri mi ha usato per pulire il bagno

Tony & Tony

Atmosfera sabbathiana di giorno.

Stanco di cercare sempre nuovi cantanti e di ritrovarsi sempre tra i piedi pazzi furiosi o fighette dalla voce bianca, Tony accetta infine la candidatura di un certo Tony “Steve” Martin, che si proponeva ormai da mesi e che Tony aveva sempre messo alla porta perché non potevano esserci due Tony nella squadra. Così apre un’altra volta la campagna acquisti andando a ravanare tra gli scarti degli altri gruppi nei bidoni della rumenta indifferenziata e mette su la centoquarantaquattresima formazione. Essendo come sempre a corto di soldi perché costretto a dividere i diritti con Ozzy, Dio e non sa nemmeno lui quanti altri, i Sabbath si mettono subito al lavoro e l’anno seguente pubblicano il nuovo album: Idiota eterno. Sempre con Tony alla voce ma rivoluzionando a ogni nuovo disco e ogni due date del tour la line-up, i Black Sabbath così combinati pubblicheranno altri due album, uno peggio dell’altro, e arriveranno infine alla soglia degli anni novanta superandola a stento.

Idiota eterno

Se non altro, tanta carne fresca (si fa per dire) porta a un rinnovamento dello stile e a un’impronta decisamente più anni ottanta, tanto che i Sabs perdono quell’aria da frikkettoni tristi anni settanta e incominciano ad assomigliare agli Europa. Ma gli anni di Tony si fanno sentire e sono una garanzia di continuità con quel sound da camera mortuaria che sempre l’hanno contraddistinto, tanto che sembra spesso fare fatica a stare dietro con la sua morta chitarra monotono alla voglia di vivere di tutti gli altri. Se quindi lascia fare in Shining, ispirata a Shining, Nato per perdere, dedicata a Ozzy e Perso per sempre, dedicata a Dio, si riprende tutto il suo spazio, lo spazio che gli si riconosce, in Idiota eterno.

Franco è incazzato nero.

Croce senza testa

Due anni dopo però, nel 1989, la nostalgia di Dio incomincia a farsi sentire, e senza far sapere nulla della conversione alla nuova formazione che gli suona attorno Tony pubblica un album da Dio, ma non avendo avvertito neppure Martin, di cantare come fosse Dio, il risultato è una schifezza e a dir poco blasfemo. Non si salvano neanche la title-track, nonostante una campagna pubblicitaria martellante su tutte le radio locali del mondo e nelle bische clandestine del Galles, e la simpatica I gatti dell’Inferno, che apre superstiziosamente l’album.

T.I.R.

Con T.I.R. si raggiunge infine la piena identificazione e integrazione con gli Europa, ovvero il punto più basso della storia dei Sabbath, tanto che l’album, con tracce penose quali Quei macigni dei Sabbath e La Battaglia dei Tir, viene preso in considerazione solo dai camionisti, che assistono a tutte le date del tour gridando “Ozzy! Ozzy!” e tirando lattine di birra e gomme da masticare sulla barba di Martin. Goffo Nicolo, come sempre nascosto dietro una tenda, lancia insidiose saponette sul palco per far scivolare l’ormai instabile Tony e vendicarsi così di anni di vessazioni, mentre cOzzy Powell suona la batteria per i fatti suoi, come non facesse nemmeno parte del gruppo. Morirà comunque di lì a poco, per i cazzi suoi.

Il ritorno di Dio, e di Geezer

Questi gli effetti dei Sabbath sui metallari degli anni novanta.

Ormai con l’acqua, e la canna del gas, alla gola, oltre che sommerso da lettere di protesta e minacce di morte – come se un immortale e immarcescibile come lui potesse prenderle sul serio – Tony si vede così costretto a mandare a quel paese Martin e Co. e a rifondare uno straccio di line-up seria. Non potendo soffrire Ozzy, pensa così di riformare i vecchi Sabbath di La feccia regna e Vivo oviV che tanto in passato lo avevano fatto incazzare e richiama in patria Geezer, ormai stomacato dalle minchiate zoofile del “Seminfermo”, Dio e Vincenzo Appiccia. Ne verrà fuori il lugubre e disturbante Derattizzatore, dalle tonalità nuovamente e genuinamente deprimenti, come ai vecchi tempi della cantina. Ma la bella rimpatriata dura poco, giusto il tempo di scambiarsi gli insulti di Natale ché poi Dio e Appiccia se ne vanno di nuovo a suonare connection-metal. Così, circa nel 1993, quando "Sua dementia" lo chiama a sorpresa per suonare alla sua festa di compleanno in California, non disponendo più di un diavolo di cantante Tony è costretto ad assumere il vecchio amichetto di Geezer e voce dei Giuda Prüs Rob Ha il Ford, che canterà con i Sabbath per un week-end, il tempo di provarci con il figlio di Ozzy.

