40 Days and Nights - Apocalisse Finale

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IL FANTASTICOMICO MONDO DELLA ASYLUM

Qualcuno ha definito questa pellicola "spazzatura intollerabile".
Nessuno ha avuto il coraggio di dargli torto.
Tu da che parte stai? Vuoi bombardare la Asylum o accoppare il critico?

La locandina del film.
« Occorre un ecosistema che possa sostenere la vita umana, o siamo condannati all'estinzione! »
(Il biologo che sottolinea una potenziale seccatura a cui si andrebbe incontro.)
« Ti farò accompagnare dal mio migliore marine, ma non ho ben capito cosa ci serve. »
(Il generale della base che vuole valutare meglio la gravità della situazione.)
« Api! »
(Il biologo che vuole beccarsi un vaffanculo.)

40 Days and Nights - Apocalisse finale è una pellicola di genere catastrofico del 2013. Il regista è Peter Geiger, già autore di un documentario sulla mela cotogna e di un filmato, messo su YouTube, del suo criceto che si finge morto a comando, o comunque dopo una forte scossa elettrica. Viene definito un individuo privo di scrupoli, il suo obbiettivo è quello di vincere il Razzie Awards e stavolta è praticamente fatta. Le premesse sono incoraggianti, la produzione rende disponibile un budget di 50.000 dollari, una cifra definita ridicola, come il risultato finale del film. Il cast viene formato in gran segreto, scegliendo tutti gli attori[esagerazione necessaria] disposti a lavorare per un tetto e un pasto caldo, almeno per le due settimane previste per girarlo. Le parti principali vengono affidate a Monica Keena, Alex Carter, Alex Arleo, Alex Ball e Christianna Carmine, che si distinguono per una recitazione fluida, ma potremmo anche dire annacquata, e per il fatto che tre di loro si chiamano Alex, come il criceto.
Il film ha messo subito tutti d'accordo, è stato schifato equamente sia dalla critica che dal pubblico.

Nota introduttiva

Chiunque si appresti a leggere le prossime righe tenga presente tre cose:

  1. non è stato facile trovare un volontario disposto a vederlo;
  2. non è stato facile convincerlo a scrivere l'articolo;
  3. la parcella del torturatore della CIA, che ha reso possibili i punti 1 e 2, era tutt'altro che economica.

Con questo non vogliamo certo "battere cassa", però certe imprese andrebbero ricompensate degnamente.

Trama

« Alla fine l'umanità è salva. »
(Finale scontato del film.)

L'immagine posta a lato è più che sufficiente a raccontare il film ma, nel caso proprio non sappiate come impiegare i prossimi cinque minuti, c'è anche una puntualissima trama.

Alcune scene della meravigliosa opera cinematogr.
  • Scena 1. Il film apre su una jeep che scorrazza in una zona centrale del deserto del Sahara. I quattro ragazzi vengono improvvisamente travolti da un maremoto, con onde alte venti metri. La possibilità che ciò avvenga è pari a quella che un barbone possa far sesso con Elisabetta Gregoraci, ma basta ad incuriosire lo spettatore.
  • Scena 2. In una base segreta, talmente nascosta che fuori c'è un hangar alto circa 40 metri, si costruisce nel frattempo una specie di "arca" che, stando ai dialoghi, dovrà contenere 50.000 persone. Per capirci, uno zatterone grosso dieci volte la Costa Concordia. Ovviamente, il curioso fenomeno meteorologico, che ha trasformato il deserto del Sahara in un'immensa piscina, era noto da tempo e stavano già lavorando per salvare l'umanità.
  • Scena 3. Uno staff tecnico di fama mondiale, composto da un militare e un civile occhialuto, lavora ad una speciale turbina, in grado di sfruttare l'energia cinetica dei moti ondosi e muovere la nave senza bisogno di carburante. La turbina è visibile nella scena e, con i suoi due metri scarsi di lunghezza, dovrebbe essere in grado di muovere il colossale naviglio. Inoltre, durante uno dei test si rompe un pezzo, reperibile in un cantiere navale a circa trenta miglia dalla base, che è sulle montagne rocciose e quindi, con le dovute proporzioni, vicine al mare come le Dolomiti. Il pezzo, per ragioni incomprensibili, sarà rubato.
  • Scena 4. Un fulmine distrugge una grossa antenna. Doveva trattarsi di un trasmettitore di Sky perché, a parte un certo nervosismo (dovuto probabilmente alla mancata visione di una puntata del Grande Fratello), tutto funziona correttamente.
  • Scena 5. Il civile occhialuto, in barba alle severe norme di sicurezza, chiama sua sorella a Saint Louis e gli spiffera tutta la faccenda. Anche lei cerca di mantenere il segreto ma, per una serie di circostanze, alla "base gemella" del Missouri arriva con circa duemila persone, più un centinaio di bagarini che vendono biglietti per salire sull'arca a cifre spropositate.
  • Scena 6. La situazione precipita. Il treno che trasporta i campioni di DNA di tutte le cose viventi del pianeta, e diretto alla base, resta bloccato per una frana. Una biologa, accompagnata da una marine donna molto abbronzata, viene incaricata di recuperare le specie fondamentali per la nostra esistenza. Partono in elicottero, arrivano e saltano sul treno alla Bruce Willis. Le tizie mettono i campioni in due cilindri e tornano verso il velivolo, che nel frattempo è parcheggiato in aria di fianco al treno. Per salirci basta un saltino che anche Giampiero Galeazzi farebbe senza problemi, la marine ci riesce subito, la biologa tentenna. Logica direbbe di passare intanto il cilindro alla marine e poi, se la biologa la "svanga" tanto meglio. Invece lei salta, ma perde il prezioso contenitore. L'umanità è condannata all'estinzione per colpa di una deficiente con carenze motorie.
  • Scena 7. Per fortuna c'è il piano di riserva, basta trovare un alveare di api e prenderne un paio. A questo punto, il sospetto che quell'handicappata si sia laureata alla stessa università di Renzo Bossi, diventa certezza. Ma come, è andato perduto metà dell'ecosistema terra e risolviamo con due api?! Ma vaff Le api si sono rifugiate in una caverna sulle montagne, che le due eroine raggiungono parcheggiando un aereo in mezzo ai picchi rocciosi. Le fasi di atterraggio e decollo vengono omesse per pudore. Una frana fa cadere il grosso alveare e le api fuggon via ma, botta di culo, ne restano tre incastrate nella mimetica della marine. Per tornare alla base devono paracadutarsi, il loro aereo di solito atterra anche in un campo da calcetto, ma la loro base non ha una pista e quindi, paracadute. Va tenuto in considerazione un importantissimo particolare: prima del lancio col paracadute, la biologa indossava una canotta sotto la quale traspariva il seno nudo, mentre una volta atterrata, probabilmente a seguito dell'accoppiamento delle api che hanno nidificato nel décolleté, s'è materializzato il reggiseno.
  • Scena 8. Finalmente si può partire, ma arrivano le onde a guastare la festa. L'acqua impedisce l'apertura della porta dell'hangar, sfondarla con la nave è la soluzione più ovvia. Strano, avevano previsto l'arrivo di un nuovo diluvio universale, ma non hanno pensato a fare la porta che si apre verso l'interno. Appena partiti, in completa balia dei flutti, si rompono le turbine. Scoprono che il pezzo di ricambio rubato era "Made in China", bestemmiano per due minuti e poi calano l'asso nella manica: le vele. Mentre vengono spiegate, una di quelle colossali vele si strappa, va rappezzata. Si occupano della cosa la marine, il militare delle turbine e un certo tenente Amato, di chiare origini italiane ma svariatamente negro. Costui finora ha avuto una parte molto marginale, quindi si inizia a sentire puzza di cadavere.
  • Scena 9. Muniti di un'enorme pezza filata in acciaio, quindi presumibilmente pesante come un SUV, i tre maghi del cucito riparano il danno ma, complice qualcosa, il bilancio è drammatico. Il tenente Amato (a cui iniziavamo ad affezionarci) muore, la marine rimane ferita e va in coma, il tecnico appare visibilmente turbato e la biologa è incinta, anche se è presumibile che non c'entrino niente le vele, forse il tecnico. Il barcone riparte ma finisce per fare la figura del Titanic, si sfragna[1] addosso alle rocce e ci rimane incastrato. L'unico modo per uscirne è piazzare una carica sott'acqua per frantumare la roccia, è opinione di qualcuno che lo scafo dovrebbe tenere, ai crash test aveva quattro stelline.
  • Finale. Forse per mancanza di volontari, magari per mancanza di attori (il tecnico era probabilmente al cesso), ad occuparsi di piazzare l'esplosivo sono la biologa e la marine, fortunatamente uscita dal coma in tre minuti e mezzo. Vengono usati dei cilindri di raffreddamento, sicuramente caricati con petano. Nella scena subacquea le due eroine non hanno le bombole, piazzano le cariche in apnea e stendono un filo per farle detonare. Una volta tornate all'interno della camera pressurizzata non hanno fili[2] e/o radiocomandi, la carica esplode per intervento della divina provvidenza. L'arca ora è finalmente libera e riprende a navigare, contemporaneamente smette di piovere e c'è un tramonto da favola. Iniziano a limona Inaspettatamente arriva su un walkie-talkie la chiamata di un'altra arca in salvo, quella di Denver, il fatto che siano divise da circa 150 km è una bazzecola per il potente ricetrasmettitore. Quella di Denver gli comunica inoltre che anche quella di Saint Louis ce l'ha fatta (1360 km circa tra le due). A questo punto il film finisce, nei titoli di coda non compare il negozio dove vendono quei meravigliosi walkie-talkie.