Derattizzatore

Tony e Ozzy ridono alle spalle di Rob.

I pezzi: Dio e il suo computer, Dopotutto era meglio prima, I criminali del televisore (accompagnato da un patetico videoclip che riuscirà a far perdere ai Sabs qualche milione di potenziali acquirenti), Lettere di merda, Un master in psicopatologia, Macchina a noleggio (che sostituirà Neon di notte come preliminare d’apertura dei concerti), La SIM di papà, È sempre troppo tardi, Io (diminutivo di Iommi) e Sepolti vivi, che era come i nuovi vecchi Sabbath si sentivano in studio.

Di nuovo Martin

La formazione del 1994, la numero 1995, vede stranamente Geezer ancora al basso, che ormai suona con gli anfibi, e alla voce di nuovo quella lagna di Martin, che ha rotto talmente le palle per tornare che alla fine Tony si vede costretto ad accontentarlo, a patto che si tagli la barba – elemento troppo poco sabbathiano, come Goffo Nicolo. Alle pentole e ai piatti c’è ora un buttafuori: Bob Rondinella, ex Verdi Arcobaleno e una miriade di altri gruppuscoli del sottobosco politico italiano che non stiamo qui a specificare. Ma, inutile dirlo, anche questa combinazione durerà il tempo di una pisciata, vale a dire la durata del disco.

Tony e Geezer ridono alle spalle di Ozzy.

Grosso purpo

Portato in giro sul palmo della mano come un viscido polipo, questo album è stato rimosso dallo stesso Tony. Si ricordano in effetti solamente Psicopatia, Croce dei tarri e Immacolata eiaculazione.

L’ultima cazzata

A questo punto anche Tony incomincia ad avere seri problemi con la testa, oltre che con l’alcool e la moglie, tanto che l’anno dopo manda a richiamare cOzzy e un tipo scuro di nome Ghiaccio-T, che riempie lo studio di fetore e di un sacco di ciondoli astrusi e incomincia a chiamare tutti “fratello” come fosse loro fratello. Nascono così Proibito l'acquisto e l’hip hop-doom, e muoiono per sempre i Sabbath, almeno dentro lo studio.

Proibito l'acquisto

Il risultato è il definitivo L’illusione di potercela fare.

A rieccolo

Ozzy è tornato, e non sta per niente bene.

Passati tre anni senza fare una sega, a un certo punto Tony stacca la sua Gibbon dal muro, si beve un gin tonic senza acqua tonica e chiama Ozzy per gli auguri di Pasqua. Finisce che i due, dopo vent’anni di incomprensioni, furti di pezzi e lanci di piccoli mammiferi e bestemmie, si rimettono insieme se non altro per far su un po’ di sterline, di cui ha urgente bisogno soprattutto Tony. Ma a patto di non alimentare altre appropriazioni indebite di brani appunto con la scrittura di nuovi brani.

Così si limitano a tirar su un tendone da circo itinerante dove si esibiscono come fenomeni da baraccone di un’altra era e dell’altro mondo suonando i vecchi cavalli di battaglia insieme a Geezer e a Bill, quando questo è in grado di stare seduto dietro la batteria per via delle emorroidi che lo perseguitano da ormai venticinque anni. A vederli da lontano sembrano proprio vivi, e pare addirittura che si muovano. Siamo nel 1998, hanno ormai tutti mezzo secolo, e naturalmente il pubblico di ventenni li ascolta e applaude soltanto per suggestione, non capendo assolutamente nulla di ciò che stanno vedendo e sentendo.

Riunione di condominio

Dal tour verrà tratto questo disco di venti editi e due inediti: uno per Tony e uno per Ozzy (il suo è Psicanalista) in base a un forfait blindato con delle catene dagli avvocati, per sicurezza.

Un lungo intermezzo

Marchio registrato dei Black Sabbath.

Quindi, per più di dieci anni, i Black Sabbath non pubblicheranno più niente, se non qualche brochure per negozi di dischi e taverne, tanto che Tony a un certo momento, sentendosi finalmente libero da se stesso dopo aver fatto pace con il suo inconscio e con sua moglie e aver detto di no all’ennesima offerta di lavoro da parte di Martin, incide un disco a suo nome, esattamente come hanno fatto Ozzy – che ora ha una parte da protagonista in una sit-com hollywoodiana (“Gli Osborgni”) nella quale interpreta un sacco di cemento che trasla dalla cucina al bagno – Dio e una marea di altri. Ma questo non è Black Sabbath, quindi non c’interessa. Quello che ci interessa è invece che, all’alba del 2007 e dei sessant’anni, Tony decide di contattare per la terza volta Dio, avendo scoperto di non poterne fare a meno, considerata l’età – sua e di Dio. Questa volta Dio gli dice che la cosa si può fare, a patto che gli lasci riportare il cavallo.

Heaven and Hell, son figl’e puten parte II

I 4 cadaveri dell'Apocalisse.