Curiosità

  • Secondo una stima attendibile, organizzata nel tempo libero da una casalinga di Voghera, si ipotizza che:
    • il 24% di quelli che leggeranno l'articolo acquisterà il dvd, per avere una copia di quello che si appresta a diventare un cult movie;
    • il 60% lo scaricherà in modo illegale, tanto per vedere se è veramente così;
    • il 12% si fida ciecamente dell'autore di questo articolo e ritiene la cosa inutile;
    • il 4% ha già visto il film e ancora non ha ripreso a parlare.
Un altro momento drammatico della pellicola.
  • Il regista Peter Geiger ha ringraziato pubblicamente la produzione per avergli concesso questa possibilità, ma è un bugiardo di fama internazionale.
  • L'attore Alex Carter, il tecnico militare delle turbine, per interpretare la parte si è ispirato all'Harrison Ford prima maniera, infatti la sua recitazione "legnosa" è di quando l'altro faceva il falegname.
  • L'attrice Christianna Carmine, l'eroica marine di colore, aveva già recitato (di nascosto).
  • Il comandante che pilota l'arca è anche il cuoco del catering, lo si capisce da una vistosa macchia di sugo sulla camicia e da come recita, quando l'arca si incastra tra le rocce (e tutto sembra perduto) la sua espressione è del tipo: "Mannaggia, mi si è raggrumata la besciamella".
  • L'attrice Monica Keena, la biologa, è diplomata con lode all'Actors Studio. Recita a cazzo di cane per non farlo pesare agli altri.
  • La maggior parte degli attori, se intervistata sull'argomento, afferma sempre che il film in realtà non è mai esistito.

Voci correlate

Note

  1. ^ Sfragnarsi: cozzare in modo violento riportando danni visibili
  2. ^ sarebbero stati tranciati dalla porta stagna


Orgogli e vergogne della settima arte

Fantasy

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