Non potendo adottare il caro vecchio nome Black Sabbath per ragioni di royalty legate a Ozzy, che ogni volta che vede Dio incomincia incomprensibilmente a sbavare e ruotare la testa di 360°, Tony, Dio, Geezer e Vincenzo, dopo aver mandato “Il folle” all’inferno, nel 2009 pubblicano l’ultima loro fatica con l’assurdo nome della loro prima fatica. Ma così è, ed è struggente, struggente e raccapricciante rivedere insieme questi quattro cialtroni che, come niente fosse, sanno fare ancora finta di stare in piedi per suonare e cantare Neon di notte, tanto che non sembra vero. E difatti non è del tutto vero: alcuni di loro sembrano in effetti delle controfigure, altri degli ologrammi e si dice che Dio, al tempo del tour, fosse già morto da un paio di mesi e che al posto suo sul palco ci fosse suo nipote. Comunque l’anno seguente Dio muore davvero, mentre i Black Sabbath, pur non esistendo più nemmeno come nome, compiono i loro primi quarant’anni, essendo Tony ancora vivo. E se anche dovesse andarsene, continuerà sua figlia Tony-Maria e i Black Sabbath saranno suoi.

Quell'angelo di Tony-Maria.

Il diavolo che ti conosce

Questo il meglio dell’ultimo grande album: La nostra Bibbia è nera, dal quale verrà tratto un cartoon per i bambini, Paura!, Il ritorno dello scarafaggio e Tom e Jerry.

L’influenza sabbathiana

Come accennato all’inizio di questa saga, ai Sabbath va riconosciuto se non altro il grande merito di aver diffuso quell’influenza virale che avrebbe colpito nel corso dei lunghi decenni a venire centinaia di band senza che queste riuscissero a trovare un vaccino efficace, pur avendolo cercato alacremente. E qui non si parla tanto di pandemia metal, quanto di epidemia di cazzate doom, che è tutta un’altra cosa.

I Sabbath rendono onore ai Metallica per esserseli cagati.

I Sabbath non inventano il metal e nemmeno una di quelle sue dozzine di sottocategorie e deviazioni quali heavy, thrash, speed, gothic, jewish, black, death, nerd, merd ecc. bensì l’idea di parlare di solitudine e cimiteri quando tutti parlavano di figa e di fiori, e questo, nel 1970, è già di per sé notevole. Se poi si aggiungono una chitarra dal suono più basso suonata da un megalomane egocentrico con i baffi, un basso dal suono ancora più basso suonato da un adoratore del Demonio con manie omicide (con i baffi), una batteria suonata da un alcolizzato, sempre con i baffi, e la voce di un pazzo per forza di cose viene fuori qualcosa di diverso da un Jim Figliodimorri e un Johnnie Lennox, e soprattutto di diverso dalla norma.

Giuda Prüs, la peggiore degenerazione dell'influenza sabbathiana.

Questo, insieme ai capelli sporchi, li ha appunto sempre distinti dal resto del mondo e dalla gente normale, e avvicinati di conseguenza ai metallari. Per tale ragione i Black Sabbath non sono stati la prima band metal ma, in quanto dispensatori di virus, l’unica band portatrice sana di cazzate.

Influenzati

In ordine cronologico di infezione, citiamo qui di seguito i nomi dei più grandi artisti influenzati dai Sabbath:

Giuda Prüs, Skiantos, Vengom, Pulzella di Ferro, Fate con gli stivali, Metallica, Re Diamine, Antrace, Megadetti, Pantera, Inumazione, Funghi, non more, Trento Rezzonico e Anais NIN, Un tipo negativo, Roberto Uomo Morto e Uomo morto bianco che cammina, Sigarette col filtro, Sistema il Down, Decerebrati, Apocalypse, Black Crowes, Black Rebel Motorcycle Club, Black Eyed Peas, Jack Black, Black Jack, Black Berry.

Intervista a Geezer Butler

Giornalista : Geezer, qual è stato il giorno più bello della tua esperienza con i Sabbath?
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Curiosità

Tony-Maria, erede dei Sabbath, con il suo papà.
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  • I Sabbath non erano né di destra né di sinistra, erano di sotto, ma questo non li salvò da un brutto quarto d’ora passato in strada con alcuni neonazisti che un giorno li massacrarono di botte solo perché avevano appena visto Arancia Meccanica e volevano vedere cosa si provava a picchiare degli sfigati. Da questa triste esperienza sarebbe nato il già citato Le fate portano gli anfibi.

Discografia

  • 1970Black Sabot
  • 1970 – Paracool
  • 1971Masterchef of Reality
  • 1972Black Samba, Vol. 4
  • 1973Samba Bloody Samba
  • 1975Sabondage
  • 1976Technically High on Ecstasy
  • 1978Never Say Gay!

Gli altri album non contano un cazzo.

Voci correlate